Dialogo con lo smemorato

di Davide Orecchio

Alfa incontra per strada lo smemorato e lo riconosce. Quello gli fa un cenno e lui si ferma. Iniziano a parlare.

Lo smemorato – Mi sono perduto. Potresti aiutarmi?

Alfa – Non conosci questa città?

Lo smemorato – Non lo so. Non ricordo più nulla.

Alfa – Non sai chi sei?

Lo smemorato – No!

Alfa – Non ricordi niente di quello che hai fatto?

Lo smemorato – No!

Alfa – Meglio così.

Lo smemorato – Che vuoi dire? Tu mi conosci?

Alfa – Sì, ti conosco bene. Hai fatto parte della mia vita per molti anni. In quello che combinavi non c’era nulla che mi piacesse.

Lo smemorato – Di cosa mi occupavo? Ero una persona importante?

Alfa – Sì. E lo sei ancora. Pensavi molto a te stesso, ma facevi finta che ci riguardasse. E avevi ragione, perché le tue azioni scombussolavano le vite di tutti. Prendevi anche decisioni nell’“interesse generale”, diciamo così. Ma nemmeno quelle mi piacevano.

Lo smemorato – E come reagivi?

Alfa – Mi arrabbiavo. Poi un giorno ho deciso di fare finta che non esistessi. Se ad esempio proclamavi che bisognava dialogare e costruire assieme il futuro, ti ignoravo. Se gli altri scendevano in piazza contro di te, non ci andavo. Se tu dicevi verde, io pensavo al bianco. E se dicevi azzurro, pensavo al rosso.

Lo smemorato – E funzionava?

Alfa – Poco. Il problema eri tu. Anche se ti ignoravo, continuavi ad agire. L’averti dimenticato non ti impediva di rovinarmi la vita. In realtà era difficile dimenticarti.

Lo smemorato – Allora che hai fatto?

Alfa – Mi sono messo ad aspettare.

Lo smemorato – Cosa aspettavi?

Alfa – Che tu passassi.

Lo smemorato – E sono passato?

Alfa – Be', ti è passata la memoria.

Lo smemorato – Ma come è successo? Mi fa male la testa!

Alfa – Passerà anche quello.

Lo smemorato – E adesso cosa farò? E tu, cosa farai?

Alfa – Proverò a dimenticarti.

Lo smemorato – E io? Io?

Alfa – (silenzio).

Lo smemorato – Che fine faccio, io?

Alfa – (silenzio).

Lo smemorato – Posso venire a casa tua per un po’?

Alfa – No. Ci sei stato fin troppo.

 

Print Friendly, PDF & Email

3 Commenti

  1. Io lo sottoporrei a una terapia comportamentale stile Arancia meccanica, così dopo anche solo l’idea di un suo ritorno gli darebbe il voltastomaco. E chi se ne importa se non potrebbe più ascoltare il Ludwig van. Però, come Helena ben sa, in questo momento non sono io a scrivere ma uno che si è impadronito del mio account

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Publish or Perish

di Alberto Comparini
L’autistico il comunista il giullare di corte il nipote dell’ordinario l’allievo scarso del barone il figlio dell’operaio rimasto bloccato al secondo piano dell’ascensore sociale: c’è posto per tutti, all’università

Su «Ore incerte» di Silvio Perrella

di Francesco Iannone
L'ora incerta è uno spazio vuoto che è sua volta struggente attesa di ciò che è agognato ma che attiene all'enigmatico inaccessibile e che perciò ci lascia fermi sulla soglia, nonostante lo stesso Perrella ci incoraggi a entrare

Due domande che avrei voluto fare a Mathias Énard

di Davide Orecchio
Lo scrittore francese Mathias Énard ha presentato il suo ultimo romanzo, Disertare. Ero lì ad ascoltarlo e mi sono venute in mente un paio di domande che avrei voluto rivolgergli. Domande che non gli ho fatto. Allora provo a scriverle qui.

L’evangelizzatore

di Marco Marra
Sogna. E nel sogno c’è un lago e nel lago abita il drago. Il drago è enorme e terribile e ha il corpo lercio squamoso rossastro che sbrilluccica d’una luce impossibile. Il drago sta fermo a mo’ di fenicottero rosa al centro del lago, la coda penzoloni che pare una mazza ferrata

La Neve

di Silvano Panella
So quel che ho letto, quel che ho studiato, appreso. E so quel che dico. Ancora oggi trovo la voglia di stupirmi, la voglia, i modi, i tempi. Il passato sovrabbondante di spiriti mi incuriosisce. Il mio è un interesse letterario, antiutilitaristico, non sociale. Volubile, floreale, insomma formale

Il gatto di Wittgenstein giocava certamente a tennis

di Chiara Merli
Stavi bene qui anche se le usanze napoletane ti sembravano le più strette possibili, e per questo leggevi molto sull’argomento: Goethe, Lewis, Benjamin. Sapevi più cose di me che ci ero nata. Goethe ti sembrava una personcina modesta e a modo, Lewis ti irretiva per le faccende guerresche e con Benjamin dividevi l’intolleranza alla città
davide orecchio
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: