Quarto Oggiaro criminogena!

di Gianni Biondillo

Intuisco, dalle parole della Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori, che in una Quarto Oggiaro criminogena la malavita minorile trova spazio grazie a un senso di appartenenza al luogo degno di un clan. Vi voglio raccontare una storia: quella che fu la cava nei miei ricordi d’infanzia (cava Cabassi, in via Simoni), è da anni un bel parco con oltre trecento alberi rigogliosi dove gli uccelli nidificano e a primavera tutto fiorisce. Qui giocano ragazzi, i cani scorazzano e mia madre si incontra ogni giorno con un gruppo di amiche.

Da maggio di quest’anno decine di quartoggiaresi arrabbiati e increduli combattono affinché quel patrimonio arboreo non venga abbattuto. Il Comune accampa scuse: il terreno è contaminato, inquina la falda. Poco credibile, e lo dice per prima Lega Ambiente: sono, anzi, gli alberi stessi, niente affatto malati, che grazie alla fitorimediazione stanno già facendo il lavoro di bonifica. A costo zero e in modo sano. Ma forse esiste un business della motosega che è più forte dell’opinione di chi abita e ama il quartiere in cui vive. Questi cittadini (operai, pensionati, insegnanti, giovani, anziani) lottano perché il parco si salvi, memori dell’abbattimento di duecento alberi in via Concilio, ufficialmente malati, ma in realtà di troppo per il passaggio della prevista Gronda Nord. Ebbene: anche questo è senso di appartenenza. Ma non fa notizia.

Il difetto sta nel manico, me ne rendo conto, e i quotidiani non possono pubblicare giornali fatti solo di buone notizie, sarebbero noiosi e vagamente stucchevoli. Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. E a Quarto Oggiaro, da anni, la foresta, non ostante l’indifferenza, se non l’ostracismo della amministrazione e dell’opinione pubblica vagamente razzista, cresce: sana e rigogliosa. Il numero di associazioni presenti sul territorio è incredibile. E hanno fatto tutto da soli, chiedendo a gran voce al resto della città di non essere abbandonati, ottenendo sporadici interessamenti, o concessioni, quasi sempre in prossimità di qualche elezione politica (solo in quel caso gli abitanti del quartiere hanno un peso, commisurabile al loro bacino di voti).

Non nego che il quartiere abbia problemi e difficoltà. Sono certo che il lavoro del tribunale dei minori, così come del commissariato di zona, sia fondamentale e necessario. Ma non basta. Il senso di appartenenza “criminaloide” di molti gruppi giovanili è, dal punto di vista sociologico, una accusa sputata in faccia al resto della città: “noi non ci sentiamo cittadini di una Milano che ci ha dimenticati o abbandonati”. Che sia la politica (nel senso più nobile del termine: che sia la Polis) a restituire dignità di cittadinanza e di appartenenza ad un territorio comune. Che si dia attenzione alla foresta che cresce, come il parco di via Simoni. È così che si crea civiltà, non abbattendo gli alberi, per quanto facciano più rumore, ma lavorando sulla semina e la cura. Verrà poi il tempo del raccolto e sarà ricchissimo di soddisfazioni.

[pubblicato ieri sulle pagine milanesi del Corriere della Sera. La foto dei giardini di via Renato Simoni viene da qui]

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5 Commenti

  1. Quarto Oggiaro è uno dei quartieri più ricchi di verde della città. Con il passare degli anni anche zone molto degradate hanno ripreso a vivere. C’è una bella luce a Quarto Oggiaro e ci si vive meglio che in molti altri posti. Questo accanimento, nei confronti di un posto che ha saputo riscattarsi da una brutta nomea, è incomprensibile. Da vecchio ex quartoggiarese sono indignato. Il parchetto di via Simoni è così carino.E ci sono posti molto più criminogeni.

  2. Se le istituzioni hanno deciso di abbattere gli alberi ” malati ” a favore degli affaristi c ostruzionisti milanesi (anche proprietari del corriere della sera…), troveranno ” scienziati ” che certificheranno la malattia per filo e per segno, i quali relazioneranno, se ce ne sarà bisogno, che i 300 alberi ” malati ” costituiscono un pericolo per tutta l’umanità…

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gianni biondillo
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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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