APPELLO PER UN NUOVO RISORGIMENTO
di Giacomo Sartori
Lo stato nazionale italiano è il frutto di un vasto (a dispetto di quel che si insinua) movimento di idee e di passioni, il cui minimo comune denominatore, oltre che la liberazione dall’invasione straniera, era l’aspirazione alla libertà individuale e alla dignità della persona: il Risorgimento. La crisi attuale di questa nostra Nazione, della quale festeggiamo ora il 150° compleanno, è sotto gli occhi (e la penna) di tutti. Ed è ormai chiaro che una sua rinascita, in continuità con i valori risorgimentali, gli stessi che hanno ispirato la liberazione dal fascismo, e dalla quale è nata la Costituzione, non potrà realizzarsi nel quadro della politica attuale. Né questa sinistra catalettica né questa destra adulterata (non sto negando le differenze tra destra e sinistra, non mi si fraintenda), sapranno proporre una qualsivoglia soluzione, senza un risveglio e il pungolo di una larga banda di cittadini, senza l’intervento trainante di individui che si battano per quegli stessi ideali dai quali è nato il nostro stato unitario e indipendente. Mi permetto insomma, dall’alto della mia abissale ingenuità di narratore (non ignara tuttavia di quanto è stato scritto nel corso di due secoli sul carattere degli italiani, e quindi scientemente velleitaria, ma alla luce di qualche recente sintomo forse anche realista), di vagheggiare un nuovo Risorgimento.
Gli attori principali di tale nuovo Risorgimento, che per comodità chiamo “noi”, saranno i seguenti:
1) le donne a cui ripugna l’avvilimento mercificato del corpo femminile propugnato dal Presidente del Consiglio e dai suoi seguaci, e che non intendono avallarlo in alcun modo; il loro Risorgimento consisterà nel rifiutarsi di assistere all’offesa quotidiana e rituale della loro dignità più intima, spegnendo la televisione al primo scosciamento o decerebramento vaginale, e impedendo ai loro congiunti e familiari di sesso maschile di fruirla; e naturalmente facendolo sapere, dispiegando per esempio alla finestra un drappo rosa: chi passerà capirà; sappiano far capire che questa loro lotta, beninteso estesa alle strade e ai luoghi di lavoro, è in difesa della loro libertà, anche appunto sessuale, di cittadine e di donne per nulla inibite;
2) i cattolici scioccati dall’inscusabile amoralità e machiavellismo della Chiesa nei confronti di chi detiene il potere e ne abusa per loschi fini personali; questi credenti denuncino gli interventi e le pratiche agli antipodi dei valori fondamentali della religione in cui credono, e perpetrate nell’unico fine di fortificare il dominio temporale della Chiesa; consci che i patrioti del Risorgimento non erano anticattolici e antireligiosi (come viene ripetuto), ma anzi per la stragrande maggioranza cattolici liberali o democratici, lottino come hanno fatto i loro predecessori contro l’arroganza clericale e per il libero arbitrio di ogni cittadino (cattolico o non cattolico); senza dimenticare che la Chiesa ha demonizzato e avversato per decenni i valori di libertà che oggi riteniamo sacrosanti, forzino – nell’interesse il clero a non immischiarsi nella conduzione della Nazione laica, laica e variegata, alla quale appartengono;
3) gli insegnanti che reputano (lo hanno imparato studiando la storia), che il Risorgimento, con i suoi limiti (non maggiori di quelli dei vari percorsi verso le grandi democrazie), è stata una tappa fondamentale e bella della nostra storia, che ha permesso alla nostra nazione di costituirsi in Stato nazionale liberale, attutendo in tempi molto rapidi la macroscopica arretratezza sociale e economica, e aprendo la via alla libertà degli individui e all’uguaglianza di opportunità di cui godiamo ora, dopo l’intermezzo fascista; ma anche i presidi, e tutti quelli che lavorano nell’insegnamento e che ritengono che la scuola pubblica sia fondamentale per imparare a vivere assieme, e per creare uno zoccolo di valori e di comportamenti sociali condivisi, così come la coscienza di appartenere a una stessa comunità nazionale; tutte queste persone denuncino le interessate falsità che si dicono sul Risorgimento, e sappiano che siamo riconoscenti nei loro confronti: si battano giorno per giorno per denunciare e osteggiare il degrado delle scuole;
4) i magistrati, ma anche gli avvocati e tutti coloro che fanno andare la macchina certo perfettibile della giustizia, che ora con finalità pretestuose si sta cercando di piegare alle necessità di una casta corrotta, come era regola prima del Risorgimento; queste persone scioperino, paralizzino completamente i tribunali, prendendo però il tempo di spiegare ai loro concittadini (noi) perché lo fanno, evitando di ragionare e di inalberarsi come una casta opposta a un’altra casta; continuino a battersi con la coscienza e l’orgoglio di aver rappresentato negli ultimi anni il più efficace baluardo di resistenza della democrazia sorta sulla scia del Risorgimento (e dalla sua naturale appendice, la Resistenza);
5) i precari giovani e non più tanto giovani, asserviti e umiliati, e ricattati per anni con contratti offensivi per la loro dignità e negativi per lo stesso buon svolgimento delle mansioni per le quali sono assoldati; che non si battano solo per avere un posto fisso, il loro personale (e tombale) posto fisso, ma per un trattamento dignitoso, per avere reali opportunità future, per poter esprimere la loro intelligenza e le loro capacità e le loro speranze, per essere valutati in base ai loro meriti; osino denunciare i soprusi e i favoritismi e le meschinità, biasimino apertamente l’asservimento, senza paura di essere cacciati, senza timore di pagare personalmente, o di dover emigrare, e ricordandosi che i protagonisti del Risorgimento, ai quali dobbiamo la nostra libertà e la nostra uguaglianza, avevano la loro età, e si sono battuti per gli stessi fini;
6) il Presidente della nostra Repubblica: sia ben cosciente delle responsabilità eccezionali che si ritrova sulle spalle; insorga con tutti i poteri che gli dà il suo ruolo contro la riesumazione dei privilegi di casta e delle limitazioni della libertà individuale per le quali hanno lottato gli artefici (anche istituzionali) del Risorgimento; tenga ben presente che il rischio di incappare in situazioni di conflitto tra istituzioni è minore di quello di non essere più un riferimento morale e istituzionale per i cittadini italiani, e che lo Stato venga identificato, come avveniva prima del Risorgimento, come il giardino privato dei più ricchi e dei più forti (i quali non a caso sminuiscono e dileggiano il Risorgimento), perdendo ogni credibilità e ogni legittimità;
7) i giornalisti che per frequentazione dei media degli altri paesi democratici sono coscienti dell’umiliante sudditanza nel quale s’è cantonata la loro professione; queste persone si ribellino, denuncino le distorsioni e le pressioni, si battano, a costo di farsi licenziare e di bussare altrove, o di essere perseguitati, per dare un’informazione oggettiva e critica e non soggiogata al potere più indifferente al bene collettivo; non perdano di vista che in ogni stato democratico l’informazione rappresenta il più grande antidoto contro le ingiustizie e contro i soprusi dei potenti;
8) gli italiani di origine straniera che sono in Italia, i quali con il loro lavoro contribuiscono alla prosperità del paese, e che sono trattati come cittadini di secondo rango, vittime di scoperte politiche razziste, e additati come responsabili delle disfunzioni derivate del malgoverno; si battano per i diritti e l’uguaglianza che la Costituzione garantisce loro, siano fieri dell’energia e delle culture che apportano a un paese dimentico del proprio passato e ripiegato su se stesso, e sappiano che le loro aspirazioni all’uguaglianza e alla fratellanza, le stesse che hanno fondato il paese che è ora il loro, il nostro, saranno fondamentali per mantenerne viva la democrazia;
9) gli italiani dell’ignorata diaspora intellettuale (i musicisti, i pittori, i ballerini, tutti gli altri artisti, i matematici, gli altri uomini di scienza, gli universitari, i ricercatori, i tecnici, gli architetti…), diaspora che il crescente degrado ingrosserà ancora, ma anche della diaspora non intellettuale (tutti quelli che sono andati per trovare lavoro, per sentirsi più liberi e meglio); tutte queste persone non sottomesse, e consce della vivifica apertura internazionale nella quale è germinato il Risorgimento, trovino il modo di far sapere che ci sono, e che pur essendo scappate sono attaccate ai destini del loro paese, e intendono avere voce in capitolo: creino blog e gruppi sulla rete, scrivano ai giornali e ai partiti, tempestino di lettere i ministeri che avrebbero dovuto occuparsi di loro, denuncino ai media nazionali e esteri la situazione che li ha fatti fuggire, sconfessino le bugie dei governanti (e il dilettantismo storiografico antirisorgimentale), aiutino chi ne ha bisogno a trovare un rifugio temporaneo;
10) i cittadini che vivono nelle zone dove la criminalità organizzata detta legge o anche solo sta ora dilagando: sappiano che la loro libertà personale e la loro dignità, quelle stesse garanzie perseguite dal Risorgimento, dipendono dalla capacità dello stato nazionale di debellare le strutture violente che li soggiogano e umiliano; lottino contro la corruzione dei politici, sappiano che senza di loro la giustizia non può vincere; i cittadini che vivono dove politicanti ignari della storia (che falsificano a proprio uso e consumo) e dei valori risorgimentali predicano velleitarie e irrealistiche secessioni, denuncino le corrotte reti di dominio che questi hanno costruito, smascherino le menzogne (e l’odio razziale) che coprono l’inadeguatezza ad affrontare i veri problemi in un mondo globalizzato; tutte queste persone non dimentichino che la forza vincente del Risorgimento è stata quella di unire gli ideali di giustizia e fratellanza alle preoccupazioni economiche: da lì è venuta la relativa (rispetto alla situazione precedente) prosperità;
11) gli studiosi e i tecnici dell’ambiente e i semplici amanti della natura: dedichino una parte del loro tempo a osteggiare la rapace distruzione del paesaggio, denuncino le costruzioni abusive, si oppongano alle cementificazioni inutili e agli sfruttamenti irreversibili o anche solo, come molte associazioni già fanno, alla caccia di frodo; non dimentichino che il paesaggio è la nostra principale ricchezza, sappiano che la loro battaglia è per il bene di tutti, e che la riteniamo essenziale.
[una versione abbreviata di questo testo esce sul quotidiano “Trentino” del 17.03.11]
[l’immagine: Mattia Paganelli (1985)]
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la misura delle cose.
credo sia ormai il caso di una vera resurrezione di lazzaro, del corpo morto dello stato.
Come ho scritto a un mio amico venetista in Facebook: “la storia non è quella che ti costruisci idealizzando il passato. E’ quella che ha portato al presente, nel bene e nel male. Impossibile ri-settarsi su un periodo qualsiasi che ormai non c’è più. Meglio guardare al futuro e alla convivenza con gli effettivi compagni di viaggio. Salvaguardando le bellezze che ci sono state consegnate, certamente. Ma anche lasciando da parte rancori inutili. Sognare di ripristinare i confini dell’antico Impero Romano ha solo portato l’esaltato di turno a finire a testa in giù. La scoperta dell’America provocò un progressivo spostamento dei traffici commerciali verso l’Atlantico… e Venezia iniziò a declinare. Non puoi annullare Cristoforo Colombo. Fattene una ragione. E se pensi che i veneti siano migliori dei marchigiani o degli abitanti di qualunque altra parte d’Italia solo per esserci casualmente nati, stai andando dalle parti dei cultori della razza eletta, che non esiste. Rimbocchiamoci le maniche e miglioriamo l’esistente, piuttosto che ricreare inutili stati-coriandolo. In Veneto, come ovunque, ci sono persone OTTIME e persone PESSIME, più tutte quelle comprese fra i due estremi. I confini passano per le singole persone. Ognuno va giudicato per quello che è come individuo e per come si comporta. Non esistono razze elette. Nessuno stato attuale discende dall’assetto del mondo ai tempi di Adamo ed Eva. Fare marcia indietro negli Stati Uniti, per esempio, non servirebbe a rimettere gli Apache e le altre tribù native al loro posto. Quel che è stato è stato. Tutti si sono rimescolati a tutti. Mentre mi sono simpatiche le decisioni prese per comunità sempre più grandi, prova a immaginare a cosa servirebbe decidere sul nucleare al mero livello veneto, quando le correnti circolano liberamente intorno all’intero orbe terracqueo. Sì ai diritti universali di tutto il genere umano. No agli orticelli lunghi quanto il proprio naso.
Esiste una storia della letteratura italiana, una storia dell’arte italiana. Stiamo comunicando nella stessa lingua (l’italiano), abbiamo la stessa onestà di fondo e la stessa voglia di confrontarci (mi auguro), davvero non vedo la necessità di ergere steccati tra Veneti (supposti migliori) e il Resto del Paese.”
Bel manifesto.
Punterei molto sul punto 8, anche se appartengo ovviamente al punto 5.
E la mia più alta ribellione/indignazione passa attraverso l’onestà e la dignità a cui non rinuncio : non ci servono eroi in questo nuovo Risorgimento, ci servono dei “giusti” ( tornando al punto 2… e a Victor Hugo)
Sartori, parliamoci chiaro, tutto quello che lei auspica in Italia c’è già: si chiama massoneria. Si tratta forse di centinaia di migliaia di persone che dietro questi nobili valori coltivano anche i loro modesti interessi, diciamo interessi familiari, non del tutto colpevolmente, trattandosi di un paese che ha sempre perseguitato gli ideali di libertà. Il problema vero, semmai, è che i confratelli, essendo solidali fra di loro, ostacolano come minimo indirettamente la libertà degli estranei al loro circolo. C’è di più: disprezzano profondamente le persone che non si coltivano secondo i precetti illuministici; detto più chiaramente, odiano profondamente il popolino, nel quale naturalmente classificano chiunque non si pieghi alla superiorità dei loro valori (il quale si rifugia nella chiesa cattolica e nei partiti di massa, con effetti a dir poco miserabili in termini di benefici, per via che son troppi a cui distribuire il poco che rimane da spolpare). Il risultato è che questo è un paese a due marce: la prima comprende i privilegiati protetti da ” valori ” nobili, tutti riconducibili a questo manifesto, che infatti vedono aumentata la loro quota di ricchezza anche in periodo di crisi; la seconda comprende i non rappresentati, gli straccioni che gli rimane solo di indignarsi, che hanno visto scemare di molto la loro quota di ricchezza, a partire dall’attacco a diritti salariali e contrattuali conquistati con le lotte operaie (non a caso il piano della lotta si è spostato dal piano dei diritti materiali a quello dei diritti diciamo civili). Per finire, penso che saranno un giorno gli straccioni, affamati, ma facendo finta di avere un rigurgito libertario, a rovesciare tutto, temo a danno anche delle ” nostre ” idealizzazioni neorisorgimentali in buona fede.
A me interessa molto un nuovo “Risorgimento” in campo letterario, che intendo come la difesa e la promozione di opere di un qualche valore etico-estetico. La cosa è già nota, ma è giusto ribadirla: si pone una “questione morale” anche nell’editoria. Anziché puntare al ribasso, per esempio, o scrivere semplicemente per vendere, impegnarsi invece per scrivere nel miglior modo possibile, con la massima ambizione.
Se la generazione dai 20 ai 35 smettesse finalmente di asservire le logiche malate dei nostri generali ormai da casa di riposo, si potrebbe finalmente cambiare qualcosa.
Siamo legati ad un modo di fare politica e tirare avanti un paese figlio degli anni ’80. E’ l’ora di riprenderci il nostro futuro.
1 ” le donne a cui ripugna l’avvilimento mercificato del corpo femminile propugnato dal Presidente del Consiglio e dai suoi seguaci, e che non intendono avallarlo in alcun modo; il loro Risorgimento consisterà nel rifiutarsi di assistere all’offesa quotidiana e rituale della loro dignità più intima, spegnendo la televisione al primo scosciamento o decerebramento vaginale, e impedendo ai loro congiunti e familiari di sesso maschile di fruirla”
Mi pare davvero un po’ esagerato! l’avvilimento mercificato del corpo femminile dilagava prima dell’avvento di Silvio e dilaga per gli svincoli delle autostrade e le piazzole di sosta delle fondovalli ben lontano dallo schermo televisivo, ma siccome i “puttantour” come gli chiamavano i miei sventurati discepoli di quando vivevo in Italia sonpo bipartisan e le prostitute sono “negre” allora non indignano la sinistra risrgimentale. (per non perdere il contatto con l’elettorato del nordest naturalmente).
2. “che la scuola pubblica sia fondamentale per imparare a vivere assieme, e per creare uno zoccolo di valori e di comportamenti sociali condivisi, così come la coscienza di appartenere a una stessa comunità nazionale”
Se questa era la funzione della scuola la ha svolta male visto come sta la societá e non merita tanto sforzo per essere difesa.
3. “l’orgoglio di aver rappresentato negli ultimi anni il più efficace baluardo di resistenza della democrazia”
Ma allora chi ha insabbiato tutte le inchieste sulle stragi da Bologna a Brescia e la strage del Cermis e quella di Ustica e fatto passare l’inferno a Valpreda e assolto il petrolchimico di Porto Marghera e prodotto sentenza a favore dei padroni per l’ACNA di Cengio, e l’asbestosi in Valpolcevera? Berlusconi?
Per il resto salvo l’ultima frase masaniellica sono d’accordo con Larry Masino
genseki
(cara redazione, poco male e prendetela come nota di colore as usual , ma dopo essermi sforzata, dopo aver continuato a leggere superando dunque persino il titolo, sono inesorabilmente collassata dall’orrore al punto 1, uno UNO del risorgimento italico 2011:le donne spengano la televisione)
presidi, avvocati, giornalisti, e la maggioranza dei cattolici (che avrebbero solo una cosa da fare: andare a San Pietro e incazzarsi. e non lo faranno mai)… insomma, ma quando mai?!
@ Larry Massino
lei analizza il mio testo, e la casella più vicina che trova per riporlo è quella massonica: trac, eccolo (e eccomi) inscatolato; ma è una gabbia dove purtroppo io non posso proprio entrare, per le mie esperienze di bambino (non entro nei dettagli), per la mia formazione politica già durante l’adolescenza, per le mie successive esperienza di vita e di lavoro (e in particolare le mie permanenze prolungate in altri paesi, che mi hanno molto condizionato), per la mia (modesta) cultura, per la mia sensibilità, per tutta la mia (modesta) “opera” di scrittore …;
una volta attribuitami una paternità (appunto falsa), le è facile estrapolare i limiti e i difetti del mio supposto approccio (che però non è il mio, e per molti versi è agli antipodi del mio), e che sono ancora più lontani dal mio testo (vede in esso del disprezzo per qualcuno, “dell’odio per il popolino”, dell’indulgenza (o un autocompiacimento da) per i privilegiati …?);
e allora, come la mettiamo? sono forse filo-massone senza rendermene conto, in contraddizione con quello che faccio tutti i giorni, con le persone che frequento (che si rifanno a valori illuministici, senza però alcuna simpatia per i massoni), per le mie idee, e senza rendermi conto degli annessi e connessi (l’odio per il popolino …) del mio modo di pensare? o forse questa sua scatola, che detto tra parentesi potrebbe avere una certa pertinenza solo per l’Italia (non avrebbe senso utilizzarla per esempio per un francese che sostenesse le stesse cose: l’ottanta per cento dei francesi finirebbero nella categoria massoni) non è tanto adatta a contenermi? non è forse, detto in altre parole, che non ha a disposizione una scatola adatta per mettermi? ma è proprio così necessario mettermi in una scatola, invece di ascoltare e analizzare le mie parole?
faccio queste riflessioni perchè quello che mi colpisce sempre nei dibattiti nostrani, anche proprio qui su NI, è sempre il vizio – vero e proprio tic immediato e ineluttabile – di ricondurre le posizioni individuali a delle caselle ideologiche precostituite; è quello che Raffaele Simone chiama ideologizzare ogni problematica; i gravissimi difetti di questo modo di fare sono a mia avvio due: 1) si forza (come appunto fa lei in questo caso) la “variabilità individuale” in contenitori inadatti (e fuorvianti), 2) si nega di fatto ogni dignità e rilevanza al pensiero dell’individuo singolo (ogni pensiero, tautologicamente, vale solo nella misura in cui può essere ricondotto a qualcosa che si suppone già noto);
il paragone più vicino che mi viene in mente (ma non si offenda, lo uso solo per farmi capire, e mi includo volentieri in questa sorta di patologia) è quello della nevrosi: il nevrotico (ma anche una cultura può essere malata di nervi) reagisce agli stimoli, e in particolare a quelli che mettono “in pericolo” la sua struttura nevrotica, con delle difese precostituite, le quali rivelano più cose su di lui e sul suo passato, che sull’oggetto che lo ha fatto reagire;
ovvero: siamo proprio sicuri che i valori illuministici siano, nell’Italia del 2011, e benchè certo minoritari, una esclusiva dei massoni, con tutte le deformazioni che ne conseguirebbero, che lei illustra?; secondo la mia esperienza (= le persone che frequento), se dio vuole, proprio no
con simpatia
Sartori,
un poco nevrotici lo si è per forza, ma io non ho affatto scritto che lei è massone, e nemmeno che odia il “ popolino “. Ho invece scritto che quanto lei auspica c’è già nella cultura massonica, ben presente nel nostro più o meno civile convivere. Chiariamo subito che non sto parlando delle P2 P3 P4. Infatti, al contrario di lei, io non ci vedo nulla di negativo nella forte presenza massonica in Italia (e in Francia!!!). Anzi, penso che se non ci fossero state le massonerie non vivremmo più in democrazia, perché il “ popolino “, finiti i partiti di massa che lo abbadavano, è per sua natura portato a farsi abbindolare dai venditori porca a porca… e dagli avventurieri (si pensi a Bossi, la cui Lega Nord ha oggi il 30% dei voti nell’Italia che produce PIL almeno al pari della Germania, ma anche a Di Pietro, che se possibile e anche peggio…)
Le sarà certo noto, Sartori, che il risorgimento italiano è stato in gran parte affare di patrioti Massoni, così come la rivoluzione francese. Si vocifera addirittura la rivoluzione americana, per via di certi simboli e del fatto che quasi tutti i presidenti sono stati massoni. Si sa che Allende era massone. Si sa che a Cuba, contrariamente ai paesi comunisti del blocco sovietico del quale Cuba di fatto faceva parte, la massoneria ha sempre intrattenuto ottimi rapporti con il regime di Castro (che qualcuno sostiene sia massone a sua volta). Insomma, dietro i tentativi di progresso e di affermazione delle libertà individuali che il mondo ha compiuto e compie, c’è verosimilmente la massoneria, che io non demonizzo affatto, nemmeno nelle sue versioni più autoritarie, quelle berlusconiane, per intendersi, perché è solo grazie al controllo delle massonerie internazionali alle quali il capo del governo fa riferimento che la sua forza politica non fa svolte seccamente autoritarie (anche se frega, eccome se frega), nonostante il suo impaurifico ministro della difesa, quando il governo traballa, vada in tv a urlare minaccioso “ SIAMO DISPOSTI A TUTTO! “. B, in fondo in fondo è un pragmatico, sta solo difendendo il proprio potere economico e quello dei suoi eredi, a costo di qualunque figur’ e merd: basti osservare quello verso il “ nostro “ amico Gheddafi, che qualcuno evidentemente gli ha suggerito e imposto di fare (magari il suo superiore Sarkozy nella universale piramide, lo stesso presidente francese verso cui pende la politica estera italiana degli ultimi mesi, centrali nucleari comprese?), non arrivando a tanto la sua lungimiranza politica. In questo senso, B me lo immagino un giorno con il cappello in mano a chiedere l’aiuto dei “ comunisti “ per ottenere l’ennesimo salvacondotto, che penso gli verrebbe concesso il nome della nostrana realfurbitik. Ma lasciamo perdere la fantascienza….
Chiusa ma non chiusa la questione massoneria, che andrebbe affrontata ben più seriamente in quanto occlude, eccome se occlude, qualunque possibilità di libera competizione nella società tra liberi individui… passiamo agli auspici. Ripeto che i valori da lei elencati sono già abbastanza difesi, appunto dalla massonerie, ovvero dalla conflittualità degli interessi contrapposti rappresentati dalle massonerie, con risultati notevoli, bisogna ammetterlo, in termini di tenuta della democrazia, la quale, se fosse per il popolino, adieu… Il problema è che se proprio vogliamo fare le teste pensanti – ma nessuno ci obbliga, lo dico senza offesa per nessuno – dobbiamo cercare di collegarci a chi è rimasto fuori dal giro dei rappresentati, lanciando loro messaggi semplici e favorevoli all’uscita dalla loro condizione di nuovi miserabili. Quando dico loro, includo ovviamente anche molti di noantri intellettivi… Mi permetta di notare, in questo senso, che fra tutti le categorie citate si è dimenticato i vecchi lavoratori, quelli delle fabbriche e delle mansioni umili nei cosiddetti servizi, ciò che lì per lì mi ha irritato. Come mancano i dipendenti pubblici. Ma sarà stata di sicuro una svista… invece è a loro che bisogna rivolgersi, perché ci sono ancora, non solo ai precari fra loro… spiegando bene loro che difendere diritti ristretti non porta da nessuna parte, che aver difeso ad oltranza l’articolo 18 ha solo fatto emergere forme di contrattualità aguzzine (Fiat in testa) facendo peraltro ricadere il costo della flessibilità fondamentalmente sui nuovi lavoratori, rendendoli privi di potere contrattuale, fra questi i loro figli. Invece il peso della flessibilità del costo del lavoro, così necessario alle imprese, andrebbe spalmato su tutti i lavoratori, i quali tutti, si spalmassero le risorse in maniera più equa, avrebbero diritto di rivendicare un salario minimo orario e un salario minimo garantito. Basterebbe che le risorse fossero spalmate su tutti invece che sui privilegiati del posto fisso.
Bisognerebbe poi spiegare ai lavoratori, fissi, precari e aspiranti lavoratori, che l’Italia, di fatto, spende in welfare più di chiunque altro, ma spende male, sempre a favore di qualche categoria a svantaggio di altre. Per esempio, non spende a favore della maternità, come si fa altrove, ciò che ci mette credo all’ultimo posto per natalità, che è un fatto grave, perché con le pensioni così alte, 14% del PIL, il doppio della media OCSE (tanti tanti soldi sottratti principalmente ai giovani), il rapporto lavoratori attivi – pensionati sarà presto insostenibile.
Così come bisognerebbe spiegare e spiegarci la curiosa circostanza che l’Italia spende più di tutti in scuola dell’obbligo, al contrario di quanto sostiene la vulgata ideologica, dietro solo ad americani e svizzeri, con risultati a dir poco imbarazzanti
Insomma Sartori, l’ho già fatta troppo lunga: credo che si debba tornare a fare lotte fondate su questioni materiali, perché stando così le cose il civilismo postilluminista rischia di essere un nuovo oppio dei popoli. Del resto, ripeto, i nuovi miserabili se ne stanno fregando dell’illuminismo, preferendo una sorta di DEMOCRAZIA MAGICA (la Lega in testa!), che si trasformerà presto, temo, in AUTOCRAZIA MAGICA, come farebbero immaginare le forme di vera e propria adorazione di singole individualità ritenute salvifiche, a destra e a sinistra, purtroppo anche nella cosiddetta cultura. Se nessuno ferma il diabolico processo…
Ricambio la simpatia.
Per esempio, non spende a favore della maternità, come si fa altrove, ciò che ci mette credo all’ultimo posto per natalità, che è un fatto grave, perché con le pensioni così alte, 14% del PIL, il doppio della media OCSE (tanti tanti soldi sottratti principalmente ai giovani), il rapporto lavoratori attivi – pensionati sarà presto insostenibile
caro larry
auguro ai non nati la fortuna di mantenersi in quel “limbo” privilegiato in seculaseculorumamen
con affetto e speranza e allegria :)
la fu
Sul blog MOLTINPOESIA:
CONTRIBUTI
Samizdat (Ennio Abate)
Scrivere al presente 3
RISORGIMENTO
Ave, Risorgimento!
Io sul tuo 150tenario
non ti mento
e perciò…
RISORGI
MENTO
tondo
bubbone monumento
e certo documento
della faccia di merda
di questo popolo defunto
che col suo parlamento
si bea d’essere italiano
per andare a servire
l’amerikano
contro il solito Hitler
stavolta africano.
*Samizdat è maschera incazzata di E.A.
vede Larry Massino, io non sono un politico, e il mio mestiere non è elaborare programmi politici: effettuo studi scientifici, insegno come farli, e parallelamente elaboro storie, che un po’ di lettori leggono; questo sono io, e come tale mi sono espresso su NI, che ha un suo piccolo seguito (ancor più piccolo su questo tema, a quanto pare), sapendo già in anticipo (nel testo lo dico) che sarei stato accusato di ingenuità e inadeguatezza;
lei appunto – e trovo molto significativo il suo modo di reagire – mi incasella (io non ho detto che mi da del massone, legga bene la mia replica) nella categoria che le torna meglio, quella delle movenze massoniche, che poi diventa “civilismo postilluminista”, e mi insegna che le mie “rivendicazioni” sono anche troppo frequentate (francamente, non avendo dimestichezza con le logge, che ribadisco non godono della mia simpatia, non me ne ero proprio accorto), che le questioni materiali sono importanti (ma chi le dice che per me le questioni non sono importanti?), che ci sono anche i lavoratori non precari e altre cose; ma non voglio entrare nei dettagli (appunto per problemi di spazio e tempo, non per altro), mi sembra ci sia una questione più essenziale a monte;
il suo atteggiamento mi sembra tipicissimo, dicevo: ci sbraniamo tra noi; da una parte siamo vittime di una invadenza della politica-politicante, che avvelena le nostre giornate e ci rende la vita davvero difficile, anche proprio dal punto di vista materiale (chiunque sia vissuto in altri paesi sviluppati ha potuto fare il paragone, e lo ha constatato), dall’altra siamo incapaci (memori forse delle teorie salvifiche nelle quali abbiamo creduto) di formulare una qualsiasi minima e vitale richiesta politica o anche solo prepolitica (come appunto nel mio appello), e se qualcuno osa farlo ci azzanniamo a vicenda, supponendo (come fa lei) di saperne molto più dell’interlocutore e di detenere verità che lui non detiene (io lo avevo premesso, badi bene, che il mio non era e non voleva essere un discorso da “professionista”); col risultato che nessuno esprime e non concepisce nemmeno più di poter esprimere le proprie esigenze, e col risultato di lasciare libero spazio alla “politica” dei professionisti (penso in particolare naturalmente alla sinistra), aspettando ingenuamente che vengano un giorno a salvarci;
detto in altro modo: le sembra davvero che quello che dice lei è così diverso da quello che dico io?; anche supponendo che davvero io ignorassi l’esitenza dei lavoratori non precari e dei loro problemi e non mi importasse delle questioni materiali (cosa non vera), non pensa che ci sarebbero lo stesso moltissimi punti in comune tra quello che pensiamo, o che comunque si potrebbero trovare con poco sforzo?; non pensa che la forza potrebbe venire proprio dalla giustapposizione di posizioni differenti, dal fatto che gli individui e i gruppi si esprimano con le loro differenze e particolarità, ma su “piattaforme” condivisibili?
questo era il senso del mio fallito (il che era previsibile, perchè l’intolleranza con la quale ci opponiamo porta anche a una cinica stanchezza, a una forma di violenta anestesia) appello;
e intanto, mentre stiamo zitti e/o mugugnamo, continuano a mettercela in culo;
Giacomo Sartori, mi permetta di dirle che nonostante tutto noi intellettivi siamo dei privilegiati, che il culo è quasi sempre quello dell’artri, lo stesso con il quale fanno i froci quasi tutti i politici di destra e mancina di questo stramaledetto paese.
Del resto sono d’accordo con lei che tutti noi, che siamo pochi e non contiamo un cazzo, dovremmo considerarci complici e comportarci come tali, supportandoci l’uno con l’altro almeno a livello di pensiero. Invece…
Anche io avevo ignorato la massoneria, come lei e come tutti non solo qui, fino a pochi anni fa, quando mi sono rotto i sottoposti di essere circondato da massoni ai vertici di tutte le istituzioni culturali e politiche con le quali ho avuto a che fare, nonché a tutti gli snodi di selezione della cosiddetta qualità culturale e artistica. Allora ho voluto capirci qualcosa e mi sono messo a leggere qualche testo. In quello che alcuni ritengono fondamentale, tra l’altro un bel testo secentesco, ” le nozze chimiche “, si trova una minaccia di questo tipo: ” “ verremo senz’altro a sapere l’opinione di tutti, in qualunque lingua sia espressa “. sarà perché ritengono la lingua cosa loro? Assistendo alla conferenza di un alta autorità neotemplare, l’ho ascoltato con le mie stesse onecchie dire, in risposta a una domanda di un presente interessato ad affiliarsi, che saranno loro a individuare i nuovi accoliti, non il contrario, tra gli spiriti eccezionali che saranno certamente individuati ovunque essi si esprimano. Si scopre anche, leggendo leggendo, che ci sarebbero organizzazioni massoniche che affiliano persone eccellenti della società anche a loro insaputa e contro la loro volontà… C’è un racconto credo di Umberto Eco o citato dallo stesso, che lessi su Alfabeta 1 tanti anni fa, cito a memoria: ” in un’ isola vivevano strani esseri i quali accoglievano i forestieri parlando loro nella loro stessa lingua, qualunque essa fosse, meravigliandoli assai. Parlando parlando li gettavano in un pentolone, li cuocevano e se li mangiavano “. Cosa voglio dire? Che se noi parliamo nella lingua del potere, come facciamo più o meno tutti adoperando la lingua di comunicazione, che serve principalmente per rafforzare le istituzioni, anche quelle a noi avverse, il potere ci mangia quando vuole. Per cui, almeno con le idee, bisogna trovare la maniera di rimanergli un poco indigesti. Detto in poche parole, bisogna almeno fare critica della cultura, che è cosa loro, non allinearsi alle loro parole d’ordine, tra queste i ridicoli festeggiamenti risorgimentali e la difesa della costituzione, della quale, come sta dimostrando la guerra a cui vogliamo in tutti modi dare il nostro contributo sparando sui poveri civili libici, non gliene importa niente a nessuno. Non sto a ripeterle che risorgimento e costituzione sono cosa loro. Tra l’altro l’articolo che riguarda la scuola pubblica, fortemente voluta e difesa dalla massoneria, che contava almeno un terzo dei costituenti, è il numero 33, che del tutto casualmente corrisponde al più alto grado nelle gerarchie massoniche.
Detto ciò, ci tengo a ribadire che noi dobbiamo tutto, in termini di civiltà e libertà, alle lotte massoniche contro il clericalismo prima e il fascismo poi. Ritengo che presto, quando bisognerà schierarsi tra universalisti ” massonici ” e nazionalisti localisti identitari clericali, non avrò dubbi a schierarmi coi primi, magari portando mèco la fiaccola di un utopistico localismo universalista.