Il Cristo zen

[E’ nata una nuova avventura editoriale: Indiana editore. Sia ben chiaro, con Nazione Indiana non c’entra nulla, ma trovo sincronico che – oltre alla parola “Indiana” – ci sia, nelle prime pubblicazioni previste, proprio un libro di Raul Montanari, “ex-indiano”. Visitate il sito della casa editrice e scopritene la filosofia e gli intenti. Io, nel frattempo, vi pubblico l’introduzione di Raul al suo libro, che uscirà il 12 ottobre. G.B.]
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di Raul Montanari

Quali sono le diversità fra Buddhismo e Cristianesimo?
Se si pensa che ci siano diversità, ci sono. Se si pensa che non ci siano, non ce ne sono.

TAÏSEN DESHIMARU, La tazza e il bastone, storie zen.

Come tutti, ho incontrato prestissimo la parola di Dio, la Scrittura. Molto prima di incontrare non solo le scritture (quelle dei grandi poeti e romanzieri che mi hanno subito affascinato) ma molte cose della vita – accadimenti, misteri, emozioni – di cui la Scrittura mi parlava.
Col tempo, come molti, ho cominciato a occuparmi d’altro. La mia vita è diventata un lentissimo zoom, che lasciava sfumare ai lati le cose grandi e concentrava sempre più il suo focus sulle minuzie, sui dettagli che riempiono il quotidiano, qualunque sia la nostra strada o il nostro mestiere. Nei primi racconti che scrivevo trovavano ancora spazio brividi metafisici, ambizioni alla Totalità che spesso rimanevano tali per scarsa robustezza della mia voce di narratore. Quindi, man mano, ho cominciato a operare su progetti più vasti, i romanzi.
Allora mi è successa una cosa strana. Mi sono accorto che più nelle cose che scrivevo mi addentravo nei particolari, nelle sfumature dei rapporti umani, nella descrizione di comportamenti estremi, di paure, desideri e tensioni che potevano sfociare perfino in atti criminali, più sentivo il bisogno che le letture, che accompagnavano questi mesi di lavoro dedicati alle vicende che narravo, tornassero ad avere il sapore rigenerante dell’assoluto.
Così ho ripreso in mano la Bibbia. Ho colmato i varchi lasciati negli anni in cui avevo sì la fede, poi perduta, ma non avevo ancora la conoscenza del mondo e dei libri che mi poteva far capire e amare davvero il Libro per eccellenza. E, contemporaneamente, ho cercato anche altrove. E mi sono imbattuto nel Buddhismo zen.
Ho avuto subito una sensazione di familiarità.
Certe intuizioni dei maestri zen e dello stesso Buddha, le frasi secche, lapidarie, il senso della natura, l’anticonformismo, la libertà di pensiero e la forza delle soluzioni espressive, li ritrovavo anche nelle parole e nei comportamenti di Gesù. A volte immaginavo il Nazareno sullo sfondo dello Yang-tze o del monte Fuji. Oppure vedevo Hui-k’o, l’allievo perfetto, seduto fra i dodici apostoli ai piedi del maestro. O mi figuravo il grande Bodhidharma fra i sacerdoti del tempio di Gerusalemme, unico fra tutti a non stupirsi di quel ragazzino che conosceva la Legge quanto e più di tutti loro, e sulla Legge aveva idee nuove, sostenute da una forza misteriosa. Siddhartha parlava a Benares, nel parco delle Gazzelle, ai suoi primi cinque discepoli, e il Cristo passava poco lontano e si fermava ad ascoltare, con un’espressione di enigmatica comprensione sul volto; poi riprendeva il suo cammino.
Nei libri che scrivevo di giorno, i miei personaggi correvano incontro al loro destino spesso buio; nelle ore notturne, una luce usciva dalle pagine schiuse. Dalle parole, dalla Parola.
Per questo, vent’anni fa, ho immaginato per la prima volta di scrivere questo libro, dove confrontare e, dove fosse lecito, confondere volutamente gli insegnamenti che mi sembravano scaturire da una stessa Verità. Così primitiva, così potente, fatta di fiducia incrollabile, di abbandono consapevole al flusso degli eventi, di disciplina inflessibile prima verso se stessi che verso gli altri, di disprezzo per ogni vuoto, ridicolo, grottesco eppure onnipresente culto dell’esteriorità.
Ma prima di mescolare bisognerà distinguere. E raccontare.

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25 Commenti

  1. A parte la stima e l’amicizia per Raul, per me è molto importante che un libro come questo esista, soprattutto in Italia dove un malinteso storico oppone letteratura e ricerca spirituale, che invece dovrebbero quasi essere sinonimi. Non vedo l’ora di leggerlo.

  2. Thomas Merton già negli anni 60 si occupò dei profondi legami spirtuali tra cristianesimo e buddismo zen …
    Immagino che si parli anche di lui in questo libro.

  3. Ehi, che sorpresa, proprio mentre di sera, invece della Bibbia, sto leggendo I materiali del killer! Grazie, Gianni e grazie, caro Valter.
    Raul

  4. Massimo, Merton è stato, in ogni senso, un gigante oltre che un uomo delizioso, ma questo non è esattamente un saggio per cui non contiene una disamina della letteratura sull’argomento. E’ la proposta di un viaggio.

  5. Un malinteso storico, in Italia, oppone purtroppo anche ricerca spirituale e film di Bollywood. Dopo questa frase “Siddhartha parlava a Benares, nel parco delle Gazzelle, ai suoi primi cinque discepoli, e il Cristo passava poco lontano e si fermava ad ascoltare, con un’espressione di enigmatica comprensione sul volto; poi riprendeva il suo cammino.” mi sono immaginato partire un bellissimo balletto ^_^

  6. Si chiama anacronismo intenzionale.
    Artificio retorico utilizzabile per mettere a confronto o in relazione due visioni del mondo attribuibili a personaggi storicamente vissuti in epoche diverse. Mark Twain ci ha fatto sopra un’intero romanzo (Un americano alla corte di re Artù), per dire. Puoi ballare su quello.
    In effetti, un malinteso storico (credersi molto intelligenti e superiori) oppone il concetto stesso di ricerca spirituale ad alcuni redattori di Nazione Indiana.

  7. forse dovreste leggere se non l’avete già fatto “La densità del dubbio” di un buon scrittore di queste parti non abbastanza valutato.Magari in quel testo potrebbero esserci nascoste le ragioni che lasciano spazio ai motivi che fanno si che una foce ad estuario sembri sia la migliore rappresentazione metaforica per cui a volte non si notano le differenze tra religioni con le cravatte diverse ma dalle comuni radici(mescolanza riscontrabile per esempio in S. del buon Updike)

  8. spero che siamo tutti consci del fatto che il cristianesimo (religione rivelata) non può assolutamente formulare una paradosso come quello in esergo – che invece “rivela” la ben diversa predisposizione alla verità del buddhismo. come differenza non mi sembra secondaria. mi stupisco per altro che i commentatori cattolici non sottolineino questa inconciliabilità tra le due religioni. le spiritualità non sono tutte uguali (e, per altro, non tendono automaticamente al kitsch come certe sovrapposizioni).
    @andrea: chiaramente con sotto un pezzo di asha bhosle.

  9. caro gherard gran parte dei cattolici di oggi sono molto tolleranti, mica lo prendono alla lettera il cattolicesimo – che sarebbe una faccenda altamente rigorosa, almeno nei costumi quotidiani; d’altra parte, tutti sono credenti in qualcosa: energia, un creatore bonaccione che non s’identifichi con i pretasti avidi….

    comunque rimpiango i tempi in cui raul era più dalla nostra, malfidi e miscredenti, e parlava del gran Topone, in lunghe diatribe su prove e controprove tra atei e credenti, proprio qui su NI…

  10. mi stupisco anch’io che i commentatori cattolici non sottolineino l’inconciliabilità tra cattolicesimo e buddismo, sarei curiosa di conoscerne il motivo, anche perché sono sempre sorpresa che le chiese cristiane continuino a essere su posizioni tra loro per molti aspetti inconciliabili, pur essendo nate dalla stessa matrice

  11. mi stupisco, ma non ho niente in contrario, perché considero tutte religioni, se possiamo chiamare religione il buddismo, pratiche assolutamente legittime per sopportare l’angoscia dell’essere gettati nel mondo, alcuni cercano di cavarsela da sé, altri hanno bisogno di dio o di altro, io sono estremamente tollerante, se anche loro lo sono con me.

  12. La grandezza storica del cattolicesimo, inutile dimenticarlo, è sempre stata la capacità di saper inglobare dentro sé ciò che lo precedeva o antecedeva, “cristianizzandolo”. Avete mai visto una messa cattolica in Africa? Credete che sia come quelle che si possono vedere nel Duomo di Milano?
    La forza della chiesa sta in questa struttura interna rigida, rivolta ai tempi lunghissimi della storia al punto da apparire astorica, e in un corpo duttile, perfettamente immerso nella storia quotidiana, nella cronaca, quasi.
    Credo sia proprio l’aspetto sincretico “molto” cattolico che affascini l’ateo dichiarato che è Raul.
    Ma mo’ vado a Cesena, non vi leggo. Fate i bravi.

  13. La cosa più simpatica è quando i non (o addirittura gli anti) cattolici spiegano ai cattolici come si deve essere cattolici.
    Poi c’è l’interpretazione della religione (una supposta contro l’angoscia) che ti deve andar bene per forza, se non non sei tollerante.
    L’altra cosa simpatica è quando parlano di te in terza persona.
    Infine introducono loro il concetto di “conciliabilità” e poi ti rimproverano di quello che non hai affermato.

    Montanari parla di “insegnamenti che mi sembravano scaturire da una stessa Verità”. Che è cosa ben diversa da conciliare o confondere. Alcuni tra i primi padri della Chiesa (Giustino per esempio) ritenevano che lo stesso dio che si è rivelato in Cristo avesse ispirato la saggezza dei filosofi greci. Ma non andavano a celebrare l’eucaristia sulla tomba di Platone, perchè distinguevano tra intelligenza naturale e rivelazione.
    Certo, quando si parla di cattolicesimo, chiunque si sente in diritto di sentenziare, e magari su Nazione Indiana tutte le sentenze portano all’Inquisizione mediovale o ai preti pedofili.
    Alla faccia della spocchia intellettuale dei censori dello stile e della purezza del concetto.

  14. @valter

    tu credi in Dio? bene, non mi disturba.

    faccio del sarcasmo sul tuo essere cattolico? no.

    è vero, considero la fede un palliativo. posso?

    sii cattolico come ti pare, non mi riguarda, ma se non vuoi che ti si risponda non essere tu il primo a metter becco nella gestione della spiritualità altrui.

  15. la cosa più simpatica di tutte però è il disagio con cui, ancora, i cattolici (alcuni almeno) si misurano con la libertà di opinione. detto questo, rimane il fatto che mettere insieme verità e buddismo è parecchio problematico e di conseguenza buddhismo e cristianesimo. ma, come si dice, credo quia absurdum ;-)

  16. @Bortolotti
    sei riuscito a fare un risotto in tre righe.
    Il buddhismo (specialmente zen) non può essere in nessun modo equiparato al cristianesimo, perchè è la ricerca di uno stato di coscienza e poco o nulla si preoccupa di basi dottrinarie. Il cristianesimo, che è ANCHE una teologia, da molto tempo si è incontrato con le filosofie o le tecniche di meditazione orientali, prendendole per quel che possono offrire, esattamente come fecero teologi cristiani (ma anche ebrei e musulmani) con la filosofia greca. Decenni fa un monaco ha scritto anche un paio di libri intitolati “Yoga per cristiani”, si chiamava Dechanet. Verità dottrinale e autenticità psicologica non sono certo sinonimi, ma neanche incompatibili, anzi.
    Ma se vuoi saperne di più ti do una bibliografia.

  17. scusa, ero convinto che in questo post si parlasse di “confondere” (dove possibile, certo) cristianesimo e buddismo ma evidentemente mi sono sbagliato. la bibliografia mi sarebbe sicuramente utilissima.

    tre righe? meglio così. sul mio browser sono addirittura 4 e mezzo. un risotto un po’ brodoso.

  18. Dopo aver letto alcuni interventi sul nulla, sarei perfino commosso di leggerne altri, da parte dei medesimi postatori, dopo la lettura del libro. Magari ancora più sarcastici o semplicemente negativi, ma giustificati dal sapere davvero di cosa si sta parlando.
    Ma questo non succederà mai. Troppo più comodo grattarsi la pancia e contemplare con distacco olimpico quelli che fanno le cose. Nazione Indiana è una palestra ideale per questo tipo di esercizio di autostima da parte dei frustrati; ogni tanto me ne dimentico.
    Grazie alla comprensione di quelli che hanno espresso curiosità, anche ironica come Andrea Inglese.

  19. Io non ho capito come è impostato e di che cosa parla questo libro.
    L’unica frase vagamente rivelatrice è questa: “Per questo, vent’anni fa, ho immaginato per la prima volta di scrivere questo libro, dove confrontare e, dove fosse lecito, confondere volutamente gli insegnamenti che mi sembravano scaturire da una stessa Verità.” Che lascia spazio a qualsiasi tipo di interpretazione.

    E’ possibile capirne di più?
    Per intenderci:
    E’ un saggio impegnativo, approfondito con tanto di note e rimandi continui a monografie su cristianesimo o buddismo? O è più di facile lettura?
    Come è strutturato? Ha un filo conduttore?
    Confronta solo frasi dette da Gesù nei 4 Vangeli e da Buddha (dove?)?
    Su quale piano sono condotti il confronto e il confusione dei due insegnamenti (etico? psicologico? teologico? ecc.)?

    Sarebbe utile saperlo, credo.
    In ogni caso, benvenuta a questa nuova casa editrice, mi auguro molti scrittori noti pubblicati da B. e altri grandi gruppi vi entrino, in modo da combattere l’attuale situazione di oligopolio editoriale.

  20. Lorenzo,
    seguendo il link della casa editrice si legge anche: “Un’antologia di brani Zen e di passi dei Vangeli commentata dall’autore.”
    Ma credo che il modo migliore per capire questo libro sia andare il libreria il 12 ottobre, no?

  21. Il 12 ottobre, data poco “spirituale”, mi pare. 519 anni fa fu l’inizio (tanto per restare fedeli al nome di questo blog). E in pochi decenni da un centinaio (stimato), i “senz’anima” passarono a pochi milioni.
    Vabbe’, la storia passa, ma lo spirito è eterno.

  22. @Gianni Biondillo: in effetti. E grazie. Mancano due giorni all’uscita in libreria, e poi il 20, chi è a Milano e davvero è interessato (o anche solo incuriosito) può venire alla Fnac alle 18 per scoprirne qualcosa di più.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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