Due poesie da: da “ll noto, il nuovo”
di Giovanna Frene
III. MATTATOIO H.G.
“Oggi le nostre lancette girano solo all’indietro”
(A. Politkovskaja)
I.
laddove tristezza, tiranno, potere che domina il mondo.
laddove tiranno, potere, tristezza che prescinde l’impronta sul muro,
la scavalca, la riforma con grappoli, istinto di fuga e insieme ritorno
per le chiare ragioni che incontrano sul posto lama e cibo,
sempre lo stesso posto, la virtù cardinale degli insepolti,
parassiti
II.
trasformati nel popolo dei ratti, rimuovono gli esseri umani. che aleggia
sul posto, il fruscio d’ali, va all’incontro con il marchio di esistere,
si interseca al vertiginoso concrescere botanico e sociale
per le chiare ragioni che non guarda negli occhi lo sguardo,
ritorna al buon senso, la virtù cardinale degli insensibili,
pulizia
III.
vivono ancora tra le nostre, crescono esposti al triste.
della distruzione, l’ala, che sopra il fatto, si rifà; potere.
altre tristi, rovesciate ai suoi piedi per il vento, ventre del progresso.
lo scavalca per le chiare ragioni che se è per sè non incontra niente
di intero, spada che ritorna alla roccia, la virtù cardinale degli insidiosi,
patria
*
VI. IL PRINCIPIO “STRADA NERA”
non è l’eccezione che si pensa, la schiuma che ingoia il mare.
non si scava la fossa, questo tornare irrevocabile,
inimmaginabile, calpestato, trito dai sassi;
tra gli altri sassi, tre sono stati i giusti, pesi e misure.
.
dietro ai sassi, pesi e misure uguali sotto il frantumarsi
lo scuro sfaldarsi ghiaioso risucchia il mare;
non ricoprono i rovesciati nuovi, altri lapilli implosi
tornano sempre al fondo, come un gemito timoroso…
*
Giovanna Frene, ll noto, il nuovo, Transeuropa, ottobre 2011
Prefazione di Paolo Zublena, postfazione di Silvia De March
Fotografie di Laura Callegaro
Traduzione inglese di J. Scappettone e J. Calahan
tutto vecchio. certo sincopato mondano.incontenibile ritorno al quale le vene ahimé danno peso.infermo è il tempo è tanto netto quanto perpetuo nel suo monotema. (mortale-morte) versi mentali questi. riversi ad un’ edicola che nulla ha di devoto ma piuttosto di soppiantante. versi per un sacro sovvertito. in rilettura le immagini sorgono dalla nebbia e castigano l’ ansia inutile di comprensione. tutto ritorna mai demandato ad alcuno: i nodi al pettine la terra alla terra la cenere alla cenere.
e l’ acqua. l’ acqua qui (salata come una madre) dilata le ostruzioni, leva la carne, riconduce al fondale (inizio) divino e men che meno umano che l’ umano di consapevolezza è in riserva.
per me lettura trasparente. personale. organizzaza per disfarsi nel lettore (azione) questa della Frene.
un saluto.
paola
*organizzaza: organizzata
mi scuso.
molto belle, se si può dire effeffe
mi piace l’intensità di queste immagini cupe, il ritmo ‘naturale’ e i giochi fonici dei testi (“sotto il frantumarsi / lo scuro sfaldarsi ghiaioso”!)
“non è l’eccezione che si pensa, la schiuma che ingoia il mare.”
Bello.