IL NOBEL A TRANSTRÖMER
di Franco Buffoni
“Sono convinto che Tomas Tranströmer sia in assoluto uno dei più grandi poeti viventi”, scrivevo nel 1999 nelle note conclusive a Songs of Spring, il mio quaderno di traduzioni edito da Marcos y Marcos (premio Mondello 2000).
Gioisco di questo riconoscimento che l’Accademia di Svezia ha finalmente deciso di tributare a Tranströmer (se ne parlava da anni, ma finiva sempre col prevalere il pudore, trattandosi di un “connazionale”). Mi rammarico soltanto di non avere Songs of Spring nell’archivio informatico. Ciò mi impedisce di riproporre qui tutte le traduzioni da Tranströmer che allora pubblicai. Ne ricopio una, si intitola
I RICORDI MI VEDONO
Una mattina di giugno in cui era troppo presto
Per svegliarmi ma troppo tardi per riprendere sonno,
Devo uscire nel verde che è colmo
Di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono completamente
Al paesaggio, perfetti camaleonti.
Sono così vicini che li sento respirare
Benché il canto degli uccelli dia stupore.
molto bella davvero
Non sfugge niente a NI, niente!
(già me li vedo i criticonzoli che sognavano il nobel a Dylan: “ma chi cazzo è ‘sto Tranströmer?”)
;-)
Gli amici di Leparoleelecose hanno avuto la pazienza di copiare le traduzioni. Eccole:
http://www.leparoleelecose.it/?p=1236
grazie Franco, concordo e sono molto felice! Resto sempre incantata dalla modulazione “artica” di paesaggio e intimità nella sua poesia, tutto sembra fermo, quasi congelato in alcuni testi, eppure in qualche modo sotterraneo vivo.
Potessi ancora credere nella “veridicità” del premio Nobel… direi che le poesie sono anche carine. Il punto però è che non credo nelle modalità di conferimento di questo premio (le celeberrime estromissioni dal premio le abbiamo ripetute come l’avemaria, e non danno una ravviata alla polemica ormai secca e giustamente oziosa), ma non ci credo vieppiù quando a vincere è la Poesia che, da reginella delle arti, oggi è il paese dei balocchi dove soprattutto critici e sermoneggianti letterari possono dire fare e disfare quel che gli pare tanto siamo nell’opinabile e nell’”esegetico”; la Poesia, oggi, è peggio dell’altro paesino affianco Romanzificio, dove per lo meno la differenza tra grandezza e sciatteria è meno labile, anche se di bari e saltimbanchi se ne trovan dappertutto.
Le poesie sono carine, ripeto, ma anche quelle di tanti altri sono carine, anche di certi amici miei.
Se poi le volessimo confrontare con quelle di alcuni poeti che l’hanno preceduto nella presa del premio, uno a caso Eliot, mbè, insomma, meglio non pensarci.
un vero gigante !!!! finalmente
Nobel meritato. Tranströmer è un gigante anche per me. Felice, inoltre, che abbia vinto un poeta.
Devono solo aver sbagliato secolo: 1911. Maeterlinck, più o meno…
Grazie!
condivido in pieno il pensiero di Francesca e non intendo banalizzare se dico che questo nobel è veramente “aria fresca” per la poesia.
Una volta tanto hanno preso una decisione decentemente ovvia.
Un poeta grandissimo. Ma, vorrei chiedere, queste traduzioni non saranno state fatte per caso dalla traduzione inglese e non, come dovrebbe essere, dal testo originale? Spero non sia così.
per fortuna un poeta! ma si sa chi erano gli altri candidati?
Mi hanno colpito due cose su questo novello ottantenne premio Nobel:
1) era stato candidato più volte e sembra che sia stato penalizzato- almeno fino ad oggi- dal fatto di essere svedese, quindi in palese (?)conflitto d’interesse (quale differenza di cultura!)
2) è un poeta, per di più lontano da temi di attualità o difese oltranziste di diritti umani o simili. Quindi per definizione uno sconosciuto (onore e merito alla Crocetti, unico editore a pubblicarlo)
Direttamente dal web
Pagina di libro notturno
Sbarcai una notte di maggio
in un gelido chiaro di luna
dove erba e fiori erano grigi
ma il profumo verde.
Salii piano un pendìo
nella daltonica notte
mentre pietre bianche
segnalavano alla luna.
Uno spazio di tempo
lungo qualche minuto
largo cinquantotto anni.
E dietro di me
oltre le plumbee acque luccicanti
c’era l’altra costa
e i dominatori.
Uomini con futuro
invece di volti.
Rispondo all’opportuna questione sollevata da Francesca Diano. La prima stesura di queste traduzioni risale al Seminario tra poeti italiani e poeti svedesi che si tenne al palazzo ducale di Colorno nel 1997 e al mio successivo soggiorno in Svezia del 1998
http://www.francobuffoni.it/video_nassjo_poesi_festival.aspx
Avrebbero dovuto darglielo anni fa, quando ancora la patacca Nobel aveva un senso. Adesso mi sa di ripiego.
Ad ogni modo Tranströmer è un grande.
Quasi tutti, anche quei pochi che leggono, hanno esclamato “chi è Tranströmer?” come diceva Biondillo. Per un motivo molto semplice. Cosa si trovava ieri, e anche oggi, in libreria di Tranströmer? Niente. In quanti hanno pubblicato le sue poesie in Italia?
In quanti avevano sentito nominare e letto qualcosa di Herta Muller? E di Le Clezio qualche anno addietro?
Le Clezio era pubblicato da Instar mi pare, alcune sue cose, ma gli altri invece erano ignoti soprattutto agli editori. Agli editori, ripeto. Non solo ai lettori, che invece si possono consolare con le grandi manovre coraggiose di copia incolla. Ora va di moda un titolo ad effetto bucolico. Tanto per fare un esempio si è passati da “Il profumo delle foglie di limone” a “Il linguaggio segreto dei fiori”; e visto che il titolo è come l’altezza, mezza bellezza, si è arrivati a “Il cortile dei girasoli parlanti” e il “profumo di spezie proibite”.
Oltre che da Crocetti Transtromer è stato pubblicato in Italia anche da Herrenhaus (Sorgegondolen – la gondola a lutto), che contiene anche un bel saggio di Gianna Chiesa Isnardi. Quanto al fatto che sia più o meno noto in Italia, devo dire che non è una questione che mi appassioni più di tanto. Personalmente posso solo dire che è uno dei miei poeti preferiti (il secondo, dopo Mark Strand).
Lars W. Vencelowe
Gianni Agostinelli,
giusto per tirarcela un po’… Un anno prima di darle il nobel noi si parlava già della Muller:
https://www.nazioneindiana.com/2008/10/02/il-paese-delle-prugne-verdi/
E appena lo ha ricevuto abbiamo ribadito:
https://www.nazioneindiana.com/2009/10/13/herta-muller/
non metto in dubbio, anzi. Il problema resta per quei temerari che ancora entrano in libreria e non possono scegliere, nonostante il paradosso del numero incredibili di pubblicazioni, soprattutto in traduzione. Romanzi fotocopia con titoli fotocopia, copertine fotocopia.
Tutto questo al netto del valore o meno del premio nobel, ma resta il fatto che l’editoria italiana crede pochissimo in quel minimo di “diverso” che pubblica e una volta stampato lo abbandona al proprio destino.
@Biondillo
Visto che la conversazione sull’attuale Nobel s’è un po’ arenatella, permettimi di fare un fuori campo: ma vi piace veramente la Muller? A me, attirato dal Nobel e dalle prugne, ovvero in controtendenza personale, me la comprai, ma, bisbocciandola, dico la verità, lasciai la fruttina a molto prima del nocciolo… stomacava…
Eppure, asso, le prugne mi son sempre piaciute…
Queste prugne paiono allusivotte…
Dinamo: sì.
Un giorno, casualmente, scoprii un poeta fantastico che aveva pure vinto il Nobel: St.John Perse. Come mai non l’avevo mai sentito nominare? Perchè era fuori moda, anche fra i lettori di poesia. Poi mi venne in mente: l’avevo sentito nominare e pure spesso in quelle liste di Nobel sconosciuti o dimenticati che si tirano fuori per dimostrare quanto ridicolo e irrilevante sia quel premio, fra Pontoppidan e Pearl Buck – vuoi mettere Philip Roth?
bisogna concludere che sono tutti belli i Nobel del Mondo,
alla fin della fune
St. John Perse, un altro grande. Eliot ne rimase completamente affascinato, e lo tradusse in inglese. In Italia è stato tradotto da Ungaretti. Il suo Anabase è un bellissimo rompicapo.
Ma il Nobel ha premiato anche Brodskj, Canetti, per esempio. Insomma, possiamo ritenerci soddisfatti.