A me sembra beato come un dio (Saffo, fr. 31 West)

di Luca Alvino

φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν
ἔμμεν’ ὤνηρ ὄττις ἐνάντιός τοι
ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί-
σας ὐπακούει,
 
καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ’ ἦ μὰν
καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν.
ὠς γὰρ ἔς σ’ ἴδω βρόχε’ ὤς με φώναι-
σ’ οὐδ’ ἒν ἔτ’ εἴκει,
 
ἀλλὰ κὰμ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον
δ’ αὔτικα χρῷ πῦρ ὐπαδεδρόμηκεν,
ὀππάτεσσι δ’ οὐδ’ ἒν ὄρημμ’, ἐπιρρόμ-
βεισι δ’ ἄκουαι,
 
ἔκ δέ μ’ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δὲ
παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας
ἔμμι, τεθνάκην δ’ ὀλίγω ‘πιδεύης
φαίνομ’ ἔμ’ αὔτᾳ.
 
 
 
A me sembra beato come un dio
quell’uomo che seduto a te di fronte
t’ascolta, mentre stando a lui vicino
dolce gli parli
 
e ridi con amore; si sgomenta
il cuore a me nel petto, non appena
ti guardo un solo istante, e di parole
rimango muta.
 
La voce sulla lingua si frantuma,
sùbito fuoco corre sottopelle,
agli occhi è cieca tenebra, e agli orecchi
rombo risuona.
 
Sudore per le membra mi discende
e un brivido mi tiene; ancor più verde
sono dell’erba; prossima alla morte
sembro a me sola.
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2 Commenti

  1. Ille mi par esse deo videtur,
    ille, si fas est, superare divos,
    qui sedens adversus identidem te
    spectat et audit

    dulce ridentem, misero quod omnis
    eripit sensus mihi; nam simul te,
    Lesbia, aspexi, nihil est super mi
    vocis in ore,

    lingua sed torpet, tenuis sub artus
    flamma demanat, sonitu suopte
    tintinant aures, gemina teguntur
    lumina nocte.

    Otium, Catulle, tibi molestum est:
    otio exsultas nimiumque gestis.
    Otium et reges prius et beatas
    perdidit urbes.

    [Catullo, carme LI]

  2. Quello mi sembra quasi come un dio,
    quell’uomo che di fronte a te si siede,
    anzi mi sembra proprio come un dio,

    di fronte che ti ascolta e che ti vede
    a te che gli sussurri dolcemente,
    così che quello quasi non ci crede,

    e gli risplendi dolce sorridente
    mentre io lontano mi tormento in cuore
    e gli occhi miei non vedono più niente,

    nelle mie orecchie romba un gran fragore
    ed è spezzato ogni discorso mio,
    sotto la pelle corre un lieve ardore.

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Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).
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