Histoire d’I. FRANCESCO D’ISA

di Orsola Puecher
I. di Francesco d’Isa, ed. Nottetempo 2011, come si evince dall’articolo determinativo strano, ma non singolare, che ne costituisce il titolo è un libro plurale. Ma anche quadrato, nel formato, che, uscendo dalla scontata rettangolarità editoriale, ne fa una piacevole via di mezzo fra un album illustrato per bambini e un piccolo oggetto compatto. E’ plurale anche nelle fonti grafiche e semantiche dei suoi divertenti XXXV capitoli, che derivano dall’insieme di immagini, citazioni di pubblico dominio con licenza ⇨ Creative Commons messe a disposizione dalla rete, e di sue parole. E’ plurale nel finale e persino nella dedica:
Dedicato a te per cui faccio qualunque cosa, chiunque tu sia.

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Il criterio compositivo si rifà al concetto di ⇨ remix applicato all’editing e montaggio digitale di una storia, una strada davvero auspicabile per il polveroso – digitalmente digiuno – mondo delle lettere – ancora molto legato a ideali romantici e ideologici di creatività demiurgica.
I. è la storia di I. che ha tutte le sembianze e tutte le età e tutti i generi e dei suoi percorsi e avventure per sapere chi – o cosa – sono?. Ché siamo tutti immagine e specchio di ciò che è, di ciò che siamo e di ciò in cui continuamente ci trasformiamo nella realtà in continua trasformazione.
I. è un fumetto, come l’autore lo definisce, con una logica di associazioni e interpolazioni che trasformano il contesto proprio delle immagini e delle parole, che stanno proprio nella tipica nuvoletta balloon dei fumetti, in una storia del tutto diversa dalle intenzioni e dai significati originari.
La mescolanza delle suggestioni che reciprocamente autore e lettore si scambiano di fronte a immagini note, già viste, o comunque riconducibili a un particolare stile, e che quindi portano con sè un vissuto di sensazioni precedenti, un loro bagaglio di viaggio nel tempo e nello spazio individuale, è un insieme nebuloso e sempre variabile.
Una simpatica gallina rosa, forse di ⇨ razza Brahma, con i pantaloni di piume, viene a rispondere al fondamentale quesito “E’ nato prima l’uovo o la gallina?” ai cogitabondi soggetti della famosa incisione ⇨ Colombo rompe l’uovo di ⇨ William Hogart, in cui originariamente il buon Cristoforo è intento invece a dimostrare agli scettici come un uovo possa restare in piedi, previa schiacciatura del fondo. Cioè quanto una cosa apparentemente impossibile, sia invece molto facile per chi sa e ha il coraggio di trovare la soluzione.
La gallina Brahma rosa risponde:

La domanda ha senso solo in un mondo di polli.

Il che è il vero e proprio Uovo di Colombo di ogni tipo di comunicazione.
Comunicare è appunto Capitolo XII Solo una questione di linguaggi e di diversità e mescolanze di linguaggi:
 


 
Se l’incipit di questo articolo fosse in codice Morse, ad esempio…
 


 
ai più sarebbe incomprensibile ma assai piacevolmente melodioso. Come del resto qualsiasi altra frase, avendo a disposizione l’apposito codificatore.
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,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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