Poesie con destinatario (o senza)
di Pasquale Vitagliano
In una giornata
il verde della piazza
visto dall’alto,
non è un prato.
ma un campo da golf,
battuto da cicale magnetiche,
colorate, tutte uguali.
Non operai,
non borghesi,
non più contadini.
Incompiute
architetture
di vanagloria.
Cicale dopo il lavoro
e formiche senza lavoro
non sono mai state
il popolo
di questa terra.
Muri pieni di buchi,
esistenze senza intonaco,
che non reggono più
il cemento del sopruso
a creare figure popolari
con la cazzuola del dolore.
Voglio raccontare
la storia di un incontro
in un ipermercato
che fece Turandot
del cupo sottofondo di voci
e dei fuochi di colore
Opera Cinese.
Lance,
bottiglie,
scatole e scudi;
campanellini
e registratori di cassa.
Novelle compagnie
ad obliare
lotte contadine
e cortei operai,
volti di marmo
e braccia di acciaio.
A Ionesco
Attese
Il palcoscenico vuoto
pende dagli occhi
invocanti e distratti
che aspettano
la maschera
pallida e muta
d’un brandello di luce.
Nulla è presente.
E le sedie
vuote,
eroiche
aspettano
nuovi occhi
invocanti e distratti.
A Kieslowski
Sforzo grottesco
Sulla fune della rivelazione
danza maliziosa
la ballerina
dei miei occhi.
E subito.
Inciampa a cade,
la poverina.
(Guarda !)
Ride dispettoso
l’omino della fune,
mentre ammicca
ad un’altra
più bella e speranzosa.
A Pessoa
Vicinanze
Mi stava a fianco,
nel cortile di un ospedale
un uomo ubriaco.
Lui dormiva su una panchina
mentre io leggevo Pessoa.
Eravamo due pianeti,
eravamo entrambi soli.
Un vigile lo cacciò
e io smisi di leggere.
Restammo entrambi soli.
Io vedo dal mio villaggio
quanto si può vedere dell’universo.
Quando l’universo
casca
nelle mie giornate.
A Jack Lemmon
Storie
L’11 settembre 1973
avevo otto anni
e la scuola
non era ancora cominciata.
Non avevo ancora
visto Missing
e aspettavo solo
la prima comunione.
L’11 settembre 2001
ero già padre,
facevo il mio rientro
senza buono pasto.
Tutto non era ancora finito,
ma non guardavo più
film perché non avevo
più tempo.
Adesso mi domando
se bastano le notizie
a farmi partecipe passato,
partecipe altrove.
E mi rispondo
che cosa sarebbe stato
il mio caldo risentimento
senza questa
tragica rappresentazione:
non l’impeto di rivolta,
non il struggente amore.
Sarebbe stato
un interminabile
latrato notturno.
I commenti a questo post sono chiusi
Versi davvero intensi.
Grazie Pasquale.
Grazie Mario. E soprattutto, grazie Helena.
PVita