L’AGGETTIVAZIONE TEMATICA
di FRANCO BUFFONI
Parlare oggi di “letteratura omosessuale” mi fa una strana impressione. Da un lato sono convinto che in Italia ce ne sia ancora bisogno: in Italia l’omosessualità non è ancora “normale”. L’omosessualità diventa normale quando è normata. In Italia è ben lungi dall’esserlo. Il mondo post-gay – come ci dice Marco Mancassola – è un mondo dove le inclinazioni non implicano per forza il riconoscersi in un gruppo, in una presunta cultura o in uno stile di vita. Da noi invece c’è ancora molto bisogno di una rivendicazione militante della differenza. Prima di poterci concedere – anche noi – il superamento dei ruoli e delle categorie.
Dall’altro lato, tuttavia, parlare di letteratura omosessuale mi riporta – per analogia – al disagio che provai qualche anno fa a Siena, quando in occasione di un convegno sulla traduzione, dopo avere impostato la mia riflessione sulla differenza costituita dalla traduzione letteraria (per analizzare la quale risultano inadeguati gli strumenti della sola linguistica teorica: occorre integrarli con un’altra strumentazione preveniente dalla “dottrina del gusto” di kantiana memoria, alias dalla filosofia estetica) uno Jago precocemente canuto mi contestò affermando che non si sarebbe mai sognato di parlare di traduzione chimica, dopo aver tradotto un manuale, per l’appunto, di chimica.
Che cosa delimita i confini di una presunta letteratura omosessuale, ci possiamo chiedere. La vita erotica, presunta o dichiarata, di chi scrive? I temi trattati? Cercherò di rispondere ricostruendo la mia genealogia. Ma certamente continuerò a parlare di traduzione letteraria – almeno fino a quando percepirò che tale formula custodisce un’inalienabile specificità – e continuerò a parlare di letteratura omosessuale, almeno fino a quando da essa mi giungerà una rivendicazione di fondo.
Ero in Inghilterra nel 1970, quindi (con l’amico Mario Mieli) assistetti alla nascita del movimento: ricordo le riunioni nella sede di New Caledonian Road.
Poi ne tentammo l’importazione a Milano, con varie fasi, fino alla spaccatura: Mario duro e puro nell’ala oltranzista (queer ante litteram); io tra coloro che decisero di fiancheggiare il partito radicale.
Risale a quegli anni la scrittura del mio romanzo breve Reperto 74 (il riferimento è appunto all’anno di composizione), che ho pubblicato solo nel 2007. Feltrinelli, che aveva letto positivamente il libro – dicendosi interessata alla mia “incandescente nuova scrittura testimoniale” – era disponibile a pubblicarmi purché togliessi il primo lungo capitolo e aggiungessi un capitolo conclusivo. Non ero d’accordo: nel primo capitolo avevo stipato tutte le mie conoscenze di cultura omosessuale; inoltre mi dilungavo in una disquisizione di intonazione psicologistica, che allora mi pareva essenziale: la chiave per comprendere. Non ero disposto a toglierla, avrei snaturato il senso del mio lavoro. Allora si cercavano le cause. E in letteratura si riteneva che il racconto del desiderio omosessuale fosse interessante di per sé. Io poi ero proprio quello che Moravia, allora, definiva un omosessuale “organico”, alla Pasolini: caratterizzato da odio profondo per il padre e da un inscindibile, viscerale legame con la madre…
Quanto a un ultimo capitolo, forse avrei potuto… Ma nell’autunno del 1974 si profilò anche il mio primo concorso universitario e volli impegnarmi a fondo nella ricerca e nella scrittura saggistica; emersi dall’apnea qualche anno dopo, sentendomi all’unisono coi poeti romantici inglesi: cominciai a pubblicare le prime poesie, le prime traduzioni. Non pensai più a quelle pagine “giovanili”.
Come anticipato nel post “Omosessualità e letteratura” del 20 marzo scorso, nei giorni 17 e 18 si è tenuto a Firenze il convegno “L’arte del desiderio. Omosessualità, letteratura, differenza”, organizzato dall’Istituto di Scienze Umane e dalla Provincia di Firenze, e presieduto da Nadia Fusini, Valeria Gennero e Gian Pietro Leonardi. In quella occasione presentai una relazione dal titolo “I diritti civili come scelta di vita e di scrittura” articolata in cinque parti: 1 L’aggettivazione tematica, 2 Genealogie, 3 Scelte di libertà, 4 Differenze allo specchio, 5 Eredità culturali.
Presento oggi la prima parte. A seguire, nelle prossime quattro domeniche, le altre parti.
grazie Franco, come al solito m’illumini. :)
Gianluca, grazie a te! Sarai anche il mio unico lettore… ma sei buono! f
..e io chi sono?
Anche tu, anche tu… grazie f
Franco, ti leggono tutti (insomma, molti), non fare il modestone!
il problema è che, come succede spesso con le cose di valore, si legge, e ci si pensa sopra, che vuoi “commentare”
Sì, sì, Franco, ti leggiamo, eccome!
(scusa per Roma, non ho avuto un minuto primo)
Grazie, amici, prometto che non farò più il modestone… f