La vita oscena
Aldo Nove, La vita oscena, Einaudi, 2010, 111 pag.
Perdere tutto in una età, l’adolescenza, dove invece si ha bisogno di tutto per costruire una propria identità stabile. Perdere il padre e la madre nel giro di pochi mesi, e poi la casa dove si è vissuti. Perdersi, di conseguenza, nella disperazione e nell’apatia. Questo il filo conduttore di un libro, La vita oscena, dal peso specifico elevatissimo che riesce a condensare nel volgere di poco più di un centinaio di pagine una storia drammatica, anzi di più, tragica, quella dell’autore stesso, Aldo Nove.
Nove con la sua storia sbaraglia un decennio di rassicuranti auto-fiction, dove l’eroe è e non è il protagonista, dismettendo le maschere della narrazione e raccontandoci il dolore della realtà, senza sconti, la vita nuda senza pudori e senza autocompiacimenti. Non so neppure se La vita oscena sia un romanzo (nel caso sarebbe un romanzo di deformazione). È – sa essere anche – poema in prosa, operetta morale, digressione filosofica, confessione notturna. La struttura si frammenta, insiste negli a capo, come a cercare insistentemente dove stia il limite della prosa, chiedendosi quanto ci voglia a farsi verso.
Solo oggi Nove ha saputo raccontare tanto dolore. L’abisso dove è sprofondato, fatto di alcool, droghe, pornografia e sesso estremo, alla ricerca di una morte che dia senso all’insensatezza dell’esistenza. Temi che solo i grandi romanzi e i grandi scrittori sanno manipolare. Ha messo tempo fra sé e quel ragazzo. Ha messo maturità espressiva, evitando così di impastare malamente tanta vischiosa esistenza, evitando di farne l’ennesimo giovanil-vitalistico cascame romantico.
La vita oscena è un libro maturo e innocente. Puro. Sincero. Il racconto del dolore come unico maestro, l’umiliazione come modo per smascherare se stessi, la morte come ossessione vitalistica. Il decennio letterario del nuovo secolo si chiude con una perla scaturita dallo guano crudele della realtà, noi non possiamo far altro che ringraziare Nove per avercela regalata. E sentirlo fratello.
[pubblicato su Cooperazione n. 6, 8 febbraio 2011]
non vorrei che questo libro fu fatto scrivere per permettere a novi di continuare con quei suoi vizi. anche se daria bignardi effettivamente ha detto che è stupendo. cmq vedo che parlate spesso di questo libro quindi forse è obbligatorio comprarlo. io adesso non ho i soldi perché ho comprato vieni via con me che è stupendo, ma appena ho i soldi mi compro anche questo e vado al cinema a vedere cacanca che viene dal libro di robbi la bellezza e l’inferno che se non sbaglio ha vinto il premio primo libro europeo. grazie e scusate
raga cmq sono d’accordo con il mio collega rotowash e anche con il grande gianni che saluto. oltretutto vorrei ricordare che il grande novi non è solo stile libero ma è stile libero big, quindi anche lui va comprato considerando che ormai è big (cioè non più nuova proposta).
ma, scusate, non bastava Céline di Morte a credito?
guarda domenico io dei morte a credito ho letto altri libri ma no quello che dici tu. cmq ritornando su novi secondo me la cosa più bella del libro osceno è che sembra scritto tipo in tre quattro giorni, cioè è riuscito a non fare capire tutto il lavoro che c’è dietro soprattutto degli editors a cui sembra che è un libro scritto per guadagnare un’altro po’ di euro tipo novella 3000 anche inventando molte cose e magari non dicendo proprio tutta la verità su quella principale. cmq non vorrei che poi uscirà il numero due in cui novi spiega come vivé da quando è diventato scrittore fino all’epoca contemporanea perché se no sarebbe un’operazione commerciale che un personaggio del livello di novi non farebbe mai a meno che non ha bisogno di nuovi soldi.
Senza maschere, senza sconti, nuda vita, l’autore stesso. Eppure sulla copertina c’è un’avvertenza a caratteri cubitali: ALDO NOVE. Uno pseudonimo, un personaggio ben rodato. Comunque mi chiedo: la sincerità è un valore assoluto, in letteratura? Più è vero, meglio è?
Sempre meglio ricordare di mese in mese quale capolavoro è la vita oscena di Aldo Nove. Céline è un’altra cosa, Domenico.
No, Rotowash, ma che comprarlo, sei matto? Io l’ho fregato.
Enzu’, che t’aggia dicere? E chi a’ vo’ cotta e chi a’ vo’ crura…
gianni mi fa piacere che lo ammetti anche tu così posso ammettere anch’io che non l’ho comprato ma lo leggei tutto da feltrinelli largo argentina mentre aspettavo che smetteva di piovere. fu ottimo perché si legge tutto in un ora perché va sempre a capo tipo poesia. cmq non l’ho comprato per evitare che novi magari poteva riprendere con il suo vizio o magari avere più soldi per le escort rischiando di prendere malattie
gianni, scusa una curiosità, ma è in programma anche qualche nuovo articolo sul libro di novi o adesso non ne parlate più? grazie a presto
gianni io invece vorrei fare una richiesta sia a te che ai altri indiani cioè se parlate delle ultime attività di saviano perché sono rimasto un po’ indietro. soprattutto vorrei qualche dibattito su vieni via come me (libro) e su cacanca. grazie e scusate
immondizie:non hai comprato il libro di Nove per preservarlo dai suoi vizi. Facessero tutti come te Nove dovrebbe togliersi anche l’abitudine di mangiare.
no vabbè andrea lui fa anche altre cose infatti se no sbaglio è anche sia giornalista sia esperto di precaiarato. anche se forse mi dicono che non si occupa più di precaiarato
Roto, però sei ingiusto. Ho aspettato quasi 3 mesi prima di pubblicare su NI ‘sto pezzo, proprio per evitare sovrapposizioni con altri (con questo siamo a 3 pezzi, mica 30).
Su Saviano non posso aiutarti, dovresti saperlo, dei libri degli indiani qui non si parla. Hai mai letto una recensione sui miei tomi da queste parti?
no gianni ma infatti a me faceva piacere solo se c’era qualche dibattito. anche soprattutto per potere dire l’opinione della nostra scuderia. un abbraccio
Ottima recensione, il libro è imperdibile.
Ottima recensione, complimenti a Gianni.
ALDO NOVE
Il libro di Aldo Nove che ho lo più amato è la più grande balena morta della Lombardia per la fantasia, l’immaginario colorato dell’infanzia, lo stile innocente, crudo, fluo, pizzicante. I capitoli brevi, si gusta come un
caramele acidulato, con aroma sorprendente.
E’ nato nel 67 a Varese. Ha guardato una giovinezza vitale.
@ Per Rotowash et Gianni, anch’io penso che Nazione ha passato sotto silenzio la straordinaria avventura di Vieni via con me. Rimpiango che il nome di Roberto Saviano sia sovente citato nei commenti su Nazione Indiana per fare scattare polemica, senza parlare del suo impegno nella sfera culturale, letteraria. Mi piacerebbe leggere più recensioni
su libri scritti dagli indiani.
Su Nazione Indiana ci sono una parte degli autori maggiori italiani. Penso in per esempio alla poesia.
un grande libro. una bella recensione. una manica di deficienti a commentare (con le dovute eccezioni:-)
Giusto, io suggerirei di cominciare sin d’ora a buttare giù le recensioni dei prossimi libri di Nove, per portarsi avanti con il lavoro. Gli ingredienti li sappiamo già: paroloni, prosopopea e ossimori, in un sapiente mix. Kaveat: ricordate che “il più autentico romanzo di formazione degli ultimi anni” è stato usato. Ma si può ovviamente inventare altro (sulla stessa falsariga). Ulteriore consiglio: se il prossimo libro si intitolerà, per dire, “La casa diroccata”, noi potremmo poi commentare: “Certo, tutte le nostre case sono ormai diroccate…” (riprendendo magari la quarta di copertina). Attenti al cane!: alcuni malpensanti, dietrologi e retrogradi pensano che “La vita oscena” sia un libro innocuo e forse anche stucchevole, una specie di Woobinda con la sciatica. Non date loro ascolto!
Un saluto, buona primavera!
vs. Raimondo