VIOLA’s knives & αγωγή
di Orsola Puecher
VIOLA AMARELLI
(prendi un coltello)
Prendi un coltello-bambina.
Attenta ai mostri. Ai lupi. Ad amici e parenti.
E sconosciuti.
Prendi le forbici – gioia.
C’è il male e c’è la pazzia.
Attenta a non incontrarli, per ora, ora che è
troppo presta.
Diventa tu folle, affonda le lame,
dentro più dentro coi denti.
C’è la paura e c’è l’orrore. Umano.
Carezza le bestie.
Tua madre ti ama.
da c o n v i v e n z e –grave–
in Le nudercrude cose e altre faccende
Edizioni L’arcolaio 2011
c o n v i v e n z e –grave– [40-42] c u r e –andante– [60-64] s t r a b i s m i -presto- [152-182] |
Le nudecrude cose e altre faccende porta in ogni sua sezione, accanto ai titoli canonici, assai precise indicazioni di tipo agogico, dal tardo greco αγωγικός agogikόs, aggettivo di αγωγή agogé “condotta, movimento”, notazioni cioè di genere squisitamente musicale, che, indicando quell’insieme di leggerissime ma fondamentali modificazioni dell’andamento, del movimento, della velocità di un brano durante la sua esecuzione, diventano, da semplici numeri della battute del metronomo in un minuto, sfumature interpretative ed emotive basilari: velocità e scansione ritmica dell’ambiente sonoro/poetico.
c o n v i v e n z e , il primo movimento, ha l’indicazione agogica di –grave– che in musica è il tempo più lento, quasi marziale. Solenne e vagamente ineluttabile molto spesso nel periodo barocco si trova all’inizio della composizione come introduzione lenta, di contrasto al tempo più veloce che seguirà. E della musica barocca la poesia di Viola ha il gusto di stupire e anche divertire con cambi repentini di tempo e registro, passaggi di grande virtuosismo verbale, accostamenti eclettici, uso del contrappunto, di linee melodiche e compositive indipendenti che si intersecano, di polifonie fugaci e fugate.
(Giacomo a Fontanelle)
L’acqua e il tufo alle cave
nell’ombra delle Vergini, quelle che tutto accolgono
lumini per le offerte, preghiere di promesse,
sonde degli operai in gruppo come oranti
su nove metri d’ossa, nette di
teschi e tibie
l’anime pezzentelle scorrono senza affanno.
L’acqua sulle pareti scandisce respirando
calcare d’algoritmo, gioco sacro d’istante
quello che disperavi, tocco di solo affetto,
stretto ora insieme agli altri
corpo vivo silenzio
anonimo finalmente.
*Il “Cimitero delle Fontanelle” nelle cave di tufo delle “Vergini” a Napoli, fu luogo di sepoltura di massa sin dal 1500 e sede del culto devozionale alle “anime pezzentelle”. Secondo un’ipotesi plausibile qui sarebbe stato in realtà interrato, anonimamente, anche il corpo di Giacomo Leopardi.
c u r e , il secondo movimento, che è l’insieme semantico inestricabile di accudimenti ma anche di curae di preccupazioni e affanni che da esse derivano, è un –andante– tempo moderato, ma una moderazione di quantità sensibile e sfuggente, più veloce di un adagio ma più lento di un allegretto: un andare di passi piani e regolari che è forza primaria e regula.
s t r a b i s m i, il terzo movimento, che è un guardar storto guardando dritto, con un rapido tocco di visione laterale, occhio a mosaico di mosca, collo a 360° di sacra civetta, è un –presto– un movimento molto veloce che, si sa, il tempo non aspetta e fugge in musica e nelle vite.
In c o n g e d i –suite– si compendiano tutti i motivi in prose poetiche nette e scandite a piccoli blocchi numerati, dove la parola s’affila ancora di più, per farsi oltre che lirica, epica ed elegiaca. Riflessione della fisica delle cose che si fa involontariamente metafisica.
da (le nudecrude cose)
l. Ci sono i ciottoli, le schegge, i sassi, i massi, le selci, le rupi, dall’himalaya alla polvere. Per non parlare del borace, della nierite, del platino e del crisoberillo. Una semplice questione di struttura cristallina. Roba solida, all’ingrosso. Le piace mangiare i cibi meno cotti possibili, sentirli sotto i denti, la consistenza. Mai sopportato couscous e semolino. Soltanto una questione cristallina. La fanno così difficile.
Il lirismo è sempre comunque narrativo e concreto, mai lamentoso, sempre armato di lame, parole bisturi e coltello, per sezionare lucidamente il sentimento e commisurarlo e comprenderlo: accétta e accètta, insieme [ importanza degli accenti ]. Niente a che vedere con l’evergreen poetica Dei Dolori E Delle Pene, con le parole sempre a far la parte dei conigli neri di Pinocchio che vengono a portar via il morticino, e a subire il riversamento [ recidivo sversamento in versi ] di tutte le provette del Piccolo Chimico con zolfi, fosfori, mercuri, solfiti, bituminoidi sparsi per cielo, mare e terre.
Io e natura sono distinti, le cose sono nude e crude, mai ammantate di criptici ed ermetici significati.
da c u r e
–andante–
(identità)
non sono petalo
no
liscio o maculato
neanche una farfalla cavolaia
no
né coda di balena o di marsina
ahimé
solo una sciocca come sono in tante
ma il gelsomino guarda e mi profuma
sì
Nessuna invasione del metaforico bestiario ronzante di grilli, locuste, cicale e altri blattiformi, nessuna inflazione d’aprirsi improvviso di faglie, cretti e crepe che dalla loro propria sfera geologico-edilizia vanno a rendere inagibili e pericolanti righe su righe di anime&cori, a causa delle quali il povero cardiaco muscolo metronomo contiene e subisce in poesia un baccanale arcimboldesco d’ognicché. Le parole dicono le cose, ⇨ raccontano il passato, narrano al presente, ⇨ generano visioni, ⇨ usano soggetti coraggiosi e verbi armati, imperativi e invettive dirette. Non temomo di urtare un certo bon-ton semantico poetichese. Bandito il trito impersonale poetico maiestatis, trionfino ironia e pietas, che son sorelle.
da s t r a b i s m i
–presto–
(lungario per madri badesse)
Scardina
serenamente
il re da un pezzo è nudo
e sotto scacco il cappellaio matto.
Eccole a lume spento
le lingue delle madri
acciai nella fatica,
quella di pane e acqua,
fatica schiena e braccia.
Scardina
la tristezza
catena per gli oppressi,
parla con pesci e uccelli
ama, teneramente
nella risata semplice
e non lasciare traccia.
I commenti a questo post sono chiusi
l’ho detto altrove, appena riprendo un po’ di forze, cercherò di dirne meglio. nell’ultimo anno i libri di poesia comprati e letti sono stati veramente tanti (anche troppi), questo è uno dei libri che ho amato.
Viola delle meraviglie, qui nelle meraviglie Puecheriane.
una grande voce… un altrove senza ritorno.
incantevoli Viola ed Orsola. Con Viola allora ci si vede domani? Abbraccio entrambe
grazioso bel dire che ha qualcosa da dire grazie Viola.
Ottimo lavoro!
ho corso tutto il giorno ma ne è valsa la pena: serata piacevolissima tra i versi (con voce) di Viola e 3 relatori che più diversi non si poteva :-))tanto che sembrava si parlasse di 3 opere invece di una :-) ognuno ha aggiunto la sua impronta alla Viola una e trina :-) il caro prof Alfano, “compagno” Furlenza :-) e il dott. filologo Daniele Ventre, che ho ascoltato dal vivo per la prima volta e che ho scoperto essere non solo un pozzo di scienza, ma anche, davvero, simpaticissimo. grazie a tutti, Viola in particolare. Abbracci ;-)
presta o presto ?
grazie di cuore a Orsola per la sapiente ‘”orchestrazione” e a tutti i lettori; felice di averti avuta vicina Maria, V.
con-cor-danze
[ come ora e presta – stat hora pristina nomine ]
,\\’
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