Audiodocumenti – Le voci degli altri
di Maria Angela Spitella
Andrea Giuseppini mi accoglie nello studio dove monta i suoi audio documentari; sono andata a trovarlo per farmi raccontare, proprio da chi le storie le narra attraverso le voci degli altri, cosa significa essere documentaristi di storie sonore. Ho un microfono in mano per registrare la sua voce, chi fa questo mestiere, anche io ne faccio parte, ha una deformazione professionale e passionale, e pensa che tutto ciò che viene registrato può essere usato per costruire un racconto. Parliamo di audio-documentari.
Andrea Giuseppini, alla fine del 2006, insieme ad altri cinque soci – Anna Maria Giordano, Lea Nocera, Sara Zambotti, Marcello Anselmo, Roman Herzog – ha fondato Audiodoc, un’associazione nata per permettere a un genere assai poco conosciuto di avere una ulteriore possibilità di conoscenza e fruibilità. Gli audio documentari si ascoltavano e si ascoltano in rete da quando sono stati praticamente cancellati dai palinsesti della radio italiana.
Ma partiamo dalla fine.
Si è chiuso lo scorso 5 giugno il Bellaria Film Festival nel quale per la prima volta da 29 anni (il festival il prossimo anno compirà 30 anni), ha avuto una sezione dedicata agli audio documentari, un lavoro portato avanti da Radio3rai (se ne sono occupate Betta Parisi e Anna Maria Giordano) con Audiodoc; i due partner hanno pensato, insieme al direttore del festival Fabio Toncelli, di attrezzare un posto nel quale è stato possibile ascoltare gli audio documentari presenti al Festival, e una sala (un caffè) nel quale si sono ascoltati i lavori dei documentaristi con annesse presentazioni e dibattiti.
Come prima volta ha lasciato un po’ di amaro in bocca, soprattutto a chi di audio documentari si occupa da anni, il pubblico non era quello delle grandi occasioni, ma, senza voler guardare per forza il bicchiere mezzo vuoto, si deve dare atto al Festival di aver aperto una finestra su di un genere che, per dirla tutta, si sostiene in parte da solo.
Ovvero: per spiegare a chi ascolta ma non produce audio documentari, i mezzi sono assai pochi e le difficoltà nel veicolare i lavori sono assai. Il posto più naturale sarebbe la radio, ma questo non è un buon momento, soprattutto se si tiene conto che in Italia l’unica radio che manda in onda questo genere di lavori e lo fa da anni, con varie interruzioni per scelte editoriali non sempre felici, è Radio3, la radio “culturale” della Rai. Con la direzione di Marino Sinibaldi, gli spazi dedicati sono aumentati; oltre a Tre soldi, che riprenderà a ottobre alle 14 e che è interamente votato all’audio documentario, c’è Il cantiere che va in onda il sabato alle 19, uno spazio sperimentale, per così dire, nel quale vengono presentati lavori inediti che vanno dall’audio documentario, al reportage, al talk show, Radio3mondo, che soprattutto nei mesi estivi ha degli spazi per questo genere con uno sguardo particolare al resto del mondo, e Zazà.
Un tempo gli audio documentari erano i programmi più raffinati del palinsesto radiofonico tanto che, come mi spiega Andrea Giuseppini, “il Prix Italia, nato nel dopoguerra, premiava gli audio documentari come punto più alto di una radio di qualità”. Questo genere di racconto sonoro, nel quale il montaggio come per i video documentari ha la sua importanza, era considerato uno tra i prodotti più raffinati e di prestigio. Sono anni oramai che un audio documentario non vince il Prix Italia.
“Ho parlato dei documentari di un tempo, ma senza andare troppo lontano ricordo i lavori curati per Radio3rai da Lorenzo Pavolini e Anna Antonelli, nello spazio di Cento lire”, poi il buio per un lungo periodo e da qualche anno la produzione è ripresa: Fantasmi sotto la direzione di Sergio Valzania e da due anni Tre soldi, spazio curato da Fabiana Carobolante con Daria Corrias e me, con audio documentari nei quali anche il montaggio ha riacquistato un ruolo importante, per non dire fondamentale.
Andrea Giuseppini torna indietro con la memoria, siamo alla metà degli anni ‘90, quando “per la prima volta scoprì che oltre ai documentari video esistevano anche quelli sonori”. Ed è da allora, da quando il suo primo lavoro presentato al premio indetto dalla Radio Svizzera italiana arrivò secondo, che nonostante tutte le difficoltà economiche e di riconoscimento, incontrate lungo il suo cammino professionale, non ha mai smesso di raccontare la realtà attraverso le testimonianze degli altri.
Andrea Giuseppini si occupa di storia, e per raccontarla attraverso i protagonisti ha bisogno di un tempo che non si interrompa per 40, 50 o 60 minuti. Un tempo molto lungo, come ammette lui, per la radio di flusso come è quella di oggi, una radio rapida veloce, sincopata. Questo è uno dei motivi per i quali é complicato mettere sul mercato i lavori autoriali. I documentari hanno bisogno, spiega Andrea, di grande attenzione da parte di chi li ascolta, non sono paragonabili alla radio di telefonate, pause, musica. Radio3rai produce e manda in onda “storie”, ovvero documentari che durano 20 minuti e hanno in cinque puntate il loro esaurimento e che sono un buon compromesso, il racconto può così essere diviso, ma non scorporato.
Ma riprendendo il filo del Bellaria film festival le notizie non sono del tutto buone. Il direttore di Radio3rai, Marino Sinibaldi, che ha presentato alcuni dei lavori sonori del Festival, ha dovuto ammettere a malincuore che i soldi per produrre i documentari sono sempre di meno. “E’ difficile – spiega Andrea socio fondatore di Audiodoc – andare avanti senza avere dalla nostra qualcuno che produca e soprattutto mandi in onda i nostri lavori”.
Perché, come sottolinea ancora Giuseppini, senza la radio che manda in onda i lavori, è difficile riuscire a produrre qualcosa. Il pubblico lo si ha attraverso l’ascolto della radio, è il mezzo più immediato e naturale. Cercare un pubblico che sia al di fuori del circuito radiofonico è assai complicato. “Con Audiodoc abbiamo cercato di fare proprio questo, attirare gli ascoltatori della rete, trovando non poche difficoltà. A volte veniamo contattati da persone che hanno sentito i nostri lavori e che ci chiedono di mandare loro il video, e diventa difficile e a imbarazzante spiegare loro che si tratta solo di audio. A questo punto ci sono ascoltatori che spariscono e non si fanno più sentire”.
Dal 2006 i soci di Audiodoc sono diventati 14.
A volte i finanziamenti arrivano nonostante la radio, attraverso il finanziamento di enti esterni, ad esempio la Comunità europea. In Europa il discorso sugli audio documentari è diverso. In Germania ad esempio, ci spiega Andrea, gli audio documentari vengono prodotti come gli Audiolibri, una cultura quella degli audiolibri che solo da poco in Italia sta emergendo.
Di idee su come veicolare gli audio documentari e la loro conoscenza all’esterno della cerchia ristretta dei documentaristi Andrea Giuseppini ne ha molte, si guarda intorno e pensa a dei corsi di formazione per i ragazzi che altrimenti non avrebbero altro modo per avvicinarsi al racconto sonoro, a delle collaborazioni con le web radio universitarie, sempre più numerose, ma come nell’amore si deve essere in due. Intanto la strada intrapresa da Audiodoc per fare formazione e per realizzare dei documentari è la collaborazione con l’Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) www.aidos.it con la quale sono stati organizzati dei corsi sul documentario per coloro che lavorano alle radio del Kenia e del Burkina Faso, per permettere loro di informare la popolazione su temi di importanza sociale.
Audio documentaristi si può diventare dunque, sembra quasi scontato dirlo ma si deve avere molta passione, la pazienza e la voglia di raccontare storie, anche scomode, dolorose, divertenti, avendo la consapevolezza che messe davanti ad un microfono e non ad una telecamera le persone hanno meno resistenza. E le storie arrivano, ad un certo punto il microfono sparisce ed esce fuori il racconto. E’ un lavoro, ma anche un legame; e non ci sono generi, modi, stereotipi, metodi; c’è l’empatia che fa molto, l’autore che fa il tutto. E per chi volesse scaricare gli audio documentari di cui ha letto, e magari si è anche incuriosito può andare nei siti: www.audiodoc.it, o nel sito di www.radio3.rai.it oppure se si è perso il festiva di Bellaria: www.bellariafilmfestival.org e qui troverà tutto, autori, audio documentari da scaricare ed ascoltare in mp3 e potrà farsi un’idea sonora di quanto è stato scritto.
Buon ascolto.
I commenti a questo post sono chiusi
amo gl iaudiodocumentari, i prodotti sonori di qualità insomma; in genere grazie a un programma particolare scarico il materiale dalla rete soprattutto radiotre (ma per esempio anche alcune tarsmissioni di alla 8 della sera di radio 2), trasformo i real audio in mp3 e li carico nelle mempry card per poi ascoltarli con calma dalla mia radio che la connessione usb.
grazie per il link me lo gaurdero’ con calma, capisco che ci sono pochi “lettori” interessati a questo genere di produzioni ma è un vero peccato!
grazie a mariangela spitella che ha dedicato al’audiodocumentario questo articolo e la sua professione.
Maria Angela, grazie per questo importante articolo