Piccoli Maestri crescono

Collage pour Folon

Progetto Piccoli Maestri
di Elena Stancanelli

Su ispirazione del lavoro fatto da Dave Eggers in America (826 Valencia) e Nick Hornby a Londra (Il ministero della storie) ho immaginato qualcosa di simile in Italia. La mia idea sarebbe quella di fare una scuola di lettura pomeridiana, indirizzata ai ragazzi delle scuole medie superiori e tenuta dagli scrittori, che parteciperebbero a titolo gratuito, mettendo a disposizione un po’ di tempo e la loro passione per i libri.
Ho condiviso questo mio progetto con i partecipanti alla prima riunione di TQ, con la casa editrice Laterza e la Provincia di Roma (il presidente Zingaretti e l’assessora alla cultura Cecilia d’Elia), che mi hanno aiutato con entusiasmo.
Abbiamo trovato quindi una sede possibile, per far partire la prima sperimentazione. Si tratta di uno spazio molto bello, nel quartiere Esquilino a Roma, di proprietà del Comune, dove già si fanno diverse attività per ragazzi.
Il 5 settembre alle ore 19, ho indetto una riunione con l’assessore, le persone che gestiscono lo spazio e tutti gli scrittori che vogliano mettersi a disposizione. Accorrete numerosi. Anche se avete perplessità e non siete sicuri di farcela: intanto possiamo mettere a punto il progetto e far vedere che siamo tanti, belli e intelligenti. Confido in voi. Il posto in questione si chiama Matemù, in via Vittorio Amedeo II, a Roma.

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40 Commenti

  1. E’ un bellissimo progetto, l’unica cosa che mi lascia perplessa è la definizione “scrittori” che sembra sottendere il solito crisma dell’aver pubblicato su carta (preferibilmente con grandi editori, e avendo vinto qualche premio prestigioso).

  2. Come tutti sanno, Fiorella, tutti coloro che hanno pubblicato su carta con grandi editori, e magari hanno vinto qualche premio prestigioso, sono delle merde che scrivono merdate.
    Chi invece non ha pubblicato su carta con grandi editori, e non ha vinto nessun premio prestigioso, è ipso facto un genio incompreso che scrive genialate.
    Suvvia.
    La proposta di Elena Stancanelli non mi pare abbia lo scopo di creare uno spazio di sfogo e di narcisismo per autori giustamente rifiutati da tutti. Avrà piuttosto lo scopo di mettere al lavoro persone alla cui opera è stao riconosciuto un valore più o meno consolidato attraverso i mezzi di cui la società dispone per riconoscere e consolidare un valore: il consenso, il numero, il prestigio, eccetera.

    Piuttosto, ho una lieve perplessità su questo tono di “chiamata alle armi”. Un po’ perché mi pare sproporzionato rispetto alla dimensione dell’iniziativa; e un po’ perché mi pare che, volendo fare delle cose buone e durature, sia più opportuno fare “inviti selezionati” (rivolti a persone, ad esempio, delle quali sia un po’ conosciuta la capacità di aver che fare con bambini: io ad esempio sono specializzato in adulti) anziché “chiamate alle armi”. O forse sono io che non percepisco la gravità del momento.

  3. Andrò alla riunione del 5 settembre, non solo perché è a pochi passi da casa mia, ma perché come lettore per ragazzi (ho esperienza nel settore della scuola) posso forse dire la mia.

  4. carissimo Giulio
    a me non sembra affatto un tono da “chiamata alle armi” (il tono, la couleur è tutto, avrebbe detto Giuseppe Verdi) e non credo affatto verosimile, nelle intenzioni della ideatrice del progetto quanto traspare dalla tua ipotesi.Il Il 5 settembre alle ore 19, si presenta come un incontro diciamo preliminare e di confronto in vista di una programmazione sicuramente super strutturata e affidata, certamente, a quanti, siano in grado e soprattutto abbiano voglia di contribuire, volontariamente (dagli scrittori, che parteciperebbero a titolo gratuito, è scritto)
    Detto questo, per rispondere a Fiorella e in parte anche a te non credo che esista un albo degli scrittori (a me basterebbe un’alba visto che tutti parlano di tramonto) e trovo assai deprimente la frase che hai usato, Giulio” io ad esempio sono specializzato in adulti” oltre che OT.
    L’invito in altri termini non è rivolto agli specialisti, agli esperti, ma a chi abbia fatto dell’arte del racconto una propria ragione di vita. di piacere, di vocazione e quella ragione abbia voglia di metterla al servizio dei più piccoli.. Ecco perché mi piace l’iniziativa di Elena, ecco perché aderirò
    effeffe

  5. L’idea è bella, per quanto non originale, ma non si possono avere sempre idee originali, certo. Piuttosto, se posso dire la mia, attenzione a non spostare l’attenzione dai ragazzi, e dalla lettura loro dedicata, agli scrittori (veri o sedicenti: interesserà davvero a molti questa polemica?) che dovrebbero prestarsi per aiutarli a leggere e, quindi, anche, a scrivere.
    Condivido l’impressione di Giulio di una certa sproporzione con la reale dimensione dell’iniziativa.

  6. Sproporzione con la reale dimensione dell’iniziativa, scrivi tu. Dipende dai punti di vista, dalle prospettive, ribatto io effeffe
    ps
    per quanto riguarda l’originalità, non è che perché una cosa non è originale che debba essere per forza tarocca.

  7. Effette, per lavorare con i bambini bisogna essere capaci di lavorare con i bambini. Non basta aver “fatto dell’arte del racconto una propria ragione di vita. di piacere, di vocazione” e “quella ragione aver voglia di metterla al servizio dei più piccoli”.
    Ho visto iniziative di questo tipo riuscire molto bene, a volte, e molto male, altre volte. Le volte in cui riuscivano male era perché gli scrittori coinvolti, nonostante tutta la loro voglia di “mettersi al servizio”, non ci sapevano fare con i bambini.
    Io, ad esempio, sono adeguato nel rapporto uno a uno, uno a due, facciamo tre, con i bambini; difronte a un gruppo o a una classe fallisco. Mentre con gli adulti riesco bene (magari li sfianco un po’, ma niente di grave).
    La passione è utile, ma le competenze non devono mancare.

    (E quanto allo “specializzato in adulti”, eccetera: va bene, eviterò d’ora in poi ogni comunicazione ironica, scherzosa o paradossale. Sarò pedantescamente referenziale).

  8. “Sproporzione con la reale dimensione dell’iniziativa, scrivi tu. Dipende dai punti di vista, dalle prospettive”: non sono d’accordo, occorre prima iniziare bene e da piccole cose, soprattutto se è la prima volta (come lo è in Italia) che si fa qualcosa del genere, e poi ampliare. Partire subito in quarta può (“può”) essere rischioso. Voglio dire: le “prospettive” te le dai in corso d’opera, verificando sul campo quello che stai facendo.

    “non è che perché una cosa non è originale che debba essere per forza tarocca”: ho mai detto questo? ;-)

  9. in Effette non è così male!
    A parte il refuso,caro Giulio, quello che ho appreso dalle mie esperienze di lavoro con i bambini è che non c’è menzogna possibile. Con gli adulti può accadere che dopo un incontro che a te, attore protagonista è sembrato fruttuoso, i partecipanti una volta fuori si siano detti, madonna che palle! )Se la cosa funziona, con i bambini, te ne rendi conto subito, (così sarà capitato anche a te per giungere a queste conclusioni ) ma non si tratta esclusivamente di competenze, ti assicuro. sarebbe come chiedere a un padre, a una madre, un diploma di genitorialità. Quella di raccontare è un’arte. in questo caso specifico ci troviamo di fronte a un appello agli scrittori di mettere a disposizione e gratuitamente di una comunità di lettori, fondamentale, questa arte. Non credo, come te, che basti essere scrittori per possedere quell’arte, ovvero l’arte di raccontare a dei bambini delle storie che sono raccontate nei libri con la speranza che al piacere dell’ascolto segua quello della lettura, autonoma, solitaria o collettiva che sia, Il mio appunto sulla “dittatura” dell’expertise, la potremmo generalizzare ad altri campi. Una delle illusioni di questi ultimi vent’anni è stata sicuramente quella di poter sostituire con dei “corsi” il corso delle cose. Corsi di cucina, di tango, di seduzione, di scrittura come se la cosa bastasse a creare una comunità, la comunità originaria in cui quelle stesse arti sono nate, si sono sviluppate. Ho come l’impressione che per fortuna questa epoca di eterni stagisti sia finita. Che si sia ritornati al buon senso come paradigma di scelta di una pratica piuttosto che di un’altra. Che insomma sia finito il tempo dei Club Med della vita in comune e stia per cominciare qualcosa di più naturale. Naturale, appunto, come raccontare e ascoltare delle storie.
    Bambini venite, parvulos!
    effeffe

  10. Mauro, io non penso che si sia partiti in quarta. Nel post si parla di un incontro che avverrà fra un mese, un incontro preparatorio e soprattutto del “contarsi”, immagino ancor prima del “raccontarsi”. Per realizzare un progetto del genere è necessario sapere quante persone aderiscono e con quale idea, ovviamente. Sulla questione dell’originalità ho scritto quella nota perché solo una lettura un po’ distratta poteva ravvedervi pretesa di originalità. Il post comincia infatti con la citazione di esperienze già messe in atto, altrove.
    effeffe

  11. l’idea di per se stessa (al di la dei modi per metterla in pratica e renderla fruttuosa) è meravigliosa.

    Perchè allora non pensare a una inziativa analoga con la musica imparando dalle esperienze positive del venezuela?

  12. Giulio Mozzi ha ragione, anche se qui non si tratta proprio di bambini ma di ragazzotti, ed io sono convinto che sia i primi che i secondi vadano lasciati da soli, direi che può bastare la retorica dei braccioli per imparare a nuotare.
    Sull’iniziativa penso che se proprio effeffe s’è incaponito a farla, (sempre mettendoci di mezzo nonsiamaimancassero i TQ) scelgano almeno libri di “rottura” colle cartoline scolastiche.

  13. Effeffe, chiedo scusa per l’errore.

    E chiedo scusa per un errore molto più grande. Ho letto “scuole medie” e mi sono perso il “superiori” (e per questo ho parlato di “bambini”).

    Lavoro con da un paio d’anni per l’Istituto per la sperimentazione educativa della Provincia di Trento (Iprase). Se interessasse – magari possono fornire qualche suggestione – la documentazione dell’attività 2009/2010 è qui, la documentazione per il 2020/2011 è qui. L’attività dell’anno prossimo comincia con un seminario residenziale per insegnanti: qui (spero che i link funzionino, il sito dell’Iprase è in corso di trasformazione e ogni tanto ci sono delle sorprese).

    Mi sono fatto la convinzione che la cosa più utile sia non tanto lavorare direttamente con i ragazzi, ma lavorare intensivamente con gli insegnanti. Se non altro per dare una durevolezza al proprio intervento.

    Avviso che Dinamo Seligneri, dopo le parole “Giulio Mozzi ha ragione… ed io sono convinto”, ecc., scrive cose che non condivido per niente.

  14. Gentilissimo Giulio Mozzi,
    la definizione “merde” e “merdate” è Suo, io non l’ho usato.
    Dopodiché:
    la proposta della Sig.ra Stancanelli è rivolta a un’utenza delle scuole medie superiori, quindi a giovani dai 14 ai 18 anni: chiamarli “bambini” mi sembra quindi improprio, questo tanto per specificare. Secondo (se vogliamo proprio dirla tutta) il progetto di cui parliamo è – a mio avviso – il solito tentativo di turare le falle della scuola pubblica, purtroppo massacrata negli ultimi trent’anni, e sia dalla destra che dalla sinistra. Quindi, l’ennesimo tentativo di mettere a margine chi ha realmente il compito di educare alla letteratura i ragazzi: gli insegnanti, che ovviamente parlano attraverso le opere degli scrittori. Invece di turare falle e di prendere begli spazi, ci vorrebbero proposte e movimenti concreti per salvare la scuola pubblica, e consentire ai docenti di fare bene il proprio lavoro (per esempio, non in classi pollaio di 30 alunni).
    Infine, sul prestigio, consenso, numero, ecc.: mi fa specie che si parli ancora con una convinzione granitica del consenso derivante dall’aver pubblicato su carta (che si avvia a essere soppiantata dal digitale, e che comunque è stata soppiantata dalla rete ormai da anni, e questo testata che ci ospita ne è una prova) e, ancor più, dai premi (alcuni con criteri di assegnazione molto discutibili). Mi sorprende, anche, che Lei usi questo tono nei confronti di chi – ipoteticamente – si offrirebbe volontario per l’iniziativa della Stancanelli ma – con i Suoi parametri – verrebbe rigettato, in quanto o si pubblica con grandi editori o si è un – sarcasticamente definito – “genio incompreso”. Inoltre, sa, non credo che i famosi e bravi avranno tempo e possibilità di lavorare a una cosa del genere: più verosimile, invece, che ci si avvarrà di bravi (non famosi), disponibili per un lungo periodo, altrettanto validi.
    Un’ultima cosa: siamo su Nazione Indiana?

  15. nell’ordine:
    @ Giulio i due link del post fanno riferimento ai siti citati dall’autrice
    @ Dinamo, giusta la tua osservazione nel merito, ovvero che si tratta di ragazzi delle superiori e non di bambini. Detto questo ritengo che le cose che ci siamo detti e lo spirito con cui occorre fare certe cose possa valere sia per bambini che per gli adolescenti
    @F.D’errico, non non sei su Nazione Indiana, sei a casa tua.
    Dopodiché non mi sembra che si possa evincere da quanto descritto dalla Stancanelli quanto da te ipotizzato, ovvero di lotte prima degli esami, tra analogici e digitali, famosi e fumosi (nel senso di fumatori). Così come l’idea che iniziative come queste debbano riempire dei vuoti. Magari si tratta di organizzare dei pieni. Ai nostri tempi i primi libri di testo si chiamavano sussidiari. Ecco come considero queste attività, sussidiarie e non suppletive
    @tutti
    ho sempre pensato che leggere e leggerezza andassero a braccetto. Perché dovrei ricredermi?
    effeffe

  16. Gentile Forlani: magari si tratta di organizzare prima i vuoti, e poi pensare ai pieni, visto che è stata coinvolta anche la Provincia di Roma, quindi le istituzioni. Questo senza nulla togliere alla bellezza dell’iniziativa, come ho detto nel primo commento; a patto però che sia aperta a chiunque (abbia esperienza in didattica, o scriva, ecc.). Questa l’unica cosa che mi premeva sottolineare, dato che la fumosità (preludente a un’apertura totale, a una chiusura? Vedremo) è insita nel sostantivo “scrittori”, che dice tutto e niente.
    Se non sono su Nazione Indiana ma a casa mia, mi va benissimo e ne sono molto contenta: chiedo quindi in casa mia di poter esprimere urbanamente la mia opinione, e di ricevere critiche in merito formulate con gentilezza (che va tanto d’accordo anche con la leggerezza) e senza inutili sarcasmi snobistici.

  17. @F,D’E
    quando uno si domanda : siamo su Nazione Indiana? cosa mai si potrà rispondere?
    @Giulio
    Grazie per i link alla documentazione e sono sicuro che eventuali collaborazioni saranno più che benvenute. Così come, per tranquillizzare Dinamo, va ribadito che tale invito è rivolto a tutti, TQ certo, ma anche U,V e Zeta
    effeffe

  18. E ringrazio Elena Stancanelli ancora una volta per aver voluto condividere con i lettori e gli scrittori di Nazione Indiana la sua iniziativa
    effeffe

  19. @effeffe: la domanda era ovviamente provocatoria, visto che i concetti espressi con nonchalance da Giulio Mozzi non mi sembravano attinenti allo spirito della testata.
    Ringrazio di questo spazio (non in casa mia) e saluto cordialmente Lei, Mozzi e tutti i convenuti.

  20. F.D’E questo spazio è anche casa tua, di certo non casa nostra :-) dunque benvenuta.

    effeffe

  21. NI è uno spazio per terapie di gruppo? ( oggi alcolisti,domani drogati,dopodomani ansiosi,sabato letterati………………?) ?

    come animatore di una terapia di gruppo di letterati ( e non ) effeffe è insuperabile……………………..

  22. povera e soia vai democrazia………….

    ho scritto un commento 3 ore fa a questo post.
    è stato pubbliucato.
    dopo poco è stato soppresso.

    ebbene, mi è stato cancellato eppure non era sconcio ne fascista ne nazista ne omofobo ne razzista e ne lesivo della figura morale del gruppo dirigente di NI….era solo un amabile canzonatura ………..

    si chiedono spiegazioni al vs servizio d’ordine

  23. ………..e adesso, subito dopo la protesta, è riapparso! ah ah ah ah……………..

  24. Per F. D’Errico. Lei ha scritto: “l’unica cosa che mi lascia perplessa è la definizione “scrittori” che sembra sottendere il solito crisma dell’aver pubblicato su carta (preferibilmente con grandi editori, e avendo vinto qualche premio prestigioso)”.
    A me questo è sembrato – riprendo un’espressione sua – un “granitico pregiudizio”.
    Successivamente ha scritto: “mi fa specie che si parli ancora con una convinzione granitica del consenso derivante dall’aver pubblicato su carta (che si avvia a essere soppiantata dal digitale, e che comunque è stata soppiantata dalla rete ormai da anni, e questo testata che ci ospita ne è una prova)”.
    E questi mi sembrano altri “granitici pregiudizi”.

    La differenza ovviamente non sta nell’aver pubblicato “su carta” o “in digitale”, ma nell’aver pubblicato presso un soggetto autorevole (un editore, cartaceo o digitale o ambidestro che sia). E oggi i soggetti autorevoli lavorano (ancora) principalmente con la carta.
    (Un esercizio intuitivo: le edizioni digitali dei quotidiani mimano, sullo schermo, l’impaginazione del giornale cartaceo. Ciò significa, presumo, che il giornale cartaceo ha ancora una autorevolezza, o una aura, sua specifica).

  25. @giulio mozzi
    L’attacco sarcastico del suo iniziale commento dà ragione al primo di quelli che Lei definisce i miei “granitici pregiudizi”: infatti, Lei stesso afferma che solo coloro i quali sono stati riconosciuti per mezzo di premi e/o pubblicazioni presso grandi case editrici hanno titolo a svolgere attività culturali e didattiche (come quelle previste dal progetto Stancanelli). Quindi, il mio primo presunto pregiudizio non esiste.
    Poi bisogna intendersi sul termine “autorevolezza”: a leggere il suo commento pare che (mi corregga se sbaglio) autorevolezza stia per numero di lettori e di consensi raccolti. Su questo punto credo ci sia da parte sua un malinteso: tutti sanno, infatti, che già oggi (e da tempo) il numero dei lettori sulla rete surclassa ampiamente quello dei lettori su carta. Questo, in particolare, per quanto riguarda i quotidiani, molti dei quali (compresi proprio i più “autorevoli”) non fanno altro che prendere notizie dalla rete e riportarle su cartaceo. Ne è conferma il fatto che il cartaceo è ormai regolarmente in ritardo rispetto al digitale (vedi il fenomeno Twitter).Dunque, di quale autorevolezza sta parlando? Su cosa si baserebbe questo concetto nei fatti adesso, in questo momento storico? Lei stesso mi sta rispondendo su un blog, non su una rivista; giacché un dibattito del genere su una rivista avrebbe dei tempi biblici.

    Il giornale cartaceo è esso stesso un rimando del giornale on line, per un motivo molto semplice: quest’ultimo è aggiornato in tempo reale, cosa che il cartaceo non può essere. Questo significa che il quotidiano su carta è impaginato secondo la scaletta del digitale, non viceversa. La somiglianza tra i due è dovuta – esclusivamente – alla comodità di lettura e all’abitudine del lettore, che sta passando dal cartaceo al digitale. La controprova di questo è fornita dal fatto che oggi i più “autorevoli” quotidiani sono tutti in passivo, e si reggono sul finanziamento pubblico all’editoria.

    Certamente l’edizione cartacea gode di un’aura, come l’ha definita Lei, che trova giustificazione nell’attaccamento di una minoranza al supporto tradizionale, nella storia di ogni testata/casa editrice fino ad oggi, e anche nella scarsa considerazione di cui gode la rete presso coloro i quali fruiscono di “rendite di posizione”nel mondo editoriale. Un fenomeno paradossale, se pensiamo che proprio costoro – spesso e volentieri – sfruttano il mezzo internet in modo massiccio.

    P. S. Ringrazio effeffe per il benvenuto, lo apprezzo.

  26. Oh, eccone un altra convinta che una cosa sia vera-giusta-bella-buona se appare sulla libera e gratuita Rete e falsa-ingiusta-brutta-cattiva se appare sui vecchi giornali di carta a pagamento – mi chiedo sempre se questi propagandisti dell’industria digitale lo fanno per ‘fede’ o se vengono pagati in iPad o simili…
    Del resto basta andare nella sezione dei commenti di qualsiasi quotidiano online per vedere che festa dello spirito vi si celebri ad ogni ora del giorno e della notte…
    (commovente anche la convinzione, la stessa della tivù, che la cosa più importante sia la rapidità e ‘guarda, sono morte migliaia di persone ma Twitter è arrivata prima!’)

  27. @Sascha
    Non propagando nessuno, mi limito a registrare la realtà. Sull’importanza della velocità della notizia: non l’ho inventata io, né in ambito giornalistico né in quello televisivo; se poi vogliamo considerare la tragicità delle notizie fornite ogni giorno, facciamolo sapendo che si esula dal campo dell’informazione e andiamo in quello morale, sociale, ecc.
    Sul dire che ciò che è pubblicato su carta è falso-ingiusto-brutto: illazioni Sue, io non l’ho detto e nemmeno lo penso.
    Vero è che i momenti di transizione sono complessi, e grande è la tentazione di attaccarsi al noto, al pregresso, a ciò che sentiamo familiare, per la paura dellà novità, dell’ignoto. Ma è veramente triste che chi opera nel campo della cultura, invece di salutare favorevolmente la condivisione democratica di internet, difenda la sua piccola chiesa.
    Saluti.

  28. bella iniziativa questa della stancanelli.
    e se per una una volta ci godessimo l’intuizione di una bella idea, e se poi, putacaso, magari ci adoperassimo pure con un ns contributo a questa bella idea e deponessimo un po’ l’oratoria e dicessimo un semplice “sì, mi iace. che posso fare?
    no, niente. come dicevo, mi sembra una bella iniziativa.

    l.

  29. grazie Gigiotto! a proposito dal Zanna, nel letto a castelletto in cui saremo è stato deciso che io dormo sopra che tu la notte ti agiti e se stai sotto si evita l’effetto mal di mare
    Domanda: il letto a castelletto è analogico o digitale?
    effeffe

  30. very hOT
    Annamaria ti ho chiamato ieri per dirti che i tuoi commenti erano finiti nello spam. Come ti ho spiegato e sa chiunque pratichi il mondo dei blog questo può capitare. Ovvero può succedere che la macchina o un errore di manipolazione, per x ragioni si determini come spam un commento. Ti ho anche detto che avrei appena possibile liberato il commento canzonatorio che avevi fatto. Ho potuto collegarmi adesso con il retrobottega e i commenti sono quattro. in uno mi prendi, bonariamente per il culo ed apprezzo, in altri tre invochi servizi d’ordine, big brother e quant’altro. Faccio questa precisazione perché a volte, ora per esempio, sono molto stanco di leggere di complottismi, fascismi censori e via dicendo in un luogo che si tiene sul solo desiderio di far avanzare il dibattito, di far conoscere autori e testi, di appoggiare iniziative lodevoli come questa eccetera, eccetera. La morale della favola ci insegna, ora, che su un post a cui varrebbe la pena dedicare attenzione ed eventualmente la propria adesione ci si ritrova con quattro commenti completamente fuori tema che altra funzione non avranno che di creare un rumore di fondo, nel commentario o di avvalorare le tesi strampalate e quelle, sì inquisitorie di chi per diverse ragioni si fa detrattore del progetto noto a tutti come Nazione Indiana. Il fatto che ci si mettano anche gli amici, persone che si stimano, ad avvalorare questa tesi a me mette molta tristezza, all’inizio, poi, come diceva un’amica di Bolzano, tiremme innanz, mi dico e tutto passa. Chiedo scusa per l’OT ma mi sembrava giusto come redattore puntualizzare questa cosa.
    effeffe

  31. Da un computer volante non mio, senza neppure trovare il tempo di leggere i commenti. Voglio dire a Elena (che saluto) che sono felice si facciano cose così a Roma.
    E voglio informarla che a Milano si fanno già da tempo, e ben strutturate. Vedi qui: http://laboratorio.terre.it/

    Contattale (sono praticamente tutte ragazze) potranno aiutarti di sicuro.

    (hanno, per inciso, fatto anche il laboratorio di scrittura alla festa di NI)

  32. grazie luigi. per tutti quelli che, come lui, volessero capire meglio e dare una mano, vi aspetto il 5 settembre. grazie ancora, e

  33. Magnifico progetto. Non sto in grado di scrivere un commento lungo come di solito. Ho molti problemi in questo momento. Sono stanchissima. Mi dispiace di non potere dedicarmi alla bellezza.

    Spero presto ritrovare tutto il tempo per gustare le meraviglie di NI.

  34. grazie gianni (che ti risaluto), ne avevamo parlato del progetto di milano e lo tengo sempre presente. e

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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