informale spinto sul natale
Informale spinto sul natale / Sergiomaria Cerruti. 2005
non c’è alcun fine da perseguire,
alcuna meta da raggiungere
e non occorre fare alcuno sforzo per migliorarsi
Raffaele Morelli
tra le mura domestiche nel sogno un orizzonte
limitato di stanze e lo sguardo libero avevi
per gli angoli a cercare il cane o il nonno
superbo sonno e appannato ricevevi il brusio
del mondo nello specifico una finestra luccicava
sola svegliava la famiglia ma non la veglia richiedeva
era per farti addormentare ancora dopo di nuovo
la scusa era la voce sorda d’un parente percepita
malamente allora accolta
scorreva sul divano ruvida coperta della nonna
lo spreco sudaticcio del respiro a bocca aperta
la languida carezza del sentire in lontananza
le voci ed i rumori amici a fare da contorno
lo spettro del disastro in urla bianche di bambini
fondendo niente a fuoco svegliarti pressappoco
per mesi allenavi all’abbuffata lo stomaco non
ti mancava il fegato ripugnavi la presa sui vivi
sopra tutto dormivi
* *** * *** *
che hai cominciato a volere di più e peccando
di non essere indistinto il male ti ha raggiunto
conquistato infine vinto
trasferita non più la spinta non più l’epica
aver scelto di riuscire nel dispendioso fatto
delle capacità il talento a vivere la terribile
inutile fatica di reagire al mondo
non più solo quello che ti andava ma tutto certo
anche ragionare di scarpe talvolta incantarsi se
il negozio è bello anzi riuscire
a fare la ricerca giusta il parametro come in epoca
passata la festa di non avere nulla a cui pensare
che il peggio è rimasto
quindi solo ad imparare senza fine il protocollo
adempitivo ultravivo del corso degli onori non
disdegni l’automatico lavori ancora giovane
in declino
ma allora era diverso il mondo un limite il tutto
ce l’aveva a casa al massimo gli elenchi o un amico
cui delegare controprova vivere aveva un contraltare
* *** * *** *
nel salotto dormivi l’esterno delle bancarelle
immediatamente fuori dalla porta il portone
le scale la fatica di non essere ma d’essere tu
vago e senza niente a girare per l’androne
eri proprio uno spot invedibile d’un prodotto
perfetto il più bel taglio d’abito è il destino
dicevi da portare non hai saputo continuare
magari cambiavi stanza ancora non ti eri deportato
né tradito la libertà e il gran rifiuto eri la più degna
tradizione occidentale no alla vita ed era questo il tuo
specifico vitale
* *** * *** *
sto qui adesso mentre è quasi il tempo le giornate
si sono accorciate talvolta s’insinua e non appena
lo sento mi volto ma ormai non fanno specie
sempre ritorna il vociare dell’uscita e le campane
ti ricordi di quando sapevi arenato sul divano
nella stanza che un giorno avresti ricordato
la memoria indicibile e magica mente il senso del tutto
e la fine era un genere quando non era chiaro diciamo
prima della vita
quando saprò volere quando riprenderò il mio posto
nella culla dietro i pisellini colorati nel muschio
nel buio del salone nascosto tra le palle colorate
attendo la spesa di mia madre
sono amico del gatto e del cane ho regalato un portafoglio
alla fidanzatina ho conservato una calza strappata
sono stato qualcosa effettivamente prima devo pagarla
* *** * *** *
quando domani abiterai la grotta di nuovo
ricordati di me gesù bambino che sai che provo
che cammino nel buio fitto che non ho saputo
esser sconfitto e morto
perdona la mia tracotanza abbatti d’un tratto
la mia fanatica perseveranza fammi un dono
piccolino ridammi l’abbandono rimettimi
in cammino verso il vuoto
tienimi un po’ di posto nella paglia rendimi bello
fammi alitare dal bue e dall’asinello riaccendi
le lucine salvatore comprendi questo assurdo
stare al mondo che ti dico
ed io stanotte te lo giuro ti aspetterò come si aspetta
mamma e tutto sarà aggiustato credo che a quel punto
l’avrò pagata tu mi avrai perdonato
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[…] This post was mentioned on Twitter by Francesco Cingolani, nazioneindiana. nazioneindiana said: informale spinto sul natale: http://bit.ly/eh7X6N [gherardo bortolotti @bgmole – 22 febbraio 2011] […]
Informale spinto chiuso preciso generoso vero bello.
Infatti questo cimitero resta muto.
I morti parlano solo dei morti.
@
allora, paesaggio italiano con zombi? i morti possono essere più interessanti dei vivi. basta scegliere il verso giusto. balle poesie, raggelate e belle.
belle poesie, no balle