Animali da soma
(da Con Fatica Dire Fame)
di Giovanni Turra
Giunto più che a mezzo del cammino
bramisci con gli alci
a lode del Signore: solo,
sei sempre stato solo
e matto una metà.
. . . . . . . . . . . . . . . . Alpenstock:
s’abbatte in terra la mia verga e trema
se turbo spira.
.
un tempo unisoni
.
Ci guardano di lato gli animali
– un guizzo, e vanno oltre.
Ciecamente guardano al di là
dov’eravamo un tempo
unisoni. Null’altro
che l’ingranaggio che lo regola
è un animale in uno zoo.
Un’anima se l’ha
l’ha come un’automobile
la scintilla che l’avvia.
Ma uno sguardo di rimando
tra l’animale
e me che resto a un passo
dapprima inafferrabile
è ormai estinto.
.
animali da soma
.
Parlano alemanno
un uomo in età e una giovane
donna, come dolendosi
liricamente
di qualcosa. Avrebbe potuto
essere questo il tono
e la posa, l’afflato
dei sodali amici di Gesù
ai piedi della croce.
Parlano i due – la figlia,
il padre – come da una grata.
Alternano velari
e gutturali
negli orecchi a un cavallo.
Ha la bocca sconciata dal morso
madido. Gli zoccoli son fessi
e mezzo aperti. Non nitrisce,
raglia. Gli si rompono i ginocchi
per la fatica del basto.
.
una lingua e non il cibo
.
Noi diamo sulla voce a chicchessia.
Diciamo perché sì
così è
. . . si deve
. . . . . . . . . . . bisogna.
Non parlano tu dici gli animali.
Una lingua e non il cibo
indicibilmente ci divide: noi
e loro. Parlano invece:
silente si avvicina e mi tenta con il muso
dov’è più molle, dietro le ginocchia.
Ma poi, la dignità non gli concedo
di essere ascoltato.
.
Un è
distinto dal mio
è, nel bosco,
in silenzio.
Zampe.
Un occhio che rotea.
Una pezzatura
lucida che fuma.
E sbuffi.
Un tutto insomma.
Ma anche: né questo
né quello. E ancora:
questo e quello insieme.
Ne forma
la dura sua forma
più l’udito che la vista:
nodello anca spalla testa.
L’occipite dei nervi.
Eppure, nulla.
bei versi, di una desolazione assoluta. vera, intrinseca. quasi spudorata.
Grazie della lettura, Azzurra. Spudorato, impudico. Insomma, imperdonabile. E non hai letto il resto. Tutto da rifare, temo.
uno dei più stilosi, scultorei e calibrati ex-giovani poeti d’oggidì
l.
no perché da rifare. è che son cose che mi chiedo: fin dove riuscire ad arrivare. non per una questione di lecito. è un affondare la lama questo mi pare. specie l’ultima parte, in corsivo, molto paurosa- epperò !
belle.
…luigi!!
Ciao, Luigi. E grazie.