L’odore acido di Armageddon
di Alan D. Altieri
Ah(ime’), bellezza: quale indegno, malefico, turpe inganno sei! Nella sua potenzialmente folgorante, brutalmente mutilata carriera di medico-chirurgo, di bellezza il Dottor Alessandro Bellezza, giovane ma gia’ rispettato taglia&cuci iscritto a pieno titolo al (quanto ordinato) Ordine dei Medici, ne ha vista proprio poca. Il suo tempo – la meta’ degli anni ’70, ma difatti: i grondanti “anni di piombo” – e’ gia’ un tempo maledetto. La sua ippoKratiKa causa – mettere, prima e unica volta, le mani e i ferri nella ferita d’arma da fuoco di un “compagno che sbaglia” – e’ gia’ una causa persa. Cosi’, per Alessandro Bellezza – simbolico quando iconico protagonista, uomo giusto dalle ragioni giuste, trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato – quel tempo maledetto e quella causa persa diventano il viatico per il Nono Cerchio. Allora, non necessariamente in ordine di disastro:
- inguaiato dai vomiti purulenti di un “pentito” della lotta (o forse era lAtta?) polittiKa per la rivoluZZZione proletaria (don’t ya worry, guys: papi IS coming!);
- tramutato in carne da macello attraverso un tetro mercimonio sub-sindacale/para-giudiziario da un sistema gia’ putrefatto nel profondo (dura lex, sed leXXX!);
- fottuto su tutta la linea professionale dal (sempre piu’ ordinato) Ordine dei Medici tramite espulsione con infamia (we shall NOT be deterred!);
- additato come potenziale delatore dai “kompagni che NON sbagliano” (ya dead, sucka!);
- degradato da medico di esseri umani (specie gia’ estinta), a protettore di creature animali (specie in via di estinzione), raccattando le loro carcasse piu’ o meno agonizzanti dall’asfalto dell’hinterland bolognese (which way to the slaughterhousa, ya moron?).
Queste le premesse disperate e disperanti, catastrofali e catartiche de “L’Odore Acido di quei Giorni”, l’ultimo romanzo – definizione grandemente e ingiustamente riduttiva – di Paolo Grugni (Laurana Editore, 2011, 16,50 euro). Autore controcorrente tra i piu’ inaspettati e spiazzanti attualmente sulla scena – “Mondoserpente” (Alacran, 2006) e’ forse il piu’ formidabile thriller metafisico degli ultimi dieci anni; talento naturale provocatorio tra i piu’ temerari e corrosivi – “Aiutami” (Barbera, 2008) e “Italian Sharia” (Perdisa, 2010) sono politicamente scorrettissimi colpi di sciabola contro le eterne stragi degli innocenti, animali e donne; con “L’Odore Acido di Quei Giorni” Paolo Grugni affronta a testa bassa – ma con logica narrativa al massimo livello – quello che e’ (ed e’ destinato a rimanere) il bubbone di rivisitazione politica piu’ aspra, controversa e infida dell’ultimo mezzo secolo di storia italica. No, il tempo non lenisce le ferite. E per i dannati della terra a cui la Nemesi infligge la tortura di sopravvivere a loro stessi, il tempo tramuta quelle medesime ferite in una cancrena senza fine. L’Italia degli anni ’70 fu davvero un idealistico crogiolo di speranze rivoluzionarie (condivisibili o meno), o fu nient’altro che l’ultima farsa macabra prima della “morte della coscienza”? Questo l’enigma al fulcro profondo di Alessandro Bellezza, damaged human goods (materiale umano danneggiato) che una risacca tossica fatta di contraddizioni e contrapposizioni idelogiche piu’ o meno illusorie, ineluttabilmente, inesorabilmente trascina di nuovo su una spiaggia inquinata. Perche’ con Alessandro Bellezza la Nemesi non ha ancora finito. E l’enigma si tramuta in sfida letale quando, su una strada strangolata dal ghiaccio appena fuori Bologna, Alessandro raccoglie la carcassa sbagliata. Un animale, certo, ma di quelli a due gambe: una donna, ancora viva. Ma senza nome e senza memoria. Una donna che qualcuno ha cercato di uccidere. Da questo snodo cruciale in avanti, l’ingranaggio de “L’Odore Acido di Quei Giorni” diventa quello del thriller a suspense. Chi e’ la donna? Com’e’ finita sul quella strada? E il suo assassino mancato, le sta ancora dando la caccia? Altre donne sono state uccise nella zona, su un arco di mesi. Assassinate con un osceno modus operandi da qualche mostruoso psicopatico che fa’ della depravazione omicida un’arma… politica? Dal punto di vista strettamente thriller, “L’Odore Acido di Quei Giorni” e’ una macchina pressoche’ perfetta. Stile diretto ed essenziale, dialoghi duri e taglienti, personaggi sbalzati e precisi. Ma il vero nucleo tematico del lavoro ai fianchi di Paolo Grugni e’ nel subtext dell’analisi di ideali in bilico, nella metafora dell’indagine criminale out-of-bounds, fino al feroce showdown conclusivo, in cui l’uomo che vuole preservare la vita deve, altrettanto inesorabilmente e ineluttabilmente, diventare l’angelo della morte. Lo sfondo bruciante, letteralmente bruciante, di tutto questo? Il vulcano in eruzione dell’evento insurrezionale di Bologna agli inizi del 1977, autonomi armati da un lato, autoblindo targati Cossiga dall’altro. No, non rivoluzione, quello italiano un (non)popolo che mai, nemmeno una volta nella sua storia, e’ mai riuscito a fare una sola rivoluzione. A Bologna 1977 e’ guerra, guerra civile. Rutilante e ripugnante esibizione blood & gore in cui il (non)popolo da’ sempre il proprio meglio. E tutto il proprio peggio. Nulla ci viene risparmiato ne “L’Odore Acido di Quei Giorni”: l’annientamento delle regole e la tragedia del dubbio, l’avvelenamento dell’innocenza e la mattanza della carne, la disgregazione della speranza e la demolzione della coscienza. E dopo “quei giorni, nulla, nulla in assoluto, sara’ mai piu’ lo stesso. L’Italia, ineluttabilmente, scientemente, subisce la degenerazione terminale. W litaGLia! Dal Caso Moro al Caso Craxi, dalle stragi di mafia al breve, illusorio sussulto di Mani Pulite, fino alla storica, grandiosa “discesa in campo”. Bene, per Paolo Grugni — e di certo non solamente per Paolo Grugni — e’ abbastanza evidente che cosa e’ stata, e che cosa e’ ancora oggi, la “discesa in campo”. La definizione e’ comunque incompleta. Forse dovrebbe essere: “discesa in campo di sepoltura.” Passati quasi quarant’anni, nel descriverci “quei giorni”, a tutti gli effetti Paolo Grugni fotografa la realta’ di questi giorni. Tempo e luogo dove la coscienza e’ melma da piccolofratelloscemo, l’ideologia e’ cenere da crematorium e la societa’ e’ una discarica di veline, ballerine, meteorine, letterine, olgettine etc etc etc. So welcome to litaGLia… And Welcome to Armageddon!