Per la chiusura del CIE di Santa Maria Capua Vetere
firmato da Maurizio Braucci, Goffredo Fofi, Alessandro Leogrande, Roberto Saviano,
Petizione al Ministero dell’Interno del Governo Italiano per la chiusura del Centro di Identificazione ed Espulsione di S. Maria Capua Vetere (CE)
Il sopralluogo nella caserma dismessa Ezio Andolfato del CIE di S. Maria Capua Vetere, avvenuto lunedì 2 maggio al seguito di due senatori, ci ha permesso di constatare le condizioni igienico-sanitarie in cui si trovano le 102 persone di nazionalità tunisina lì recluse in seguito alle disposizioni governative per affrontare l’emergenza dei profughi del Nord Africa. Usiamo il termine reclusione pur sapendo che queste persone vivono in una situazione peggiore di quella della media carceraria italiana: in 10-12 nella stessa tenda, su materassi senza brandine, controllati a vista da polizia e carabinieri, circondati da una doppia rete di recinzione, costretti a chiedere il permesso per utilizzare i bagni, ospitati all’interno di una struttura militare dismessa e quindi logisticamente non adeguata. In attesa di una valutazione del diritto ad una forma di protezione umanitaria, queste 102 persone sono costrette nel CIE illecitamente, tra forzature burocratiche ed abusi, in condizioni igienico-sanitarie degradanti.
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Condivido l’appello; ma sono francese. E ho vergogna della situazione fatta in Francia a questi uomini e donne venuti cercare aiuto. Non posso firmare l’appello, perché la Francia ha anche la sua responsabilità in questa situazione.
Viviamo un momento molto difficile, si respira un’aria soffocante: abbiamo chiuso il nostro cuore.
Su http://www.quattrocentoquattro.com abbiamo scritto un articolo-inchiesta sul CIE di SMCV, appoggiando la petizione.
Date uno sguardo qui: http://quattrocentoquattro.com/2011/05/06/sulle-vicende-del-cie-di-santa-maria-capua-vetere/
Ho molti dubbi su queste iniziative per la chiusura contro un singolo CIE. Come se esistessero CIE non degradanti. Come se esistessero CIE umani. Sono i CIE in sé un abuso costante e continuato, una violazione elementare dei diritti umani. Mi piacerebbe che si facessero su questo livello certe campagne.
infatti…
marco, inviterò maurizio a risponderti. Quando una persona è da anni impegnata in certe realtà e su certe tematiche, credo che abbia delle buone ragioni per agire in quel modo.
E sono certa che sappia meglio di me che gli altri CIE non sono Hotel (nemmeno a zero stelle…)
Condivido il dubbio di Marco Rovelli.
Dirò di più: la petizione rischia di sembrare “calata dall’alto”, senza alcun legame con le lotte che in questi anni sono state fatte contro i CIE (e, in precedenza, contro i CPT, matrice “di sinistra” dei CIE). Questa petizione, inoltre, proprio per la sua “limitatezza”, corre il rischio, anche a fronte del peso “mediatico” di alcuni dei firmatari (e di Saviano in particolare), di concentrare l’attenzione sul CIE di S. Maria Capua Vetere o degli altri temporaneamente aperti o usati per fare fronte alla “recente emergenza del Nord Africa”, lasciando intendere (magari contro lo stesso pensiero dei firmatari) che negli altri 13 CIE sia garantito “un trattamento democratico” degli stranieri reclusi. Tutti i CIE – tutti, nessuno escluso – sono dei “lager etnici” dove vengono rinchiuse persone che non hanno commesso alcun reato.
Involontariamente divertente, poi, il passo sull’articolo 13 della Costituzione … Il primo garante della Costituzione è colui che ha inventato, insieme alla signora Turco, i CPT …
Una valenza positiva la petizione potrebbe comunque averla: potrebbe agevolare la crescita di consapevolezza intorno all’illegittimità “giuridica e morale” dei CIE. Potrebbe … A patto che venga riscritta nella parte finale e che diventi parte integrante delle lotte contro i CIE … E qui mi piacerebbe sapere se la petizione è stata discussa con le realtà che si sono spese nell’organizzare, fin dal 1998, iniziative pubbliche di riflessione e azioni dirette, con punte anche elevate di partecipazione e radicalità. Presa così, la petizione è un passo indietro rispetto a quelle lotte …
NeGa
Caro Marco,
siamo tutti d’accordo che i Cie (ex Cpt) vanno chiusi. Tutti, nessuno escluso. Che non esistono cie “buoni”, che tali centri sono inaccettabili in quanto tali, e non semplicemente quando sono riscontrabili situazioni insopportabili sul piano igienico-sanitario.
Mi permetto però di fare due osservazioni.
a) Qualche Cie (ex-Cpt) lo conosco anch’io. E, come sai, sono stato parte di un movimento collettivo (di vari gruppi e associazioni) che ha portato alla chiusura come cpt del Regina Pacis di San Foca, e alla condanna per violenza privata dei suoi gestori.
Siamo tutti d’accordo che i cie andrebbero chiusi in blocco, dall’alto, magari con un bel voto parlamentare. Il punto è che da tredici anni non solo i cpt non sono mai stati messi in discussione da tutti i governi che si sono succeduti, ma – al contrario – si sono oltremodo inasprite le condizioni e i tempi di detenzione, dopo la Bossi-Fini e il Pacchetto sicurezza. Lo sappiamo, abbiamo assistito a un piano inclinato che ha prodotto morti e suicidi, di cui in pochissimi abbiamo parlato. Per questo credo che, per quanto il nostro obiettivo ultimo e alto sia quello di farli chiudere tutti, nell’attuale contesto italiano c’è un piano molto concreto che non possiamo rifiutare di praticare: denunciare i centri, caso per caso, creando le condizioni di chiusura caso per caso. Mi pare che questa posizione sia condivisa anche da una parte del movimento contro i cie.
b) Nello specifico si tratta di un caso particolare. Si tratta di profughi sbattuti in un cie (dove non dovrebbero starci) ai quali per il momento (benché la situazione sia ancora tutta da vagliare) è stato negata la protezione umanitaria. E questo ci rimanda a un’altra questione: il confine sempre più labile tra i cie e gli improvvisati campi di primissima accoglienza (come anche nel caso Manduria) di fronte a un’ondata di sbarchi.
E, allora, ti chiedo e mi chiedo: fermo restando la necessità di una lotta più vasta, oggi, in queste settimane, di fronte all’indecente gestione da parte del nostro governo della crisi norda-africana, e della “emergenza” sbarchi, vogliamo chiuderli – uno per uno – questi centri che non hanno alcuna ragione di esistere?
Con affetto,
Alessandro Leogrande
Cari commentatori che non condividete la petizione perchè è rivolta alla chiusura del CIE di S.Maria. Innanzitutto, la petizione è stata fatta in accordo con gli esponenti del Csa exCanapificio di Caserta e alla rete campana antirazzista dopo una visita fatta al seguito di due senatori in cui mi sono infilato anch’io (sapete che non si può entrare in quei posti se non autorizzati?) per cercare poi di dare visibilità alla orrenda situazione. E’ grazie al Csa exCanapificio che sono emerse le verità nascoste di quel posto, perché le lotte si fanno nella realtà non nei blog. Quindi la base c’è. Saviano ha aderito su mia richiesta per dare appunto visibilità dopo che gli ho raccontato com’era lì dentro, e gliene sono pure grato, pensa te. Seconda questione: un CIE è previsto dalla legge e la legge non si cambia con le opinioni, cioè se un poliziotto ti arresta non è che non lo può fare perchè la tua ragazza non è d’accordo, un CIE si chiude su dei presupposti documentati di violazione dei diritti e della legge stessa, non perché non ci piace, quello è il mondo di Amelie non l’Italia berlusconiana. Noi abbiamo riscontrato, entrandoci di straforo con due senatori, che nel CIE di S. Maria mancano le condizioni igieniche sanitarie adeguate e inoltre i tunisini sono stati trattenuti con pratiche illecite che sono ora raccolte in un esposto alla magistratura e al TAR dal Csa e dalla rete antirazzista campana. Inoltre, la richiesta finale della petizione è rivolta alla chiusura di tutti i CIE. Abbiamo riflettuto al lungo se fare la petizione per la chiusura di tutti i CIE o a partire da quello di S. Maria. Riflessione: se riusciamo a far chiudere quello si crea un importante precedente anche per gli altri, mentre se puntiamo a tutti non ce la faremo sicuramente, perché questo non è il mondo di Amelie. Ora, secondo me , quello che voi che non siete d’accordo dovreste fare, visto che avete tanto a cuore il tema, è: o alzarvi dalla vostra scrivania, entrare nei prossimi giorni in qualche modo in un altro CIE e documentare gli abusi e attivarvi personalmente per cercare di farlo chiudere con i mezzi possibili che avete la libertà di scegliere. Oppure, se non potete fare questo, cosa comprensibile, allora semplicemente firmate e diffondete la petizione. E se non vi piace quella contro il CIE di S.Maria, potete anche firmare la petizione per chiudere il CIE di Palazzo San Gervasio. Vi allego il link
http://www.petizionionline.it/petizione/no-ai-lager-in-basilicata-chiudiamo-il-cie-di-palazzo-san-gervasio/3993
caro Alessandro, penso che non ci sia neppur bisogno di sottolineare che questi dissensi insistono su un terreno comunque condiviso, e non ho certo inteso mettere in discussione le tue intenzioni. Io credo che la logica umana funzioni per differenza, e se non si lavora a mettere in luce l’abuso che consiste nell’istituzione stessa non se ne esci. Ché quand’anche vi fosse un Cie in cui le condizioni igienico-sanitarie fossero ottime, e in tutta la struttura nelle sue singoli parti costituenti materiali non si potessero scorgere abusi, esso continuerebbe a essere un abuso, appunto in sé degradante. Forse il paragone è in parte improprio, ma è come se per lottare contro la pena di morte si lottasse contro una pena di morte particolarmente efferata. A quel punto resterebbe la ghigliottina, semplice, democratica, indolore. Non è a mio parere lavorando su un discorso “umanitario”, tutto emotivo e in fondo sottoscrivibile senza grossi problemi anche, che so, dalla signora Turco e dal signor Napolitano, che si esce da questa situazione (stanno male, li si tiene come bestie…), ma lavorando sulla grammatica di un discorso politico. Ricordo, anni fa, la Repubblica (che significa esattamente una precisa impostazione “culturale”, che sostanzialmente ricollego a un certo tipo – questo – di discorso) fece uno scandalo perché una direttrice di museo bulgara era finita in un cpt. Per il resto non ne parlava mai. Nessuna battaglia politica sul resto. Ma la direttrice di museo, colta e borghese, quella sì. Non sono impostazioni sovrapponibili, ma una certa affinità la riscontro.
E’ facile spendersi contro un posto come quello, dove non si può andare al cesso e si sta in tali condizioni di cattività. Ci si sente più buoni, e fa anche humanitarian cool… Più impegnativa, invece, una presa di posizione più radicale, che sposterebbe il discorso su piani più sostanziali – ma certo, lì si tratterebbe di arrischiarsi in terreni sdrucciolevoli.
Ovviamente, ti ripeto, non è certo la tua intenzione che sto mettendo in discussione.
Con affetto ricambiato,
Marco
scusa Rovelli, giusto per sdrammatizzare, ma che significa “è facile spendersi contro un posto come quello, dove non si può andare al cesso etc” ma di che stai parlando, di una svisata di chitarra? Ma che è una sfida a chi la fa più grossa? E tu che hai fatto? I libri hai fatto, caro, mica la rivoluzione. I terreni sdrucciolevoli quali sarebbero? Che alla fine scoprono che noi sostenitori della petizione abbiamo un conflitto di interesse e siamo gestori di qualche CIE? Ti immagini che risate?! Ma ti rendi conto che tu ad un tentativo nato dal basso per cercare di tirare fuori 102 persone da un cesso di posto hai reagito mostrandoti con la puzza sotto al naso? Preferiresti che certe battaglie fossero condotte su piani più elevati? Ma sai il sistema detentivo quanto se ne fotte delle tue preferenze? L’estetica del sovversivo usala per le conferenze o i concerti. Là dentro si pigliano mazzate, si rompono le gambe e si mette la gente con la faccia nella merda, non si danno preferenze sui piani in cui svolgere le cose. Siamo tutti contro il sistema dei CIE, ma noi stiamo parlando di quel CIE adesso e mi fai vedere come fai tu invece a far chiudere tutti i CIE in una volta sola?. Che c’hai la bacchetta magica del mago Guevara? Diglielo a quei fighetti della generazione TQ o gruppi del genere, che fai bene a strigliarli. A me non me le venire a raccontare ‘ste stronzate, queste precisazioni da maestrino anarchico col posto nello stato e il naso dentro stirner vanno bene per le stagiste delle case editrici. Magari sei pure bravo Rovelli e per questo non perdere il tempo a fare il censore perché qua “c’abbrucia ‘a capa”. Abbiamo cercato di dare una mano ai ragazzi/e della rete antirazzista campana e del csa ex canapificio nella lotta che stanno facendo contro quel mostro, ha firmato pure Saviano per dare una mano, non lo fa sempre per cose dal basso. Se si riesce a chiudere quel CIE si creerà un grosso precedente anche per gli altri che, comunque siano messi, sono posti di merda. Invece la tua strada della grammatica del discorso politico non porta a niente di concreto nell’immediato, anzi corre il rischio di servire a lavarsi la coscienza con l’acqua sporca, perché sai benissimo che, anche se ci fai bella figura non otterrai un solo migrante fuori da quegli inferni prima di 10 anni. Insomma, tu fai confusione tra strategia e tattica, la petizione e la chiusura di un CIE è tattica, quello che dici tu rispetto a tutti i CIE è strategia. Ora, chiarito l’equivoco, caro Rovelli: nun rompere ‘o cazze! Affettuosamente ma senza il politically correct ;O)
Marco, io penso sia giusto, anzi concretamente politico, essendo la politica l’arte del possibile, raggiungere degli obiettivi concreti come la chiusura del tal CIE e insieme battersi contro il sistema dello sfruttamento e della criminalizzazione dei clandestini. In primo luogo perché ci sono in mezzo delle persone, tante o poche, alle quali non verrebbe solo migliorata la vita fisica primaria, ma che si cerca di mettere in condizioni di poter far valere i loro diritti. In secondo luogo perché con l’esempio singolo, autoevidente nella sua oscenità, si rende concretamente tangibile una condizione occultata in toto.
In una situazione dove la politiche razziste e di esclusione sono una realtà dilagante e dominante non solo italiana, servono anche le piattaforme condivise. Napolitano, Turco, i lettori borghesi di Repubblica, persino quelli di Fli, le parti della chiesa che si spendono. Tutti. E qualcuno che in questo modo viene a contatto con l’orrore più evidente in questo modo, qualcuno che segue il suo “facile istinto umanitario”, finisce poi per porsi delle domande più profonde e sistematiche e impegnarsi più a fondo. Parlo della profonda Padania dove abito, ti parlo – appunto – di ragazzi ex scout e di signore borghesi.
“In una situazione dove la politiche razziste e di esclusione sono una realtà dilagante e dominante non solo italiana”, condivido l’opinione di Helena Janeczek. Siamo sull’orlo di una frontiera molto pericolosa. Mi chiedo come non siamo più numerosi nella strada per protestare contro l’esclusione di chi è venuto cercare un po’ di respiro. Invece trova porta chiusa, indifferenza, paura, diffidenza. La situazione mi preoccupa molto, in particolare Marine Le Pen, che sembra avere trovato il suo pubblico. Si respira xenofobia. E un motivo di angoscia per chi ha una lettura dell’ambiente, sente con la sua pelle, apre gli occhi.
I clandestini sono tratti come delinquenti. Abbiamo perso la significazione dell’ospitalità. Credo che si molto grave per une civilisazione.
E’ la ragione per la quale trovo l’appello necessario, anche se non firmo, per decenza. Sottolineo che l’Italia non puo essere sola da accogliere tutti: L’Europa deve proponere un aiuto collettivo.
Condivido l’iniziativa, e infatti ho firmato l’appello qualche giorno prima della sua pubblicazione su NI, e le osservazioni di Maurizio. Un solo passaggio mi ha fatto girare le palle ed è stato:”Diglielo a quei fighetti della generazione TQ o gruppi del genere, che fai bene a strigliarli.”
Se permetti, Maurizio questo lo dici a sorete (Affettuosamente ma senza il politically correct ;O)
effeffe
Un sostegno totale alla ” tattica ” di maurizio braucci.
Helena che vuol dire ” Napolitano, Turco, i lettori borghesi di Repubblica, persino quelli di Fli, le parti della chiesa che si spendono “?
Aggiungo una sola riflessione: quando in presenza di obbrobri giuridici come i CIE (che tolgono libertà a tutti, non solo ai clandestini che ci finiscono dentro) si investono le poche energie rimaste per fare inutili manifestazioni per la dignità delle donne, si è davvero a posto con la coscienza? Per non parlare della vergognosa situazione dei normali carceri… Fusse che fusse che la libertà non è più un problema, che dopo il liberticida Patriot Act mericano si accettano ovunque restringimenti delle libertà personali senza fiatare? Fino a che punto?
Maurizio, poi, un’altra precisazione secondo me importante. Ti possono pure girare le palle però ammetterai che scrivere : E tu che hai fatto? I libri hai fatto, caro, mica la rivoluzione.” è ‘na strunzata, e anche ingiusto verso chi come Marco Roberto, e anche te crede che anche un libro possa fare una rivoluzione, magari piccola, ma certamente inutile no. Detto questo, per chi voglia sostenere l’iniziativa cosa è possibile fare? Io do la mia disponibilità anche se da torinese
effeffe
Larry, è la tattica di cui sopra. Cercare di volta in volta chi è disposto, anche al grado minimo di una firma, a sostenere una causa. Sapendo che non è così che si esaurisce la questione…
Il grado minimo di una firma Helena non costa niente, a questo livello, e questo vale sia per le grandi firme che per le piccole. Non sposta niente, a livello di sensibilità politica. Anzi, da un certo punto di vista fa credere che esistano cie “buoni”. Messe sul piatto queste due cose io avrei meno certezze di chi aderisce toto corde a questi appelli. Che mettono d’accordo tutti in un grande volemose bene dove tutte le vacche sono nere e non vi è alcun importo nella lotta. Peró certo, a livello di coscienza lo scout si sente assai meglio, questo sì. Dopodiché non scomunico chi pensa diversamente, non ho tutte queste certezze.
@ Maurizio Braucci
Intanto, hai dato una informazione importante:
“Abbiamo cercato di dare una mano ai ragazzi/e della rete antirazzista campana e del csa ex canapificio nella lotta che stanno facendo contro quel mostro”. Scusa, ma proprio non si capiva e davvero la petizione poteva sembrare “calata dall’alto”. Mi sembra una precisazione rilevante. E che mette una nuova luce sulla petizione.
Però, però, però … Però almeno non prendiamoci in giro. Inequivocabilmente, i “seguaci” di Saviano che non sono avezzi alla lotta, quelli, per intenderci, che lo seguono in quanto “personaggio mediatico” (che sono poi la maggioranza), dalla petizione ne ricavano che ci sono alcuni CIE orribili e NON che tutti i CIE sono degli obbrobri umani e giuridici. Mi dispiace, ma la lingua ha le sue regole e le sue evidenze, anche al di là delle intenzioni.
Chi firmerà quella petizione? Al di là di quelli che sono già sensibili alla questione, gli altri, le persone comuni, che tipo di messaggio ricevono? A me non sembra una questione di poco conto. Tutt’altro.
Altra considerazione. Questa petizione sembra una petizione contro i CIE del centro-destra. Lo dimostra inequivocabilmente il commento di Helena, per la quale persino Napolitano e la Turco (coloro i quali li hanno, di fatto, inventati, e la Turco recentemente li ha anche difesi!) sono arruolabili per la causa … Anche qui la petizione rischia un’ambiguità che va ben oltre le vostre intenzioni. Siamo in periodo pre-elettorale?
C’è un altro passo del tutto indigeribile nella petizione. Quello dove scrivete che la Croce Rossa, la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza sono “costretti a coprire, anche con il ricorso ad abusi documentati, l’incapacità degli organi centrali del Governo”. Anche qui, di nuovo, non prendiamoci in giro. COSTRETTI? Non vi rendete conto che quel verbo li assolve o quasi?
Un’ultima cosa: quando ti riferisci ai commentatori che non condividono la petizione come avezzi a stare davanti alla scrivania, per lo meno prima informati: potresti scoprire che davanti ai CPT ci sono stati almeno quanto te (dentro no, ci ho provato una volta, insieme ad altri, a Gradisca, ma mi è andata male) … Se uno non è d’accordo con la petizione non diventa automaticamente uno che non agisce …
NeGa
A volte gli appelli servono per raggiungere uno scopo, quello scopo. E per far conoscere almeno quella specifica realtà di abusi e negazione di diritti.
Non mi interessa se le singole persone si sentono più buone…buon per loro. In più, il tuo, mi sembra un giudizio morale e non politico. Non ho la tua certezza che a NESSUNA delle persone che vengono a contatto con delle realtà altrimenti occultate e giustificate, cambi qualcosa nella testa, nella sensibilità, nella coscienza.
braucci, io ti rompo ‘o cazzo quanto mi pare. perché qui non è una gara a chi ce l’ha più lungo, guarda, e lasciati dire che non hai capito un cazzo. Peraltro mi parrebbe anche una questione di stile evitare il personale, ma visto che la metti su quel piano, be’ ti rispondo che oltre ad aver fatto oltre duecento inizative per l’italia sempre aggratis, dormendo dove capita e rimettendoci pure u’auto, io faccio anche attività sul campo, basta che scorri la homepage e lo vedrai che cosa sto facendo in questi giorni, per dire.
Non è questione di bacchetta magica o di guevara o di tutte le altre stronzate qualunquiste che tiri fuori e che ti qualificano per quel che sei. Ho spiegato i motivi per cui dissento. Peraltro la tua frase “sai benissimo che, anche se ci fai bella figura non otterrai un solo migrante fuori da quegli inferni prima di 10 anni” può essere rovesciata su di te: una visita al cie accodati un parlamentare sono davvero buoni tutti a farla e indignarsi all’uscita. Potrei dirlo, usando il tuo metro. Ma non lo dico, né lo penso. Al contrario di quelo che esce da te.
effeffe, non mi rompere o cazze pure te, sempre detto affettuosamente, è chiaro
Helena, io non ho certezze, cerco di mettere sul piatto di bilancia alcune cose e tiro le somme. da un punto di vista politico, prima che etico.
e poi, ho sentito dire perfino a borghezio che dentro i cie bisogna garantire condizioni umane, per dire: è arruolabile pure lui?
però raagzzi visto che affettuosamente ci si rompe il cazzo a vicenda forse non sarebbe il caso di romperlo non affettuosamente ad altri? (proposta costruttiva)
effeffe
Avete rotto il cazzo.
Chi vuole firmare firma,
chi non vuole firmare non firma.
(io ho firmato)
‘Sta cosa di dover fare a gara a chi conosce meglio il fango è puerile. Ed è l’errore storico della sinistra, la sua malattia infantile.
Tutti noi ci spacchiamo il culo, non solo sui libri o nei blog, ma su tutto nella realtà. E’ demenziale che dobbiamo ogni volta esigere la patente accertante la buona volontà di ognuno di noi.
Siamo lenti, cazzo, lenti, e dall’altra parte nel frattempo impestano in pozzi.
Cerchiamo di uscire da questo clima da Repubblica di Weimar. Discutiamo di obiettivi e di problemi oggettivabili, ossia: ragioniamo. Anche se le posizioni possono restare inconciliabili.
sono arrivata in ritardo su Gianni….come spesso
io non ho firmato perché sono contrario alla morte e alla pena di morte in generale ma non ad esempio alla ghigliottina perché essa è indolore e quindi da la possibilità di eliminare una persona sgradita senza farla soffrire e quindi per me è una cosa civile ma purtroppo in italia non c’è ma se non sbaglio solo in francia. poi chiaramente sono daccordo con quello che dicono alcuni cioè che è assurdo chiudere un servizio proprio a caserta che ha già tanti problemi. se proprio bisogna chiuderli per una questione di stelle o perché non funzionano o perché vanno ristrutturati cominciamo da quelli dal nord che ha più servizi smettendo di penalizzare caserta come al solito. grazie e scusate
sono d’accordo con l’amico rotowash e devo anche dire che mi meraviglio molto che un casertano doc come saviano abbi firmato questo appello facendo parte dei firmatari.
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/401190/
Sono d’accordo con Gianni Biondillo. Sarebbe ora di dircelo chiaro. Il problema è anche nostro. Ed è grosso. E ci siamo dentro tutti quanti, anche se ognuno lo proietta sull’altro. Prima o poi dovremo cominciare da qui. Da questa ininterrotta contesa sulla legittimità del dissenso. Ogni volta, la ritroviamo, puntuale, e sempre più aspra, più capziosa. Ma non ci rendiamo conto, che leggere questi commenti sotto questo post ha una forza altrettanto “demobilitante” e scoraggiante che una carica di polizia? Non ci rendiamo conto che più la nostra impotenza cresce, più pestiamo sul nostro vicino, perché non è abbastanza puro nelle intenzioni e prodigo negli atti? Metre quelli ci passano sopra con i carri armati si gioca una sorta di infinita resa dei conti all’interno del nostro fronte. Spendiamoci un po’ di tempo, almeno, a rifletterci. Visto che ormai la trave è ineludibile. Magari mettiamoci anche un po’ di psicologia, oltre che molto marx, perché anche di quella c’è ahimé bisogno.
Cioè, insomma, dai, non discutete, non dite la vostra, e anche se non siete d’accordo, bene, tenetevelo dentro, basta con le differenze esibite, non siete d’accordo con il senso della petizione?, pazienza, ma non disturbate, aspettate la prossima vostra occasione, vedrete, avrete modo di esprimere le vostre tare psicologiche, in fondo, poi, si tratta di una petizione fondamentale per le sorti della sinistra, perché dovete sempre mettere il bastone tra le ruote?, cercate altrove la vostra jouissance, qui dobbiamo firmare una petizione, ché è perfetta, come potete voi, con la vostra incoerenza, pensare di correggerla?, e poi chi siete voi?, non lo sapete che gli spartachisti, nel 1919, durante la Repubblica di Weimar, insistendo testardamente nell’opposizione decretarono il loro 15 gennaio e aprirono le porte al nazismo?, suvvia, deponete la vostra ideologia della separatezza, invece di affondare nel pelo-nell-uovo, dài, ragazzi, ragioniamo, se dite la vostra non state mica ragionando, no, state esprimendo il solito rito funebre della sinistra scissionista, basta fare i bordighisti, seguiamo, tutti insieme, mano nella mano, con dedizione incondizionata … cosa seguiamo?, non lo sappiamo neanche noi, ma dividersi è infantile, così come è inutile discutere sul senso di una petizione, sì, ecco, non uscite dai ranghi, la tempesta incombe sul mondo e voi che fate?, rompete il cazzo!, suvvia, ve lo diciamo noi che siamo importanti e che di verità ce ne intendiamo: per favore, non esprimete il vostro pensiero, uscite dal vostro narcisismo, entrate nella … non lo sappiamo dove dovete entrare, però, dài, non scassate ‘o cazzo!
Nevio Gàmbula
io ti parlo di noi, e includo me, te, marco, braucci, e tanti altri; tu ovviamente prendi questa considerazione come già un attacco di alcuno contro altri. Che poi chi sono questi alcuni contro altri nevio? Un mio commento contro un tuo commento. Una ben misera guerra.
@ Andrea
A chiunque tu ti stia rivolgendo, il senso non cambia: senza dire niente sul tema della discussione, inviti a smettere di discutere …
Sono stato abituato a discutere di più con gli “amici” che con gli altri, ai quali si dovrebbero riservare trattamenti di ben altra natura. È ovvio che Braucci, proprio per quello che fa sul campo, ha la mia stima (Fofi e Saviano NO!) … Se provo a dire la mia, non è per andargli contro: continuo a considerare questa petizione un passo indietro rispetto alle lotte di questi anni contro i CIE. Punto.
E poi sto diventando sempre di più un bordighista: o svisceriamo (aspramente e capziosamente, sì) le differenze, al fine di riunificarle a un grado superiore, magari attorno a una ipotesi di “programma minimo”, o saremo sempre costretti a inseguire il meno peggio, trovandoci magari domani a votare, noi che siamo contro i CIE, la Turco o qualcun altro del PD, partito che a tutt’oggi difende i CIE … Mi dispiace, continuo a preferire gli spartachisti ai democratici à-là-Noske …
NeGa
Non mi pare che abbia detto “smettiamo di discutere”, e nemmeno “mettiamoci d’accordo”. E non vedo per quale motivo conseguenziale, tu o chiunque (me compresa che non schiferei l’appoggio di Turco-Napolitano sulla questione x), dovremmo alla fine votare per il Pd.
affettuosamente un cazzo: senza politically correct
Gentile Helena, se andassi a votare voterei PD, ma non ci vado… in ogni caso invito a farlo chiunque ci vada. Lo farei per TATTICA, perché è l’unico partito rimasto su piazza in grado di ragionare anche contro le proprie stesse scelte e decisioni, anche contro le proprie malefatte, anche a costo di autodistruggersi, perché è fatto da gente che infondoinfondo alla libertà ci tiene.
A proposito di CIE, la pessima Turco Napoletano non è l’inizio di tutto, l’inizio fu il sostegno fine anni ’70 alle politiche giuridiche di emergenza, in nome di un principio di sicurezza che mirava più alla sicurezza dello Stato che a quella dei cittadini; fu il sostegno scriteriato che dura a tutt’oggi di qualunque qualunque azione giudiziaria repressiva, i famosi TEOREMI di tanti giudici liberticidi, primo fra questi Caselli, a tutt’oggi celebrati anche da tanti scrittori non sto a fare nomi, che però fanno anche peggio del PD quando arrivano non solo a chiedere di rispettare il lavoro dei giudici e le loro sentenze, anche quando esse sono palesemente ingiuste, ma addirittura a considerare vangelo il materiale grezzo degli inquirenti: COME DIMOSTRA L’INCHIESTA…. che al contrario, in uno Stato di Diritto, un’inchiesta non dimostra proprio nulla, tenta solo di fornire al giudice materiale funzionale al rinvio a giudizio, che potrà ovviamente essere contraddetto durante il dibattimento.
Però volevo dire che nel pensiero ha ragione Nevio, anche se lo fa nel suo stile, in maniera a volte ideologica… ma sempre nel tentativo di allargare gli spazi di libertà. Inglese, e tanti altri, invece, rischiano di ridurre lo spazio del dissenso a uno spazio in definitiva contiguo alle politiche governative. Qui, infatti, non si tratta più di dire che i CIE fanno schifo e qui e la’. Bisogna prenderli di mira in modo concreto, per esempio manifestando in centomila e anche più davanti a ognuno di essi, abbattendone, del tutto casualmente, le recinzioni, in nome del ripristino dello Stato di Diritto. Naturalmente dopo che avremo riaffermato la dignità della donna e la laicità dello Stato.
Ma non ci rendiamo conto, che leggere questi commenti sotto questo post ha una forza altrettanto “demobilitante” e scoraggiante che una carica di polizia?
bello l’usum in-
timida-
torio ad capocchiam
cazzi delle
parole
ma tu ti sei mai trovato in
un corteo
caricato dalla polizia?
Gentile Larry,
così come tu pensi che tatticamente sarebbe non sbagliato votare Pd, così io vedo improbabile in questo momento la possibilità di aggregare centomila o più persone davanti a tutti i CIE tentando di farli cadere come la Bastiglia. Cosa che non mi farebbe affatto schifo, anzi. Per questo appoggio volentieri ogni iniziativa che cerchi di agire anche solo parzialmente sul problema. Dove, forse è utile precisarlo, nemmeno quell’impegno si può esaurire solo in una petizione. La petizione non può che essere UNO degli strumenti che agiscono insieme ad altri per raggiungere l’obiettivo di chiudere quel centro e di informare l’opinione pubblica sull’esistenza dei nostri lager.
si, ma allora è davvero sconvolgente, o forse utile, che si scopra l’acqua calda oggi, helena,
e non cito solo il lavoro di marco,senza protezioneparlamentare, ma anche quello di macerie (vedi il mio attacchinaggio) per nn parlare delle non siamo complici (le…. stagiste delle case editrici di braucci, immagino), ad esempio, che di botte dalle forzedell’ordine ne hanno prese a catapetere . per non parlare del lavoro e della presenza di tanti altri. c”è altro rispetto a tq da uno svariato TOT di anni persno in italia (e per fortuna).
Grazie gina.
E comunque sì, ai miei “amici” una cosa la voglio dire, sulla scorta di quel che diceva nevio: io ho espresso un dissenso nel merito politico. Mi sono arrivati attacchi e insulti ad personam, che fossero insinuazioni del cazzo fatte da qualcuno che non sa quel che faccio non importa. Dunque non sono stato io a chiedere patenti a nessuno. Io tentavo appunto di discutere nel merito. Come sta continuando andare nevio, peraltro.
marco e nevio,
io vorrei riflettere su una dinamica più globale, di cui questa discussione, finita in scazzo, è un caso particolare; non ho, marco, dato responsabilità agli uni o agli altri di questo risultato; mi sembra che la di là delle questioni di merito, ci sia una riflessione da fare sul perché molte discussioni tra noi (noi amici, noi gente che si stima, noi che si fanno parecchie battaglie in comune) finiscono in scazzo. Potete dirimi che è un OT, ma il problema mi sembra che esista.
cosa è un ot?
Senza alcuna ironia, gina. Fai circolare tutto quello di cui sei a conoscenza, anche se qui (spero) dovresti essere fra quelli che l’acqua calda l’hanno già scoperta. Ma non tutte le forme di lotta in atto contro di essa.
@ Andrea
In generale, non lo so; in particolare, almeno qui, è perché si mal digeriscono le critiche … Basta rileggersi i commenti. Che poi, alcune critiche, siano “esagerate”, bene, è nell’ordine delle cose, sopratutto quando ci si espone pubblicamente: la politica è sempre un “eccesso” … Soluzioni? E se, molto semplicemente, non esistessero? E se dovessimo imparare a convivere (tra “amici”, ché degli altri mi fotte ‘na sega!) con la negatività altrui? Qui non stiamo parlando d’una astratta alleanza tra intellettuali TQ, ma di tentativi di migliorare la condizione degli immigrati irregolari, che è cosa ben più degna d’attenzione. Lo sguardo di chi “è coinvolto” è parziale: impariamo ad imparare dall’impegno (e dallo sguardo) altrui. Quando ho letto che la petizione è nata in accordo con “esponenti del Csa exCanapificio di Caserta e alla rete campana antirazzista”, il mio sguardo è cambiato, s’è fatto più, per così dire, disponibile. Solo che, a dispetto di ogni buona intenzione, più la leggevo più non mi convinceva il suo senso … Dirlo apertamente, al pari delle reazioni di chi invece la difende (quando non scadono sull’attacco personale, poiché in tal caso si abbandona la politica per entrare nell’idiozia), vuol solo dire: possiamo riscriverla? Possiamo farla diventare base di una discussione più allargata al fine di migliorarla? Prendi una frase del genere:
“Mentre gli addetti della Croce Rossa e i funzionari delle forze dell’ordine sanno di essere lì per gestire l’assurdo” …
È essa stessa assurda, al pari dell’altra da me citata in precedenza, giacché assolve Croce Rossa e polizia da quello che hanno compiuto proprio nel CIE di S. Maria (fino all’assurdo totale della “liberatoria” fatta firmare da Croce Rossa e polizia, per la quale gli immigrati risultavano non “prigionieri” ma volontariamente reclusi!) …
È una questione di senso. E non tutti i sensi, come ben sai, portano alla liberazione …
NeGa
helena
sull’acqua calda non so, visto il testo della petizione.
sai bene che i cie sono assolutamente legali. la scelta di campo spetta alla redazione, e, marco a parte, mi sembra abbastanza chiara.
a nevio,
mentre ho trovato sproporzionata e inutilmente aggressiva la risposta di braucci a marco, ho trovato del tutto condivisibile quella di Leogrande.
Ma andiamo ancora più a monte. Qual è la situazione attuale in Italia oggi? Alcune battaglie fondamentali, che sono in realtà politiche e nel contempo umanitarie – ossia cercano di ridurre nell’immediato una sofferenza evitabile a degli esseri umani – ebbene molte di queste battaglie sono fatte da piccoli gruppi di persone coreggiose, generose, determinate. Dal momento che la sinistra radicale è scomparsa dal parlamento, queste lotte hanno raramente appoggio e sostegno parlamentare. E questo è un primo limite grande. Il secondo limite grande, è la capacità che hanno le lotte di questi gruppi di produrre intorno a sé un ampio consenso della popolazione. Quando questo avviene, la lotta ha avuto comunque successo.
In un’ottica futura cosa possiamo aspettarci, per limitare le sofferenze evitabili di tanti esseri umani come gli immagrati e i profughi rinchiusi in questi lager “legalizzati”? E mutare le leggi che li rendono “istituzioni normali”? Le due stgrade sono il rafforzamento di una presenza parlamentare della sinistra radicale – quella in grado di portare avanti un programma contro la presenza dei CIE – e la creazione di sempre maggiore consenso dietro le lotte dei gruppi e della associazioni militanti. L’obiettivo politico non può essere che l’aggregazione di ulteriori individui dentro un agire comune. Il che significa mettere assieme, in modo rispettoso, delle differenze. La prima differenza da sopportare rispettosamente è quella tra chi scende in piazza magari per la prima volta e chi in piazza ci è magari da anni.
Purtroppo le dinamiche da gruppo militante, da associazione attiva, da centro sociale, ecc., le ho conosciute da vicino, e hanno degli aspetti davvero deleteri e distruttivi. Il primo dei quali riguarda la costituzione di gerarchie: da una parte i compagni autentici dall’altra quelli fasulli. Per tanti anni ho ragionato in bene o in male con questa mentalità. Al punto in cui ci troviamo oggi, non solo in Italia, ma in tutta Eurooa, mi sembra che bisogna sbarazzarsi al più presto da questo tipo di dinamica, spesso implicita.
Quello che si deve fare, mi sembra, è sopratutto aggregare i diversi. Creare consenso intorno a varie lotte, senza estenuarsi sempre nell’esibizione del dissenso.
Ho letto l’esempio che facevi citando Bordiga, parlando di programma minimo. Ma mi sembra che questo può riguardare eventualmente una discussione tutta interna a un gruppo ristretto, dove gli elementi di condivisione sono già molti.
Ha molto meno senso, mi sembra, nel momento in cui si chiede una mobilitazione ampia di persone, che hanno diversi gradi d’impegno e esperienza militante. Qui non ha senso rivendicare la separatezza. Questa cosa finisce per ucciderci. Per lasciare isolati proprio i gruppi più attivi. E a questo punto il senso politico del loro lavoro finisce per limitarsi a una pura azione di testimonianza. “Almeno noi c’eravamo.”
qui non c’è nessuna redazione, gina. Mi hanno girato il testo di questa petizione, ho pensato di postarlo. Ho detto perché l’appoggio personalmente. Di quale scelta di CAMPO stiamo parlando?
@ Andrea (di corsa)
il concetto di “programma minimo” è di Marx (ed Engels): è inevitabilmente espressione di una minoranza, ma serve proprio ad aggregare attorno ad esso un numero sempre maggiore di persone. Nessuna “azione di testimonianza”, dunque. In ogni caso, non si tratta di mischiare l’acqua col vino; la mediazione politica è nel tenerli separati. Il Napolitano e la Turco (e tutto il PD) possono partecipare ad una azione collettiva e di massa contro i CIE? Io ho i miei dubbi; ma se lo fanno, bene … Se però per cercarne l’adesione devo modificare “al ribasso” le mie richieste, mi dispiace: l’acqua e il vino, mischiati, perdono le loro caratteristiche. In questi anni abbiamo sempre puntato “al ribasso”, sino alla farsa di Rifondazione che votava la guerra in Afghanistan pur di salvare il Governo Prodi; il risultato è stato che Prodi non si è salvato e che Rifondazione ha perso quasi tre milioni di voti (il mio compreso), sparendo dal Parlamento. Stare all’opposizione è fare solo “azione di testimonianza”? No. E il 14 dicembre romano dimostra che la radicalità delle intenzioni e delle richieste può essere anche di massa … In questa fase è il solo modo possibile di non mischiare acqua e vino.
NeGa
helena,
niente di drammatico, la scelta di campo è legata alla natura dei testi che si pubblicano, petizioni comprese: Le 102 persone recluse nel CIE di S. Maria Capua Vetere, come quelle degli altri centri analoghi sparsi sul territorio, vivono la contraddizione di un’incapacità politica, pagata con la violazione di diritti umani e civili e l’umiliazione del corpo della Croce Rossa e di quelli di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza costretti a coprire, anche con il ricorso ad abusi documentati, l’incapacità degli organi centrali del Governo.
Detto questo, spero che firmino in tanti, in tantissimi con riserva, con tantisisme riserve. Ah, per tutti, quardate che questo appello non si rivolge alla società civile (vogliamo ragionare oltre i centri sociali pf?) ma agli intellettuali , agli artisti (?), ai famosi :)
Vorrei che su Nazione Indiana si dedica un articolo all’umanità di chi ha salvato bambini, donne, uomini questa domenica a Lampedusa.
Quando leggo i commenti, non capisco come un’iniziativa necessaria sia ancora soggetta a discussione.
Se Roberto Saviano, casertano, ha firmato l’appello è perché ama la sua terra, ha amibizione per lei.
Quanto a NG non capisco questo rigetto appena si parla di Roberto Saviano.
Concordo l’opinione di Gianni Biondillo: siamo troppo lenti da reagire con discussioni. Osservo il stesso attegiamento in Francia dalla parte della sinistra.
un articolo sull’umanità; Siamo troppo lenti da reagire, perdiamo tempo in discussione- non respingo la discussione- ma c’è un tempo per agire-
Forse è il segno di libertà nel campo della sinistra, un attegiamento intellettuale.
Mi scuso per la mia formulazione confusa.
Eccola qui la richiesta della patente, la carta d’identità, il passaporto per la santità:
“ma tu ti sei mai trovato in
un corteo
caricato dalla polizia?”
Eccerto!
“Che ne sai tu, intellettualicchio? Io sono il testimone del vero. Io ho preso più mazzate di te.”
“No, non è vero, io, io… guarda qui: ematona Seattle, cicatrice Genova…”
“Buu, vergogna, quello è niente: lacerazione Corso Buenos Aires, ferita Stadio San Siro.”
“Quella non vale!”
etc. etc.
Altro che “programma minimo”. Appena ci provi diventi un collaborazionista del PD, dell’IDV, dell’UDC, di Silvio in persona!
Perché io sono più puro di te, più alto, più nobile, io so cos’è la sofferenza, il dolore. Tu sei un piccolo borghese travestito da intellettualicchio. Anzi: voi. Voi tutti.
Io vs voi. Io puro, voi merda.
Com’è riposante per la coscienza tutto ciò.
Cara Veroclaque, NG non so, ma io diffido della difesa dei diritti umani da parte di savianuccio tuo perché il più grande CIE mai concepito è lo Stato Palestinese della striscia di Gaza, del quale non ha mai detto una parola, anzi, ricevuto dal presidente israeliano (perché?) si è fatto dire che Hamas (che è al governo dopo aver vinto le elezioni) è come la camorra, senza obiettare nulla nulla, senza fare nemmeno una piccola smorfia, dicendo invece che Israele è un baluardo della democrazia (allora meglio la dittatura?). Del resto il testo della petizione, che comunque condivido perché è sempre meglio di nulla, fa l’errore veniale di non esprimersi contro i Cie in generale (Guantanamo?), ma contro quello in particolare, il che non è bene: dato che siamo tra amici, se uno sbalia, lo corigiamo.
Che c’entra Larry?
Detto questo:
Hai una perfetta conoscenza della mia lingua:
veroclaque. Claque ha due sensi in francese che sembra andare bene con me:
schiaffo: mi merita uno schiaffo
claque al teatro: sono una fan o una seguace di Roberto Saviano senza riflessione.
Non mi la prendo :-)
Ma un consiglio torniamo all’argomento: la chiusura del CIE.
Del resto il testo della petizione, che comunque condivido perché è sempre
meglio di nulla, fa l’errore veniale di non esprimersi contro i Cie in generale
maria
ma non è nemmeno un peccato veniale larry, la petizione sottintende la condanna di tutti i cie, mi sembra molto chiaro.
Io credo che stando così le cose sia impossibile non avere dei luoghi di sosta brevi che possano accogliere in modo umano chi arriva , SE ARRIVA,
dal mare, è impensabile che gli uomini, le donne e i bambini che abbiamo visto ieri sbarcare a lampedusa possano immediatamente ripartire per chissà dove! Hanno bisogno di essere rifocillati, curati, prima di andarsene.
Oggi lo si fa in modo inumano, ma sono le modalità che vanno cambiate, è il reato di clandestinità che deve essere immeditamente abolito, è la durata della sosta, sono le condizioni concrete e materiali in cui si svolge, che, tra l’altro, non sono le stesse dappertutto e se per alcuni questo non è importante lo è certamente per i migranti coinvolti!
Più in generale quoto biondillo, inglese ed helena.
Cara Veroinique, sono contento che non ti arrabbi per i miei stupidi calemburi (che non hanno nulla a che fare con la pratica fascista di storpiare i nomi a fine dispregiativo). Però, come che c’entra?! Bisogna essere equi, non è che un campo di prigionia per un intero popolo ci va bene e no un campetto per migranti ellettoralmente funzionali alle politiche autoritarie dei governi di destra democraticamente eletti! Perché, se si trova giuridicamente legittimo segregare un intero popolo con la scusa della sicurezza, ci si scandalizza tanto se si rinchiudono i migranti in base all’interpretazione di una legge anticostituzionale, liberticida e delinquenziale (ma in Italia si manifesta per la dignità delle donne… è purtroppo lì che si investe la poca energia politica disponibile), quella che criminalizza i clandestini?
Per la lingua tua, purtroppo non la domino affatto (a stento la mia…), ma alla claque semanticamente duale schiaffo applausi ci arrivo: nel tuo caso il secondo significato. Anche da noi si dice claque quando in sala c’è un gruppo che applaude in modo poco critico (perché innamoroso come nel tuo caso), simpatizzante a prescindere. O addirittura si usa claque in caso di pubblico pagato, si usa per esempio spesso per il nostro simpatico presidente del consiglio, che al contrario di quello che sembra non gode di tanta popolarità: lo votano, ma non è popolare… però, è popo ilare.
Maria sono sostanzialmente d’accordo con te, come quasi sempre, anche se il SOTTINTESO mi pare un po’ gesuitico: io lo scriverei più chiaro che siamo contro tutti i CIE, tutti tutti, giacché la sezione ermeneutica del ministero a cui è rivolta la petizione, secondo me potrebbe far finta di non capirlo.
Larry, tra le invenzioni linguistiche, preferisco véronirique:-)
Un saluto amichevole anche se non condivido tutte delle tue opinioni.
[…] la questione. Il testo è stato pubblicato anche su Nazione Indiana, dove si è subito aperto il dibattito sul fatto se sia giusto o no chiedere la chiusura di un solo centro, piuttosto che di tutti. […]