Silvina Ocampo nella sua vecchiaia
di Davide Orecchio
La scrittrice Silvina Ocampo, compagna di Bioy Casares e amica di Borges (sebbene da lui, a torto, non del tutto stimata), in un giorno della sua vecchiaia prese in mano un libro di racconti e leggendolo se ne innamorò. A un signore che passava di lì, un vecchio amico che Silvina non aveva riconosciuto, proponendo di declamargliene un brano chiese:
“Conosci questo libro? È bellissimo. Mi piacerebbe sapere chi l’ha scritto”.
L’amico conosceva bene il libro. S’intitolava Autobiografía de Irene. L’amico ne conosceva anche l’autrice: si chiamava Silvina Ocampo ed era seduta davanti a lui.
A quasi novant’anni l’Alzheimer le aveva sottratto la memoria dei suoi libri, ma non il piacere di leggerli*.
* L’episodio è riportato con altre e migliori parole da Alberto Manguel in Con Borges, Editorial Norma, Bogotá 2003, p. 72.
Non può non farmi pensare a questa novella in cui il protagonista è uno scrittore di bestseller malato di Alzheimer che rilegge il suo libro e (al contrario della Ocampo) lo critica ferocemente:
http://www.lsdmagazine.com/%E2%80%9Cl%E2%80%99orizzonte-degli-eventi%E2%80%9D-il-nuovo-libro-di-cristo-il-grillo-editore/8424/
Grazie per la segnalazione. L’Alzheimer è entrato da protagonista nei nostri biografemi veri e fittizi