l’amor tisico ai tempi di facebook [tracce 1/2]

di Gaetano Fiumi

Io sono rimasto quel moccioso con le grinze in faccia che si stira il maglione in una mossa nevrotica e volge lo sguardo lontano. Sembra un duro. Non lo sarà. Purtroppo. Crescendo non è cresciuto, continua a guardare lontano, ma si potesse allargare la vista si noterebbe che non c’è nulla da quella parte. L’invecchiamento senza passaggio dall’età adulta lo ha reso creatura inutile. Un vero peccato. Vero? Aveva una faccia simpatica. Sembrava promettere meglio. Da troppe intemperie è stato funestato. Ho messo questa foto della mia infanzia nel mio profilo di Facebook, sperando di farti pietà, ma tu non hai commentato. Tanti hanno commentato, anche femmine pedofile, è una foto commovente. Tanti hanno espresso simpatia per l’operazione. Non tu. Lui è il moccioso originale, precedente ad ogni mutazione. È lui che hai ferito a morte, puttana, il mio nucleo centrale, la mia parte pulita e indifesa. Come hai potuto non aver alcuna pietà di lui? Proprio tu che mi dicevi Io non sono come te, sterile egoista, io con il Promesso Sposo avrò dei figli. Storpi, poco muscolati, mi auguro. E molto pelosi fin dalla tenera età.
A guardar meglio l’immagine il moccioso sembra sul punto di piangere. Forse una favola gli ha profetizzato della maledizione Baronale di Terronia. Fiabe nere. Dove nessuno visse felice e contento.
Nemmeno tu.

Sulla tua pagina di Facebook hai postato 86 nuove foto. Tu e il Promesso cardiochirurgo vi siete concessi una settimana di vacanza a Parigi. Perché in questa fase della tua vita non vuoi oscenità, sesso estremo, ma rivendichi pulizia, nello spirito e nel corpo. È il resoconto del peggio turismo di massa. Monumenti, giardino zoologico, locali dove alzate il bordo di un piatto tipico per mostrarlo all’obbiettivo. Cose che danno un po’ di fuoco ai vostri occhi spenti. Ma io mi sono preso il tempo di guardare bene quelle foto. Baronessina, il tempo non mi manca, i giorni senza te non hanno né capo né coda, sono interminabili.

Nelle coppie esauste in vacanza la gastronomia è sempre molto importante, il cibo è il surrogato di tutto. Le discussioni vertono sulla scelta del ristorante e su poco altro. L’appetito salva dalla noia, ma per poco. Quando si è sazi i problemi di fondo tornano al contrattacco, se poi si sbaglia locale il clima si guasta, il sistema nervoso non tollera un rapporto qualità prezzo svantaggioso. Poi le intossicazioni alimentari sono in agguato. Spero vi siate portati l’Enterogermina. Spero vi serva. Spero non sia sufficiente. Io per ritorsione nella mia bacheca ho messo la foto parigina di alcune vite fa. Era il 1984. Ero bello e dannato. Balle. Ero in un baratro di sfiga cosmica senza ritorno, ma nella foto sono piuttosto credibile in questo ruolo. A me allora importava solo dell’hashish marocchino comprato sotto il grattacielo di Montparnasse e di rendere omaggio alla tomba di Jim Morrison. Leggere la sua biografia mi aveva definitivamente dissestato l’esistenza. Nessuno uscirà vivo da qui dovrebbe essere vietato alla lettura adolescenziale. Io mi ero beccato un’epatite virale B alla tenera età di 16 anni, dimostrandone 12. In quelle pagine avevo trovato una legittimazione alle mie pessime abitudini di vita. Non volevo morire giovane. Piuttosto la morte non mi faceva nessuna paura. Questa immagine ha una sua estetica che solo la mia onestà intellettuale si permette di sgretolare. Qualunque sostanza mi apprestassi a fumare, sembrava essere la cosa più importante al mondo. Null’altro esiste. Non c’è passato, né futuro. C’è l’accendino. Barbara alle mie spalle attende un mio commento, un segno di vita. C’è l’accendino e i polmoni giovani ben disposti a corrompersi. Solo questo, non c’è nulla da mitizzare. Non cantavo, non suonavo la chitarra o la batteria, scrivevo poesie orrende solo se ero triste. Più triste del solito.


Ma tutto è meglio del vostro turismo di massa. Hai fotografato la vetrina di un pornoshop, su fili stesi orizzontali sono appesi preservativi di buffe fogge, per mostrare la forma sono riempiti d’acqua. Una tua amica idiota ha commentato Bello quello a forma di coccodrillo. Rispondi alla sua idiozia Tornerei a comprartelo. Ricorda piccola idiota, il sesso e l’ironia non sono parenti mai. Il sesso non è gioia di vivere, leggerezza. Il sesso è parente stretto della morte. Solo in questa condizione esso potrà essere sublime.

È la solo foto vagamente trasgressiva. Nelle altre giocate con gli animali del giardino zoologico. Tu che accarezzi una lucertola enorme. Laghetti e barchette. Sembri una bambina sulla tua bicicletta in affitto. Tu sorridi. Guancia guancia al tuo promesso in autoscatto. Tu sei sempre in posa. Lui ti fotografa spesso. È fiero di te. Ma vorrei avere dei file audio, sentire le vostre parole, le pause soprattutto, i vostri silenzi tesi. Io non stavo mai zitto, era uno spettacolo di narrazione il senso delle nostre serate insieme.

A Parigi, due anni prima esatti dalla tua nascita, mangiavamo nei primi fast food globalizzati, in quell’anno erano la vera novità in Europa. In realtà al tempo non me ne fregava un cazzo di quello che mangiavo. Baronessina a te non ti salvano nemmeno le brasserie à la page. In fondo a quegli occhi verdi c’è un baratro che la tua idiozia non può colmare. Certo aiuta, ma hai flash di consapevolezza, e metti in conto che stai sbagliando tutto. E le foto aiutano a questa comprensione, se le fissi per ore iniziano a parlarti. Di certo la numero 19 e la numero 86 che naturalmente ho salvato in una cartella. Il tuo Promesso ha un sorriso malinconico, ti è fedele, è il migliore tra le persone di cui ti circondi, già ebbi modo di dirtelo, ma non ti basterà mai, e scappare in una città straniera non allenta la morsa in gola. Vorrei avere dei documenti filmati dei vostri rapporti sessuali, non per dare benzina alla mia frustrazione, sarebbe una semplice curiosità. Mi dicevi che il sesso non è importante. Ma il tuo corpo non aveva dubbi, progetti, paure. Non sa nulla di palazzi barocchi in Terronia, di nozze tra casate nobili, di shopping con Baronessa Mammà. La tua fichetta reagisce a stimoli precisi. Aveva scelto me. Mi stai dicendo che sbaglio? Vuoi dirmi che sei invece felice? Non pensarla nemmeno la parola Felicità. Non ti appartiene. Non riesco a odiare l’uomo che sarà tuo marito, come scritto nei Sacri Testi conservati alla Biblioteca di Palermo. La sua inconsapevolezza me lo rende fanciullo. Ti scopa poco, circa per sette minuti e trenta secondi ogni quarantacinque giorni. Come faccio a esserne geloso? Lo sono piuttosto verso certi bellimbusti che sulla tua pagina di Facebook si presentano con le credenziali pseudo artistiche con le quali mi presentai io. Il tuo Promesso dedica tutto se stesso a lavoro e studio, ha un progetto chiaro, anche tu in fondo. Quando sarete superlaureati e lanciati nelle vostre rispettive professioni penserete a sposarvi. Sarà un matrimonio favoloso, fuochi d’artificio sul Castello di Carini, in Terronia si parlerà per anni delle seicento portate a base di carne e pesce, del corteo nuziale aperto da saltimbanchi, nani e majorettes, pentiti di mafia, cavalli berberi dono di Gheddafi montati da amazzoni puttane.

Il tuo Promesso farà del bene, diventerà un grande cardiochirurgo, già ora tiene conferenze all’estero, e io ebbi modo di approfittarne. Lui è il vero bambino prodigio.
Tu Baronessina sei della mia razza bastarda.
Ci siamo trovati perché siamo due persone indecenti e oscene.
Ci siamo persi per la stessa ragione.

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10 Commenti

  1. Mi ha presa, dalla prima all’ultima riga. Complimenti per la vis e lo stile della prosa, asciutta e tagliente. Ha reso notevole e leggero un pezzo che – diciamolo, tanto lo abbiamo fatto tutti prima o poi – rischiava d’essere gonfio e barocco, come tutte le tirate di gelosia e disillusione. E anche forse – in questo caso, data la differenza d’età dei due “attori” – pieno di rabbia contro il tempo che passa.
    Invece è un’ala. Nera, ma vola.

  2. La storia del fiore del Sud, giovane, sensuale e profumato che fa perdere la test a un uomo molto piú grande, e si penserebbe più avezzo alle cose del mondo. Ma lui perde la testa. La spia. La scruta. Che angoscia ricevere quello sguardo ossessionato. Vedere i propri ricordi fatti a pezzi dal livore cieco e sordo dell’amante abbandonato. La Baronessa sto giro mi fa pena.
    E il gioco dei ricordi, una vacanza parigina euforica. Anni tra settanta e ottanta, generazioni spazzate via. Hai avuto culo Gaetano che ce la racconti.
    Benissimo, comunque. Complimenti sei proprio bravo.

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