Basta che non si esageri a copiare però. Oppure a farsi scrivere i libri dagli altri.
E’ meraviglioso!
Giusto.
O meglio, la copia in se, fine a se stessa, non credo sia positiva.
E’ il rielaborare qualcosa di preesistente che invece può essere considerato positivamente “produttivo”, nel senso di (ri)creazione di senso (peraltro, nel caso di questo video, comicamente efficace!) mediante elaborazione di materiale già esistente.
D’altronde, se ci pensate, anche la scrittura di un libro, ad esempio, comporta la “copia” di un qualcosa, nello specifico le lettere che, grazie ad una particolare forma di relazione che l’autore crea fra loro, danno un prodotto presumibilmente, si spera, unico.
Credo che la chiave sia nell’uso che si fa di ciò che viene “copiato”.
Se copio un quadro, non creando nulla di (nuovamente) unico, magari merito particolari riconoscimenti che si fermano però ad un livello meramente materiale e “superficiale”.
Diversa è una copia che riesce invece a conferire originalità e diversità rispetto al precedente artefatto.
Vi ringrazio degli interventi. Sebastiano centra bene il problema, il linguaggio stesso è una copia di segni condivisi. Comunque esistono cuture dove la copia di un’opera d’arte, di una calligrafia o di una poesia ha un valore in sé. In Cina una tale copia non è plagio, ma espressione di rispetto ed apprezzamento. Grazie ancora!
E’ un video incredibile.Non si riesce a collocarlo.Originale,quindi.Riguardo al copiare, è sempre sbagliato,tranne che per la Zecca.
Lucia D.
Mi occupo dell'infrastruttura digitale di Nazione Indiana dal 2005. Amo parlare di alpinismo, privacy, anonimato, mobilità intelligente. Per vivere progetto reti wi-fi. Scrivimi su questi argomenti a jan@nazioneindiana.com
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bello!
Basta che non si esageri a copiare però. Oppure a farsi scrivere i libri dagli altri.
E’ meraviglioso!
Giusto.
O meglio, la copia in se, fine a se stessa, non credo sia positiva.
E’ il rielaborare qualcosa di preesistente che invece può essere considerato positivamente “produttivo”, nel senso di (ri)creazione di senso (peraltro, nel caso di questo video, comicamente efficace!) mediante elaborazione di materiale già esistente.
D’altronde, se ci pensate, anche la scrittura di un libro, ad esempio, comporta la “copia” di un qualcosa, nello specifico le lettere che, grazie ad una particolare forma di relazione che l’autore crea fra loro, danno un prodotto presumibilmente, si spera, unico.
Credo che la chiave sia nell’uso che si fa di ciò che viene “copiato”.
Se copio un quadro, non creando nulla di (nuovamente) unico, magari merito particolari riconoscimenti che si fermano però ad un livello meramente materiale e “superficiale”.
Diversa è una copia che riesce invece a conferire originalità e diversità rispetto al precedente artefatto.
Vi ringrazio degli interventi. Sebastiano centra bene il problema, il linguaggio stesso è una copia di segni condivisi. Comunque esistono cuture dove la copia di un’opera d’arte, di una calligrafia o di una poesia ha un valore in sé. In Cina una tale copia non è plagio, ma espressione di rispetto ed apprezzamento. Grazie ancora!
E’ un video incredibile.Non si riesce a collocarlo.Originale,quindi.Riguardo al copiare, è sempre sbagliato,tranne che per la Zecca.
Lucia D.