Bene, Grazie!
Intervista ad Anna Maria Papi 1
a cura di Francesco Forlani
(Pubblicata in formato rivista e con un ricco dossier fotografico sull’ultimo numero di Reportage )
Mentre mi accingo a salire sul treno Torino Firenze, mi risuonano i versi di Pasternak nella sua ode In morte di Majakovskij
Oh, s’io avessi allora presagito,
quando mi avventuravo nel debutto, che le righe con il sangue uccidono,
mi affluiranno alla gola e mi uccideranno.
Mi sarei nettamente rifiutato
di scherzare con siffatto intrigo.
Il principio fu così lontano,
così timido il primo interesse.
I versi, sono quelli magnificamente tradotti da Ripellino, ma la voce che ho in memoria, con ogni sua pausa, è quella di Carmelo Bene, in “Quattro modi di morire in versi”. Anna Maria Papi, da cui sto andando per Reportage mi ha fatto avere la biografia di Giuliana Rossi, I miei anni con Carmelo Bene, e così mentre la voce all’altoparlante avvisa gli accompagnatori dei viaggiatori di scendere, apro a caso su un passaggio.
…appena Carmelo apriva bocca, la maggior parte dei critici che venivano a fare le recensioni al Teatro Laboratorio gli davano del “cretino” come minimo. La stampa parlava male, malissimo di lui […] L’ostracismo del mondo della cultura italiana si manifestava anche nei confronti di chi aveva lavorato con lui. Quando alcuni attori si presentavano in altre compagnie teatrali, dicendo che avevano recitato con mio marito, gli chiudevano ogni porta senza giustificare il motivo. Appena veniva nominato “Carmelo Bene” il diniego era immediato.”
Andrò da Anna Maria Papi per farmi raccontare qualcosa di un Amleto di meno, il film che lei stessa aveva prodotto e in cui aveva lavorato accanto al maestro come aiuto regista. Alla figura di Amleto, Carmelo Bene s’interessa dai primi anni sessanta e a questa dedicherà molte altre sue produzioni, come Hommelette for Hamlet o l’Hamlet suite del 95. Lo stesso film, Un Amleto di meno, due anni dopo viene riproposto ma con importanti modifiche, per la televisione, in bianco e nero, con il titolo Amleto (da Shakespeare a Laforgue).
Prima di mettermi in viaggio avevo chiesto ad Anna Maria la scheda del film. E via mail mi giunse la risposta:
16 ottobre 2010 16:51
Ma sei insaziabile!
Film Un Amleto di meno depuis Laforgue. 1973. Con Carmelo Bene, Luciana Cante, Sergio di Giulio, Franco Leo, Lydia Mancinelli, Luigi Mezzanotte, Isabella Russo, Giuseppe Tuminelli, Alfiero Vincenti. Premio di qualità artisica Cannes 73.Regia CB Aiuto r AMP prodotto dalla Donatello Cinematografica finanziato dalla BNL con art.28. Amm.re AMP direttore fotografia Mario Masini operatore Scansani Direttore produzione A. Frattaroli.Girato tra Cinecittà, Firenze on location Teatro Golfoni e Forte dei Marmi, location spiaggia e mare Scene di Paolo Lazzeri, Margine.
Morti sul lavoro nessuno. Alienati sul set: tutti.
Un abbraccio
AM
se ci riesco ti mando il libretto
L’EuseBen
(ovvero quando Carmelo Bene incontra Eugenio Montale)
(…) Io sedevo accanto a Montale nella prima fila di quella improvvisata platea. Sul fortuito palcoscenico illuminato apparve l’attore C.B. Non ancora molto noto ma che aveva già stupito una certa èlite romana in cantine e teatrini,non del tutto ortodosse ed abbastanza rivoluzionarie.
Aveva fatto parlare di se anche perchè ad una numerosa cena dopo un suo spettacolo, aveva insultato pesantemente un giornalista che lo aveva criticato: Erano volati schiaffi, pugni, era scaturita una rissa e proprio C.B. aveva sfidato a duello il malcapitato giornalista.
Montale non sapeva nulla di tutto questo, per lui quel giovane era perfettamente sconosciuto e si apprestava a seguirlo con una discreta noia stampata in viso.
L’attore si avvaleva della collaborazione di alcuni volontari od aspiranti attori, che in realtà- gia si delineava la figura gigionesca da primo unico attore del protagonista- facevano ben poco. Il copione si rivelò ben presto inesistente.
C.B. avanzava barcollando sulla schiena, le mani in tasca roteando immaginarie gonadi, pronunciando frasi sconnesse ed annaffiando gli spettatori più vicini con gli sputi della sua foga. Montale accanto a me muoveva nervosamente la bocca a coniglio, e mi sbirciava con l’inquietudine che hanno gli animali prima di un eclisse di sole od un terremoto. Si vede che i poeti hanno un sesto senso perchè ad un tratto il terremoto scoppiò davvero. Ad un tratto, quando già gli ospiti guardavano l’attore con annoiata sufficienza, lui acchiappò un cestello di uova fresche che aveva a tiro da un mobile e cominciò a scagliarle con violenza su due o tre persone indiscriminatamente. Le uova finirono spiaccicate ovunque e fu la volta dei bicchieri che il B. mandava a fracassarsi sul soffitto, per terra, sui vetri delle finestre e sulla testa della gente sbigottita.
Montale mi aveva già attanagliato una mano e ed era immobile come un cane da punta mezzo alzato dalla sua seggiola. Guardai la padrona di casa che sembrava impassibile, imbalsamata.
Ma non era finita. Il B. roteando gli occhi fuori dalle orbite come un pazzo furioso avvistò all’ultimo tuffo una pila di bei piatti dorati su di una mensola. Fu un lampo e se ne impossessò con andatura da ebbro e si prodigò in un tiro al bersaglio furibondo con schegge scintillanti che volavano da tutte le parti.
Non potei vedere più nulla perchè fui trascinata via dall’artiglio frenetico di Montale, che imbiondito da un tuorlo d’uovo si era messo a correre come un forsennato urlando” Fuggasi! Fuggasi! È uno schifo, la galera…”
Ebbe inizio così la conoscenza e l’antipatia profonda di Montale per Carmelo Bene.
Dal libro “Montale a Forte dei Marmi” di Dominique Papi, Ed. Maschietto & Musolino. 1996, testo di Laura Papi pagg. 90- 91
(Questo episodio avveniva nel I964-65)
Ci racconti il passaggio Montale Bene, in fin dei conti hai fatto un po’ da parafulmini, o sbaglio…
AMP: Montale soggiornava a casa mia a Forte dei Marmi, per due-tre mesi ogni estate ed alcune settimane qua e la nell’inverno. Poteva capitare – sopratutto d’estate- che in casa vi fosse ospite anche Carmelo, quando c’era lui. Diverse volte e nel corso di moltissimi anni. In virtù della atmosfera di libera circolazione e di libero comportamento degli ospiti in casa mia, ciascuno si prendeva lo spazio che credeva, con se stesso e con gli altri, sia nei metri quadri a disposizione che nello spazio di aggregazione aereo-mentale presente.
Io dunque non ho mai parafulminizzato Montale da chicchessia.
Per principio non lo avrei mai fatto, ma anche volendo sarebbe stato impossibile data la quantità di persone in casa. Mai meno di 20 e fino a 45 ed oltre. Non avevo un servizio d’ordine. Inoltre Eugenio Montale, nella sua indifesa tremula apparenza, aveva al bisogno un apparato difensivo molto potente, che sconfiggeva con ultrasonici ma palesi messaggi chi voleva in qualche modo assalirlo e platealmente farlo trasalire. Era, di quel gruppo, il più potente, come forza.
Quando se ne andò da casa di Susi con Laura, era un suo modo di sottolineare lo sdegno che il malvivente si fosse permesso delle sconcezze a casa sua.( di Susi ).
La troupe, com’era la troupe? e Bene un generale o un caporale?
La troupe dell’Amleto era a colori: sanguigna, vitale, mangereccia e chiassosa. Molto affiatati eravamo, bisboccioni e quasi da Festival dell’Unità.
Il dissanguato, il dracula in b/n era solo C.B. Con la troupe si mangiava rideva si andava a ballare si scherzava. Era una reazione obbligata alla tensione delle riprese, polarizzate sempre su un tono di emergenza à bout de souffle.
Né generale né caporale Ma neanche un cataclisma di eccentricità. Aveva la calma anche un po’ odiosa di un primo della classe, un pignolo, un Franti-Ghedini che non sbagliava mai la mira. Molto meticoloso,dirigeva il set con voce da prete,un che di mezzo tra la verbosità un po’ odiosa di Sordi, ripetitivo e preciso, e le litanie di chiesa. Diabolicamente presente non gli sfuggiva nulla,fino al crollo etilico che però avveniva alla terza bottiglia.
Il cinema cos’era per Bene? E per te?
Per Carmelo il cinema ( il suo) era un modo per vedersi, per studiarsi, e per divertirsi di se stesso ma solo alla decima visione di un suo film. Guardava il film montato per 10/ 15 volte. Riguardava i suoi altri film in continuazione. Ma questo lo faceva anche con qualche film degli altri. Arancia Meccanica l’ha vista 7 volte, Belle de jour 4,Viridiana, Mabuse, tutto l’altro Kubrik, persino Cat Ballou, i western, Bunuel, mentre odiava Visconti, Pasolini, Rossellini, Fellini:
Fare il film con Carmelo è stata per me una simpatica frustrazione. Io detesto le cose riservate ad una elìte,ad un numero chiuso,agli happy few, ai “ signori della mente”. Detesto le esclusive. A me piacciono le cose, i film, i libri, gli eventi, le persone aperte al grande pubblico,al pubblico della vita. Della strada.
Carmelo regista e Carmelo amico? Per me uguali. Sapevo com’era prima e dopo.
Ci fu poi la nuova versione dell’Amleto di meno, altra produzione, via il colore, tutto in bianco e nero, via i campi e vai con i primi piani, i primissimi…
Soldi. Hai presente? PERSECUTION.Cambiali.Direttori di Banca number one number two number three. Le ingiunzioni di Fonoroma Sviluppo e Stampa. Di Vittori che se non si paga sequestra copie e matrici. Le conseguenze della empietà commerciale. Il senor commercialista Catalano ( di nome). L’avvocato della Sede Legale della BNL Un certo Lemme che più lemme lemme non si può. Il reverse da 16 a 35 da 35 a 16. Il proiettore Bolex Paillard che ogni 19 fotogrammi con un singhiozzo torna indietro di uno sovrammette dissolvenza poi riprende. La notte americana all’incontrario,dal colore al b/n. Il divo che si guarda il filmetto original dieci volte nel buio della sede di Videogramma di notte in via Ginori 15r. Incontro notturno tra Vinicius de Moraes e Toquinho di cui io ho girato uno special di 50 minuti per la Rai e Carmelo:i due big non si sono piaciuti. A Carmelo chi ha fama, talento, personalità, genialità, poesia, cosmopolitismo e prospettiva non piace. Ne è geloso. Poi è geloso della fonia in diretta con il revox dei brani di Vinicius che è venuta splendida. A Vinicius brasiliano macumbaro un Carmelo istrionico fa poco effetto. Unico punto in comune è il whisky. Vinicius lo beve con la scodella, odia i bicchieri. ( verissimo). I miei partner di PO e di LC e di AO e anche solo di nulla non stravedono molto per Carmelo. Risulta politically uncorrect? Forse si, nel 73-4 anche se piace da parte dei companeros con lui il dialogue est relatif. Si sa il vino è meglio quando invecchia.
Suite
Quando ci lasciamo ho con me trenta fotografie di scena, dell’oscena e circa un’ora di intervista filmata. Ogni volta che incontro Anna Maria è un viaggio, ben oltre il viaggio che faccio ogni volta per incontrarla. È un Orient express speciale, una transiberiana, un qualcosa che costa molto di meno dei TAV che sono costretto a prendere, ma che vale molto, ma molto di più.
Sfoglio il libro che mi ha lasciato. La foto del figlio di Carmelo Bene, Alessandro, ma che volevano chiamare Stefano in omaggio all’Ulysses di Joyce, è di una bellezza senza senso. Senza senso appunto, corpo e così pensando a CB mi vengono in mente altri versi, della stessa poesia di Pasternak.
Tu dormivi stringendo al cuscino la guancia, dormivi a piene gambe, a pieni mallèoli, inserendoti ancora una volta di colpo nella schiera delle leggende giovani. Tu ti inseristi in esse con più forza, perché le avevi raggiunte con un balzo. Il tuo sparo fu simile ad un Etna in un pianoro di codardi e di codarde.
Qualche tempo (ora ) dopo, che devo sbobinare la video intervista mi giunge via mail il cineracconto di Anna Maria Papi.
( cronache di un amicizia)
di
Anna Maria Papi
Come si può essere degli schifosi reazionari nonché degli schiavisti sfruttatori della classe operaia nonché dei maschilisti spregiatori di donne nonché dei rompiscatole mitomani ed insopportabili egocentrici nonché dei segaioli esibizionisti nonché degli svilitori degaulasse dei nostri poeti belli nonché in una performance live pisciare addosso ad Eugenio Montale nonché ringraziare pubblicamente la provvidenza perchè il proprio bambino di 4 anni è morto di un cancro al cervello , ma essere abbastanza bravi da:
ESSERE (CONSIDERATI) UN GENIO
oppure
Come difendersi dai geni raccontandoli en vérité.
cauchemar n1
“Confusi e stupidi ………… confusi e stupidi………confusi e stupidi
Incerti pendono …….incerti pendono …..incerti pendono……….
Vi impicco maledetti,vi impicco!! qui ci vuole la frustaaaa, per queste bestie, BESTIE!! BESTIE DA SOMA!! SIETE NATI PER SERVIRE!! BESTIE!! CACCIALI !CACCIALI! “
Glielo urla in faccia, sul muso.
A:
Paoletti Paolo anni 46 muratore
Anichini Gino anni 31 elettricista.
Baldoneschi Enzo anni 40 muratore
Zani Renato anni 38 imbianchino
Ciabatti Mauro anni 27 aiuto elettricista
Oggi è martedì e sono le 9 di mattina. Il lavoro è cominciato ieri lunedì alle 8 di mattina.
25 ore filare, 25 ore non stop. Nessuno è andato a casa a mangiare, nessuno a dormire.
Allo stop di ieri sera alle 22, dopo14 ore filate,gli operai erano stanchi finiti, ma con il buon sangue del popolo hanno acconsentito di stare per altre due ore,fino alle 24.Poi fino alle 4. Poi poi poi…………
L’aiuto regista se ne è andato stanotte alle 2,sette ore fa, schifato. (Frattaioli, se resto qui io l’ammazzo.per favore ci pensi lei…) L’aiuto aveva litigato di brutto col principale.Lui urlava Confusi e Stupidi, beveva, tirava calci.
“Sei uno sfruttatore! te ne approfitti perchè non sono dell’organico.! Fai schifo ed io blocco la lavorazione.! Io ti denuncio. Maiale…”.
Puttana.
Vigliacco.
Troia.
Stronzo.
Bagascia.
Infame.
Populista di merda.
Vomito pugliese.
Aborto capitalista
Escremento terrone
Ma adesso l’aiuto regista è tornato e con una piazzata dispotica e tirannica si impone.
Vuota l’ultima bottiglia ( piena ) di Johnny Walker nel cesso.
Stoppa le riprese e manda via gli operatori..
Per gli operai tutti a casa e paga doppia per le seconde e le terze otto ore. Cioè 17 ore di straordinario a paga doppia.
L’ameba si agita si divincola vomita anatemi e bestemmie. Cerca la terza Johnny Walker della nottata e la trova vuota. Allora cade “….come fa il vitello quando gli danno l’ultima mazzata……..”
( La spesa più alta della produzione rischia di essere il wisky. In 24 ore 5 bottiglie.)
Qui.
Qui siamo a Firenze, nel Teatro Goldoni,chiuso al pubblico da secoli perchè da restaurare.
Bellino, un teatrino affettuoso, complice furtivo di ugole e drammi, voci nell’etere,di chissà quando. Sulle poltroncine ci sono ancora- un po lise e strappate-le sete rosse dell’800.
Stiamo girando la scena dei teatranti a corte.
(Gli operai non sono del mestiere. Sono operai locali,presi per sopperire,fanno un favore. Ma non sono protetti da un Sindacato.Non pretendono ne potrebbero, le tariffe e gli straordinari sindacali. Non minacciano vertenze. E sono bravi,gentili,dispònibili. E lui,maiale schiavista lo sa).
Cauchemar n 2
Quando viene proclamato lo Sciopero Nazionale di 24 ore dei Lavoratori dello Spettacolo, stiamo girando nel teatro n.7 di Cinecittà.
Che fa l’ameba? Rifiuta lo “sciopero democratico in nome dei diritti dei lavoratori.”Assolda di soppiatto dei tecnici supplenti crumiri,minaccia gli attori di sostituirli se non si prestano, e vorrebbe girare.
Ma la firma della produzione lui non c’è l’ ha. C’è l’ha un altra persona.
Ah Ah Ah.
TELEGRAMMA URGENTE:
“ Lavorazione film sospesa fino nuovo ordine”
(E sai,morino,che se dopo questo telegramma t’azzardi a girare,la BNL ti leva il credito dell’Art.28 e il Sindacato ti sequestra tutto. E tu sei fritto. Ah Ah Ah.)
Cauchemar n3
Non è il primo STOP arrivato col telegramma. C’è stato quello delle Samsonite . 6 Samsonite formato grande rosso fuoco , che Luigi Mezzanotte dovrebbe afferrare tre per ciascuna mano mentre urla : A Londra A Londra!!
A parte che i manici delle Samsonite sono carnosi e spessi 3 centimetri l’uno che tre in una mano non ci stanno,la produzione si rifiuta di comperare le Samsonite autentiche. Sono carissime. Le imitazione,tarocche,sono identiche e costano dieci volte meno. Poi -tra l’altro-la scena verrà girata al buio pesto.
Dieci Samsonite autentiche vengono recapitate sul set con tanto di fattura da pagare. Le ha ordinate l’ameba.La produzione le rimanda indietro. Bizza gigante del genio. Richiama il negozio e riordina le Samsonite autentiche.Vengono mandate indietro. Uno, due, tre volte.finchè:
TELEGRAMMA URGENTE: “Lavorazione film sospesa fino nuovo ordine.”
L’ameba china il capo,bestemmia,sputacchia,malmeno,delira,mugugna.
Ok alle valigie tarocche. Com’è difficile la vita.
Nightmare n 4
Il 9 gennaio è un freddo malandrino. È anche notte per sovrammercato e sulla spiaggia, piantati con gli stivaletti nell’acqua gelida Rosencrantz e Wildenstern mangiano un panino. La loro scena sulla battigia è stata girata cento volte. Ormai si sono rassegnati, e per non dovere uscire ed entrare in continuazione, si congelano direttamente sul posto.
Le tombe lumeggiano nell’arenile del bagno Grand Hotel di Forte dei Marmi tramutato in un cimitero spettrale notturno dove i fantasmi e gli incubi e le paure e gli orrori e i vampiri e i gatti neri e gli gnomi e i belzebù si chiamano Alfiero Vicenti-il re,vestito di velluti e sboffi e Gertrude sua consorte regina spettrale, più gli operatori ed attori e tecnici,– e dove il termometro di Alberto Masini direttore della fotografia, posto sulla sua Arriflex 35mm segna – 3 gradi centigradi.( tre gradi sottozero)
L’ameba non ha freddo. È l’unico, i Dracula non hanno freddo. Vivono del sangue altrui.Caldo. E come tutti gli enfant gatè, come tutti gli enfant gatè narcisi e maudit vive di luce propria, la luce calda del superìo istrione.
Che palle questi maudit.
Corre Laerte con le sei Samsonite tarocche e oh cielo!! trova il pallido prince danese che borbotta sulla tomba di Ofelia.
(la voce di Amleto tutta ingoiata di naso recrimina e insulta Ofelia traditrice .)
Nel gelo della notte di gennaio il borbottare di Carmelo Bene entra nei miliardi di granelli di sabbia ghiacciati ed irti di croci bianche e lapidi cerulee mentre…..( Pinocchio si dispera sul sepolcro della Bambina dai Capelli Turchini) .
No, mentre Laerte accoltella Amleto e lo chiama : “addio compagno,” (, Laerte è di sinistra )
……..ALT! fermi tutti,daccapo……..(.è la terza ripresa….).
Alt! 4 ripresa
Alt! 5 ripresa
Alt! 6 ripresa
BENE LA SETTIMA!!
e sono le sei di mattina sulla spiaggia del Bagno Grand Hotel a 4 sotto zero –ed è ancora buio pesto– quando si comincia a smontare parzialmente il set perchè tra 4 ore, domattina,si gira di nuovo la strage al castello e mai Elsinore fu più sacramentata di adesso………….
Nightmare n.5
Ha afferrato Lydia per le mani dietro la schiena e la tiene ferma.
“ Cazzo, cretina…..cazzo idiota…cazzo sgualdrina…………”
Le storce le braccia,le fa male,la intrappola.
Non è l’Otello rivisitato ma siamo in casa,d’estate,c’è il sole,gli alberi sono verdi e gli uccellini cinguettano. Da lontano barbaglia il tremolar della marina………
La moka ha eruttato Lavazza sui sacri appunti del maestro che stanno affogando
gentilmente irrecuperabili nel liquidino galeotto…
Lei si divincola,urla,e lui strapazza, non molla stringe.
E Lidia in un contorsione degna di un trapezista cinese, TAC gli afferra con la bocca un orecchio e SUPERTAC , con un morso gli stacca un lobo………………..
LOBO Di GENIO VENDESI OTTIME CONDIZIONI
Con il lobo per terra e gli amici d’intorno a bocca aperta, lui molla la presa e lo raccatta…………
A Pietrasanta!! A Pietrasanta!!
Corre Pinocchio nella DS guidata dalla vittima e scortato da i Lucignoli adoranti col lobo in mano verso l’ospedalino più vicino.
Il medico di guardia è un analfabeta ignorante:
Aspetti il suo turno.
Lei non sa di chi è questo lobo.
Non lo so e non lo voglio sapere.Aspetti il suo turno.
Ma è il lobo di Carmelo Bene!!
Per me tutti i lobi sono uguali. Aspetti il suo turno.
Col lobo agonizzante in mano ( ahi Nicolj Vasilijevic Gogol come ti sarebbe piaciuto trovare questo lobo a passeggio sul Nevskij Prospectk magari col tuo cappotto addosso….) adesso il maestro inveisce contro la malasanità e gigioneggia nella saletta d’aspetto recitando un ode all’amato orecchio ferito ad alta voce. .
“Si cheti che qui la gente sta male, checcavoloo, chi crede di essere? “
gli dice l’infermiere bruscagno.
“L’anarchia è la fine della repubblica come il dispotismo è la fine del potere….”cita il maestro con voce chioccia.
Il lobo fu au fin riattaccato al suo proprietario.
Peccato.
Una reliquia prematura così, poteva essere clonata e messa sul mercato.
Nightmare n.6
Agosto. Vittoria Apuana. ( Versilia )
Hotel a 5 stelle vista mare con parco privato piscina sauna body fitting beauty parlor american bar .Villeggiatura cultural-snob-chic.
Mondieu mondieu la nouvelle cuisine de la EMANCIPACION DE LA MUJER. Oggi un piccolo Simposio pomeridiano dopospiaggia ore 18 con aperitivi nel rotondo gazebo sul prato dell’Albergo. Tutte donne, Abbronzate,ingioiellate,profumate,supergriffate. Capogruppo Milena Milani,poi Marina Lante, Marta Marzotto e tutto il gotha della intelighenzia capital -chic del momento. Tutte donne. Diciamo una quindicina, sedute in circolo nel piccolo gazebo, parlano dei problemi dell’emancipazione delle donne. Le ragazze madri. Le operaie. I licenziamenti. I diritti sindacali. Come conciliare gli orari tra fabbrica e famiglia. Il diritto all’istruzione.
Cominciano a citare se stesse come esempi.
“ Anche io sono riuscita a conciliare il lavoro con le cure della famiglia ,anche se in principio è stata dura perchè con cinque figli capirete che….”dice la Marzotto
“ Ora Marta non esagerare,pensa a me che andavo in Galleria tutti i giorni e ero costretta a scrivere i miei libri di corsa durante le vacanze a Cortina………”dice la Milani
“ Pensate che io studiavo mentre ero a fare la modella, tra una pausa e l’altra dice la Marina Lante…
Il diavolo fa i Gazebo ma non i coperchi…
Qualcuno che passava di li per caso si precipita a prendere Carmelo Bene che è a casa sua al Forte. Vieni Carmelo, c’è roba per te. E Carmelo va.
D’un balzo Carmelo entra nella piccola arena.
Si leva il giubbetto jeans,resta a torso nudo.
È torero e toro. E’ l’Orlando Furioso. È Ettore e Achille. È Oriazo e Curiazo.E’ gallo contro gallo.
“ Zitta te brutta!! urla Carmelo alla Milani. Con te non ci scoperei neanche morto….
Ma vi siete viste? Vi siete guardate? Soltanto il fuoco potrà purificare la mia vista dalla vostra immonda presenza….
Schifose,zittte! Laide e puzzolenti femmine……..”
Segue una performance sublime in cui il maestro fa sfoggio di una specifica informazione sociopolitica e gliela sbatacchia in faccia. Ma poi entra nel carmelismo puro ,ne esce e ci rientra, lo apicizza e lo diversifica,e ne segue uno scontro a fuoco in cui le fioche battute del gruppetto sono azzerate dai monologhi che per un ora stendono le oche del campidoglio in una lenta agonia. Implacabile le distrugge. Le preziose ridicole non si muovono, fulminate, pietrificate.
Piangono!! Singhiozzano!! Balbettano!!!
Una piccola folla di ospiti dell’Hotel si assiepa li intorno, ammutolita.
(Il tutto sarebbe riferibile solo con un filmato che purtroppo non c’è.)
Sublime Carmelo.
Divino e splendido Carmelo, grande perturbatore illuminato…….
Però,che palle questi maudit…………
Anna Maria Papi
14 0ttobre 2010 ore 20,37
Biografia ufficiale
Anna Maria Papi vive a Firenze. Dalla collaborazione come lettrice ai Temps Modernes, passa alla direzione e produzione di filmati sociali, musicali e culturali. Aiuto regista di Carmelo Bene per il film Un Amleto di meno e di altre sue produzioni teatrali, ha frequentato personalità della cultura e dello spettacolo. Ha scritto su Eugenio Montale e su Henry Moore. Dipinge piroscafi e velieri. Non ha ambizioni letterarie, ma molte speranze – tuttora – nei rapporti umani.
Biografia sottufficiale
Anna Maria Papi è nata a Firenze dove vive.
Si è sposata a quindici anni con il fratello minore di Henry Fonda noto croupier-falsario di Los Angeles.Abbandonata dal marito ha fatto la ballerina di lap dance al “ Jacks Club” di Las Vegas dove è stata arrestata per la sua connivenza con il nipote di Al Capone. Tornata in patria nel 68 si è affiliata ad una setta di maoisti-masoch-isti dove ha scritto col ciclostile le famose “Lettere Minatorie A Sua Santità” , che Carmelo Bene ha messo in scena nel famoso concerto dei Bee Gees all’Isola di Wight. Dopo un lungo periodo di meditazione in India, ( insieme ad Eugenio Montale nel suo periodo arancione) riemerge ora dai bassifondi di Macao con un libro-delirio scritto in stato di ubriachezza molesta. Collabora coi Testimoni di Geova per i quali scrive i testi dei depliant. Detesta gli intellettuali, fatto salvo per Giovanni Cossu e Francesco Forlani. E’ una cara ragazza attempata di buone speranze. Adora le lasagne i pomodori ripieni, e i fiorellini della terrazza, il tutto di Maria Antonietta Cossu
- Il nuovo numero di Reportage ha dedicato ben 14 pagine all’intervista che leggerete nella sua versione integrale. Un reportage con decine di foto inedite che Anna Maria ha messo a disposizione dei lettori insieme ai ricordi ma soprattutto all’infinito talento letterario che le è proprio. Un estratto è stato pubblicato sull’Unità il 30 dicembre scorso↩
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Il ricordo che preferisco è quella della serata in una cantina di Roma raccontata da Anna Maria Papi, raccontata con una vitalità cosi grande
che ho l’impressione di assistere allo spettacolo. Ma credo che non ho la pazienza di un poeta, invece di fuggire, credo che avrei anch’io scagliato qualcosa, o rotto un bicchiere, tanto mi piace il fracasso del vetro, come acqua rotta. E’ accaduto che uno spettatore reagisse con passione o violenza? Perché questo teatro della provocazione finalmente segue una strada sacra del teatro, riannoda con la carthasis del teatro antico dove vacilla l’identità, dove rovescia l’ordine abituale delle cose, il convenzionale. Ma questo teatro non dà un sentimento di appartenenza a una societa, sono frammenti della società.
Bello il ritratto di Anna Maria Papi, “non ha ambizioni letterarie, ma molte speranze-tuttora-nei rapporti umani”
Il ritratto non convenzionale immaginato da Francesco non si dimentica.
Condivido i gusti culinari di Anna Maria, ma hai dimenticato il gelato.
Sto sognando i gelati di Firenza, ho ancora il sapore nella bocca.
[…] This post was mentioned on Twitter by Angelo Ricci and Francesco Cingolani, nazioneindiana. nazioneindiana said: Bene, Grazie!: http://bit.ly/hWhlVm [francesco forlani – 4 febbraio 2011] […]
Grazie Annamaria per questa splendida testimonianza cosi piena di verve e di verita’.Consiglio a tutti i lettori il libro di Giuliana Rossi assai divertente e delizioso per un’ottica disincantata sebbene dolorosa sugli esordi di Carmelo e il loro amore. Luigia
@Ehi Luigia!
Capisco che capisci cosa ho capito di capire di Carmelo,e della complicata complicazione di stargli vicino……Cosa che nel libro di Giuliana Rossi viene descritta in presa diretta e totale, ben più viva e in “tempo reale” delle mie–qui sopra–testimonianze….
Grazie Luigia!!!
grazie ad Annamaria Papi, una delle migliori descrizioni di Carmelo che abbia letto…..credo la avrebbe eletta a sua biografia ufficiale anche lui. Comprerò il giornale. La scena della Samsonite autentiche impagabile. Impagabile descrizione di Montale. Luigia sa che domenica qui a Otranto ho un appuntamento speciale con Giuliana, di cui regalerò oper la centesima volta il bellissimo libro. Spero di leggere di piu’ e piu spesso di Anna Maria Papi, ottima scrittrice. Grazie dal sud est mio e di Carmelo , in attesa di riportarmi al nord est mio e di Carmelo e di voi tutti grandi toscani. A presto.. Daniela
Bel lavoro,mi è piaciuto.Brava la scrittrice. Io ho conosciuto Carmelo al Forte d’estate e mi pareva più calmo.Perlomeno quando giocava a ping-pong.
[…] https://www.nazioneindiana.com/2011/02/04/bene-grazie/ […]
mi è piaciuto molto e cercherò di procurarmi il numero di reportage di cui si tratta.. una notazione per un ricordo: carmelo bene venne a napoli a tenere uno spettacolo molti anni fa quando ero ancora studente di architettura, quella sera fu violentemente contestato ed io fui tra i pochi a “difenderlo”, ammesso abbia senso il termine “difenderlo”! poi parlammo un po’ e gli narrai di una proiezione di una sua pellicola al mitico CINEMA NO di napoli a cui assistemmo in quattro gatti appassionati di culture espressive.. un suo sorriso e un abbraccio..
r.m.
ps: il cinema NO credo sia chiuso, e chiusi mi risultano essere decine di piccole sale d’essai in tutta italia, tragedia?
(Il post sta sfumando indolore, metto ora, alla che ti chella la mia deiezioneadorativa, sperando di non essere sorpreso da estranei e avversi origliatori).
Ci voleva una ragazzina di quasi un secolo e di due diversi millenni a riportarci rasoterra, a ricordarci che un genio vivo è quasi sempre meno simpatico di un gatto appiccicato con gli artigli alle parti più basse. Ciò che del resto non toglie nullanulla alla qualità della sua opera. E neanche alle sue disqualità.
Dato che in quest’angolo del parco ci è poco assembramento, mi ci vorrei metter io a far du’ chiacchere memoriali con questa bella figliola, magari per consegnar lei medesimo le mie uggie rispetto alle sue dichiarate preferenze cervellotiche per il sempre più antipatico Forlani.
Dall’altra sera, quando detti uno sguardo appena allo scritto, lei Papi mi è rimasta nellimprèsso che non ho più smesso di cogitarla, anche mi pare d’essermici innocentemente coricato dapprèsso. Mi sono detto tante volte, come faccio di rado, che mi sentirei una merdaccia se incontrandola in Fiorenza, magari sulla via larga da poco peronalizzata, Anna cara, non le suscitassi un minimo di pur insensata curiosità, almeno uno sguardo traverso, un sorrisetto timido, come quelli sfuggiti a un incredibile Paolo Poli, che incontrai qualche settimana fa camminante su un ameno marciapiede dell’Affrico, dritto com’un cipresso, sfacciatamente dannato, e bello come il figlio mancante dell’articolo; infine, dato che tutto seddiovòle all’incontrario va, l’essere più giovane mai visto in vita mia.
Carmelo Bene no, giovane non mi sembrò mai, forse una creatura di risulta scaturita dalle segrete sperimentazioni laboratoriali nell’ottocento platonoviano di cui mi informa mia moglie che di russità se n’intende. Una volta, ancora ragazzino brufoloso, mi azzardai a fermarlo per strada (ma non lo toccai, quindi non garantisco circa la sostanzialità materiale), chiedendogli conto del suo cinema, che a quei tempi mi sembrava di non esser nessuno senza partecipare alla sua immaginavo salvifica diffusione organizzando una rassegna monografica dell’opera filmica del maestro al pietoso circolo culturale. Mi scaricò in un lampo, il furfante, adducendo secco che non aveva mai fatto cinema. Io mi ritenni soddisfatto nel vendicativo dormicchiando masochistico a qualche suo successivo dispiegarsi teatrivo, giustamente celebrati riccardi terzi, otelli, pinocchi e amuleti. Che tipo, Carmelo… Però i film ci aveva ragione lui a vergognarsene, non furono questi gran capolavori, che il mondo poteva e può schiattare tuttintero anche privo della loro visione. Il cinema, Anna Maria, mi sa che non era il suo. Si potrà dire? La tv invece sì, che i suoi lavori televisivi reggono all’urto del violento regresso culturale, anche le sue apparizioni-sparizioni televisive. Me lo rimemoro, Bene, da Corrado (fatte le debite proporzioni, un genio suo pari), immedesimato in una rara parte di simpatico, a tentar di abbindolar curiosi propagandando le sue strambalate recite al pubblico pomeridiano delle infelici domeniche televisive degli italiani perbene. Grandiosamente ridicolo nel tentativo di farseggiare, perfin munito di banda salentina al seguito, la quale rossineggiava allo scopo d’attirar a presa di mano i buggerandi, per convincerli all’acquisto del tagliando dalla malinconica bigliettaia Lydia Mancinelli, qualche volta inquadrata muta, bella, fissa e spenta come il palo mattutino della luce pubblica. Ridendo, non ancora vittima completa dell’estraniante mal di testa francese, il prodigioso, miserabile come un capocomico qualsiasi, si lagnava con l’ironico presentatore per via che stava sulle spese, che ci aveva dei costi, tanto vile personale a foglio paga… e il pubblico pagante sempre scarseggiava, l’odiato pubblico che i gatti morti li meritava e li merita, ma se possibile dopo, sempre dopo aver pagato il regolare biglietto… Questo ricordava Bene a tutti gli schizzinosi artisti che la televisione no ma i finanziamenti comunali e statici sì.
Me lo rimemoro, meno bene, si capisce, perché è roba più recente, esternare apparentemente disinteressato dal meno simpatico M. Costanzo. Gridare fantasticamente che quando chiude una miniera, come quella del Sulcis, bisogna festeggiare, altro che manifestare contro! Chissà cosa direbbe oggi delle derive civilistiche della cultura e del teatro in specifico. Nonché delle derive populiste della società e della politica…
(Per omaggiar Giuliana Rossi e spiegare l’uso della precedente immagine dei gatti morti). Palco immenso di due trecento metri e tribunetta misera di pochi mertriquadri a confinar il pubblichetto residuo nell’avanguardesco, con intento precisamente punitivo, come a rovesciare la nobile usanza a fini recensori dell’invece folto pubblico pagante nell’avanspettacolo di lanciar gatti morti sul palco contro il comico colpevole di non far ridere: la produzione la pagavo io, davvero avanzo di spettacolo, e mi sembrava giusto fossi io pure, se mi fosse garbato, a recensire e tirar metaforici gatti morti sull’inguardabile pubblico che non ha mai fatto ridere nessuno, né come singoli componenti né come somma di essi. Ma Giuliana, ormai quadrata come un’aggraziata madreubu, la separai dagli altri e l’assisi piamente su una vecchia poltrona da salotto che la faceva parere attronata in scena, una magnifica elisabettaprima che dirottava all’indietro lo spessore espressionista della mia immodesta o perina. Pasquale no, il restauratore di cervelli non meritava nessuna pietà, e fu spedito regolarmente nella infame tribunetta con la piccola ciurma acculturata, anche se a lui sarebbe poi toccato il compito più gravoso (pagare il conto del pur modesto ristorante a una rumerosa compagine di strasciconi), a conferma di aver gradito il recitativo, un inattualissimo adattamento di un raccontivo di G.Benn.
Insomma, Anna Maria carissima, tante belle avventure e tante gliene avrei narrate e anche inventate se il destino non ci fosse stato meschinamente avverso. Se mi avesse conosciuto di veramente, però, sono certo che il Furlèn neanche l’avrebbe guardato! Per il resto complimenti per tutto, lingua, stile, velieri, piroscafi e idiosincrasie intellettive. Mi sento così ben disposto nei suoi confronti da perdonarle financo le molte speranze che ripone – tuttora – nei rapporti umani.
Ps: peronalizzata non è un refuso.
Ammetta però, gentile L’Arry, (che apprezzo molto la sua pros’opopea, giuro, quasi sperando di venirle ancora più in uggia) che se la MIA Anna Maria non m’avesse neanche guardato lei non l’avrebbe, assai forse, nemmeno conosciuta (la classe della papi) di veramente. E dico solo lei signor L’Arry, perché quella classe (e lotta dentro) in tanti la conoscevano ancor prima di me, e ad uno di loro, il Cossu, debbo tanto.
Con immutato impegno
Furlèn
quanta presente e passata vanità e quanto risentimento colicorenale in un piccolo masso! e viceversa quanta leggerezza e intelligenza e (auto)ironia nella narrazione papina.
Larry
dimenticavo, se mi scrive una mail, communistedandy@gmail.com, le mando in anteprima il romanzo, che sarà distribuito a fine marzo, di Anna Maria Papi. Quinto titolo della collana Voices di cui mi occupo. Il perché questo regalo (sempre che Anna Maria mi dia il permesso) glielo spiego in privato.
effeffe
ps
sulla questione Carmelo e il cinema secondo me però, come ebbe a dire il magister,polemizzando con Gassman, ha pisciato fuori dal vaso…
@ Larry Massimo
Caro Signor Massimo,la ringrazio delle sue buone parole sul mio scritto.
Vedo che nonostante quella doverosa acredine di appartenenza sepolta in tutti i fiorentini doc,lei ha tracciato un excursus emotivo e vibrante sul suo rapporto intimo e costante con la figura del Bene, che a torto od a ragione, ha coinvolto l’interesse degli aficionados della conturbazione dell’ultimo mezzo secolo.
Dal mio secolare scranno su gomma, sono certa che se mi capitasse di incontrarla tra la folla solitaria, lei mi apparirebbe con un aura arcobaloenica inconfondibile e ne resterei folgorata.Ben più di quella ultrasuonica folgorazione che mi colpì a colpi di laser subliminale quando venti lune fa incrociai sulla mia rotta il barchino stupefacente del Forlani, miracolosamente natante nonostante i marosi del suo privato tsunami.
Ma ampollosità a parte perchè non accelerare questo corto circuito piedigrottesco con un incontro diretto in un qualche separè telematico e/o telefonico? Magari lei è l’uomo della mia vita che ancora non ho incontrato…
Sarei felice se Forlan le inviasse copia del mio libro in uscita: sarei onorata di avere un lettore come lei .
Grazie ancora per il suo lungo intervento che vedo che ha suscitato un coro di amabiloi riscontri.
La mia mail è caraboscette@gmail.com.
Ma non credo che il Maestro avrebbe amato sentirsi chiamare
“l’Ameba”, con quel distratto sottile quasi disprezzo che le mogli
a volte esternano verso i mariti chiamandoli, a cena da amici, per esempio, con il loro cognome.
@ Marco
L’ameba è un organismo UNIcellulare il cui protoplasma cambia continuamente forma.
CB è un organismo PLURI-CELLULARE che avrebbe voluto essere UNI ( da UNIco,UNI versale,UNIpossente,UNI esistente ed UNICENTRICO), che ugualmente,proprio per lla sua molteplice creatività espressiva, cambia continuamente forma.
Il termine dunque–riferito a CB– è appropriato.
Tra l’altro,se legge bene il testo, io non ne sono—nè ne fui mai, ne mai avrei voluto essere– la moglie, ma il suo aiuto-regista.Nonchè amica.
P.S. @Marco
Nonchè amica.
( ma non ” l’amica”)
ok, grazie per la risposta.
Marco