Sillabario indiano: A come amicizia

di Giacomo Sartori (fotografie di Giorgia Fiorio)

Andrea mi chiede della Corsica
sta cercando
un posto bello e alla mano
per quest’estate
nella veste di padre
si prende per tempo
e anche il piglio è più maschio
io sciorino il poco che so
nel nuovissimo cordless
sforzandomi di presagire
dove potrebbero essere felici
lui e la meticcia dai fianchi larghi
e la sfingettina dell’ospedale
(a guardare bene
qualche grinza restava)

Mentre parla Andrea fa strane pause
anche in mezzo alle frasi
anche molto brevi
pozzi nei quali collasso
sempre e volentieri
minute vacanze
lui però raziocina sempre
anche carezzando con gli occhi il silenzio
è quel che si dice un intellettuale

Vorrei chiedergli di lui
e cosa pensa della Libia
insomma conversare
ma sento che ha furia
furia come i ragazzetti
che devono tornare a giocare
il suo svago è figurarsi
l’acqua turchina
sulla quale si staglieranno
lui e la sua nuova donna
liscia e tropicale
e la bimba sottile
assorta sfinge d’ospedale
i sogni di tutto un giorno
(il primo!)
stretti nei pugnetti
(non esenti come dicevo da grinze)

Andrea ha dieci anni meno
e questo spiega certo molte cose
certe intemperanze e sventatezze
e gli ardori cerebrali
le stesse aspettative politiche
dieci anni sono dieci anni
senza contare facebook e la blogosfera
la frustata asettica della microelettronica
povere arcaiche relazioni
(miasmi di fiato e rozzezze omeriche)
anche proprio maschili

Andrea non vuole parlare
della rivolta in Libia o di sé
e neppure di me
(la Libia sarebbe in fondo un pretesto)
gioca appagato al consorte
(una esaltazione quieta e responsabile
l’ansia scollina appena)
e allora taccio
e lui dopo un’ultima pausa
strumentale o impacciata
(di certo perentoria)
mi dice che ci vedremo presto
io lo saluto
so che non mente
su questo posso contarci
(del resto io stesso sono cambiato
non incrimino più gli altri
o anche solo i frangenti:
resisto meglio)
infilo il cordless nella sua base:
che si tengano compagnia
in tecnologico amplesso!

Impalato nella cucina
permeabile a echi cinesi
e acredini di fritti
disseziono con gli occhi chiusi
(espirando beninteso dalle narici)
la mano lieve sul diaframma
sollecita e assassina
la stessa di una preistoria
avvitata a un giroscale
di obsoleta pietra rosetta
proprio in cima
l’ultima porta
o molto più di recente
nell’età per così dire del bronzo
con un personaggio ben più evoluto
del docente dietro la porta muta
ahimè altrettanto inaffidabile
e ora defunto
(c’è inaffidabilità più giacobina?):
nostalgie di futuro
certo molto oppressive
ma anche accoglienti
materne

[i titoli delle fotografie di Giorgia Fiorio © sono: Gabbiani (2003), Scogliera (2003), Acqua-specchio-rocce (2009) e Marea (2009)]

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5 Commenti

  1. Le fotografie e la poesia in frammenti sono bellissimi.
    C’è il tempo, il tempo, il tempo del mare,
    del silenzio, del ritorno della frangia blu,
    la parola nel paesaggio, i passi sono mescolati alla sabbia,
    non c’ è traccia del passo, solo l’impronta, la marca di un amicizzia,
    mi ha fatto pensare a Andrea l’altro poeta come Andrea Inglese,
    in oceanica lontanza, con lui si condivide il silenzio musicante,
    come l’impronta.
    Il mare fa pensare all’assenza. Mi accade di stare sulla sabbia e di pensare a lungo come il tempo è il tempo,
    come la sabbia è memoria fragile,
    come gli occhi aperti, penso a mia madre, a un’amica a Napoli,
    il mare mi traslocca verso gli assenti.
    E forse perché lo amo tanto,
    mi sembra prortare con leggerezza verso il passato e il futuro.

  2. portare.

    La poesia di Giacomo Sartori è sublime.
    Il sillibario è una idea che spero sarà seguita.

    Sillabario personale di Nazione Indiana

    Amore
    Libertà
    Poesia
    Tempo
    Sogni
    Presenza
    Mondo
    Lingua
    Italia
    Arte
    Avventura
    Gomorra e dintorni
    Respiro
    Luce
    fotoshopero

  3. anch’io come franz avverto un calo di tensione nel finale
    epperò che bel sentire :)
    a quell’andrea, in oceanica lontananza, come dice veronic, fischieranno le orecchie :)
    aspetto altre lettere dell’alfabeto e giacomo sartori, è bravo ad animarle

    sciapò bacio e, viva, l’amicizia!
    la fu

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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