Concorso di colpa
(Leggo due pezzi, entrambi scritti il 25 agosto scorso. Il primo è una lettera indirizzata al sito delle pagine milanesi del Corriere, di Francesco Muraro, il secondo è un articolo inedito di Bijoy M. Trentin. Sapete trovare la differenza fra quello di fantasia e quello vero? G.B.)
Ho passato il concorso da preside. Vi racconto la mia estate da incubo
di Francesco Muraro
Sono uno dei 406 candidati idonei del concorso per dirigenti scolastici in Lombardia. Ma questo non vuol dire che, a Milano e in Lombardia, saranno assegnati nuovi dirigenti scolastici alle scuole che ne sono prive (più di un terzo). A luglio le operazioni del concorso – 4 prove distribuite in quasi un anno – erano ormai concluse; si aspettava la pubblicazione delle graduatorie e le nomine.
Poi il colpo di scena: il Tar Lombardia annulla l’intero concorso. La motivazione? Le buste contenenti i dati dei concorrenti, se messe in controluce, facevano intravvedere il contenuto. Si presume che, volendo, si sarebbe potuto violare il principio dell’anonimato, fondamentale in un concorso pubblico.
Nessun fatto specifico viene però rilevato. Ma non voglio entrare nella questione azzeccagarbugliesca. Non voglio nemmeno esprimermi sulle ragioni pro “idonei” – che hanno superato tutte le prove con merito – o pro “ricorrenti” – che si ritengono vittime di una ingiusta selezione.
Mi preme soprattutto raccontare la vicenda umana, mia e non solo mia, e l’effetto disastroso che potrebbe avere questa vicenda sul sistema scolastico lombardo e milanese, se il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar. Tra fine luglio e inizio agosto gli “idonei” si sono organizzati. Ci siamo visti in faccia e anche raccontati. Vacanze saltate, interrotte – o, al meglio rinviate – sconforti e rabbie: c’è chi ha iniziato a preparasi per questo concorso da 3/4 anni, ha frequentato (e pagato) master, corsi, seminari; comprato e letto quintali di dispense, manuali, monografie. Insomma, ci si è preparati, come si presume noi si insegni a fare ai nostri studenti.
Tralascio le situazioni personali, anche drammatiche, che ho ascoltato; giusto una per farsi un’idea: vinto il concorso la moglie del candidato idoneo, proveniente da altra regione, si licenzia. Il progetto familiare è questo. Il concorso annullato costerebbe assai caro, a questo punto.
E se non andasse bene per noi? per quest’anno scolastico le scuole milanesi e lombarde avrebbero dirigenti – quelli già in ruolo – a mezzo servizio, assegnati a più scuole. Se combiniamo questa ipotesi a quanto indicato dalla legge che chiede alle scuole di “dimensionarsi” per arrivare ad accogliere almeno 1000 studenti – magari distribuiti in 4/5 edifici diversi – non è difficile immaginare cosa potrebbe succedere: scuole con una organizzazione precaria, temporanea, senza la possibilità di progettarsi, costrette al carpe diem. Forse qualche transumanza verso il privato.
Attendiamo quindi che il Consiglio di Stato si esprima.
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Al via il concorso per Ministro dell’Istruzione
di Bijoy M. Trentin
Finalmente verrà bandito un concorso per 735 Ministri dell’Istruzione dello Stato italiano: è dal 1861 che non accade. Per la piena valorizzazione della meritocrazia, il titolo potrà essere considerato retroattivo: per esempio, sarà possibile concorrere persino per il Ministero dell’Educazione Nazionale degli anni 1936-1943; se necessario, a tal fine, saranno emanati specifici regi decreti dalla monarchia assoluta oggi viciniore. La lista dei Ministri dell’Istruzione dello Stato italiano sarà considerata rivedibile ogni tre lustri. A partire dal 2013, il concorso verrà bandito ogni tre anni. L’incarico di Ministro dell’Istruzione potrà essere ricoperto per non piú di 30 anni (in deroga al sistema pensionistico vigente): in caso di decesso del titolare, l’incarico verrà affidato al relativo coniuge, convivente o coinquilino.
Secondo le indiscrezioni, le prove del concorso saranno tre. La prima, preselettiva, consisterà nel cercare, tramite posta elettronica certificata, fortunate lettere di presentazione. Superata la preselezione, il candidato dovrà affrontare un quiz volto a testare le capacità logiche e critiche: il test si considererà superato se il candidato risponderà correttamente a 20 domande su 250. Dopo la prova scritta, il candidato accederà a quella pratica: in 30 giorni dovrà approntare tutti gli atti ministeriali per riformare i cicli scolastici. Questa prova si riterrà superata solo se tutti i sindacati, unitariamente, scenderanno in piazza almeno una volta nel corso dei 30 giorni a disposizione: sarà probabilmente possibile concordare con i sindacati stessi le manifestazioni di protesta. Qualora abbiano davvero superato le prime due prove, i candidati diversamente abili, diversamente eterosessuali o di sesso diversamente maschile dovranno dimostrare di saper svolgere la prova pratica in 20 giorni. Non saranno richieste specifiche conoscenze e competenze di pedagogia, didattica o politica scolastica, ma sarà indispensabile la capacità di produrre un discorso di insediamento che contempli l’apertura al dialogo con gli studenti e l’aumento degli stipendi degli insegnanti.
I candidati che non risulteranno vincitori saranno inseriti in una Graduatoria a Esaurimento, riaperta e aggiornata ogni tre anni: tale graduatoria verrà utilizzata nel caso in cui sia necessario nominare un Ministro tecnico, che non potrà avere un incarico retroattivo, ma che avrà la facoltà di riformare il Concorso per Ministri dell’Istruzione. I Ministri in esubero o ritenuti inidonei potranno essere dirottati alla guida delle Pari Opportunità o dello Sport. Con la finalità di rilanciare i giovani nella politica, i candidati vincitori non potranno avere piú di 30 anni e, contrariamente, i candidati della Graduatoria a Esaurimento non potranno essere nominati prima di aver raggiunto il 60° anno di età.
I sindacati, anche se con molti dubbi, accolgono favorevolmente l’annuncio di un concorsone. Permangono, tuttavia, molte perplessità per quanto riguarda l’articolo della bozza del bando in cui non si prevede piú il cosiddetto “Ministero a cascata”: chi diverrà Ministro dell’Università e della Ricerca non potrà piú divenire automaticamente anche Ministro dell’Istruzione; sarà necessario aver superato lo specifico concorso. Inoltre, non vi dovranno essere ulteriori oneri per lo Stato: tutte le risorse per il diritto allo studio saranno diversamente canalizzate.
La seconda mi piace di più… quella del concorso a ministro.