Verifica dei poteri 2.0
3. Pionieri del web: Luther Blissett, Società delle Menti, Vibrisse (1999-2003)
Tra i primi a strutturare nei territori ancora incontaminati del web uno spazio dedicato alla letteratura e alla critica sono gli animatori del Luther Blissett Project. Il gruppo, o meglio la rete di «artisti e agitatori» che lavora sotto lo pseudonimo collettivo Luther Blissett non ha però provenienza né interessi strettamente letterari. Si presenta più generalmente come parte attiva di un progetto politico e militante – di ascendenza vagamente situazionista – che «ingaggia una guerriglia dentro/contro un’industria culturale in via di radicale trasformazione», in particolare orchestrando «beffe mediatiche come forma d’arte». I bersagli vanno da Chi l’ha visto? alla Biennale di Venezia a un giornalismo sempre più morbosamente assetato di messe nere, stupri, pedofili, sassi dai cavalcavia, carnevalate del mago Otelma. Internet in questa fase – era l’epoca dei siti statici e dei portali – viene usato sostanzialmente come la sede virtuale di un circolo politico, da dove si diramano comunicati e rassegne stampa sulle azioni del gruppo e dove se ne conserva l’archivio.
Se l’efficacia di una terapia a base di «beffe mediatiche» è dubbia – e con gli anni i suoi limiti appariranno sempre più evidenti agli stessi propugnatori – la diagnosi non manca di lucidità: il progressivo scivolamento dell’intellettuale militante (e dello scrittore) nella marginalità, nell’ineffettuale, ha cause che non sono endogene, ma sistemiche. Se lo scrittore o il critico non riescono più a incidere sul reale non è soltanto per la propria inadeguatezza ma innanzitutto per la trasformazione complessiva del sistema letterario, a cominciare dal fatto che, ormai da decenni, «le scelte fondamentali si compiono nelle direzioni editoriali».[9] Non a caso l’aspetto più interessante del LBP sta nella messa in discussione del diritto d’autore: i testi redatti sotto l’«identità multipla» Luther Blissett sono distribuiti gratuitamente o resi disponibili in rete, sovvertendo il copyright nel copyleft e in altre forme di licenza più adeguate alle trasformazioni che i nuovi mezzi di comunicazione telematica impongono alla circolazione dei beni simbolici.
A un qualcosa di assimilabile a una vera e propria militanza letteraria il LBP, o quantomeno alcuni suoi membri, giunge solo nei primi anni Duemila, in seguito al considerevole successo del romanzo Q, pubblicato da Einaudi Stile libero ma disponibile anche in rete (sotto licenza Creative Commons). Come ogni nuovo entrante che ambisca al riconoscimento specifico i quattro autori – Roberto Bui, Luca Di Meo, Federico Guglielmi e Giovanni Cattabriga, tutti intorno ai trent’anni, alcuni attivi nell’editoria – si adoperano, con reiterate prese di posizione critico-letterarie, per legittimare la propria produzione di fronte ai dominanti del campo letterario, e nella fattispecie a emancipare l’etichetta di “letteratura di genere” dalle valenze negative di cui soffre all’interno del campo di produzione ristretta (perché condizionata dalle esigenze eteronome del mercato). Il gruppo – che arricchitosi di un quinto membro, Riccardo Pedrini, assume il nome Wu Ming – ricorre a diverse strategie, dall’alleanza con autori che condividono lo stesso interesse (come Carlo Lucarelli, recensore entusiasta di Q sulla «Stampa», o Valerio Evangelisti, più avanti Genna), allo scouting (con «I Quindici» e il sito «Wu Ming Foundation»), al conio di categorie interpretative, come quella di una nuova «epica» (New Italian Epic), a cavallo tra la proposta di allargamento del canone e il brand autopromozionale.
Tra i più attivi, prolifici, generosi e discutibili animatori del web letterario delle origini c’è senz’altro Giuseppe Genna: milanese, scrittore a inizio carriera di un noir (Catrame, per Mondadori) e di racconti (Assalto a un tempo devastato e vile), nonché impiegato nella nascente editoria online e in Mondadori. Nei circa quattro anni, a partire dal 1999, durante i quali gestisce «Società delle Menti», rubrica letteraria del portale Clarence, Genna inaugura un modo nuovo di parlare di libri in rete, esasperandone i tratti provocatori – dalla beffa alla paranoia complottarda, giù giù fino a categorie tutte sue come “ultrapsichico” – e trasformando i suoi articoli in qualcosa di più simile a performance dadaiste dalla prosa ipertrofica che a vere e proprie recensioni. Distribuisce pagelle, divide scrittori e libri in «promossi e stroncati» con giudizi lapidari ed estremi, ricorre a qualsiasi gesto – l’insulto, il gossip, la caricatura – pur di catturare l’attenzione di un pubblico che va molto al di là della ristretta cerchia degli addetti ai lavori: e ci riesce, perché è irresistibile, esilarante, capace tanto di improvvise illuminazioni quanto di clamorose cantonate. Anche in questo caso, come per il LBP, l’interesse non sta negli argomenti critici portati, spesso pretestuosi e contradditori, quanto piuttosto nella robusta polemica nei confronti del mondo letterario, e nel linguaggio con cui viene condotta. «Le sue recensioni, all’inizio – scriverà Nicola Lagioia – (per l’energia che ci metteva, e la mancanza di doppiezza) avevano lo stesso effetto liberatorio che aveva la fine del “politichese” in un contesto completamente diverso».
Gli addetti ai lavori, scrittori e critici, lo leggono ma senza dare a vedere di farlo, come si leggerebbe un giornalino sporco dal barbiere, sorridendo alle “sparate” del tipo: «Non poteva mancare tra le stroncature di questo mese: la collanina einaudiana Stile Libero, che è il detersivo con cui una grande casa editrice pensa di lavare il proprio marchio per piacere ai “ggiovani”, è nuovamente nel nostro mirino. I suoi editor, il buon Severino Cesari e il messicano impazzito Paolo Repetti, ci hanno provato ancora: e noi li puniamo». Anche dopo la chiusura di «Società delle Menti», nel 2003, Genna proseguirà la sua opera di animatore del web letterario: con blog, molto seguiti, come «I Miserabili» e «Giuseppe Genna, il Miserabile scrittore» (giugenna.com), in cui dà fondo a una scrittura iperbolica e a giudizi in cui la sfumatura è bandita programmaticamente. L’autore, del resto, è ben consapevole della rottura che sta cercando di produrre:
La speranza, sin dall’inizio – scriverà con sguardo retrospettivo – era di riuscire a utilizzare un nuovo medium – la Rete – per dare una scossa a una società letteraria che, più che autoreferenziata e avvolta dalla camicia di forza delle solite pratiche recensorie, mi sembrava addirittura inesistente. Confortava queste speranze la massa di lettori di Società delle Menti: avendo la possibilità di conoscere le statistiche di accesso, ero felicissimo di constatare che una media giornaliera di 10.000 lettori unici accedeva alle pagine di SdM.
Fatta la tara delle generosità e dei limiti, l’esperienza di «Società delle Menti» ha l’effetto di mostrare come il web possa fare concorrenza (sebbene spesso ancora un po’ goffamente) alle pagine culturali dei giornali.
Tra i primi tentativi in questo senso va annoverata anche la newsletter «vibrisse», che lo scrittore, editor e docente di scrittura creativa Giulio Mozzi diffonde a partire dal 2000 attraverso una mailing-list. Come direttore della collana Indicativo presente di Sironi, Mozzi scopre o riscopre diversi autori (Tullio Avoledo, Leonardo Colombati, Giorgio Falco, Carlo Coccioli) e parallelamente in rete prosegue questa attività di scouting e di analisi critica del sistema letterario attraverso una costellazione di siti in progressiva espansione: la sua homepage personale giuliomozzi.com, il blog «vibrisse, bollettino», il laboratorio di recensioni «Bottega di lettura» e la prima casa editrice on-line italiana, «vibrisse libri». Ad altra strategia risponde il sito di Enrico De Vivo, «Zibaldoni e altre meraviglie», che mantiene la forma di una rivista tradizionale, ma a partire dal 2002 è il luogo dove fanno la loro prima apparizione sul web testi di autori e critici come Gianni Celati, Franco Arminio o Paolo Nori, alcuni dei quali si daranno più tardi una più stabile presenza in rete.
Ma in questo primo periodo il baricentro del web letterario si assesta tra il LBP/«Wu Ming Foundation» e la «Società delle Menti». Genna e Wu Ming 1 (Roberto Bui) figurano tra i più attivi collaboratori di «Carmilla», rivista fondata nel 1995 dallo scrittore ed ex storico del movimento operaio Valerio Evangelisti (sottotitolo: «Letteratura, immaginario e cultura d’opposizione»), che nel 2003 si trasferirà sul web.
In questo gioco di legittimazione reciproca, che contribuisce alla legittimazione dell’intero web letterario, ha un ruolo rilevante la giornalista culturale e scrittrice Loredana Lipperini che, prima sulle pagine del quotidiano «la Repubblica» e a partire dal novembre 2004 sul suo frequentatissimo blog «Lipperatura», offre aggiornamenti quotidiani con recensioni, spunti e notizie, dedicando grande attenzione in particolare ai romanzi di Wu Ming, Genna, Evangelisti.
(segue alla pagina successiva)
[9] Fortini, Verifica dei poteri, cit., p. 46.
I commenti a questo post sono chiusi
A proposito della postilla nr.2 vorrei segnalare il libro di S.Halimi, allievo di Bordieu, “Il grande balzo all’indietro” edito in Italia da Fazi. Halimi è ora vice-direttore di Lediplò, LemondeDiplomatique. Libro splendido e autore molto acuto.
Avendo vissuto tutto il periodo in questione su molti dei luoghi riportati e avendone visti nascere/morire tanti altri, devo dire che l’articolo e’ tutto sommato obiettivo, ma molto limitato alla sola punta dell’iceberg e davvero a spanne nelle conclusioni sui meriti/demeriti conseguenti.
Anzitutto io contesto che i luoghi citati nell’articolo abbiano rappresentato il meglio, qualitativamente parlando, emerso in questi 13 anni sul web italico, a parte forse la “societa’ delle menti” di clarence (by Genna and friends) di fine anni ’90 che davvero foro’ la cappa generazionale e consenti’ il primo reale contatto fra outsider ed insider senza davvero alcun filtro all’ingresso.
Mancano esperienze partite dal basso quali i newsgroup di meta’ anni ’90 (it.arti.scrivere, it.arti.poesia); mancano i siti seminativi della fine anni ’90 (almeno bookcafe, arpanet, pseudolo, fernandel, il bollettino vibrisse spedito via mail); mancano esperienze degli anni 2000 (penso almeno a sguardomobile, il compagno segreto, zibaldoni, la dimora del tempo sospeso, il magazine triestino fucine mute e anche al mio fu nabanassar).
In sostanza, il dilemma che si inizia a porre a chi scrive di rete col piglio storiografico di chi traccia un bilancio e’ semplice: considerare i siti “mediani” come e’ stato effettivamente fatto, che convogliano e raccolgono l’attenzione -oltre che dei pochi del mestiere che mano mano si sono avvicinati al mezzo- del pubblico di rete di massa, costituito in larga parte da outsider (oggi si direbbe precari del settore umanistico) e persone piu’ o meno dignitose di varia estrazione e curiosita’ (insegnanti, sindacalisti, ex musicisti, ingegneri, preti, casalinghe); oppure considerare i siti che hanno prodotto (e in alcuni casi ancora producono) contributi letterari al livello -quando non notevolmente superiori- di quelli che fino a 15 anni fa finivano qualche volta in terza pagina.
Tirando al massimo la questione e forte della mia esperienza sul campo, l’impressione e’ che questo articolo si limiti alle bollicine recenti del minimo ritorno mediatico, della minima pubblicita’ derivata dall’apertura al Dilettante (come qui nei commenti) e alle classifiche di gradimento, propria del web 2.0. Ma un occhio 2.0 giocoforza perde tutta la specificita’ del fu 1.0 che -ahi ahi, i bei tempi che furono- aveva tutto un altro spessore.
E’ anche vero che dei pionieri resta un ricordo spesso mitizzato, ma la differenza tra il fu 1.0 e questo 2.0 (presto 3.0 interattivo su smartphone e altre diavolerie del genere)
Una panoramica piacevole da ripercorrere.
L’excursus storico della letteratura sul web presentato è piacevole e interessante. Spero voglia essere il primo capitolo di una lunga e più approfondita storia, altrimenti mi vedrei costretto a quotare in toto Il fuGiusco: sarebbe limitante certamente impreciso limitare il racconto della svolta della letteratura nel web rifacendosi esclusivamente a quei luoghi che hanno ricevuto maggior impatto “mediatico”, riproducendo in tal modo un meccanismo che offline già sappiamo tutti come funziona. E siccome mi pare che si è tutti d’accordo sul fatto che la quantità non è sintomo di qualità, mi aspetto che vecchie e nuovissime esperienze e progetti vengano presi in considerazione, come anche un elevato numero di “riviste” online. Voglio anche sperare che la poesia rientri nel discorso storico sulla letteratura nel web e che i siti elencati dal Giusco trovino il loro spazio.
Luigi B.
Molto interessante, aspetto con curiosità anche il seguito.
P.s.: per dovere di cronaca, mi pare che nel saggio si menzioni anche vibrisse bollettino via mail e Zibaldoni.
Articolo molto interessante, che come fa notare GiusCo non prende in considerazione usenet, ma è abbastanza chiaro negli obiettivi che si pone.
Le gif animate di http://iwdrm.tumblr.com sono meravigliose.
A Domenico, le note a pié pagina hanno i link rotti, occorre usare la sintassi corretta su wordpress spiegata qui http://elvery.net/drzax/wordpress-footnotes-plugin
La scelta di pubblicazione a pagine è molto interessante, ma il nostro tema grafico non mette i link in evidenza (le pagine successive sono elencate sotto gli articoli correlati) e, soprattutto, il feed RSS offre solo la prima delle pagine.
La lettura forse ne risente, forse no, questo è il numero di pagine visualizzate per ogni pagina dell’articolo:
(aggiornamento 29/3: ho aggiornato il conteggio delle visite)
verifica-dei-poteri-2-0/index.php
519794verifica-dei-poteri-2-0/2/index.php
96144verifica-dei-poteri-2-0/3/index.php
82110verifica-dei-poteri-2-0/4/index.php
7893verifica-dei-poteri-2-0/5/index.php
6594verifica-dei-poteri-2-0/6/index.php
65116sembra che ci sia una grossa perdita di lettori (>80%) tra la prima e la seconda pagina.
Scrivo qui queste note casalinghe a Domenico per comodità e faccio ancora i complimenti.
Un saggio necessario e molto interessante: inconsciamente lo attendevo da tempo perché mette ordine tra luoghi usati per istinto ma mai adeguatamente metabolizzati.
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