Indypendentemente: per una cartografia delle librerie indipendenti (Libreria Marco Polo-Venezia)

Questionario Librerie Indipendenti: dopo la splendida incursione di Chiara Lasagni risponde il libraio Claudio Moretti della Marco Polo di Venezia.
A cura di effeffe 1

Ci parli della tua libreria? Presentazione, storia, caratteristiche sul territorio, criticità e anche dei momenti belli tosti, se ti va

Premetto che mi sento onorato a esser chiamato a rispondere a queste domande per tracciare una cartografia delle librerie indipendenti in Italia. La mia è una piccola libreria ed è appena nata rispetto a tante altre librerie a soprattutto rispetto a librai che hanno dedicato una vita a questo lavoro. Mi sento molto vicino a Chiara della libreria Il Terzo Luogo, che mi ha preceduto in questo percorso librario: è una bella coincidenza che ci si ritrovi anche qui. Le nostre librerie non hanno rapporti, fra librai non ci conosciamo, eppure siamo stati entrambi “scelti” sia per l’intervista sia come tappe di una mostra dedicata all’arte e ai libri: le Talee di Beatrice Meoni sono partite dal Terzo Luogo di Sarzana per approdare come ultima tappa a Venezia nella mia libreria.

Libreria Marco Polo è una libreria che cerca di mantenersi in movimento. E’ l’unica definizione che riesco a dare della mia libreria perchè penso che sia questa l’unica nota che ha caratterizzato gli anni trascorsi e che si manterrà costante nei prossimi anni: una costanza di movimento, di trasformazione, di adattamento.
Questa è l’azione costante a cui è sottoposta la libreria, ma non è un’azione imposta dal libraio: quello che faccio io è più un indirizzare dolcemente questo movimento, cercare di assecondarlo, deviarlo se mi sembra opportuno ma senza mai fermarlo.

Potrà sembrare strano che questo sia il lavoro di un libraio eppure, nel mio caso, sono stati i libri a fare la libreria e il libraio. Libreria Marco Polo (quella che c’è ancora, non quella di viaggio che abbiamo dovuto chiudere nel 2011) nasce nel 2006 come libreria di remainder e di usato. Senza nessuna esperienza come libraio e soprattutto senza alcuna idea del magico e immenso mondo del libro usato, sono stato letteralmente sommerso dai libri usati: ci sono giornate che il numero delle persone che vengono a vendere i loro libri è pari al numero dei clienti, peccato che chi viene a vendere libri arrivi con le borse piene e chi viene a comprare esca con uno-due libri. Ecco perchè dico che la libreria è stata fatta dai libri, dai libri che arrivavano, singoli, a borse, in scatoloni, intere biblioteche: quello che io ho imparato a fare abbastanza velocemente è capire cosa c’era da tenere e come adeguare la libreria (gli scaffali, l’esposizione, le vetrine) a quello che quotidianamente arriva in libreria. L’offerta della libreria è diventata ben presto varia ma soprattutto interessante: le vere “chicche” che mi arrivavano, non solo prime edizioni o libri costosi, erano e sono libri di cui io non conosco nemmeno l’esistenza finchè non mi si materializzano davanti. Come avrei potuto avere una stupefacente varietà (lo stupore è una costante del cliente che si avventura per la prima volta nella mia libreria)  se avessi dovuto partorire con la mia mente l’intero assortimento?

Nel 2010 libreria Marco Polo da libreria dell’usato con libri in italiano e inglese diventa una libreria “completa”, aggiungendo all’usato una sezione di libri nuovi: la decisione è motivata dal fatto che la libreria sorella, l’altra Marco Polo, sta chiudendo; nata come libreria di viaggio e trasformatasi poco alla volta in una libreria di varia, dopo due anni di successi entra in crisi e non riesce più a risollevarsi.

I libri nuovi nella mia libreria entrano gradualmente: prima di tutto arriva Minimum Fax. Quando compro l’intera biblioteca di un privato, cinquecento o mille volumi,  questo arrivo cambia il volto della libreria e, almeno per un po’ di tempo, in libreria si sente la personalità del proprietario dei libri. Allo stesso modo volevo che l’arrivo dei libri nuovi modificasse il volto della libreria e che entrando si notasse subito il cambiamento: per questo ho scelto di avere l’intero catalogo di un editore e fra i possibili candidati la migliore scelta che potessi fare era Minimum Fax, quella che garantisce, oltre ad un ottimo assortimento, una vera personalità nel catalogo.

Da Maggio 2011 ho inziato anche a tenere le novità che mi piacciono, cercando di impegnarmi in due cose molto semplici: leggere i libri che compro e tenere i titoli almeno per sei mesi.  E’ appena passato il periodo natalizio e devo dire che la mia scelta, proporre titoli che mi piacciono anche se fuori dalla classifiche, non è stata per nulla azzardata.
E’ bene sapere, comunque, che la vendita dei libri usati mi permette di vendere anche libri nuovi e non viceversa: se dovessi campare solo con la vendita dei libri nuovi, avrei veramente grandi difficoltà.

Con l’apertura ai libri nuovi ho raccolto il testimone della libreria sorella anche per quanto riguarda le presentazioni: nel 2011 abbiamo organizzato oltre venti incontri fra presentazioni e letture. All’inizio organizzavamo tutto in libreria ma poco alla volta ci siamo aperti alla città ed è stato molto piacevole portare la libreria e i libri fuori: in questo modo le presentazioni diventano un modo per incontrare e stabilire relazioni non solo con scrittori ma anche con realtà veneziane come il centro sociale Laboratorio Morion, il circolo arci Metricubi e Ca’ Tron Città Aperta.
Fra le ultime presentazioni, sono affezionato a quella di Ivan Polidoro, splendida la sua lettura di “Le coincidenze”, e alla serata con Sergio Garufi e il suo “Il nome giusto”.

Chi non conosce Venezia e chi non vorrebbe venire a visitare Venezia? Venezia è visitata ogni anno da un numero esagerato di turisti. Questo afflusso enorme sommato al numero esiguo dei residenti, poche decine di migliaia nel centro storico, di fatto impone che tutte le attività commerciali debbano fare i conti con il turismo, trovando un modo per vivere o venendo spazzati via. Sono la maggioranza ormai le botteghe che sono SOLO per turisti, con merce che nessun residente andrebbe a comprare.  Anche le librerie subiscono questo influsso del turismo. Libreria Marco Polo nasce anche rivolta al turismo e continua a farlo ancora adesso, proponendo una vasta scelta di libri in lingua straniera, soprattutto in inglese. Questo però senza mai diventare negozio esclusivamente turistico: la sensazione del turista che entra in libreria è quella di essere entrato, finalmente, in un negozio normale dove può trovare quello che gli serve. Questo aspetto della libreria, fortemente voluto e difeso contro chi a varie riprese proponeva di vendere articoli più “appetibili” per i turisti, ha fatto sì che questa libreria sia frequentata in modo paritario da turisti e residenti, da collezionisti di passaggio e da lettori veneziani creando molte volte l’occasione di piacevoli incontri.

Cos’altro dire della mia libreria? Che siamo bravi e veloci nel trovare i libri che i nostri clienti ci chiedono, sia in catalogo che fuori. Che organizziamo corsi in libreria, di fotografia e prossimamente di scrittura. Che ogni mercoledì la libreria si trasforma in un mercato di frutta e verdura perchè siamo punto di consegna di un’azienda agricola: i veneziani che abitano in zona possono ordinare direttamente a Donna Gnora e settimanalmente gli ordini vengono recapitati in libreria. E’ una specie di sostegno, non remunerato, ad un’azienda agricola che sento vicinissima, per idee e azioni, molto più vicina di una libreria di catena, dove l’unica cosa in comune con la mia libreria è la tipologia merceologica.
Ultimo, ma non meno importante, la libreria è sia fisica che online: la vendita dei libri fuori catalogo avviene tramite vari canali di vendita online, Maremagnum, Abebooks, Biblio, Comprovendolibri, Libribooks e Amazon. La vendita online, limitata ai soli libri usati, è un apporto fondamentale alla vita della libreria, economicamente e funzionalmente: la quantità dei libri esposti in libreria è pari alla quantità dei libri consultabili esclusivamente online e fisicamente giacenti in un magazzino.

Quando entri in una libreria (da lettore, cliente) cosa osservi? Che cosa attira la tua attenzione?

Nelle librerie di catena solitamente non entro e mi interessano anche poco. Nelle altre librerie quello che noto è se si vede una coerenza.
Mi è capitato giusto pochi giorni fa di entrare in una libreria che mi avevano consigliato di visitare. E’ una libreria giustamente famosa, organizza moltissime attività culturali, ha un assortimento di libri che io me lo sogno ma c’era qualcosa che stonava: avevano praticamente tutto. C’era troppo, c’era anche quello che si tiene perchè comunque qualcuno lo chiederà, perchè è in classifica o è di moda. Questo potrà forse favorire le vendite ma fa crollare la coerenza della libreria. Io la chiamo coerenza, possiamo chiamarla identità, personalità: sono i libri e le scelte di posizionamento dei libri, valide per una libreria di 30 o di 300 mq. Io prediligo le librerie a coerenza elevata, dove la proposta del libraio si riconosce dalla vetrina e prosegue all’interno, dove si rischia sempre di trovare un libro che non ti aspetteresti, dove non vai solo a cercare quel particolare titolo ma dove puoi “incontrare” un libro.
Quelle a bassa coerenza hanno poco senso di esistere perchè ci sono già le librerie di catena e i siti di vendita online, dove chiunque può trovare qualsiasi libro.

Come definiresti una libreria indipendente?
Una libreria è indipendente se non è di catena o non è un franchising, se comunque non ha legami societari od economici con altri soggetti della filiera del libro (grossisti, distributori, editori) che limitino di fatto la sua indipendenza.
Una libreria indipendente non è per definizione una libreria buona o migliore delle altre. Il fatto di essere indipendenti è neutro rispetto alla qualità della libreria. Però, ed è un però enorme, è un confine che segna chi sta da una parte e chi sta dall’altra: un discrimine fra un tipo di libreria e un altro tipo. E’ bene, a mio giudizio, che i clienti sappiano quale libreria è indipendente e quale non lo è e dopo decidano dove andare a comprare i libri. E’ bene che gli amministratori della cosa pubblica, nel momento che devono favorire delle attività commerciali, sappiano quali sono le librerie indipendenti e quali non lo sono.

Ci sono in Italia organizzazioni associazioni, strutture dedicate alle librerie indipendenti?
A Venezia abbiamo tentato di creare un’associazione di librerie indipendenti ma la mia idea di indipendenza non ha trovato molti sostenitori. Mi si obiettava che era meglio muoversi per favorire l’inclusione invece dell’esclusione. Io invece continuo a pensare che sia ancora vero “meglio pochi ma buoni” e quindi vedo con fiducia a questa iniziativa di cartografia di librerie indipendenti: un modo per conoscere alcune realtà che associno l’indipendenza alla qualità e alla voglia di restare vivi, alive and kicking: magari fra queste librerie potrà nascere una forma di collaborazione, su scopi chiari e ben definiti come è stato per l’unione degli editori di Mulini a Vento.

Che cosa ti piacerebbe che fosse la tua libreria?
In libreria abbiamo già un Tea Corner ma è minuscolo. Quello che mi piacerebbe avere è uno spazio vero per una caffetteria, mi piacerebbe che la libreria fosse un luogo fisicamente più accogliente. Altre cose non le vorrei, magari mi possono piacere quando le vedo in un’altra libreria ma non sono adatte alla mia. Visto che sono stati i libri a fare la libreria, non poteva che venire così….

Chi cazzo te l’ha fatto fare di fare il libraio?
Ho fatto altri lavori prima di fare il libraio e non c’è paragone. Sono passato attraverso diverse ristrutturazioni aziendali. Ci sono miei ex colleghi che adesso stanno combattendo con una multinazionale che vuole delocalizzare la produzione e lasciarli a casa. E io dovrei lamentarmi? Se poi penso solo a una delle riunioni che ho fatto nella mia precedente vita lavorativa, mi viene una voglia matta di andare in libreria a lavorare, con i miei ritmi, con i miei libri, con gli amici che passano a trovarmi, con i clienti che sono quasi sempre piacevoli.
Io sono molto fortunato, sto facendo un lavoro che mi piace. E so che se un giorno fare il libraio non sarà più possibile, mi inventerò qualcos’altro per vivere come ho già fatto in passato.

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NOTE
  1. Comincia con questa intervista l’inchiesta sulle librerie indipendenti che sto curando per il movimento TQ

8 Commenti

  1. non mi sono mai sentito così ben accolto come alla presentazione del mio libro organizzata da claudio moretti nella libreria marco polo di venezia. ho avuto poi modo di conoscerlo e conoscere il suo metodo di lavoro, e gli auguro tutto il successo che merita. ha una selezionata scelta di ottimi libri usati e nuovi, se vivessi a venezia ci andrei spessissimo.

  2. Un’amica, in quel di Roma, da meno di un mese lavora come cameriera in una piccola libreria che vorrebbe fare il passo del diventare un caffé letterario, però più che adibire un’ala della libreria al bancone bar e aggiungere due tavoli in una saletta il proprietario non è riuscito a fare. Si dice aperto a tutti i consigli, però il massimo che ha permesso di realizzare è stata qualche serata dedicata alla degustazione di bruschette tutti-gusti, e quando la De Gregorio ci ha presentato il suo ultimo libro, le ha chiesto di venire con tanto di pubblico richiamato direttamente da lei al seguito. Il bilancio economico della piccola libreria è in passivo e ha degli scoperti verso gli editori: d’altronde, se si ostina a ordinare decine di copie dell’ultimo libro di Fabio Volo… Quel che le manca è di sicuro una identità, una linea, quella che Claudio Moretti definisce una “coerenza”. La libreria tenta di replicare in piccolo la logica dei megastore, perché di fondo è pensata e voluta come affare economico e non come attività certo commerciale ma con finalità culturali intrinseche: non si preoccupa che i libri vengano letti, ma che siano venduti, e se assieme al libro si riesce a piazzare anche un cappuccino e un cornetto per il proprietario è tutto grasso che cola. Intanto l’unica cosa che con ogni probabilità calerà alla svelta saranno le saracinesche.

    Un saluto,
    Coda

  3. Confermo tutto il bene che esprime questa intervista. È un luogo dove sono stato talmente bene (nell’occasione in cui è stata scattata la foto che vedo qui) da ritornarci, nel momento in cui ho avuto la possibilità di presentare un altro libro con un interlocutore a cui tenevo molto: e quando dall’inverno si passa alla primavera/estate, e dal chiuso, dove sei piacevolmente fasciato da libri che vorresti portarti via per intero, ci si sposta all’esterno, nel piccolo campiello prospiciente, il clima è ancora più accogliente e piacevole.
    Aggiungo un elemento di discussione: il confine tra libreria indipendente e “grande libreria” sta passando (mi si diceva proprio a Venezia, a mo’ di esempio) tra la libreria che organizza eventi culturali, e libreria che chiede un compenso per ospitare una presentazione. Chiaro che nel secondo caso le presentazioni si riducono a quelle del bestseller con dietro un editore che paga, nel primo c’è la ricerca di un disegno culturale, magari in fieri: cioè tra il vendere non importa cosa (e quindi trattare il libro alla stregua della cassa di mele o dello stock di mutande) e fare battaglia cuturale.

  4. detto quasi tutto quel che c’era da dire, aggiungo, anzi rinforzo, la sensazione di benessere dovuto al luogo, ma soprattutto al gestore. Claudio è una persona con cui è bello parlare, discutere, scambiare idee e opinioni sui libri. senza necessariamente comprare. una sorta di piccola oasi, in cui l’oggetto del contendere, i libri, sono la chiave per discutere di tutto.
    insomma, la passione, la scelta di vita, il sorriso dei titolari, fanno di questa piccola libreria, un luogo necessario; soprattutto se si vuole avere conferma di come dovrebbe essere, e di come ormai, troppo spesso, più non è. è vero che il libro è un prodotto industriale, che produce reddito, che dà lavoro a molte persone. ma è altrettanto vero che è un oggetto che produce relazione, insegnamento, memoria: in pratica, l’essenza della socialità.

  5. mi sono sentito a casa, curato, accudito, io ho dovuto solo leggere le parole del libro. e questo lo devo a Claudio e al suo maledetto amore per i libri. una serata indimenticabile, unica nel suo genere, uno spettacolo in foma di jazz (improvvisato con un quintet straordinario). ma se un libraio ti dice che ha letto il tuo libro e vuole che lo presenti nella sua libreria, tu che fai? corri. non ci pensi su due volte e corri. non capita un’altra occasione simile. alla prossima Marco Polo.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
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Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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