Post da altre vite possibili di D.O.
di Davide Orecchio
STATUS DEL VERROBLOGGER
E ora che sono il verro spero che il mondo abbia posto per me. Che ci sia spazio nel mondo per il verro attraverso i pensieri e desideri del verro. Che il mondo accetti il mio lavoro e riposo attraverso il mio pensare e desiderare lavoro, riposo. Per non dire di sogni e ambizioni. E se il mondo sarà anche il verro, troverà facile pretendere giustizia per il verro ossia anche per sé, id est per me.
PADRE ANTONIO
LE COLLINE DEL BASSO LAZIO
POST DELL’IGUANA
BORDO PISCINA
…
AURORA MATURÁNO RACCONTA LA SUA STORIA, incipit
(Alemania, 1965). English Version
TONIGHT
EVERYTHING IN SILENCE
I CAME RUNNING TO AGUDO
NON SONO DAVIDE ORECCHIO
NON SONO IO
IL SEGRETO DI JOSEPH CONRAD
Londra, 15/10/1925
All’attenzione di Mrs. J. Gidford, National Central Library
Gentile signora,
Può riporre la più completa fiducia nella persona che le consegna questa lettera, Davide Orecchio, che invio in “missione” tra le carte di Joseph Conrad, da Lei recentemente acquisite per conto della biblioteca e adesso scrupolosamente accudite, nel tentativo di venire a capo di un caso la cui soluzione Mr. Orecchio, non a torto, ritiene celarsi tra le pagine del manoscritto originale del romanzo Nostromo.
Una donna è scomparsa, Mrs. Gidford, e da più di un mese!, lasciando la sola traccia di un libro squadernato; per l’appunto un’edizione di Nostromo.
Scoperta una vecchia amicizia tra la madre italiana della scomparsa e il romanziere polacco da poco passato a miglior vita, ho ritenuto della massima urgenza una ricognizione delle sue carte da parte di Mr. Orecchio. La prego dunque di introdurlo ai segreti in Sua custodia.
Mia cara amica, è una questione di vita o di morte, e so di poter contare sul Suo aiuto.
La invito altresì a non fare caso a certi aspetti del carattere di Mr. Orecchio, e di non badare troppo alla sua tendenza a deconcentrarsi e a lasciarsi distrarre dalle diaboliche tentazioni della politica di cui divora informazioni sulle pagine di tutti i giornali che riesce a procurarsi.
So che Lei è persona di larghe vedute, immune da preconcetti nei confronti di uno straniero. Lo so per esperienza, mia cara Mrs. Gidford!
Mr. Orecchio è straniero come me, e soffre per una patria lontana che ritiene caduta nelle mani sbagliate; porta quindi sulle spalle il peso di un esilio politico, con tutte le debolezze e malinconie che la condizione comporta.
Sia io che Lei siamo persone democratiche, e già vedo crescere in Lei la stessa simpatia che Mr. Orecchio ha suscitato in me dal primo momento che l’ho conosciuto. Mi permetta però un consiglio: non si lasci attrarre in discussioni politiche! Per quanto in buona fede e di chiari sentimenti, Mr. Orecchio è un vero estremista, incline a idolatrare loschi rivoluzionari russi e la sedizione e la sommossa come princìpi di vita. Su questo terreno, ne converrà, non possiamo seguirlo.
Allora non abbandoni la strada maestra (Joseph Conrad!), nella speranza che i Suoi deliziosi tè pomeridiani addolciscano la tempra di questo italiano dall’intelligenza intermittente, al quale è stato però assegnato un ruolo chiave in un caso – Le assicuro – per me di vitale importanza.
Con affetto,
il Suo Hercule Poirot
EDITH
Ho incontrato una donna che in dieci minuti m’ha riempito dei suoi tremori e desideri e col pallore della sua carnagione (sui seni che intravedo o immagino) e della violenza della sua epilessia e del passato che l’ha marchiata: il fidanzato, il gatto nero, la città. Dieci minuti. Si chiama Edith. La signorina Edith. Molte donne la invidiano a morte. In dieci minuti è riuscita dove loro hanno fallito avendone a disposizione centinaia: cambiare il lettore. Andatela a trovare anche voi alle pagine 35-39 di Giardino, cenere di Danilo Kiš.
DA ALFA CENTAURI
Accidenti amici della blogosfera che emozione risvegliarmi nel nuovo sistema solare e avere subito l’opportunità di postare quel che vedo e sento. Un rapido ringraziamento all’UltraWordPress che ci consente di comunicare a milioni di chilometri e annicalcolo di distanza, un breve inciso sull’ibernazione – che log out ragazzi! Un vero K.O.! Come sviscerare un pollo metterlo in forno e nel frigo al contempo fargli carezze cullare i suoi sogni mentre gli si forma la crosta, e il pollo sei tu! Ma per fortuna finisce… Ho sognato molto mia madre e mio padre. E c’è chi dice che da ibernati non si sogna! Ignoranti! – ed ecco a voi i miei primi sguardi dall’oblò. Molto blu di Prussia. Vaste lenzuola di blu di Prussia. Stormi di meteoriti arancioni. Branchi di meteoriti verdi. Filamenti di meduse bianche o trasparenti. Forme geometriche quasidivine. In certi spazi sembra un quadro di Mondrian, in altri una tela di Pollock. Che firmamento, amici della blogosfera! Oddio, mi sembra di essere Han Solo! Tra poco posterò fotogalleria e ammirerete. @Katia5277: bacione amica mia, com’è andata poi con Chicco? @Potens @Luk_a @Trivella: sparatevi un Margarita anche per me. Ma frozen, frozen, frozen!
AURORA MATURÁNO RACCONTA LA SUA STORIA, incipit
(Alemania, 1965)
Questa notte – sfidando il graffio dei tacchi, l’astuzia delle guardie, i versi dei gatti, i sogni dei neonati, il fischio della mangrovia, il russamento del padre, l’occhio dei pappagalli, la paura del ventre, il vocio delle ossa, le incertezze delle dita, i sopralluoghi dell’udito, i suoi refusi, gli abbagli della vista, le trappole del buio – ho riempito il sacco, infilai un vestito dopo l’altro, scarpe e mutande, ingannai le pareti, aggirai i mobili, non accondiscesi alla porta, le scale me le bevvi come acqua tiepida, malmenai i corridoi, schiaffeggiai il salone, sculacciai la veranda, presi a pugni il portico. Tutto in silenzio e nel giro di uno spavento ero fuori di casa. Addio prepotere paterno, onnipotere, tuttopotere, conformismo dei fratelli, mestizia della madre, sottomissione dei servi: ho sistemato il sacco sulle spalle, ho messo in fila le gambe e presi la strada del giardino che poi divenne il passaggio nel parco, poi il cammino nella valle, poi il sentiero del bosco e la salita sulla collina nel garbuglio di jacarande, sotto rami-fisarmonica di araucaria, carezzata da pindo, ceibe e felci, su radici di magnolia, resti di guayabo, cuscini di aloe. Arrivai di corsa ad Agudo. Lasciai indietro la chiesa e il municipio, la piazza centrale, il mercato, gli agrumeti e i canneti, il quartiere degli operai, il dormitorio dei coltivatori. Ho raggiunto la stazione, fascio il volto in un fazzoletto, indosso gli occhiali da sole perché nessuno mi riconosca, compro il biglietto, mi accuccio sui gradini e aspetto la corriera. Ho pensato a mio padre….
“Mi chiamo Wilkie Collins. Poiché è mia volontà che questo documento venga pubblicato cent’anni dopo la mia dipartita, è probabile che il mio nome non vi dirà niente. Ma c’è chi mi definisce un giocatore, e chi lo dice non sbaglia. Scommetto dunque che tu, Caro Lettore, non avrai mai letto né sentito parlare dei miei libri e delle mie opere teatrali. Forse voialtri britannici o americani da qui a centoventicinque anni non parlerete neanche inglese. Magari vestirete come ottentotti, vivrete in grotte illuminate a gas, vi sposterete con il pallone aerostatico e comunicherete mediante pensieri telegrafati, senza l’impaccio di una lingua scritta o parlata.”
Drood(o,a naso,Dan Simmons)
http://www.dederamalho.com.br/wp-content/uploads/2012/03/7-diana-krall-the-boy-from-ipanema.mp3
Wow! Che pagina web sciccosa. Un ipertesto da sogno. Pieno di regali.
Complimenti.
Grazie Michele :-)
Dovere :-)