Il Rapimento
di Marco Rovelli
Chissà come hanno passato queste feste nell’America profonda, quella dei fondamentalisti cristiani, milioni di persone che credono nell’imminenza della Fine dei Tempi e vorrebbero l’instaurazione della teocrazia sulla Terra. Ne scrive Joe Bageant in un bel libro edito da Bruno Mondadori: “La Bibbia e il fucile. Cronache dall’America profonda”. Joe Bageant ha un blog seguitissimo dai liberal americani. I quali da lui, che nell’America profonda vive (e la forza del libro sta proprio in questa sua capacità di raccontarla dall’interno), cercano di apprendere i fondamentali di un mondo che gli sfugge totalmente (così come succede anche da queste parti…). Cercano di recuperare notizie su un mondo di proletari in balia di un’egemonia culturale e religiosa di una destra fondamentalista e oscurantista (in questo senso, date le numerose affinità, il leghismo può essere letto anche come ulteriore tappa nell’americanizzazione dell’Italia). Un’America “provinciale” dove i diritti dei lavoratori non esistono, si soggiace al ricatto quotidiano, ci si indebita per vivere, si crede che se non si è conseguito il successo la colpa è da imputarsi solo a sé e dunque non si vuole la Social Security, in un impeto di etica autolesionista. Così si aspetta la Fine e l’Avvento del Regno, nella convinzione di essere i salvati che, prima delle carneficine finali, saranno assunti in cielo, “rapiti” proprio come dai marziani. E’ l’idea del Rapimento, che a noi sembra assurda, ma che è moneta corrente da quelle parti. Si veda ad esempio, sul sito Rapture Ready, il Rapture Index, “il Dow Jones della Fine dei Tempi”. 45 categorie, dalla disoccupazione al satanismo, da Israele al liberalismo, ognuna con un punteggio. In questo momento l’indice è altissimo, 173, e le istruzioni avvertono: “allacciate le cinture di sicurezza”. Loro stanno per volare in cielo, noi al massacro. E siccome il satanismo è in ribasso, a quanto pare, potremmo, noi dannati, cantare allegramente “Sympathy for the devil”.
(pubblicato su l’Unità, 8/1/2011)
Caro Marco, come sai conosco gli Stati Uniti e conosco bene la Lombardia, da dove ti sto scrivendo. La differenza fondamentale col leghismo è che qui non ci “credono”: sanno bene che le loro credenze sono strumentali e gli va bene così. I noster tradisiun vengono usate come una clava per escludere, esclusivamente per escludere.
Negli Stati Uniti i numerosi integralisti a cui fai riferimento ci credono davvero, al di fuori del tempo e della storia, ci credono.
Mi avete presentato e ricordato di parti del mondo che spesso si ignorano inconsapevolmente.
Grazie ad entrambi.
Tra i due mondi, America Provinciale e provincia lombarda, però riesco a vedere un filo comune che le lega ma al contempo differenzia. La mania tutta americana dell’essere protagonista e la nostra abitudine all’essere spettatore. Al contrario però è paradossale il “presunto” immobilismo dell’attesa, da parte US, e l’immobile mobilità dell’italiano padano, tutto fatto di una logica stantia dell’esclusione e di quella dell’interesse.
La questione è interessante.
Sono d’accordo Franco, in effetti sul leghismo come americanizzazione italica le affinità le scorgo da un punto di vista globale, ovvero ciò che scrivevo in questo periodo: “Un’America “provinciale” dove i diritti dei lavoratori non esistono, si soggiace al ricatto quotidiano, ci si indebita per vivere, si crede che se non si è conseguito il successo la colpa è da imputarsi solo a sé e dunque non si vuole la Social Security, in un impeto di etica autolesionista.” Affinità strutturali dunque (la polverizzazione dei processi produttivi e del mercato del lavoro, un’etica del lavoro ferrea, l’individualismo marcato, la catena dell’indebitamento) che culminano nell’egemonia di una destra tradizionalista (con le differenze non da poco che tu rilevi) che completa il quadro, e merita di essere indagata più a fondo.
(Che intendi, Chiappanuvoli, con presunta immobilità e immobile immobilismo?)
imho i redneck della Bible Belt sono molto più alieni alla “fede” della Lombardia. L’indice Fine di Mondo più che dall’Apocalisse sembra tratto da un manuale di geopolitica Neocon, gente che nel mondo ci sta eccome….
i punti dal 3 al 10 sono economici, gog e magog corrispondono “casualmente” ai nemici dei Neocon (Iran, Russia, addirittura il presidente della UE Anticristo che governa la Bestia, che è l’Europa…).
Forse (ma ci credo poco) la base è fessa, ma chi li manovra non lo è per niente, e soprattutto ha già dimostrato di essere privo di scrupoli, esattamente come 80 anni fa chi manovrava i milioni di disoccupati tedeschi annichiliti dalla crisi del ’29. Per questo non sottovaluterei mai certi movimenti.