Poesie d’amore
Ballate per una Gitane 1
di
Francesco Forlani
a Giulia
Poesia d’amore numero otto
Sollevo dal lavello i due bicchieri
senza pensarci tanto così tintinna
ci sono vite che sanno di vetro e portano dentro il fuoco
delle incisioni, lento e inesorabile in un soffio
così due virgole rosse come un timbro
sulla tazzina del caffè dicono: qui è lei.
Poesia d’amore numero uno
Una nuvola di fumo sopra ai tetti e le braccia conserte di pochi camerieri
all’uscita dall’anno – nella piazza –
come cerini intonsi e chini a cercare le polveri che faranno un fuoco.
Qui la storia ha abitato palazzi e sopra ai campanili ha messo un segno,
in larghe cattedrali ha bruciato l’incenso
e file di cipressi ha messo a guardia delle mura.
Così ci sembrano pochi i baci.
Poesia d’amore numero due
Se
– non tanto inspiegabilmente, senza ragione-
allora, se io potessi
prenderti veramente al punto da lasciarti
andare via, camminare con le gambe di un’altra
per le strade della tua città
– ma potrebbero essere le strade del mondo-
e diventare te, al tuo posto, in ogni cosa
pensiero, turbamento, distrazione
– tu corrucci la fronte e tra quei solchi
si semina un vento che rincorre il tuo profumo –
fare da madre ai figli tuoi e da figlia al padre
respirare profondamente come da respiro tuo
ingannare la notte che ti guasta il sonno
e vibrare di carezze come succede a te,
e a te soltanto
-Tiresia accecato indovino di ogni gesto-
ecco
se
– non tanto inspiegabilmente, per una ragione-
se solo si potesse fare
io lo farei
anche adesso che chiamo il tuo nome
lungo le scale.
Poesia d’amore numero tre–
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Jacques Prévert
Vedi
nulla si può davvero contro un mare a pezzi
calato come un sipario liso sulle carte
– la parola fine mese non ha nulla del cominciamento-
e ti guardo tenere il timone, rasserenare gli innocenti
assecondare ogni attesa moltiplicare il pane
– che è tutta farina del tuo sacco –
vedi tu
la vita è che comunque te la immagini diversa
è un cielo aperto che sconti non farà mai ai marinai
né a chi li aspetta ed alle loro facce
– chine sul cuscino su cui riposano i sogni-
allora
quando il male come un’onda assale
il porticciolo ricurvo sulle povere barche
che nulla sembra fermare la furia – e così pare
allora
corre lo sguardo a cercare un lume
una luce qualsiasi che indichi salvezza,
e che seppure tenue dica vita
-così io guardo te-
Poesia d’amore numero quattro
mischiando le voci di dentro passavamo il respiro
ingoiavamo la terra e la polvere in controluce,
il canto tesseva le fila e dentro al discanto
i nodi dei sogni scioglievano all’alba cuciti
la strada sapeva di ferro e di sabbia con le prime piogge
e si correva coprendoci il capo con un fazzoletto
le macchine andavano lente come sopra a uno specchio
su cui vedevamo dipinto oltre al cielo le ombre risorte
del mondo e la corsa finiva al crepuscolo,
restavano solo le tracce della battaglia,
il sale sapeva di cose mai viste e il sudore
cambiava il colore alla maglia indossata da prima
pareva dovesse durare per sempre e così ci sembrava più viva
la timida sera che faceva da bàlia a ragazzi e ragazze per strada
finiva che a cena era gara a restare in silenzio a non fare parola
di brame che i corpi rinati ogni volta tacevano urlando
Poesia d’amore numero cinque
ci sono gesti elementari a fare il loro corso
il capo immerso in un asciugamani
e ti sorreggi il telo da bagno con quell’altra
che un piede sembra fare accenno a una rincorsa
e trattenere ogni tuo slancio l’altro,
così disegni il volto a un tratto con una matita e poi il rossetto
in modo da dimenticare me che sulla soglia della porta
dall’una prima e poi dall’altra gli occhi distraggo
Poesia d’amore numero sei
quando sopra ai treni corrono le voci
e fuori tutto tace nella muta pellicola
che al monte intesse una distesa di nebbia
alla campagna il fiume e sembra pace
.che non ha silenzio ma è nell’aria
e allunghi il passo sotto ai sedili
aumenti la falcata respirando il vento
che ti sta portando alla veloce intimità
di un nuovo ritorno. Aspettami-dico
Poesia d’amore numero sette
Così spegni la luce e ne assecondi ogni suo gesto.
minuti l’oreiller
come se ad ogni sogno ne seguisse un altro.
piede piedino mano manina
pàrola che sembra che cambiando accento,
in un palmo di mano ci disegna linee e vita.
E mi accompagni a questa notte in altra leggerezza
una promessa che col suo profumo suggerisce gita
Poesia d’amore numero otto
Sollevo dal lavello i due bicchieri
senza pensarci tanto così tintinna
ci sono vite che sanno di vetro e portano dentro il fuoco
delle incisioni, lento e inesorabile in un soffio
così due virgole rosse come un timbro
sulla tazzina del caffè dicono: qui è lei.
Poesia d’amore numero nove
La chiamano controra il tempo in cui si smette
ogni pensiero e cosa che si fa nel giorno
le luci del sud a quell’ora accecano lo sguardo
dipingono di bianco perfino il nero dell’asfalto
in una nube che non porta pioggia.
Così succede che talvolta in altra terra appare
-a sud di nessun nord s’impianta terra-
e allora che tutto sfugge, piano piano
appoggi la bocca alla tempia e penso: spara!
- Queste poesie sono state pubblicate qualche tempo fa dall’amica Natalia Castaldi sul blog di poesia, Poetarum Silva. Colgo quest’occasione per ringraziarla ancora una volta. effeffe↩
I commenti a questo post sono chiusi
siamo noi che ringraziamo te, Effeffe. Che ti vogliamo bene nella stessa misura in cui ti stimiamo, lo sai già. grazie.
“Precipitare riposa” è una frase che ha senso solo al livello del mare.I fascisti in vacanza.Sopra i mille metri no.A meno che non ci sia gente a cui piace vedere precipitare gli altri,durante le vacanze.E il seguito della noia?La fatalità stesa laggiù.E poi,ti tirano pure le pietre,la catarsi.Un saluto,Lucia
Ed un saluto a Francesco Forlani.,naturalmente.Lucia
Poesia intima. Un omaggio a Giulia. Ho sempre sentito nell’anima di Francesco un desiderio di cogliere l’anima femminile, anche nella traccia
di un rosseto su una tazzina, traccia sul punto di svanire, ma è qui, nella presenza, nello sguardo. Investigazione dell’amore.
Controra mi piace molto perché in francese questa parola non è mai nata nella lingua. Controra, un tempo rovesciato, sottosopra, stregone. Un tempo dove le cose strane accadono- spara il tempo -un incendio- un cielo bianca- un corpo corpo nell’abbraccio.
Complimenti!!!
meglio di altre e quante lette su questo blog!
La Franzoni è l’avanguardia.Non c’era una sola impronta,nella neve fresca attorno alla casa.Me lo ricordo bene.In un paese che non legge più,e che ama le Seconde case,non occorre interpretare il risultato dei capelli.Lucia
Scusami Francesco F.,il commento qui sopra c’entrava poco con il post,che è evidentemente un’altra cosa.Ogni tanto si va fuori contesto,quando è troppo piano e senza spigoli.Ciao,Lucy
ciao francesco. belle
Bella questa poesia che si fa corpo, una fisicità che diventa suono nei versi, freschi e lievi, così come lo sguardo disegna e raffigura l’oggetto amato e salvifico anche nella sua quotidianità (in quei “gesti elementari). I versi finali di ogni poesia si impennano deliziosamente, come quelle virgole rosse che lasciano il segno sulla tazzina o quei baci che sembrano pochi… e la poesia numero nove ha una finale a sorpresa molto potente. Le poesie tre, otto, cinque, sette mi hanno colpito particolarmente.
ciao da monica
molto belle. mi hanno ricordate le rime del grande frosiçon. un abbraccio