SERENI CHIARA MORSELLI LIALA
di Franco Buffoni
Liala mi connota inevitabilmente l’immagine della mia nonna paterna, cattolica bigotta, nata nel 1885, per la quale i romanzi della dannunziana scrittrice alata rappresentavano il massimo dell’osabile nel campo dei desideri. Difatti non li leggeva in Quaresima, né di sera: la morte poteva sopraggiungere cogliendola con pensieri profani nel cuore. Li leggeva di pomeriggio in poltrona, accanto alla finestra. E ogni tanto scrutava il cielo: chissà che un aviatore non giungesse…
Morselli e Chiara sono le due facce di un’unica medaglia: la medaglia di ciò che Sereni non volle e non potè essere, malgrado la tentazione della prosa: un narratore. Chiara colmo di onori e di successi, Morselli alla disperata ricerca delle porte chiuse, dell’insuccesso programmato. Chiara abitava in via Metastasio, di fronte alla casa di mio zio. Erano molto amici: l’aperitivo da Zamberletti, le chiacchiere fin sulle scale. Chiara indicato da Anceschi come “il” curatore dell’antologia di IV Generazione, poi in pratica sostituito da Luciano Erba (la firmarono assieme) perché ormai era entrato definitivamente nell’ingranaggio della narrativa e dei contratti. I contratti: proprio ciò che Morselli pretese di inseguire per tutta la vita. Pretese in senso inglese: he really pretended… finse.
Sereni mi incuteva soggezione. Non come mio padre, ma quasi. Sereni era del ’13, mio padre del ’14. Come lui era stato un tenente di complemento nella guerra ignobile, e come lui aveva sofferto la prigionia. Li ho ricordati insieme in poesia: la loro morte quasi contemporanea mi liberò insieme dei due padri – quello naturale e quello poetico – che parlavano di calcio. Questi i versi:
Di quando la giornata è un po’ stanca
E cominciano le nuvole a tardare
Invece del nero all’alba che promette
Costruzione di barche a Castelletto con dei legni
Morbidi alla vista, già piegati.
Non con la ragione ma con quella
Che in termini di religione militante
E’ la testimonianza
Ti dico: tornerai a San Siro,
Sotto vetro la cravatta a strisce nere
Sul triangolo bianco del colletto
Come nella fotografia del cimitero.
Un affezionato e attento lettore di Nazione Indiana, la settimana scorsa mi scrisse: “Buongiorno signor Buffoni, sono Ares di Nazione Indiana, la ringrazio per la sua attenzione alla mia richiesta. Sono daccordo con lei: Sereni, Chiara, Morselli, Liala, sono autori molto diversi tra loro. Proprio per questo motivo non è stato facile trovare una chiave per fare agire i loro personaggi nello stesso spettacolo. Ne è venuto fuori un lavoro godibile; anche se dovremo lavorarci ancora un po’. Ora sono qui a ribadirle la mia richiesta: puo’, quando ha un attimo di tempo, darmi una sua idea su questi autori? In totale serenità: non rinunci al suo stile per rendersi comprensibile ad un lettore selvatico come me. Grazie ancora. Ares”.
Ho deciso di condividere anche con gli altri lettori la risposta che ho inviato ad Ares. Il suo spettacolo sui quattro autori varesini/varesotti andrà in scena il 29 e 30/04/2011 e 01/05/2011 presso il teatro civico di Cassano Valcuvia(VA), sito in via IV Novembre. A8 Milano Laghi, uscita Varese, sul raccordo Autostradale uscita Azzate Buguggiate, seguire sempre per Luino, attraversare Cuveglio, dopo Rancio Valcuvia girare a sinistra per Cassano V. direzione Municipio.
Per altre informazioni www.teatroperiferico.it
Il romanzo d’appendice è stato davvero un mezzo potente: la forza sua è proprio quella di essere narrazione artificiale, maliziosa, artata – non in senso dispregiativo -, falsa, come diceva Manganelli a proposito (mi pare) di De Amicis, “[necessariamente] falsa perché solo le narrazioni false fanno commuovere come la verità della vita” (cito a memoria, non so se sia proprio così!). Questa loro meravigliosa falsità ha la forza di riverberare un lume di sublime sui lettori: questa “nonna paterna, cattolica bigotta” diventa essa stessa un personaggio da romanzo d’appendice, bella, affascinante, sublime.
A questo riguardo vorrei ricodare il piccolo libretto di Aldo Busi “L’amore è una budella gentile” che parlava proprio di Liala. Il suo articolo me lo ricorda (forse che Liala spinge chi ne scrive ad una medesima chiave narrativa?) con piacere.
Invito chi fra di voi non lo avesse letto a cercarlo in qualche libreria di usato (immagino sia al macero) perché vale davvero la pena.
Grazie a voi per gli interventi, e a Marco Simonelli che me ha scritto in privato della nonna (sua) coi romanzi di Liala. Ma grazie soprattutto a Ares , il cui spettacolo invito chi può ad andare a vedere. fb
grazie a lei. giacomo verri
Grazie a lei Buffoni, è stato gentilissimo, solo una precisazione:
il lavoro che TeatroPeriferico fa , è sempre un lavoro collettivo; chi ci mette il corpo, chi la voce, chi le idee, chi il proprio sudore, chi la scrittura, chi la propria salute, ma chi coordina tutte queste energie e ha voluto questo spettacolo è Paola Manfredi, la regista.
Non posso affermare che lo spettacolo sia mio, sono solo uno dei membri della compagnia.
Grazie ancora.