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Una stroncatura in giudizio

Nei giorni scorsi Gianrico Carofiglio ha citato in giudizio Vincenzo Ostuni, poeta ed editor della casa editrice Ponte alle Grazie, per aver affermato sulla propria pagina facebook all’indomani del Premio Strega dello scorso luglio che il suo ultimo romanzo, Il silenzio dell’onda, sarebbe «un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’, per dirla con Barthes».Le storie letterarie sono piene di stroncature assai più feroci, eppure questa è in assoluto la prima volta che uno scrittore italiano ricorre alla magistratura contro un collega per far sanzionare dalla legge un giudizio critico sfavorevole. Non è necessario condividere il parere di Ostuni per rendersi conto che la decisione di Carofiglio costituisce in questo senso un precedente potenzialmente pericoloso. Se dovesse passare il principio in base al quale si può essere condannati per un’opinione – per quanto severa – sulla produzione intellettuale di un romanziere, di un artista o di un regista, non soltanto verrebbe meno la libertà di espressione garantita dalla Costituzione, ma si ucciderebbe all’istante la possibilità stessa di un dibattito culturale degno di questo nome.

La decisione di Carofiglio è grave perché, anche a prescindere dalle possibilità di successo della causa, la sua azione legale palesa un intento intimidatorio verso tutti coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese. Ed è tanto più grave che essa giunga da un magistrato e parlamentare della Repubblica. Per questi motivi offriamo la nostra solidarietà a Vincenzo Ostuni e ci diamo appuntamento mercoledì prossimo alle ore 11 davanti al commissariato di Piazza del Collegio Romano – il commissariato di don Ciccio Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda – per pronunciare pubblicamente la frase incriminata di Ostuni e rivendicare il diritto alla libertà di parola e di critica. E invitiamo scrittori, intellettuali e cittadini a iniziative analoghe.

 

Fulvio Abbate

Maria Pia Ammirati

Luca Archibugi

Vincenzo Arsillo

Nanni Balestrini

Marco Belpoliti

Maria Grazia Calandrone

Rossana Campo

Andrea Libero Carbone

Maria Teresa Carbone

Roberto Ciccarelli

Franco Cordelli

Andrea Cortellessa

Michele Dantini

Cristiano De Majo

Matteo Di Gesù

Francesca Fiorletta

Stefano Gallerani

Sergio Garufi

Giovanni Greco

Andrea Inglese

Tiziana Lo Porto

Valerio Magrelli

Massimiliano Manganelli

Carlo Mazza Galanti

Giordano Meacci

Matteo Nucci

Tommaso Ottonieri

Francesco Pacifico

Francesco Pecoraro

Gabriele Pedullà

Tommaso Pincio

Christian Raimo

Daniela Ranieri

Francesco Raparelli

Raissa Raskina

Luca Ricci

Luigi Scaffidi

Fabio Stassi

Carola Susani

Fabio Teti

Giorgio Vasta

Sara Ventroni

Paolo Virno

Paolo Zanotti

 

 

 

 

Hanno aderito nelle prime ore dal lancio dell’iniziativa:

 

Elisabetta Addis

Alessio Aringoli

Cristiana Biasini

Alessandro Broggi

Rita Cavallari

Ilenia De Bernardis

Cecilia D’Elia

Nicoletta Dentico

Titti Di Salvo

Valeria Fedeli

Francesca Genti

Mariella Gramaglia

Cinzia Guido

Francesca Izzo

Niva Lorenzini

Cetta Petrollo Pagliarani

Lidia Ravera

Lidia Riviello

Anna Maria Riviello

 

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154 Commenti

  1. Mi sono già espresso a suo tempo, ribadisco la mia solidarietà a Ostuni. Il ricorso alla Magistratura di Carofiglio è scandaloso e pericoloso.

    Se si può, do la mia adesione da qui.

  2. Ci sono comunque modi e modi per criticare ed eventualmente stroncare un’opera. Così come è riportato sopra, mi sembra davvero volgare e poco da intellettuale questo tipo di stroncatura!

  3. Aggiungo anch’io la mia adesione ed esprimo la mia solidarieta’ a Ostuni. Uno scrittore che considera la sua opera come estensione di se’ (parli male dell’opera = parli male di me) non cerca di fare letteratura. Peccato, non me l’aspettavo, mi sembrava una persona sensata, o forse solamente recita molto bene.

  4. Questo fatto forse suggerisce una riflessione e cioè che la democrazia non è soltanto libertà di espressione e di opinione, ma è anche libertà di rappresaglia. Cosa che in qualche modo tempera la libertà d’espressione e a volte, lo sappiamo, in riferimento a taluni soggetti, la annulla completamente. Io sono libero di esprimere la mia opinione su tutto, in democrazia, ma tenderò ad escludere di esprimermi su tutto ciò che concerne individui molto più potenti di me e che potrebbero farmela pagare. E’ come se la democrazia fosse un grande calderone di piccoli dittatori, più che di veri democratici. In fondo il significato di democrazia è potere nelle mani di quei tanti che non hanno potere ossia il demos. Quasi un controsenso.

    Si tratta sempre di stabilire se quella che io considero la mia “opinione”, “l’esercizio della mia libertà d’espressione” non sconfini invece nell'”insulto” e soprattutto “nell’offesa”. Voglio dire, cerchiamo di vedere le cose nel modo più umano possibile. Gianrico Carofiglio si è sentito offesso dalle parole di Vincenzo Ostuni, e ha reagito in quel modo. C’è un dolore, tuttavia, alla base della reazione di Carofiglio. Ecco, molte persone, pur intelligenti e stimate, parlano e non si rendono conto che forse possono offendere, recare un dolore all’altra persona, farla stare male. Il dolore c’è e poi c’è la reazione al dolore: che può essere andare al bar a farsi una sbronza, farsi un pianto, infuriarsi.

  5. Non mi piacciono le recensioni che sfoggiano un linguaggio pieno di arroganza e disprezzo (non di rado nascondono superficialità) ma la decisione di Carofiglio è gravissima quindi aderisco volentieri a questa sacrosanta iniziativa.

  6. Sinceramente, le parole di Ostuni le trovo ingiuriose, ma se io fossi al posto di Carofiglio, se io fossi cioè un parlamentare e un magistrato, oltre che uno scrittore, troverei modi più opportuni per rispondergli. Questa citazione in giudizio (che mi sembra anche piuttosto ardua da sostenere: “scribacchino” potrebbe essere quasi un diminutivo di scrittore, “mestierante” ormai è una qualifica politica, tutto il resto è opinione), per Carofiglio è un boomerang. Mi chiedo come sia possibile che non l’abbia capito prima. Ciò detto, sarebbe meglio se i due, Ostuni e Carofiglio, andassero a farsi una birra e una cannetta in un pub, una sera, così magari si rilassano un pochino e si fanno qualche grassa risata: Dio, quanto si piglia troppo maledettamente sul serio certa gente, sia nell’arte del sparare cazzate sul web che nel contestarle!

  7. i comportamenti dettati dalla fretta sono spesso suscettibili di ripensamento.Ogni cosa ha il suo tempo e ogni tempo la sua cosa(e il tutto molto probabilmente è legato alla simbiosi a cui si riferiva enigmaticamente Re salomonee risalendo il corso del fiume,e alla legge di Lavoisier.E questo è quanto penso sulla libertà di espressione del pensiero..

    http://www.youtube.com/watch?v=gVZWTXLGVxE

  8. Però, però, però … Scrivere che il libro di Carofiglio è «un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’, per dirla con Barthes» non è esprimere un «giudizio critico». Se mi fossi espresso in questi termini sotto una poesia di Andrea Inglese, poniamo, come minimo sarei stato invitato ad argomentare, e forse anche minacciato di essere bannato perché stavo prendendomela più con la persona che con l’opera. Francamente, questa idea superficiale di «giudizio critico» mi pare altrettanto pericolosa della querela.

    Se Carofiglio si sente diffamato, è perché non si sente affatto uno «scribbachino mestierante», bensì uno scrittore a tutto tondo; siccome il mercato (e il sistema letterario) in fondo non fa che premiarlo, e quindi confermando la sua idea di esserlo, il processo a seguito della querela potrebbe essere un’occasione interessante per stabilire, anche solo per sommi capi, quali siano i criteri che differenziano un’opera letteraria di qualità da un’altra fatta solo e soltanto per il mercato. Chissà, magari dove non riescono i critici, riescono gli avvocati difensori di Ostuni e i magistrati.

    Io faccio l’insegnante. Se un mio collega dicesse pubblicamente, magari in un’intervista pubblicata su un quotidiano, che il mio lavoro «è pedagogicamente inesistente, fatto con i piedi da un [precettore?] mestierante, senza un’idea, senza ombra di ‘responsabilità della professione’», mi incazzerei come una iena. E se ravvisassi gli estremi della querela … perché no?

    A meno che, certo, non si creda che la letteratura sia un mondo a parte … La «responsabilità dello stile» è anche nelle parole che si usano per stroncare un “collega” … Altrimenti vince la giungla.

  9. premesso che Carofiglio la querela se la poteva risparmiare, e che la “critica” di Ostuni è figlia dell’azzaramento del pensiero ai tempi di FB, dove ormai si spara a ruota libera qualsiasi cazzata passa per la testa, senza circostanziarla più di tanto, va anche detto che…

    ” Ostuni con quel post ha stroncato a morte sia il primo arrivato allo Strega, Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi di Alessandro Piperno, sia il terzo classificato Il Silenzio dell’Onda di Carofiglio, bypassando il secondo classificato Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi, edito da Ponte alle Grazie, la casa per cui lavora Ostuni. Di qui la “concorrenza sleale” evocata dalla minacciata azione civile da parte di Carofiglio.”

    dal Fatto Quotidiano.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/24/si-puo-dire-a-carofiglio-sei-scribacchino/362274/#.UGGDrMdzFdI.facebook

  10. con tutta la simpatia, e anche stima, che ho per carofiglio, la mia piena solidarietà a ostuni.
    Ma che è impazzito carofiglio? citare in giudizio per un giudizio negativo (non sulla persona ma sul libro)? e poi lo cita in giudizio dall’alto della sua carica di parlamentare? NO, uno che fa così non può essere un parlamentare che mi rappresenta!. e poi ostuni definendolo scribacchino mestierante se ne assume la responsabilità di fronte a chi legge in rete. Io non considero carofiglio uno scribacchino (semmai lo è di più ostuni e la frase non gli fa certo onore) ma non si chiama in giudizio qualcuno per un giudizio su un proprio scritto.

    Ma ormai sono tutti nervosetti in giro, perché non riescono più a controllare, in una maniera o nell’altra i giudizi. Chi pubblica e scrive sui giornali ha il potere dimezzato e non riesce a farsene una ragione, per questo va fuori di matto e si mette a denunciare. Anche in rete non tira un’aria migliore è pieno di violenti con il ditino intimidatorio che, se non pensi come loro, urlano strabuzzando la tastiera e sgranando il mouse: Lei non sa chi sono io.

  11. ottima osservazione stalker, perché se si tratta di “concorrenza sleale”, cioè di insulti e recensioni negative, scritte a fini di lucro o di interesse personale … beh allora ha ragione carofiglio, anche perché il problema esiste davvero, e non solo da oggi, anche se la rete ha allargato a dismisura simile condannabile comportamento.

  12. Se ne parlava qualche giorno fa anche su Minima.
    Il discorso credo sia semplice: se si querela uno poiché ha fatto una recensione negativa su un libro che esprime un commento letterario, allora è grave. Si intimidisce il diritto di critica.
    Se si fanno attacchi personali, invece, ci sta che poi uno passi alle vie legali.
    Carofiglio vuole accertarsi che dire «un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’, per dirla con Barthes» rappresenta un commento critico oppure è declinabile come reato.

    Va bene che non siate d’accordo coll’azione di Carofiglio, però perché non si è sentito uno dei firmatari muovere mezza critica a Ostuni, pur stando dalla sua parte? Ragazzi, l’attacco personale c’è, e l’ha fatto Ostuni, perché non riconoscerlo? questo non è certo in contraddizione colla solidarietà per Ostuni.
    Io posso benissimo dire che Ostuni è criticabile per quello che ha detto, giacché non ha espresso alcun giudizio critico sull’opera di Carofiglio, e ha definito costui uno “scribacchino mestierante”, ma trovo eccessiva un’azione legale contro di lui, fermo restando che è diritto di Carofiglio chieder conto a Ostuni per quello che ha scritto.

  13. Noi di NI saremmo divenuti compagni di crociera di Formigoni se avessimo portato in giudizio tutti gli apprezzamenti firmati in proprio o con nick, apparsi sul sito. Chi spalmerà unguenti sul nostro amor proprio letterario?

    Quanto alle ingiurie letterarie, i surrealisti sono stati davvero notevoli, ma nessuno credo ha raggiunto i livelli eccelsi dei situazionisti. Un caro ricordo alle loro ormai desuete pratiche.

  14. aderisco

    (essendo scrittore e … giurista, Carofiglio non si rende conto che le sue possibilità legali di vittoria sono pari a zero?
    credo se ne renda conto – allora la citazione/querela diventa solo un’arma impropria, una forma raffinata, “legale, di violenza morale…)

  15. Mi sembra incredibile, non ne sapevo nulla. Che uno scrittore impugni il Codice nei confronti di un collega, mi sembra molto grave, pericoloso e imbarazzante.
    Assieme alla mia solidarietà a Vincenzo, continuerò, nel mio piccolo, a non occuparmi del signor Carofiglio.

  16. Sono tra i firmatari e ribadisco la mia solidarietà ad Ostuni.

    Ma per rispondere a Dinamo Seligneri: in quanto editor di Ponte alle Grazie, Ostuni è in una posizione scomoda e il suo giudizio (nella sostanza da me condiviso) avrebbe fatto meglio ad esprimerlo in un ordine discorsivo più vicino alla recensione critica o all’intervista, garantendosi anch’esso una “responsabilità stilistica” maggiore.

    Detto questo, e per quanto Carofiglio possa essersene risentito, accampando danni morali o paventando una concorrenza sleale, la sua reazione resta a mio modo di vedere inqualificabile e profondamente inquietante. Oltre che francamente esagerata. Stiamo parlando di un commento su facebook. Un atteggiamento che ricorda quello di un funzionario della STASI assai più che quello di un autore.

    Ciò che spiace, semmai, è che la faccenda debba risolversi in tam-tam pubblicitario, schizzando a tutta birra e ripetutamente sui giornali. Sarebbe bello se gli stessi accogliessero con la medesima prontezza e attenzione anche altre e più sostanziose notizie e riflessioni, provenienti dal mondo della cultura, della letteratura. è anche a causa di questa incapacità di svolgere un vero lavoro culturale, che accadono cose simili: ossia che degli ingrassatori dell’apparato della paraletteratura, possano sentirsi scrittori al punto da denunciare seduta stante chi osi far loro notare il contrario.

  17. Fianco a fianco e scudo su scudo per Ostuni!

    Un tripartito e noto: *L’ORRORE! L’ORRORE! L’ORRORE!* – per Carofiglio e per tutti gli Egotisti nostalgici dell’Inquisizione

  18. L’azione dimostra che Carofiglio non si districa granché bene tra le sue molteplici carriere: magistrato, scrittore e politico.

    Dopo la quesrela potrebbe anche pretendere una legge ad personam che impedisca a chiunque di criticare i suoi scritti.

    In assoluta solidarietà ad Ostuni, se possibile, sottoscrivo la vostra iniziativa di protesta.

  19. La mia opinione è questa:

    1. La letteratura e i giudizi di valore su un’opera letteraria o sulla qualità di uno scrittore, quali essi siano e comunque formulati, dovrebbero restare fuori dalle aule giudiziarie. Per cui l’azione ai danni di Vincenzo Ostuni resta a mio avviso condannabile, e costiuisce una totale assurdità. Le sue affermazioni avrebbero meritato forse, da parte degli interessati, il silenzio o la risposta verbale, non certo una causa civile.

    2. Detto questo, trovo legittimo, ma nel merito discutibile, e non mi piace, lo sfogo facebook di un editor che fa capo a un grosso gruppo editoriale che partecipa al premio strega e lo perde e poi a premio finito dice che il libro della sua casa editrice e quello di Fois erano obiettivamente i migliori. Mi sa di gesù cristo all’ultima cena, ecco.

    3. Per cui riassumendo: nonostante il modo sentenzioso in cui le osservazioni di Ostuni sono state formulate, nonostante la loro totale acriticità, nonostante la scarsa eleganza e l’evidente conflitto di interessi, dovuti all’esser parte in causa di un premio letterario, e nonostante alcuni trascorsi in rete di Ostuni stesso che quanto ad aggressività a mio avviso non fischia, credo che ciò è che ha fatto Ostuni rientri in ogni caso nella libertà di espressione. Ma è questo il punto?

    4. Secondo me no, non è questo il punto. E qui parlo come parte in causa di un premio letterario a cui ho partecipato, e su cui non sputo ma che comunque conserva una serie di limiti strutturali ben noti a tutti, e che non verranno risolti con la creazione di un nuovo sistema modello Tq. Forse il punto è cercare di rompere, almeno a livello mediatico, il modo solito in cui si parla del premio strega, o il fatto che tutto si perda in pettegolezzi, e polemiche paraletterarie. Forse sarebbe il caso di tornare a parlare di libri, dei loro contenuti, a stroncarli a valorizzarli ma a ragion veduta, e ignornando un minimo l’editore di provenienza. E qui a mio avviso c’è anche una resposnbailità degli operatori culturali, laddove di 7 libri su 12 candidati allo strega, in genere, non si parla, rispetto allo spazio riservato agli autori Mondadori, Rizzoli, Gems, Einaudi…

    5. Forse gli operatori culturali che scegliesero di affontare il nodo Strega, specie su internet, potrebbero in futuro discutere criticamente, e nel merito dei loro contenuti, e con piena di libertà di giudizio ( e di stroncatura) i libri dello Strega. Ma lo facciano però con tutti e 12 i partecipanti a quel premio e non solo con i libri portati avanti dalle principali case editirici del paese, ivi compreso il gruppo Gems per cui lavora Vincenzo Ostuni, che ha beneficiato al pari di Mondadori e Rizzoli della solita, superficiale e credo poco amata da tutti, campagna mediatica sul trio dei possibili vincitori annunciati allo strega di quest’anno (secondo una prassi ormai consolidata, e abitudinaria, che vede dapprima affermarsi una discussione sui ‘nomi’ dei candidati e sugli ‘esclusi’, poi un pippone senza fine su quanto lo Strega sia gestito dai grandi editori etc., contornato al contempo da una propaganda diretta e indiretta sui vincitori annunciati, da parte di quei medesimi mezzi di informazione che deridono il premio, per poi finire, come è successo quest’anno, con le polemiche e le aule giudiziarie e un via vai di articoli sulle pagine culturali dei mezzi di informazione -novità, quest’ultima, se non erro, della prassi mediatica Strega)

    6. Il mio auspicio per il futuro, e qui parlo non più come parte in causa, visto che ho partecipato al premio di quest’anno prendendo voti 4, è che fin dall’anno prossimo su questo sito, e su altri ancora e sui giornali dove si continua a parlare di Ostuni e Carofiglio et similia, si discutano invece, anche alacremente, il merito e i contenuti di tutti dodici libri candidati allo strega, e se ne parli, ma di tutti e 12 e non solo di Mondadori Einaudi Rizzoli e Gems… Forse sarebbe un modo per far emergere, se ci sono, le contraddizioni di un sistema di selezione delle opere e di voto delle medesime, che resta a mio parere, fortemente disutibile.

    7. Forse instaurare una pratica democratica a livello mediatico, che si risolva nell’effettiva lettura e discussioen pubblica sul valore, o sul disvalore letterario di tutte le opere in gara, servirebbe un minimo a riequilibrare le forze in campo, e a promovere una riflessione seria, anche spietata, su cosa rappresenti lo strega oggi, a livello di criteri di selezione, e appunto di effettivo valore delle opere che gareggiano.

    8. L’altra opzione, altrettanto rispettabile, è ignorare del tutto lo strega, e non occuparsene punto, e discutere di altri libri che magri allo strega non ci andranno mai. Ma se uno si occupa di quel premio, ecco, mi aspetto qualcosa di più delle sterili aule giudiziarie di Carofilio e Ostuni. La strada che propongo forse è un mimimo più sensata, di quello che accade di solito con la famigerata dozzina, e poi con la cinquina, a livello di uffici stampa, recensioni e via dicendo, e poi con le polemiche e gli strascichi a premio finito. Fuggire, forse dal determinsimo, ecco, passa anche da una riscoperta della parola ‘letterario’ e da un ridimensionamento minimo della parola ‘premio’.

    Un saluto. Marco Mantello

    • argomentazioni del tutto condivisibili, mi pare, grazie. l’acriticità di campagne a favore o contro per partito preso, senza “andare a vedere” mi lasciano assai spesso senza parole. in questo caso tuttavia si direbbe che Carofiglio abbia per davvero strabordato

  20. Polemiche sull’oralità a parte, come ho già detto su FB trovo l’iniziativa di Carofiglio disgustosa, preoccupante e simbolica di un Ytaglia in cui ormai la parola libertà ha perso ogni significato…

    Dunque se posso farlo qua ADERISCO anch’io all’iniziativa in piena solidarietà con Vincenzo Ostuni.
    Carofiglio torni a fare l’Ermellino di Guardia, le leggi letterarie non sono comprese nei codici (gli unici) che conosce lui: la letteratura, ne stia certo, non ne avrà nocumento

    Lello Voce

  21. al di là di tutto, trovo curioso che questa azione legale per una stroncatura venga intrapresa nel momento storico in cui i giudizi sui libri non sono mai stati così numerosi e diretti. mentre un tempo scrivevi un libro e nel migliore dei casi speravi di ricevere una manciata di recensioni sulla carta stampata, oggi chi scrive libri e pubblica deve mettere in conto che sui blog, su anobii, sui social network, su ibs ecc ecc usciranno decine e decine di commenti, spesso anche brutali proprio per l’anonimato e gli pseudonimi con cui ci si firma in rete. a fronte di tutto questo è ridicolo reagire con un’azione legale, ed è gravemente intimidatorio chiede cospicui danni economici. oltretutto è uno scontro impari, fra un golia senatore-giudice-topwriter e un davide editor-poeta senza neppure la fionda. qui anni fa successe qualcosa di simile fra walter pedullà e carla benedetti a causa di un libro di quest’ultima. certo non c’era in ballo un giudizio estetico come adesso, bensì questioni più prosaiche di politica e amministrazione culturale, e però la richiesta milionaria (oggi carofiglio a ostuni chiede 50.000 euro) costrinse la benedetti a un’abiura che somigliava alle confessioni sotto tortura dell’inquisizione, in cui si finisce per dire anche ciò che non si pensa. insomma mi auguro che episodi del genere non si ripetano più e che carofiglio ritiri la denuncia.

    • io invece sono per i se e i ma, per cui sono contenta che – come ho già detto su poetarum – oltre alle adesioni ci siano commenti come quello di Luigi B e quelli di Stan, che oltre a sostenere, invitano a una più ampia riflessione.
      (ciao pre-post)

  22. E’ una vera idiozia perdipiù perpetrata da un magistrato, che, in ogni caso, dovrebbe conoscere la Costituzione.

  23. semplicemente condivido; altrettanto semplicemente pazzesca l’idea di una querela per una stroncatura. A MENO CHE nello scritto di Ostuni (che personalmente non ho letto) non sia presente altro

  24. Azione legale? Non ci volevo credere. Ho dovuto rileggere con più attenzione, per essere sicuro di non confondermi. Azione legale per una recensione? Ma a quale punto di non ritorno è arrivata la coscienza collettiva (Super-Io collettivo?) di questo paese?

  25. ahah, denunciare un critico per una critica tranchant, ma cos’è uno scherzo? siamo seri, su

    anch’io tra i solidali a Ostuni

  26. Perché? Una persona che per i ruoli ricoperti (magistrato e deputato) dovrebbe esser dotata di equilibrio e buon senso intenta una discutibile e non molto fondata azione legale: battage pubblicitario? estrema suscettibilità personale? sindrome da parvenu letterario? Quel che è triste è che si tratti di una persona a pieno titolo parte integrante delle “classi dirigenti” di questo Paese, Ytaglia, appunto. A meno che non si agitino al di sotto tutte le problematiche accennate da Marco Mantello ma allora sarebbe stato meglio discuterne apertamente, senza interpretare il ruolo dell’elefante nel negozio di cristallerie.
    La mia solidarietà a Ostuni in questa occasione l’ho già espressa e la ribadisco anche qui.

  27. Si può non concordare sul modo ruvido in cui Ostuni ha espresso la sua ripulsa verso Carofiglio (che comunque condivido), ma non si può non reagire a chi da magistrato pensa di dover risolvere le qurelles letterarie a colpi di sentenze e di codice civile. Per cui esprimo la mia piena solidarietà a Vincenzo e, se posso, aderisco all’appello in suo sostegno.

  28. Sottoscrivo per principio. Non conosco una sola parola scritta né di Ostuni né di Carofiglio a parte l’espressione incriminata del primo, ma il fatto in sé mi appare talmente surreale nella sua gravità che do senz’altro il mio incredulo sostegno. Sarebbe stato meno grave se Carofiglio fosse ricorso alle mani.

  29. sottoscrivo pienamente;
    osservo che la querela viene sporta per “concorrenza sleale”, ossia Carofiglio non si sente offeso nella sua dignità di scrittore, non contesta la libertà di espressione; Carofiglio si considera leso nei suoi interessi economici a causa di una stroncatura espressa DOPO la fine del premio strega dall’editor di uno dei suoi concorrenti (neanche lui vincitore).

    Articolo 2598 codice civile: Ferme le disposizioni che concernono la tutela dei segni distintivi [2563-2574] e dei diritti di brevetto [2584-2594], compie atti di concorrenza sleale chiunque:
    1) usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o i segni distintivi legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente (2);
    2) diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinarne il discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente (3);
    3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda

  30. Sottoscrivo anch’io. E’ una reazione violenta e preoccupante
    (Anche se desidero più civiltà e rispetto da parte di ognuno verso ognuno).
    Fabio Franzin

  31. Oddio, mi spaventano di più tutte queste adesioni così … così poco critiche …

    Domandine banali-banali:

    1) In una società civilmente regolata è giusto punire la diffamazione?
    2) E se sì, quanto scritto da Ostuni su Carofiglio rientra nella diffamazione?
    3) Se ci rientra, per quale motivo uno scrittore che sente «offesa la reputazione di cui egli gode nella comunità» (questa è la diffamazione) non dovrebbe ricorrere a uno strumento pienamente consentito per ogni cittadino?

    Dopodiché, sono altre due le domande sostanziali. La prima, quella a cui gli “aderenti” all’appello rispondono, forse del tutto inconsciamente, con un pronto SI, è la seguente:

    –> la frase di Ostuni rientra nella critica letteraria?

    La seconda, invece, riguarda una frase scritta da Inglese nel suo articolo:

    –> davvero la decisione di Carofiglio «palesa un intento intimidatorio verso tutti coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese»?

    Nell’uno e nell’altro caso (nelle frasi rispettivamente di Ostuni e di Inglese), non siamo in presenza di una esagerazione linguistica che non rende grazie alla critica letteraria e alla percezione della realtà?

    In realtà c’è una terza domanda fondamentale: perché questo gotha di intellettuali non ha appellato a favore di Sallusti?

    Prosit.

    • prosit stan.
      domande dubbi e affermazioni quanto mai lecite.

      anche a me spaventano “tutte queste adesioni così … così poco critiche …”

      una chiamata alle armi direi.

      er popolo risponde unito e compatto.

      a proposito, ma carofiglio ‘sta citazione l’ha già depositata o ci stiamo armando a prescindere?

  32. che poi non ci scordiamo che stiamo parlando di una frasetta su fb, il generatore di ego per antonomasia. :-)
    tanto rumore per nulla?

  33. cose da pazzi. solidarietà assoluta. con le dovute proporzioni: ma ce l’avreste visto bassani denunciare sanguineti?
    l.

  34. Innanzitutto, spero che qualcuno abbia (voglia avere) la decenza di rispondere alle domande di Stan senza lasciarsi prendere troppo la mano da questo ritorno comunitarista che promuove associazionismi sessantottini a go-go, anche se uno fa una scorreggia e la mette su youtube e si è contro o a favore.

    Per quanto mi riguarda, come ho detto in altro luogo, ciò che ha scritto Ostuni è osceno (anche un po’ oscemo direi, vista la sua posizione e la sua poca attenzione nell’esprimersi pubblicamente).

    È altresí indice di due cose molto importanti:

    – finalmente segna la fine della crisi della critica (nella battaglia tra la critica e FB ha perso la critica), ora gli intellettuali possono cominciare ad occuparsi di altro;

    – la estrema sottovalutazione del mezzo web, che diventa importante quando si fa una petizione e gli altri sono ignoranti perché non se la filano, e poi improvvisamente si riduce a giochino per passare il tempo le cui conseguenze sono sminuibili quando si scrivono stronzate che leggono migliaia di persone. Delle due, l’una: o internet è un medium serio, importante, progressista e va bene che su FB si facciano le elezioni in USA (non so se mi spiego); oppure internet non vale una cippa – e non vale la critica di Ostuni (o di X) come la petizione a favore di Ostuni (o di X). Questo sarebbe un bel tema caldo da affrontare appena si risolve la questione.

    Detto ciò, non è da sottovalutare la risposta in termini giudiziari di Carofiglio – a cui, come suggerivo in altro luogo, oltre a mancare stile e creatività, manca anche una bella e sana dose di (auto)ironia (eccheccazz).
    Non è da sottovalutare, dicevo, perché, anche se come suggerisce Stan, le parole di Inglese possono sembrare una esagerazione linguistica, è pur vero che se la cosa va avanti fino a concludersi, va a costituire un precedente. Ora, considerando la suscettibilità del 99,9% degli intellettuali, il grado di markettismo della critica italiana, le condizioni culturali e i tagli alla giustizia, offrire un precedente in un contesto come questo non fa bene a nessuno (soprattutto ai contribuenti a cui non frega una mazza né di Carofiglio né di Ostuni né di cosa pensa Ostuni di Carofiglio, ma sono interessati ad arrivare a fine mese).
    Dunque, usare il disastrato apparato giuridico italiano per una stronzata come questa (che sarebbe stata una stronzata anche se fosse apparsa sul Corriere, per me), mi sembra una esagerazione, una mancanza di rispetto verso la società cui si appartiene che ha priorità notevolmente differenti e, soprattutto, una mancanza di stile. Se un intellettuale non è capace di difendersi con le parole e ricorre al sistema giudiziario è perché non è un intellettuale (non è nessuno da cui si può imparare una cippa di niente), oppure perché il suo gosthwriter è in ferie.

    Detto ciò, un sincero in bocca al lupo a Vincenzo Ostuni: spero che tutto si risolva nel migliore dei modi (e soprattutto spero che da tutta questa storia si traggano delle conclusioni senza partito che possano servire a tutti).

    Luigi B.

  35. Sono solidale con Ostuni, ma se avesse usato un pò di stile era indubbiamente meglio. Poteva essere più feroce con forme tecniche criticandolo da “critico competente” senza usare espressioni come “scribacchino mestierante”. Avrebbe dovuto spiegare meglio il suo pensiero così avremmo capito meglio perchè il libro non è buono. Così avrebbe evitato anche una causa. In ogni caso piena solidarietà con Ostuni perchè il diritto di critica è sacrosanto.

  36. Io non ci vedo nulla di comunitarista. A me pare una questione di principio, che dovrebbe accogliere adesioni trasversali a qualunque inclinazione. La formulazione di Ostuni è fore miserella, ma Carofiglio si inserisce a pieno titolo nello spirito subumano dell’epoca, in quella tribunalizzazione dell’esistenza che induce le persone a ricorrere alla legge a ogni piè sospinto, non appena s’intraveda in un qualunque accidente alla nostra persona la possibilità di un risarcimento in sonanti denari.

  37. Credo che l’unica arma che debba usare un vero scrittore contro chi lo diffama, ovvero contro chi egli “crede” che lo stia diffamando (ma ogni lettore ha il diritto di esprimere un giudizio, sia esso appropriato, benevolo oppure ostile o animoso; o no?), sia… la buona scrittura.
    Il resto, mi scusi Carofiglio, è tracotanza. O vanità.

  38. per molti “democratici” la libertà ha un limite: il loro naso.
    Precedente pericoloso in un paese nel quale tutti si cimentano come scrittori ma pochi in realtà lo sono seriamente.

  39. piena solidarietà e totale adesione.
    vicenda preoccupante, deprimente, fin troppo sintomatica dello stato culturale italiano.

  40. riporto qui quanto ho scritto su un social network:
    questa cosa di Carofiglio che ha denunciato penalmente Ostuni perché su un giornale ha parlato malissimo del suo romanzo, e del suo modo di scrivere in generale, mi fa sommamente incazzare, mi intristisce, non solo per l’inaccettabile minaccia di una cappa di piombo di censure in un ambito per sua natura alieno e irriducibile alle leggi e alle legiferazioni… ma soprattutto perché alla fine di tutto si parla fuorché di letteratura, di quel gioco-di-linguaggio in via di estinzione più ecologicamente prezioso dei panda che si chiama letteratura (e si mette tra parentesi la verità, anzi l’evidenza, che la scrittura di Carofiglio per la sua mediocrità non merita di soffermarvisi, e non c’entra con la letteratura).
    ovviamente solidale con Ostuni, un saluto, beppe sebaste

  41. @ Zangrando (e i suoi sottoscrittori)
    «Tribunalizzazione dell’esistenza» è un bella figura, molto letteraria. Peccato che la realtà confermi il contrario: le cause civili sono in diminuzione. Ma anche fossero in aumento, non potrebbe essere indice di maggiore attenzione, da parte dei singoli cittadini, ai propri diritti? E dunque indice di maggiore consapevolezza civica? E poi non è che uno si sveglia la mattina e decide di fare “causa” a chiunque senza che un giudice (“terzo” rispetto alle parti in conflitto) prenda in mano il fascicolo e decida in merito! Francamente trovo strana – e preoccupante, anche – questa avversione alla normale dialettica democratica, la quale prevede non solo i diritti di libera espressione, ma anche quelli della persona di essere tutelata quando si sente “offesa”. Ribadisco la domanda: la frase di Ostuni è o non è diffamante? Se lo è, Carofiglio ha tutto il diritto di ricorrere al giudice. Anch’io, come altri, ritengo eccessiva la reazione di Carofiglio (l’ironia sarebbe stata l’arma migliore); dopodiché, mi pare altrettanto «intimidatorio» fare tabula rasa attorno a lui per quella scelta: in fondo, è un modo di negare il suo diritto alla tutela della propria “integrità” di persona. In questa vicenda ci fanno entrambi una pessima figura. E rischia di farla anche questa lista di “aderisco”, che ritengo privi di ogni coscienza dei limiti; qui non è in ballo alcuna libertà d’espressione o, peggio, di chiusura di spazi di critica. Crederlo è non avere consapevolezza di quello che ci accade attorno. Brutta cosa.

    • Non trovo nulla di positivamente democratico nel ricorrere al giudice allo scopo di monetizzare il più possibile un accidente subito, sia esso l’approssimativa liquidazione critica di un’opera letteraria o, che so, una terapia finita male; vi scorgo invece una degenerazione della vita civile. Perché sprecare energie nel cercare di spillar denari all’avversario o al medico, quando servirebbero per affrontare nel maggior raccoglimento possibile la propria mala sorte, per poi possibilmente riscattarsi con i propri mezzi? È la logica dominante del «chiedere i danni», anzi il suo abuso, ad apparirmi inaccettabile. Di qui la mia solidarietà a Ostuni, del cui giudizio pure riconosco le ambiguità, vista la sua parte nel contesto. Anch’io credo che la libertà d’espressione c’entri poco, tuttavia il gesto di Carofiglio è spropositato, insensato, inaccettabile.

  42. Io la metterei così: se i ricavati dalla vendita del libro, a seguito della querelle, superassero i 50mila euro, Carofiglio dovrebbe ritirare la querela e devolvere tutti gli extra a qualche scuola di scrittura creativa no-profit.

    Un saluto!,
    Antonio Coda

  43. Trovo sbalorditiva l’attenzione a un fatto di cronaca di importanza obiettivamente trascurabile. Sembra che in questa nostra povera Italia ciò che conti di più sia schierarsi.
    Non voglio aggiungere altro, la faccenda è talmente insignificante che è evidente che le prese di posizione travalicano ampiamente il merito della questione.

  44. Non ho mai capito come creazione letteraria possia mettere nel cuore di chi scrive: rabbia, sentimento di essere offeso, invidia e tanti sentimenti in contradizione con la scrittura. La scrittura è anima di libertà.

    Solidarietà al poeta Ostuni.

    Un consiglio: preoccuparsi della sua scrittura sola. Non importa critica.

  45. (…oltre al fatto che se a me dice qualcuno qualcosa del genere, mi metto a ridere. o smetto di scrivere. fa lo stesso. cioè, dico, uno sarà ben sicuro del fatto suo, al di là delle critiche, o no? questa vita è o non è una giungla? nessuno può darci le conferme, se non le abbiamo dentro di noi)

  46. in primis condivido quanto scritto da Giovanna Frene: me la riderei pure io di chi si mangia il fegato e il cappello anzi anche lusingata di tanta dedizione. poi leggo sopra nella piccolissima precisazione (ma credo di fondamentale importanza): la querela è per danno morale. quindi chi denuncia ritiene di essere stato danneggiato moralmente.e allora? per danno morale si intendono sofferenze psichiche. siamo nella testa del sofferente? non capisco la sottoscrizione. mi pare la solita alzata di scudi di bolle di sapone. sono cose fra intellettuali magari vecchie ruggini di cui non si è a conoscenza ma si sa (si vede alla luce del sole) quanto gli intellettuali siano sempre pronti ai rancori e alle ripicche. non mi pare proprio che ci sia stato impedimento alla libera espressione.
    un saluto.
    paola

  47. @ cara polvere
    «si sa (si vede alla luce del sole) quanto gli intellettuali siano sempre pronti ai rancori e alle ripicche». Si sa?
    E gli idraulici, gli impiegati delle poste, i commercialisti, i parrucchieri sono invece sempre pronti alla benevolenza e al perdono?

    • @Massimiliano
      buonasera.
      sto ai fatti. e i fatti dicono che si tratta di due intellettuali – due letterati – come li devo chiamare? in rete sui vari lit blog e compagnia da anni scoppiano furibonde liti fra intellettuali o quelli che si credono tali o hanno l’ aria di volerlo far credere: scrittori, filosofi, poeti. ripeto furibonde liti in nome di una cultura autoreferenziale tutta loro da accaparrarsi e anche con minacce di denuncia. mi vuol a dir di no Massimiliano? e poi la storia di usare FB… ma nemmeno i dodicenni. suvvia.
      entrambe le reazioni sono davvero sopra le righe a chi legge da fuori ma non è possibile saperne la causa per cui addentrarsi e schierarsi mi sembra prematuro personalmente. forse invece di una denuncia sarebbe bastata una risposta tanto ironica quanto dissacratoria di tanta veemenza. anche la morale di rimando e l’ esempio per i giovani ne avrebbero guadagnato.

      ps: gli idraulici avranno le loro ostruzioni tubaiole.gli impiegati delle poste si litigheranno la penna bic… e che ne so io. non frequento forum di idraulici parrucchieri o impiegati delle poste.
      un saluto.
      paola

        • allora mettiamola così signor Massimiliano e poi lascio correre per evitare eccessiva focalizzazione su questo duetto: io resto nel ramo a cui i due frutti sono appesi. non mi pare che si parli di contenziosi fra parrucchieri.
          – e non s’ induca anche lei alla facile irritazione anche se il tema del post potrebbe istigare. –

          ps: fra l’ altro nel blog a cui lei si linka mi pare – ma mi corregga se sbaglio, non si possa commentare. così nessun rischio di discussioni accese.

          un saluto a lei.
          paola

  48. Io vedo un litigio tra due con poco stile e nessuna idea di cosa sia il conflitto di interessi. Certo, lo sproposito maggiore lo fa Carofiglio, per cui la solidarietà va per forza di cose a Ostuni.

  49. io NON aderisco.
    E non perché sono d’accordo con Carofiglio che mi sembra un esagerato (sebbene abbia usato un normalissimo mezzo democratico. In Italia si querela per molto meno) ma per tutta questa fanfara di avvocati difensivi che avete improvvisato. Non so cosa sia più ridicolo.

    • Neanche io aderisco. Questo teatrino con tanto di fash mob è semplicemente ridicolo, e tutte queste sottoscrizioni immediate e acritiche (molti dimostrano di non conoscere neanche bene i termini della questione, ovvero le esatte parole di Ostuni e la motivazione della querela, che NON è per diffamazione) mi fanno semplicemente paura.
      Apprezzo il silenzio di Carofiglio, in contrapposizione a questa baraonda da mercato del pesce; che lui abbia sbagliato o no, quantomeno è più riposante.

  50. er webbe richiama alle armi….regà, ce stanno attentà alla democrazia, ce sta un magistrato che sta a fa’ lo sbirro, sta a denuncià n’editor che ja detto che no’ scribacchino….
    er popolo risponde con una sol voce, unita e compatta.
    presente!!!!

  51. la denigrazione dei prodotti di un concorrente è vietata in ogni caso, anche nell’ipotesi in cui le notizie diffuse siano vere. È da considerare, tuttavia, che l’introduzione anche in Italia della pubblicità comparativa porterà a rivedere questa opinione.

  52. Il bue che dà del cornuto all’asino. Stiamo parlando in ogni caso di due scribacchini assai modesti. Senza stile come si evince da questa vicenda grottesca con tanto di claque firmataria al seguito.

    Un mondo auto-referenziale di prime donne tendenzialmente autistiche nella vitualità del loro piccolo mondo taroccato.

    E adesso vediamo se si abbassano a cancellarmi il messaggio appellandosi a chissà cosa.

  53. siamo di nuovo agli appelli, alla folla più o meno inferocita contro il singolo; avete paura di essere querelati anche voi? la critica di Ostuni è stata esagerata, e si dovrebbe parlare anche di quanto era o non era esagerata questa frase; dare dello scribacchino a un professionista, che ci piaccia o no, e soprattutto all’indomani dello strega, non mi sembra una grande trovata. come qualcuno ha rilevato, in italia le querele fioccano per molto meno. diritto di critica sì, ma senza esagerare. sulla mossa di carofiglio, è chiaro che il parlamentare quando si siede ha sempre il codice penale sotto il culo: non è un bello spettacolo.

    • concordo FK, perchè di liste si tratta, come quella bella trovata delle liste di proscizione contro i “froci” non dichiarati che siedono in parlamento, che per fortuna sfociò nel nulla, sebbene avesse raccolto una schiera di “firmatari”.
      a volte anche il politicamente corretto ha sfumature che tendono al nero fascio, caderci è un attimo, convinti di fare la “rivoluzione”.
      spero che anche questa operetta da avanspettacolo sfoci nel nulla, come meriterebbe.

  54. si potrebbe definire la Libertà di espressione come quella cosa così preziosa che fa difesa ad ogni costo, anche a quello di dover prendere le parti di uno stolto come Ostuni, che confonde la critica letteraria con un livoroso insulto da frustrati.
    E a costo di dover dare torto a un onesto artigiano come Carofiglio, che non si è reso conto che ventilare l’ipotesi di una congiura editoriale e di un conflitto di interessi (non ha querelato per diffamazione ma per concorrenza sleale) non l’avrebbe esentato dall’essere smascherato da tutti su cio’ che veramente gli rode. Cioè l’insulto immotivato e libero, che piaccia oppure no.

  55. Julien Gracq diceva molto tempo fa che la letteratura respirava male, aveva il fiato corto. E scriveva qualcosa che non è molto diverso dallo “scribacchino” o dal “letterariamente inesistente” di Ostuni, che nulla ha di “esagerato”, ma è la semplice costatazione che esistono dei valori letterari, che la letteratura non va fatta miseramente affogare mettendosi al passo del mercato. “C’è una letteratura di creatori e una letteratura di monetizzatori, che volgarizzano per lettori ritardati la produzione in voga l’altro ieri” (J. Gracq). Il punto è questo, non è una disputa tra una concezione della letteratura (rottura, avanguardia) e un’altra (tradizionale); ma tra chi “fa” letteratura e chi “monetizza” la letteratura. Il gesto intimidatorio è in origine verso la letteratura.

  56. Le modalità di comportamento e di critica mi sembrano troppo esaltate per entrambi. Rimane il fatto che l’azione legale e intimidatoria è esagerata e non deve diventare un precedente per la libertà di critica e di opinione e per chi la pensa in modo diverso.

  57. La vicenda è molto triste. Carofiglio ha sbagliato mira di grosso. E credo che se ne sia reso conto.
    L’iniziativa di Pedullà e di tutta la gente che gli è andata dietro è stata una buffonata bella e buona. Che ha finito per suscitare un po’ di rassegna stampa fatta ad uso e consumo degli amici che si leggono e si recensicono (e si pubblicano) fra loro.
    L’articolo di Parente fa un quadro desolante di quel flash-mob e della ridicolaggine di chi vi ha partecipato.

  58. Aderisco anch’io, trovandomi particolarmente d’accordo con i commenti di Stefano Zangrando e Ivo Tiberio Ginevra:

    “(…) La formulazione di Ostuni è forse miserella, ma Carofiglio si inserisce a pieno titolo nello spirito subumano dell’epoca, in quella tribunalizzazione dell’esistenza che induce le persone a ricorrere alla legge a ogni piè sospinto, non appena s’intraveda in un qualunque accidente alla nostra persona la possibilità di un risarcimento in sonanti denari.

    “Sono solidale con Ostuni, ma se avesse usato un pò di stile era indubbiamente meglio. Poteva essere più feroce con forme tecniche criticandolo da “critico competente” senza usare espressioni come “scribacchino mestierante”. (…) In ogni caso piena solidarietà con Ostuni perchè il diritto di critica è sacrosanto.”

  59. …sottoscrivo le parole di franz krauspenhaar.arrivare al giudizio è una pena di certo eccessiva per un reato di diffamazione,però è anche vero che,se non vogliamo una critica fatta di insulti reciproci,sarebbe opportuno avvalersi di dati concreti e utili…criticare lo stile,il pezzo,quello che è…spiegarne le motivazioni…senza insultare la persona….un critico letterario dovrebbe saper scegliere le parole che usa…per la stessa ragione io,nel mio piccolo(per cui posso capire il sentimento di carofiglio) ho querelato un supposto critico che ha insultato la mia attività di insegnante di scrittura creativa in una rivista letteraria abbastanza nota senza nemmeno conoscermi o aver mai assistito a una mia lezione,solo perchè non ha gradito il libro di un mio ex allievo!ma così,ditemi,dove andiamo a finire!bisogna bloccare non la libertà di stampa,ma la libertà di insulto pubblico senza spiegazioni tecniche oggettive…non credo che possa servire ad alcuno un tipo di critica del genere supponente e maleducata…

    • Anch’io, in generale e al di là di questo caso specifico, non capisco le finalità di una simile ferocia critica, ma se la libertà di parola e di espressione è irrinunciabile, il fatto che questa libertà venga utilizzata per esprimersi con rispetto e relativismo è solamente auspicabile.
      Stefania, bloccare la libertà di insulto pubblico senza bloccare la libertà di stampa è una pura utopia. Mi rendo conto che quello che sto dicendo suonerà scontato a molti, ma secondo me il punto è proprio questo, per quanto banale. Per questo motivo la citazione in giudizio è una reazione sproporzionata rispetto all’offesa subita.

      • La libertà di stampa mi sembra dipenda dai mezzi economici per diffonderla, e quindi è sempre funzione dello specifico soggetto che scrive, per favore evitiamo di sacralizzare ciò che con tutta evidenza non dovrebbe esserlo. Pensare che l’unica scelta possiible sia quella che tutti dicono tutto ciò che pare loro verso tutti, è accanimento da idoelogia liberale.
        Entriamo nel merito delle cose, si può e si deve.

  60. Ma che carini: uno scribacchino da una parte ed un paroliere dall’altra. Tutti e due che presumono di fare cultura in un piccolo mondo meschino dove quattro sfigati senza fama si pubblicano e recensiscono fra loro, sostenuti da due giornaletti nazionali con lettori inesistenti e tirature falsate. Il tutto per assaltare l’ormai irrilevante Premio Strega.

  61. Ora dei firmatari di questo appello e dei loro lavori si potrà dire e maledire senza se e senza ma e con senno o senza, certi che una loro reazione di forma legale è del tutto impossibilitata da una necessità formale di coerenza.

    … Che sia un trappolone del vendicativo Carofiglio?

    Così fosse, saremmo in un vivacissimo, dumasiano, revival del feuilleitton!

    Ma non è così. Mannaccia.

  62. Al di là di ogni altra considerazione, possiamo dire che Carofiglio ha segnato un clamoroso autogol?
    Di fatto ha reso famoso Ostuni, che prima conoscevano in pochi.
    Quasi quasi mi faccio querelare pure io!
    Capace che le vendite dei miei libri vanno alle stelle :-)))

    (scherzo… ma mica tanto…)

  63. Solidarietà piena a Vincenzo Ostuni. Viva la libertà di pensiero e quindi di critica, qualunque essa sia. Carofiglio vada a piangere dai suoi colleghi magistrati, dai politicanti del PD, dai senatori imbalsamati, dagli editor che magari manco leggono più quello che scrive visto che l’importante per tanti editori è solo guadagnare. E se non gli piace quel che ho scritto mi denunci pure. Ruggero D’Alessandro, VIa Polar 27, 6932 Lugano Breganzona (Svizzera)

    • Di sicuro l’occasione poetica di andare a difendere un principio è stata più attraente di quella di accontentarsi della prosaica verità: burocratica, ingiacchata, insistentemente poco originale.

      Lentamente Carofiglio torna ad apparire come un pur estremamente formale curatore del senso civico, e gli altri una banda di aspiranti giovani coi volantini in mano.

      Diabolico Carofiglio!
      (io ormai mi sono affezionato alla versione feuilleitton)

    • bè, la mossa di versare tutti quanti a Save the children è geniale; si potrebbe lanciare la moda della filantropia forzata: la gente si querela, si cita in giudizio, chiede risarcimenti stratosferici, ma “alla carofiglio”: ossia a fin di bene, poi si versa tutti quanti, querelanti e querelati, in un unico paniere, per costruire un pozzo in africa.

      • Carofiglio anche quando si difende a ragione, si difende male, questo sembra anche a me, e questi errori retorici sono più scivolosi per il magistrato che per lo scrittore, in quanto a mestiere – e se l’essersi sentito criticato in quanto scrittore l’ha infuriato, temo che il sentirsi commentare altrettanto superficialmente come magistrato potrebbe scatenarlo definitivamente.

        Però quello che nel commento di Elisa mi ha colpito è il suo ricondurre le cose a una sobrietà che ha fatto piazza pulita di una piazza poco gremita che più che al diritto oltraggiato a me è sembrata richiamata dalla tentazione di schierarsi purché sia contro quella che è – soprattutto – una caduta di stile e non un attacco al cuore della democrazia.

        Quando Carofiglio dice: ti facciano schifo quanto vuoi le mie opere, però non andare oltre e non credere di poter colpire la mia persona pubblica: perché così valichi il tuo diritto di critica e lo trasformi in un abuso; non ce la si può cavare dicendo – Ohi, che permalosone che sei!

        Se per secondo lavoro Carofiglio avesse fatto l’editor e non il magistrato, magari avrebbe reagito con una contromossa a base di pesci in faccia letterari, con tanta trippa per molti, ma Carofiglio è proprio un magistrato, e in quanto tale reagisce: e se uno lascia a casa la malafede pregiudiziale, non può negare che le sue ragioni ce l’ha; purtroppo.

        A me – per portare avanti il feuilletton che ho in testa – premerebbe sapere due cose: Ostuni l’avrà poi letto, tutto!, il libro di Carofiglio? E Carofiglio sa chi è Ostuni, lo segue su facebook o attraverso quale passaparola è venuto a sapere del suo giudizio? La lite a mezzo comari, in un feuilletton, è un must.

    • “I diritti lesi si tutelano davanti ai giudici… Senza regole e rispetto tutto si riduce a rapporti di forza” (G. Carofiglio). Qual è il primo rapporto umano basato sulla forza, se non quello dato dal denaro, dalla proprietà, dal potere economico del singolo. I soldi chiesti sono solo il riflesso di un rapporto di potere, che è quello che G. C. intende affermare. Qui è il magistrato-parlamentare che si sente offeso perché qualcuno non lo riconosce come scrittore, giudicando inezie i suoi libri. Lo scrittore, fosse tale, non potrebbe sentirsi offeso. L’invito a comparire davanti ad un mediatore è ancora più ridicolo di una denuncia, come se l’individuo avesse bisogno di mediatori per rimetterlo in regola con il linguaggio. La trovata umanitaria finale ancora peggio, che si sappia quant’è buono e altruista Carofiglio…

  64. Aderisco all’appello. Non necessariamente tutto ciò che non si condivide, anche che sia per stile o contenuto, va censurato o peggio ancora segnalato alla legge. Viva la libertà di espressione.

  65. Tutta questa storia ha un gran merito, aver riportato fra noi la parola scribacchino che secondo me è pure molto carina, peccato usarla (e recepirla) in senso dispregiativo … ormai sono tutti S/crittori laureati a cavallo, S/crittori con il lauro fra i capelli (quando ce l’hanno) S/crittori che si abbracciano fra di loro intrecciando corolle di versi e complimenti reciproci, S/crittori con le ali, dovrebbe essere molto onorifico potersi distinguere ed essere solo degli scribacchini che usano i piedi … quasi quasi, dopo 140 e passa commenti di aderisco, invidio lo scribacchino carofiglio (credo che dovrò decidermi a leggerlo).

    Quello che non ho capito però è che siccome, da come è stato raccontato, ostuni ha dato il suo giudizio nel chiuso della sua pagina facebook (cosa che non è neppure molto coraggiosa) come potrebbe essere querelato o altro?
    Se la pagina è chiusa è PRIVATO e siccome non siamo ancora in un stato di polizia, dove le spie sguinzagliate ascoltano anche nel privato e vanno a riportare al minculpop, non capisco come carofiglio possa citare qualcuno in giudizio, al massimo può sfidarlo a duello. Boh i misteri del Piccolo mondo post-moderno

  66. Riporto una citazione di Simon Weil:

    Quanto alla libertà di pensiero, si dice in genere il vero quando si afferma che senza di essa non vi è pensiero.
    Ma è ancora più vero dire che quando il pensiero non esiste non è libero. Nel corso degli ultimi anni c’è stata molta libertà di pensiero, ma non c’era pensiero. E’ pressapoco la situazione del bambino che, non avendo carne nel piatto, chiede il sale per salarla.
    Simone Weil

    Al di là dell’inutilità di citare in giudizio, mi pare che parlare tanto di libertà di espressione quando manca la capacità critica sia un po’ fuori luogo.

  67. A me inorridiscono i Signori Aderisco. Credo siano loro i veri protagonisti, no? Tutti questi scribacchini o aspiranti tali che si spompinano su facebook per un tozzo di pane. Dei morti di fama insomma.

  68. E perché no “un pozzo in Africa”? Sai cosa significa vivere senza acqua?

    Nei siti dicevano querela, citare in giudizio, concorrenza sleale, diffamazione. Non era così. Il mediatore non è il giudice di pace e non pronuncia sentenze. Non è nemmeno l’arbitrato e non dà ragione e torto. Ecco qui da Wikipedia

    “La mediazione civile ha lo scopo di far addivenire le parti ad una conciliazione attraverso l’opera di un mediatore, vale a dire un soggetto professionale, qualificato e terzo che aiuti le parti in conflitto a comporre una controversia. Il mediatore assiste le parti nella ricerca di una composizione non giudiziale del problema senza attribuire ragioni e torti”

    http://it.wikipedia.org/wiki/Mediazione_civile

    Importante: SENZA ATTRIBUIRE RAGIONI E TORTI.

  69. “The author should be kicked from all decent society as below the level of the brute”, dissero di Whitman, ma lui – gran volpe – pubblicò la stroncatura nella seconda edizione di Foglie d’erba (trasformando l’attacco in una conferma di sè come poeta dell’avanguardia estetico-democratica)

    per dire

  70. Ritengo che pubblicare un post su quest’argomento extraletteriario ed extraestetico sia servito soltanto a dare ulteriore risalto a una macchina editoriale fatta di pura mediaticità. Come se ce ne fosse ancora bisogno.

  71. Grande, grandissima pubblicità per Carofiglio che per Ostuni! Ne usciranno vincenti entrambi. Alla faccia di tutti.
    Non aderisco.

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