Classifiche pordenonelegge-Dedalus giugno-luglio 2011
I Lettori e le Lettrici delle Classifiche pordenonelegge-Dedalus hanno selezionato, con una votazione specifica, le terne dei finalisti del premio “Stephen Dedalus”, giunto alla sua quinta edizione. Ai Lettori è stata sottoposta la lista dei primi tre classificati di tutte le categorie (Narrativa-Altre scritture, Poesia, Saggistica) nelle votazioni avvenute fra l’ottobre 2009 e il giugno 2011. Come da regolamento del Premio, da questa lista sono state escluse le opere uscite in collane dirette o coordinate da uno dei membri della giuria; quelle postume; quelle miscellanee; quelle già finaliste nella precedente edizione del premio; quelle di autori che hanno già vinto il premio “Dedalus” nelle precedenti edizioni.
Le terne dei finalisti sono risultate:
Per la Narrativa-Altre scritture
Franco Arminio, Cartoline dai morti, Nottetempo
Helena Janeczek, Le rondini di Montecassino, Guanda
Michele Mari, Rosso Floyd, Einaudi
Per la Poesia
Milo De Angelis, Quell’andarsene nel buio dei cortili, Mondadori
Fabio Pusterla, Corpo stellare, Marcos y Marcos
Andrea Zanzotto, Conglomerati, Mondadori
Per i Saggi
Giorgio Agamben, Categorie italiane, Laterza
Ezio Raimondi, Figure e ombre, Il Mulino
Massimo Rizzante, Non siamo gli ultimi, Effigie
I vincitori delle tre sezioni verranno designati entro il mese di luglio da una giuria composta dai coordinatori delle Classifiche pordenonelegge-Dedalus (Alberto Casadei – Segretario; Andrea Cortellessa, Guido Mazzoni) e dai vincitori della quarta edizione del premio “Stephen Dedalus” (Marco Belpoliti, Mario Benedetti, Laura Pugno).
Qui di seguito, invece, le Classifiche totali pordenonelegge-Dedalus di giugno-luglio 2011, ultime prima della pausa estiva.
Narrativa
1) Paolo Sortino, Elisabeth, Einaudi, p. 65
2) Mauro Covacich, A nome tuo, Einaudi, p. 36
3) Gabriele Frasca, Dai cancelli d’acciaio, Sossella, p. 24
4) Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana, E/O, p. 23
5) Luigi Grazioli, Tempesta, Effigie, p. 22
6) Guido Ceronetti, In un amore felice, Adelphi, p. 18
7) Giacomo Sartori, Cielo nero, Gaffi, p. 14
8) Mario Desiati, Ternitti, Mondadori, p. 13
9) Antonio Tabucchi, Racconti con figure, Sellerio, p. 12
10) Sergio Nelli, Orbita clandestina, Einaudi, p. 11
11) Federica Manzon, Di fama e di sventura, Mondadori, p. 9
11) Demetrio Paolin, La seconda persona, Transeuropa, p. 9
13) Vincenzo Latronico, La cospirazione delle colombe, Bompiani, p. 8
13) Alessio Torino, Tetano, minimum fax, p. 8
13) Maria Pia Veladiano, La vita accanto, Einaudi, p. 8
16) Mimmo Gangemi, La singora di Ellis Island, Einaudi, p. 7
17) Ernesto Aiola, Paesaggio con incendio, minimum fax, p. 6
17) Andrea Camilleri, Gran circo Taddei, Sellerio, p. 6
17) Gaja Cenciarelli, Sangue del tuo sangue, Nottetempo, p. 6
17) Francesca Genti, La febbre, Castelvecchi, p. 6
17) Giuseppe Lupo, L’ultima sposa di Palmira, Marsilio, p. 6
17) Marco Mancassola, Noi non saremo confusi per sempre, Einaudi , p. 6
17) Stefano Redaelli, Chilometrotrenta, San Paolo, p. 6
17) Gianluigi Ricuperati, Il mio impero è nell’aria, minimum fax, p. 6
17) Gilberto Severini, A cosa servono gli amori infelici, Playground, p. 6
26) Carlo D’Amicis, Il grande cacciatore, :duepunti, p. 5
26) Gianni D’Elia, 1977, Sigismundus, p. 5
28) Ilaria Bernardini, Corpo libero, Feltrinelli, p. 4
28) Luca Moretti, Il senso del piombo, Castelvecchi, p. 4
28) Lucio Trevisan, Ingratitudine, NoReply, p. 4
31) Bruno Arpaia, L’energia del vuoto, Garzanti, p. 3
31) Raffaella Battaglini, Aria di casa, Arcipelago, p. 3
31) Simone Ghelli, L’ora migliore e altri racconti, Il Foglio, p. 3
31) Maurizio Matrone, Piazza dell’Unità, Marcos y Marcos, p 3
31) Andrea Tarabbia, Marialuce, Zona 9volt, p. 3
31) Nicoletta Vallorani, Le madri cattive, Salani, p. 3
37) Alessandro Mari, Troppo umana speranza, Feltrinelli, p. 2
37) Francesca Melandri, Eva dorme, Mondadori, p. 2
37) Raul Montanari, L’esordiente, Baldini Castoldi Dalai, p. 2
37) Stefano Moretti, Scappare fortissimo, Einaudi, p. 2
37) Folco Quilici, La dogana del vento, Mondadori, p. 2
Poesia
1) Eugenio De Signoribus, Trinità dell’esodo, Garzanti, p. 61
2) Anna Maria Carpi, L’asso nella neve, Transeuropa, p. 24
3) Filippo Strumia, Pozzanghere, Einaudi, p. 23
4) Carlo Carabba, Canti dell’abbandono, Mondadori, p. 22
5) Andrea Raos, I cani dello Chott el-Jerid, Arcipelago, p. 21
6) Gabriel Del Sarto, Sul vuoto, Transeuropa, p. 20
7) Laura Pugno, La mente paesaggio, Giulio Perrone, p. 18
8) Patrizia Cavalli, La patria, Nottetempo, p. 15
8) Azzurra D’Agostino, D’aria sottile, Transeuropa, p. 15
10) Massimo Zamboni, Prove tecniche di resurrezione, Donzelli, p. 14
11) Davide Nota, La rimozione, Sigismundus, p. 12
11) Florinda Fusco, Thérèse, Polìmata, p. 12
13) Stefano Lorefice, Frontenotte, Transeuropa, p. 10
14) Fabio Franzin, Coe mani moche, Le Voci della Luna, p. 8
15) Maurizio Casagrande, Sofegon carogna, Il Ponte del Sale, p. 7
15) Andrea Ponso, I ferri del mestiere, Mondadori, p. 7
17) Roberto Amato, L’acqua alta, Elliot, p. 6
17) Giancarlo Consonni, Chiarìe, Edizioni Fuoridalcoro, p. 6
17) Jacopo Galimberti, Senso comune, Le Voci della Luna, p. 6
17) Vincenzo Ostuni (a cura di), Poeti degli anni zero, L’Illuminista, p. 6
17) Alessandro Raveggi, La trasfigurazione degli animali in bestie,
Transeuropa, p. 6
22) Massimiliano Chiamenti, Evviva la morte, le cariti editore, p. 5
22) Alberto Pellegatta, L’ombra della salute, Mondadori, p. 5
24) Franco Loi, Angel de aria, Aragno, p. 4
24) Ida Travi, Tà, Moretti e Vitali. p. 4
26) Augusto Amabili, La gettata del cielo, Sigismundus, p. 3
26) Luca Artioli, Suture, Fara Editore, p. 3
26) Gianni Clerici, Il suono del colore, Fandango, p. 3
26) Vera Lucia de Oliveira, La carne quando è sola, Sefeditrice, p. 3
26) Cinzia Ferrari, Lucertola, Nino Aragno, p. 3
26) Fabio Sargentini, Perle coltivate, Edizioni L’Obliquo, p. 3
32) Fabrizio Bernini, L’apprendimento elementare, Mondadori, p. 2
32) Nader Ghazvinizadeh, Metropoli, Edizioni CFR, p. 2
32) Alfonso Guida, Il dono dell’occhio, Poiesis, p. 2
Saggi
1) Alfonso Berardinelli, Non incoraggiate il romanzo, Marsilio, p. 32
2) Domenico Scarpa, Uno. Doppio ritratto di Franco Lucentini,
:duepunti, p. 27
3) Mario Lavagetto, Quel Marcel! Frammenti della biografia di Proust,
Einaudi, p. 25
4) Andrea Gibellini, L’elastico emotivo, Incontri Editrice, p. 21
5) Carla Benedetti, Disumane lettere, Laterza, p. 16
6) Goffredo Fofi, Zone grigie, Donzelli, p. 15
6) Arturo Mazzarella, Politiche dell’irrealtà, Bollati Boringhieri, p. 15
8) Miguel Gotor, Il memoriale della repubblica, Einaudi, p. 14
9) Alberto Mario Banti, Sublime madre nostra, Laterza, p. 12
9) Giorgio Fontana, La velocità del buio, Zona, p. 12
9) Alessandro Portelli, America profonda, Donzelli, p. 12
12) Bartolomeo Pietromarchi, Italia in opera, Bollati Boringhieri, p. 10
13) Luciano Gallino, Finanzcapitalismo, Einaudi, p. 9
13) Pier Vincenzo Mengaldo, In terra di Francia, ETS, p. 9
15) Sergio Luzzatto, Il crocifisso di Stato, Einaudi, p. 8
16) Alfoso Berardinelli, Che intellettuale sei?, Nottetempo, p. 6
16) Eugenio Borgna, La solitudine dell’anima, Feltrinelli, p. 6
16) Edoardo Esposito, Elio Vittorini. Scrittura e utopia, Donzelli, p. 6
16) F. Marino-B. Natale, Apocalisse Pakistan, Memori, p. 6
16) Rino Genovese, Che cos’è il berlusconismo, Manifestolibri, p. 6
16) Simone Giusti, Insegnare la letteratura, Zanichelli, p. 6
16) Jonah Lynch, Il profumo dei limoni, Lindau, p. 6
16) Isabella Pezzini, Semiotica dei nuovi media, Laterza, p. 6
16) Antonio Prete, All’ombra dell’altra lingua, Bollati Boringhieri, p. 6
16) Marco Pustianaz, Queer in movimento, ETS, p. 6
16) Ermanno Rea, La fabbrica dell’obbedienza, Feltrinelli, p. 6
16) Stefania Ricciardi, Gli artifici della non-fiction, Transeruopa, p. 6
16) Nicola Turi, Declinazioni del canone americano in Italia tra gli anni Quaranta e Sessanta, Bulzoni, p. 6
29) Gian Luigi Beccaria, Mia lingua italiana, Einaudi, p. 5
30) Franco Cassano, L’umiltà del male, Laterza, p. 4
30) Antonio Castronuovo, Alfabeto Camus, N.E./Stampa Alternativa, p. 4
30) Tiziano Salari, Essere e abitare, Moretti & Vitali, p. 4
30) Francesca Simoncini, Eleonora Duse capocomica, Le Lettere, p. 4
34) Luciano Canfora, La meravigliosa storia del falso Artemidoro,
Sellerio, p. 3
34) Vittorio Coletti, Romanzo mondo, Il Mulino, p. 3
34) Giuseppe D’Alessandro, Il gatto e la filosofia, Angelo Colla, p. 3
34) Giovanni De Luna, La repubblica del dolore, Feltrinelli, p. 3
34) Mario Domichelli, Lo scriba e l’oblio, ETS, p. 3
34) G. Fofi-G. Panizza, Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso…, Feltrinelli, p. 3
34) Massimo Recalcati, Cosa resta del padre, Raffaello Cortina, p. 3
34) Enzo Rutigliano, Guerra e società, Bollati Boringhieri, p. 3
34) Giulio Sapelli, Un racconto apocalittico, Bruno Mondadori, p. 3
34) Mirko Tavosanis, L’italiano nel web, Carocci, p. 3
44) Paolo Brogi, La lunga notte dei Mille, Aliberti, p. 2
44) Francesco Crispiano, Alle origini di Gomorra, Liguori, p. 2
44) Walter Mauro, La letteratura è un cortile, Perrone, p. 2
44) Mattia Visani, Diabologues. Il teatro di Enzo Vetrano e Stefano Randisi,
Ubulibri, p. 2
Altre Scritture
1) Alberto Arbasino, America amore, Adelphi, p. 64
2) Tommaso Pincio, Hotel a zero stelle, Laterza, p. 54
3) Paolo Di Stefano, La catastròfa, Sellerio, p. 24
4) Andrea Inglese, Quando Kubrick inventò la fantascienza,
La camera verde, p. 17
5) Fabio Geda, La bellezza nonostante, Transeuropa, p. 16
6) Maria Grazia Calandrone, L’infinito mélo, Sossella, p. 15
7) Gianni Celati, Conversazioni del vento volatore, Quodlibet, p. 11
8) Luca Doninelli, Cattedrali, Garzanti, p. 10
8) Michela Murgia, Ave Mary, Einaudi, p. 10
8) Adriana Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca, Einaudi, p. 10
11) Tiziano Colombi, Santi padroni padani, Effigie, p. 9
12) Francesco Cataluccio, Chernobyl, Sellerio, p. 7
13) Mario Baudino, Ne uccide più la penna, Rizzoli, p. 6
13) Luciana Castellina, La scoperta del mondo, Nottetempo, p. 6
13) Ermanno Cavazzoni, Guida agli animali fantastici, Guanda, p. 6
13) Ascanio Celestini, Io cammino in fila indiana, Einaudi, p. 6
13) Mariangela Gualtieri, Caino, Einaudi, p. 6
13) Paolo Nori, La meravigliosa utilità del filo a piombo,
Marcos y Marcos, p. 6
13) Gianni Priano, Le violette di Saffo, Il Ponte del Sale, p. 6
13) Vitaliano Trevisan, Una notte in Tunisia, Einaudi, p. 6
21) Giovanni Maccari, Gli occhiali sul naso, Sellerio, p. 6
21) Giulio Marzaioli, Voci di seconda fase, Arcipelago, p. 5
23) Riccardo Falcinelli, Guardare pensare progettare, Stampa Alternativa & Graffiti, p. 4
23) Simone Perotti, Avanti tutta, Chiare Lettere, p. 4
25) aa. vv., Madre morte, Transeuropa, p. 3
25) Franco Arminio, Oratorio bizantino, Ediesse, p. 3
25) M. e P.P. Di Mino, Il libretto rosso di Garibaldi, Purple Press, p. 3
25) Dario Fo, Il Boccaccio riveduto e scorretto, Guanda, p. 3
25) Tommaso Labranca, Astrakan, Excelsior, p. 3
30) Paolo Rumiz, Il bene ostinato, Feltrinelli, p. 2
30) Rossella Tempesta, All’aria canto, Tipolito Ellegrafica, p. 2
Come da regolamento, sono esclusi dalla votazione i libri di Alberto Casadei, Le sostanze, Edizioni Atelier; Massimo Gezzi, In altre forme, Transeuropa; Gian Mario Villalta, Vanità della mente, Mondadori, per la sezione Poesia; di G. Alfano-A. Cortellessa-D. Dalmas-M. Di Gesù-S. Jossa-D. Scarpa, Dove siamo?, :duepunti edizioni; Alberto Casadei, Poetiche della creatività, Bruno Mondadori, per i Saggi. Flavio Santi ha escluso dalla votazione i suoi libri Aspetta primavera, Lucky, Socrates Edizioni, e Il Tai e l’arte di girovagare in motocicletta. Friuli on the road, Laterza.
I commenti a questo post sono chiusi
Di solito non trovo ragione per classificare le opere. Sovente provo tristezza se il mio occhio non scova nella classifica i libri che ho amato. Anche un po’ di stizza.
Ma questa volta sono lieta di trovare Franco Arminio e Helena Janeczek nella classifica. Mi rammento avere letto le prime pagine del romanzo” Le rondini di Monte Cassino nella mia camera a Firenze, la notte, prima di nuotare nel sonno.
E’ un romanzo con una portata umana bellissima: un coro di voci di ieri e di oggi che fanno scorrere un tessuto di storie- storia intima- storia di identità- ferita. Cuori venuti da paesi lontani o smarriti.
Quando leggevo il romanzo, il mio cuore si apriva e si chiudeva come un fiore al ritmo della narrazione, del dolore, dell’emozione, della paura. Le ultime pagine in particolare hanno creato nel centro del mio corpo un murmuro, un pianto silenzioso.
Il romanzo evoca la memoria che passa degli ultimi testimoni della guerra alla nostra generazione, dopo la guerra.
Franco Arminio, lui, mi ha invitato a guardare la morte con uno strano sorriso, sempre con intelligenza e amore per la vita finalmente…
il grandissimo Roberto Amato
6 punti, evvai!!!
Bene per Michele Mari, il più importante scrittore italiano vivente. Ampiamente recensito il suo ‘Rosso Floyd’ nell’autorevole “Cazzeggi Letterari”, per esempio qui:
http://lucioangelini.splinder.com/post/23588944/michele-mari-diamantologo
Perche’ non fare anche una classifica di autori stranieri?
@ Anonimo
È prevista una classifica delle opere tradotta a cadenza annuale. Ne sono sinora uscite due: cfr. http://dedalus.pordenonelegge.it/index.php?nvg=1&session=0S2172364744B8385TC76D90&syslng=ita&sysmen=1&sysind=8&syssub=0&sysfnt=0
Escludere dalla terna dei finalisti (!) un’opera epocale come l’Omnia di Giuliano Mesa, uno dei tre o quattro grandi poeti che l’Italia ha prodotto negli ultimi trent’anni, rende anche il premio più serio (ammesso che ne esistano) semplicemente ridicolo. Il “Dedalus”, a quanto sembra, non sfugge alla regola – e ciò la dice lunga anche sulla *qualità*…
Francesco Marotta
invito i lettori votanti di poesia a prendere in seria considerazione (per esempio leggendolo) il libro di jacopo galimberti per la prossima tornata di votazione. va bene che l’editore le voci della luna non ha una gran distribuzione ma suvvia un piccolo e non inutile sforzo. esordi di quella qualità non capitano mica tutti i giorni.
Digressione. Quando parliamo di scrittori spesso non prendiamo abbastanza in considerazione questo fatto: la società è divisa in classi e in questo periodo storico il divario sociale è ampio e in aumento. E’ facile pensare che non tutti gli scriventi arrivino a pubblicare o almeno non in numero sufficiente da offrire una rappresentazione esauriente delle varie condizioni sociali e delle varie ed eventuali potenzialità espressive. Inoltre ci sono i molti che pur pubblicati non vengono letti. Gli scrittori cui ci riferiamo abitualmente non sono tutti gli scriventi ma autori riconosciuti da questa società, dominata fondamentalmente dalla politica economica e culturale delle case editrici. Anche le nostre letture sono condizionate dalla pubblicità e dal passaparola. E’ probabile che noi abbiamo una visione parziale delle scritture del nostro tempo, anche se si dice che “tutti” scrivono. E’ come dire che siccome c’è una democrazia parlamentare, il governo e la volontà popolare sempre coincidono.
Ma delle “Cartoline dai morti” non ne parla nessuno?
@ fm
È fantastico quello che tocca sentire. Il volume «Tutte le poesie» di Giuliano Mesa, autore di grande importanza sul quale ho appena seguito e discusso una tesi di laurea, è stata stampato da un editore – se così si può definire – che non ha neppure il codice ISBN e dunque da un punto di vista giuridico, a rigore, non si potrebbe neppure considerare edita. Il fatto che si sia piazzato al terzo posto nella classifica dello scorso febbraio, e che di conseguenza sia entrato nella rosa dei candidati del premio Dedalus, a suo tempo non ha ricevuto – mi pare – commenti di sorta; né mi pare, di contro, che la stessa opera sia stata segnalata da testate specializzate a diffusione nazionale né da altri organi di informazione, né tampoco sia entrata nella rosa dei finalisti di nessuno dei 400 premi di poesia di questo paese, più o meno legati alla locale sagra della salsiccia. Però, però!, siccome nel Dedalus – che ha fatto tutto ciò che poteva per farla conoscere – non entra nella terna dei finalisti (il che vuol dire ovviamente che il libro fuori commercio in questione non raggiunge fisicamente le mani di neppure un decimo dei votanti), la cosa ci copre di «ridicolo». Non ci sono davvero limiti alla malevolenza preconcetta di certi commentatori.
Cortellessa (come vede, io uso ancora il nome quando mi rivolgo alle persone): non ci sono davvero limiti alla sua incapacità di affrontare una critica e di discuterla nel merito, così come non ci sono limiti alla sua spocchia e al suo narcisismo esibizionistico (per mandarmi a cagare, come ha fatto, poteva almeno risparmiarsi di magnificare la sua “professionalità di docente e studioso” – ne sarebbe uscito “meglio”)…
Quanto alla malevolenza, o egregio, gliela lascio tutta – per cena: visto che ne parla spesso e volentieri, quando qualcuno si sogna di mettere in discussione il suo verbo, deve conoscerla davvero bene. Buon appetito!
Lei fa bene a difendere la sua “creatura”, è un suo sacrosanto diritto: ma il suo diritto vale esattamente quanto la mia libertà di criticare quella “creatura”, quando la stessa diventa un’iniziativa pubblica, e ampiamente pubblicizzata.
Se la “classifica”, e il relativo “premio”, nascono per promuovere e diffondere la *qualità*, perché mi costringe a credere che la stessa non vada *cercata*, scovata, portata alla luce, ma che è strettamente legata al numero di copie circolanti di un’opera? Che giurati di qualità sono i suoi “lettori” di poesia, se le loro scelte sono condizionate dal numero di copie che una (sempre quella) grande casa editrice manda in omaggio ai critici per averne in cambio un ritorno di visibilità?
Pensi, di una delle o-pere della terna ne è arrivata una copia anche a me – un signor nessuno che ha l’unico merito (?!?) di gestire un blog…
Si rilassi, Cortellessa, la prego. Poi, se trova il tempo, mi dica (nel caso faccia parte di qualche giuria) se i premi che eventualmente frequenta sono o meno riconducibili a qualche sagra particolare…
fm
@ fm
anch’io mi sono rivolto a lei col suo nome (o il suo nick), come sto facendo adesso. Non è evidentemente possibile farla riflettere sul fatto che queste Classifiche sono state l’unico strumento di selezione e promozione libraria che abbia segnalato il libro che le sta tanto a cuore. Ne prendo atto. Continui così, mi raccomando.
trovo davvero apprezzabile l’iniziativa di dedalus. Il che non vuol dire, ovviamente che non possa essere migliorato il sistema di selezione e formazione della classifica (io qualche idea ce l’avrei ma è cosa poco importante).
Molti degli autori, preenti nelle classifiche sono sconosciutissimi ai più – tra i quali più, faccio parte -. un lettore di fronte a 60.000 titoli è completamente disarmato, se si cerca con umiltà, e fuori dalle logiche di mercato di proporre un ristretto numero di titoli, da lettore non posso che essere grato a questa iniziativa.
Vorrei intervenire velocemente sul libro di Giuliano Mesa perché permette di accennare a varie cose che possono stare a cuore a tutti: in diverso modo, ma credo a tutti (e dico anche ad Andrea e a Francesco, e il mio intervento è anche volto, con amicizia, a far sì che possano stringersi la mano senza risentimento almeno su alcuni punti e dettagli o elementi non di dettaglio).
Che il Dedalus abbia dei meriti nella segnalazione del lavoro di G.M. può essere affermato sulla base di due classifiche: quella di dicembre 2010 e quella di febbraio 2011. Fra le altre cose, e di nuovo in riferimento alla Camera verde, sottolineo per altro che nella classifica di aprile di quest’anno si è piazzato al primo posto della sezione ‘Altre scritture’ il libro di Andrea Inglese Quando Kubrick inventò la fantascienza.
Del libro di Mesa in effetti non è stata tuttavia la sola classifica a occuparsi e, senza citare un mio articolo di febbraio sul “manifesto”, si può dire che l’amplissima sezione monografica di saggi e testi a cura di Alessandro Baldacci dedicata nel marzo scorso dalla rivista “Atelier” (n.61) a Mesa – con voci di molti autori e antologia di poesie – nacque per certi aspetti proprio per fare un punto sulla critica dedicata a G.M., in occasione dell’avvenuta pubblicazione del volume delle poesie. Lo stesso si può dire del lavoro critico di Inglese stesso su G.M. ospitato nel n.3 – il più recente – di “Atti Impuri”; come dell’excursus di Gian Luca Picconi nel “verri” ora in distribuzione (46). Qualcosa inoltre si trova in rete, se non sbaglio. (E altro immagino uscirà sempre in rivista: si sa che le riviste hanno tempi di reazione=recensione spiegabilmente e giustamente non brevi). (Mentre della distrazione – talvolta proterva – dei quotidiani è sempre triste o tristissimo parlare: e qui non si può che concordare).
Secondo me il volano principale della conoscenza delle opere di poesia è composito e in linea di massima è fatto da: presentazioni + riviste + web + recensioni su giornali + passaparola; a cui si può aggiungere o meno (e in questo caso sì) la classifica Dedalus. Grazie a chi ha votato quel libro nei mesi scorsi. (Personalmente, anche ora, proprio a Mesa ho dato tutti i punti disponibili che avevo, per la megaclassifica del premio; e sicuramente come me anche tanti altri avranno fatto così. Non è stato sufficiente, tuttavia, vedo: ed è chiaro che ne sono dispiaciuto).
Perché parlo di “volano”? Perché se è ingeneroso attaccare la classifica Dedalus quando invece questa ha avuto sicuramente meriti nella segnalazione delle Poesie di G.M., è forse altrettanto ingeneroso (anche se come meccanismo di risposta) dire che del libro di Mesa non si parla se non per la classifica; o che è un libro che non si vende. Anzi, a quel che mi pare di ricordare è proprio una sorta di best seller. E, a questo proposito, sì: la CV non è un editore, il suo statuto è quello di centro culturale (l’isbn non c’entra; e la CV non è interessata ad averne uno, a quel che so). Ma se dobbiamo escludere dalla storia della scrittura e della poesia tutte le opere importanti e belle e memorabili (I promise I won’t list them) pubblicate senza isbn, potremmo chiudere la baracca e darla vinta a quei precisi criteri generalisti e da distribuzione-di-massa che invece proprio un’iniziativa come il Dedalus si impegna a (tentare di) scalfire.
Marco,
non sono le *intenzioni* quelle che contano, in questa faccenda come in quasi tutte le altre, ma i *risultati*, e le *procedure* messe in atto e praticate per raggiungerli. E qui, nel caso della classifica e del relativo premio, risultati e procedure scontano, inesorabilmente, il vizio d’origine su cui tutto il *progetto* si regge: che è, molto semplicemente, la *presunzione*, da parte degli ideatori e degli organizzatori, di essere gli unici depositari di una certa *idea* di letteratura, di essere i detentori in esclusiva di quella che si chiama, molto impropriamente, *qualità*.
Esattamente quello che è stato fatto notare, a più riprese, ogni volta che su Nazione Indiana è comparso il resoconto mensile delle *deliberazioni* dei *lettori e giurati di qualità*. Ci sono stati interventi critici di notevole spessore, tutti disattesi, quando non direttamente bollati non in relazione al peso, all’incidenza e alla ricaduta delle argomentazioni addotte, ma alla *provenienza* della proposta. “Ma chi sei per dire questo?, ma dove scrivi? ma cosa hai prodotto finora? quali titoli puoi accampare? perché dovrei confrontarmi con un nick?”. Contributi che potevano essere preziosi (penso a parecchi interventi *critici* di Gambula e Cornacchia – per citare i primi nomi di una lunga serie che mi vengono in mente) sono stati sistematicamente elusi, a favore di un *dialogo fra pari* in cui gli interlocutori si rimpallavano, magno cum gaudio, la lungimiranza e la *bontà* del *progetto*: “senza di noi, come fareste a conoscere certe opere? noi vi proponiamo titoli che non trovereste mai nelle classifiche ufficiali; noi siamo l’alternativa al sistema della mercificazione del prodotto editoriale e alle *logiche* su cui si regge”.
Come se un lettore di buona cultura si rivolgesse alle classifiche, ufficiali o meno, per soddisfare la sua curiosità intellettuale, per fare le sue ricerche e le sue scoperte. Dice allora: ma guarda che non è a *quello* che noi ci rivolgiamo, è il lettore comune quello che inseguiamo, quello che magari legge Moccia e Faletti! Che emerita stronzata, anche il solo pensiero che il *lettore* comune di cui sopra navighi tra le pagine di NI e aspetti con religiosa trepidazione le segnalazioni mensili di PL! Oppure (e qui la strada verso il *ridicolo* comincia a farsi vertiginosamente in discesa): “noi vi proponiamo opere e autori fuori dal circuito della grande distribuzione, libri che altrimenti non sapreste come rintracciare, per il semplice motivo che ne ignorereste anche l’esistenza”. Qualche nome, please. Certo: Zanzotto, De Angelis, Michele Mari… Ma state prendendo per il culo? Ma a chi vi rivolgete, agli idioti? Cosa avrà mai letto di poesia, oltre alle scritte dei cioccolatini, uno che se ne interessa (fosse anche solo per il fatto di comprare, o di voler comprare, qualche libro) ma ignora chi sia Zanzotto, un autore che ora, *grazie a voi*, finalmente!, gli diventa familiare? Sì, però noi ti facciamo conoscere anche Mesa e Arminio… senza la nostra segnalazione e il nostro premio, come potresti incontrarli, riconoscerli?… Ma davvero? Ma ne siete sicuri?
E qui il *problema*, il peccato originale, si manifesta in tutta la sua nudità (anche abbastanza squallida, a dire il vero): viene letteralmente – c’è da pensare (oddio, la malevolenza!): consapevolmente – *cancellato* (non esiste; e, se anche esistesse, non conta niente: è fuffa, è *sottobosco*) tutto il lavoro fatto *in rete*, da almeno un decennio, da persone che *quella* qualità l’hanno inseguita in lungo e in largo, vi hanno sacrificato molto senza avere (e non gliene può fregare di meno) nulla in cambio, senza arrogarsi etichette e primogeniture – per il puro piacere della scoperta, della condivisione… Fuffa, sottobosco: perché queste persone non scrivono sulle riviste che contano, non hanno accesso alle pagine culturali dei giornali, non curano iniziative e collane editoriali, non preparano antologie e repertori, non canonizzano, non hanno alle spalle case editrici, piccole, medie o grandi che siano. Eppure, è proprio questo *sottobosco*, ampiamente smerdato in parecchie occasioni anche su queste pagine, è proprio questo silenzioso lavoro quotidiano di anni, fatto di letture, di attenzione, di cura e risalto dati, in ogni occasione possibile, ai loro testi, che ha permesso la diffusione e la partecipazione a tante persone delle scritture di Mesa, Di Ruscio, Arminio, Annino…
E invece no! L’unica *merce* che conta, a quanto sembra, l’unica che fa *qualità* e cultura in rete, è quella che si può trovare sui banchi degli ultimi arrivati – sono, i loro, gli unici luoghi virtuali dove si decide il valore di un’opera: una casa editrice alle spalle, una rivista a fare da supporto e…via col liscio: o passi di lì, come autore e come critico, o, molto semplicemente, non esisti.
Il meccanismo di formazione della comunità dei *lettori di qualità* parte da queste premesse: è cooptazione pura e semplice, che si risolve nell’esclusione del *diverso* e dell’*osceno*, del *senza titoli* (accademici o pubblicazioni che siano). E infatti, si va sul sicuro: la stragrande maggioranza degli addetti si muove in uno *spazio* che fa capo a ben precise coordinate (è una constatazione, non un giudizio di valore): case editrici (a partire dalla “casa-madre”), riviste, blog che fanno riferimento, in modo diretto o indiretto, a case editrici e riviste “alternative” (ma *a chi* e *a cosa* non è ancora dato sapere). Il risultato? E’ sotto gli occhi di tutti: più del cinquanta-sessanta per cento dei libri segnalati mensilmente nelle varie sezioni viene dalle stamperie regie della casa imperiale o dei feudi creati ad arte, come le liste-civetta alle elezioni; una buona fetta va ai tre o quattro regni di più piccole dimensioni (ma va da sé: tra sovrani ci si intende) e… campo libero al resto.
Ma è proprio questo resto a *cantare*: fatte salve le eccezioni, più o meno frequenti e imprevedibili, tutti gli altri titoli fanno capo a iniziative curate da un certo numero di lettori-giurati (“alternativi”?).
Se analizzate, per dire, solo gli ultimi sette-otto mesi (vi assicuro che non ci vuole molto) non vi sarà difficile recuperare l’*intero catalogo* (non sto affatto scherzando!) di tre piccole-medie editrici, con una quarta che, negli ultimi mesi, sta recuperando alla grande.
Cosa significa tutto questo? Nient’altro che: vi piaccia o no, più di metà della *torta-qualità* la prepara la “cucina” del padrone (e noi proprio non possiamo fare a meno di servirla in tavola); tutto il resto, ad esclusione delle briciole, lo confezioniamo noi: che siamo contemporaneamente cuochi, assaggiatori, camerieri, consumatori e giudici della *nostra* pasticceria…
E inutile, allora, sbraitare contro la *malevolenza*: è questa, proprio questa, l’immagine che, ogni volta, emerge, viene fuori, si impone. Provate a chiedere, per conferma, a qualche lettore attento, senza nessun interesse, che sia fuori da qualsiasi giro e, soprattutto, non abbia nessuna vocazione di “aspirante”.
Ora, di tutto questo, a partire dal mio scritto, si può felicemente dire: “ma chi se ne frega!” E sono il primo a dirlo. Ma anche il “chi-se-ne-frega” più netto e marcato, anche la tabula rasa, un paio di interrogativi *inquietanti* li lascia. 1) Se il “padrone” delle stamperie, nonché sultano del paese, è il responsabile della “mercificazione della cultura, della logica del profitto etc.” contro le quali mi batto, in nome delle sacrosante ragioni della *qualità*, come concilio questa mia “opposizione” col fatto di glorificarne le “imprese” a scadenze regolari, accreditandolo della produzione e del monopolio della metà buona di quella stessa *qualità*? 2) Guardando “altrove”: vi sembra possibile, plausibile, *umano* che il resto della *qualità* sia tutto nei cataloghi, senza esclusione di titoli, di *quelle* tre o quattro case editrici di cui sopra? Cioè: 2.1) Dove e quando finisce la “ricerca” della *qualità*, e dove e quando inizia lo spottone pubblicitario che glorifica il frutto del *mio* genio camuffandolo da ricerca spassionata e comunitaria? Cioè: 2.2) Ma li avete mai letti alcuni titoli di poesia accreditati del *marchio* di cui sopra e lucidati con lo smalto *alternativo*?
fm
Ceci n’est pas une pipe. ISBN:0000000000000001
Perdona, Francesco, ma il mio commento era anche volto a osservare (e far osservare) altro. Provo a sintetizzare, sperando di non omettere cose importanti: mi sembra che nelle classifiche Dedalus, non nelle intenzioni ma nei fatti, e – come dicevo – in due occasioni (grazie ai votanti), il libro di Giuliano, che a mio parere è non “un” evento ma l’evento di questi anni recenti, sia comparso.
Detto ciò, aggiungo anche che Giuliano Mesa non ha il minimo bisogno né di classifiche né di premi per essere riconosciuto come il poeta straordinario che è. (Ma se anche le classifiche Dedalus lo riconoscono, trovo che questo possa essere un punto a favore delle classifiche, e – ripeto – nei fatti, non nelle intenzioni). (Cfr. i primi due link che davo)
Sulla quaestio isbn, unisco alla riflessione già fatta una nota ulteriore per dire che il tale codice serve alla distribuzione (e neanche a tutta: a una certa, ovviamente iper-esposta, distribuzione). L’editoria – e spesso proprio quella di maggior spessore – può farne abbastanza gioiosamente a meno. (Pensiamo a tante edizioni d’arte, per dire). (E: la Camera verde fra l’altro è cinema e galleria d’arte, anche: questo dimenticavo di dirlo, nell’altro commento; ma completa il quadro).
Sul Dedalus, come altre volte mi sembra si sia detto: non mi pare che la classifica intenda darsi come “unica” valida o che vada pavoneggiandosi come vangelo. La specificazione “di qualità” penso intenda marcare una differenza da quelle classifiche unicamente fondate su criteri di mercato (il mercato della grande distribuzione). Inoltre, posso sbagliare ma mi sembra che parecchie volte e proprio nei thread qui su NI si sia lanciato l’invito non soltanto a criticare la classifica ma anche a proporre un meccanismo – e una realtà – alternativa. (Volendo: era suggerimento, a fronte di critiche, non sfida).
Chiudo dicendo che condivido la tua delusione di fronte all’emergere piuttosto costante – nei posti ‘alti’ della classifica – di testi e sigle editoriali che davvero non ‘stupiscono’ (e che, personalmente, entrando in libreria aggiro felicemente, per igiene). Questo non toglie che quegli stessi posti regalino – più spesso che altri contesti – sorprese; e che nell’elencone di tutti i libri votati si trovino cose che non solo incuriosiscono ma oggettivamente valgono ed è bene siano segnalate.
Io almeno la vedo così. Vedo la classifica come un (altro, possibile) strumento di conoscenza del fatto letterario. DEFORMANTE, come tutti gli strumenti di conoscenza, ma meno deformante di tanti altri che invece paiono e sono sia quantitativamente iperesposti e ‘dittanti’ sia (su un’arena giudicabile risibile) “vincenti”.
Vorrei continuare il dialogo ma credo stasera di non riuscire a restare online. Temo di aver peccato di sintesi ma magari in prossimi interventi sarò meno veloce…
Concordo punto per punto con quanto detto da Marco Giovenale. Partecipo come votante al Dedalus. Sono tra coloro che ha votato il libro di Mesa. Sono tra coloro che prediligono valorizzare opere importanti, che non hanno pubblicità – perché in genere pubblicate dalla piccola editoria. Trovo che il Dedalus abbia pregi e difetti, ma che i pregi relativi ne giustifichino in qualche modo l’esistenza. Sinceramente, per quanto riguarda la poesia, vedere Zanzotto finalista e non Mesa, è sconsolante. Mesa è tutto da scoprire, su Zanzotto il grosso è stato detto. (Poi l’esegesi può protrarsi infinitamente, questo è un altro discorso.)
Non vedo neppure io come il fatto che la Camera Verde non possieda il codice ISBN c’entri con l’importanza o meno degli autori pubblicati nelle sue collane, o con la cura con cui quelle pubblicazioni sono fatte. Per procurarsi un libro della Camera Verde basta andare sul sito della casa editrice. Per una quantità di libri di poesia, anche con il codice ISBN, bisogna fare la stessa cosa, dal momento che è impossibile trovarli in libreria.
Condivido le parole di Marco, e la delusione per le convergenze più ovvie che la Classifica spesso compone.
Mi pare, però, che la nota di Cortellessa sull’ISBN intendesse sottolineare solo che il libro di Mesa (che anch’io ho votato) sia entrato in Classifica nonostante sia fuori dallo spazio di mercato, null’altro.
Caro Domenico,
c’è sicuramente un qualche “nonostante” che l’impeto della risposta ha articolato in un modo che rischia però di far apparire come “giuridicamente” non èditi Mesa, Poitrasson, Ross, Rizzante, Cepollaro, Severi, Suchère, Sekiguchi, Leclercq, Bortolotti, De Francesco, Broggi, Sannelli, Scappettone, Fraser, Gleize, Sekiguchi, De Gennaro, Marzaioli, Zaffarano, Guerra, Forlani,… per citare solo pochi nomi (… e Inglese, et moi aussi).
Assurdo. Ovviamente così non è. I libri sono editi, eccome. E aggiungo: la Camera verde (e in generale ogni realtà seria che stampa intenzionalmente senza isbn) non è “fuori dallo spazio di mercato”, ma fuori da un determinato modus della (“grande”) distribuzione. Una scelta di indipendenza tanto netta quanto coraggiosa: ed efficacissima anche e proprio sul piano commerciale.