Il popolo della gru. Cronaca di un’azione politica.
Gherardo Bortolotti, Andrea Inglese e Maria Luisa Venuta
[Una prima versione di questo testo è apparsa su www.alfabeta2.it]
2009: viene approvata la cosiddetta Sanatoria per colf e badanti. La Sanatoria è da subito “abusata”, come ampiamente previsto, dai lavoratori non regolari di cantieri, fabbriche, etc. per uscire dalla clandestinità e dal lavoro nero. Oltre a dover pagare diverse centinaia o migliaia di euro tra bolli e contributi, spesso i migranti devono accedere a un mercato nero di finti datori di lavoro pronti, dietro pagamento, a presentare con loro la domanda di sanatoria. In tutto questo interviene anche una circolare del marzo 2010, detto Circolare Manganelli, che esclude dalla sanatoria i clandestini che hanno ricevuto un decreto di espulsione. La circolare dà luogo a diversi assurdi giuridici che vengono risolti in modo diverso a seconda dei contesti.
L’occidente è dunque questo luogo senza popolo? Il popolo sono sempre gli altri. Noi siamo individui spopolati. Spettatori, ma per nulla passivi. Assoldati dalle mille astuzie tecnologiche, per allestire come meglio ci riesce il nostro quotidiano spettacolo: ciò che del reale riusciamo a far filtrare fino a noi in dosi piacevoli, narcotizzando il resto, il disastro.
Settembre-ottobre 2010: presidio di migranti di fronte all’ufficio unico della Prefettura di Brescia in via Lupi di Toscana, luogo con scarsa visibilità a ridosso del centro cittadino, per protestare contro il congelamento delle proprie domande di regolarizzazione presentate in occasione della Sanatoria 2009. Il presidio nasce dopo ricorsi al TAR sfavorevoli ai migranti e due sentenze del Consiglio di Stato, la prima sfavorevole e la seconda favorevole. I migranti si appoggiano all’Associazione “Diritti per tutti”, nata all’indomani delle mobilitazioni dei migranti, bresciane e poi nazionali, del 2000, e legata all’area della sinistra radicale bresciana. Coinvolge, oltre agli italiani, egiziani, marocchini, senegalesi, indiani e pakistani.
Lavoratori già invisibili sui luoghi di lavoro (senza contratto), si devono rendere invisibili anche dopo il lavoro (segregati in casa per non rischiare fermi ed espulsioni).
Fino all’11/10 il presidio è autorizzato, poi il Comune (dopo dichiarazioni del vice-sindaco leghista Fabio Rolfi sul fatto che la “ricreazione è finita”) toglie l’autorizzazione. Il presidio comunque procede, anche con manifestazioni in centro.
La rivendicazione dei diritti di cittadinanza è considerata una ricreazione, un momento di sfogo puerile, prima di tornare al silenzioso e ubbidiente lavoro nei cantieri.
30/10: ennesima manifestazione dei migranti. Il giovedì precedente viene vietata dalla Questura, per presunta interferenza con la concorrente festa degli Alpini ma la manifestazione si svolge lo stesso. Nel corso della stessa, un gruppo di migranti sale sulla gru nel cantiere della metropolitana di Piazza Cesare Battisti (allo sbocco nord del centro cittadino, in corrispondenza con il Carmine, quartiere popolare del centro, già povero e malfamato ora anche ad altissimo tasso di presenza straniera) per un’azione dimostrativa: appendere uno striscione che recita “Sanatoria”. C’è una breve carica dei Carabinieri. Nel frattempo il Comune approfitta dell’assenza dal presidio dei migranti per abbatterlo con le ruspe. Ne seguono alcuni momenti di tensione. I migranti sulla gru decidono di occuparla e chiedono un incontro con il Ministro degli Interni. Fuori dal cantiere si forma un altro presidio che si appoggia anche sulle stanze dell’adiacente parrocchia di San Faustino, messe a disposizione dal parroco Don Nolli. Il presidio vede la presenza di alcune decine di persone, tra migranti e italiani, e la solidarietà dei negozi e ristoranti stranieri del quartiere.
“Un popolo è ciò che si mostra per sfuggire all’invisibilità o all’assenza di potere sul proprio destino sociale. Il «Popolo» è la risposta, attraverso i fatti – attraverso il popolo – all’assenza di esistenza nella vita collettiva. Il popolo sarebbe ciò che si mostra e esercita un potere (quello di prendere la strada, lo spazio pubblico, di saccheggiare, di distruggere o costruire altrimenti) quando non si diano altre possibilità.”(1)
01/11: la Curia fa uscire un comunicato. Mario Toffari, direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migranti, chiede maggiore attenzione istituzionale sulla questione della sanatoria. La Curia è contraria all’occupazione della gru però ribadisce la “necessità di luoghi istituzionali di ascolto reale anche dei diritti e delle proteste dei migranti”.
02/11: Tavolo di confronto convocato dal Prefetto (presenti Comune e Provincia di Brescia, le forze dell’ordine, CGIL, CISL, Ufficio per la pastorale dei migranti) in cui viene proposto un presidio in luogo pubblico (da stabilirsi) e gestito dalla Curia. Viene inoltre proposto un tavolo permanente in Prefettura per discutere la situazione dei migranti. La disponibilità data dalla diocesi e dall’amministrazione è però legata sempre alla previa discesa dalla gru.
Il popolo della gru non ha rappresentanti. È, in Italia, un popolo capace d’azione politica, ma fuori da ogni rappresentanza. I mediatori accreditati (Curia, sindacati, PD) arrivano tutti troppo tardi, quando l’azione c’è già stata, e si propongono subito di revocarla, sostituendo ad essa un interessamento di circostanza. Sono stati coinvolti loro malgrado dal popolo della gru e devono ora distinguersi in qualche modo dalla polizia che sgombera, dal prefetto che ordina lo sgombero, dal sindaco che non fornisce risposte.
Nelle parole della prefetta Livia Narcisa Brassesco Pace l’offerta rivolta ai migranti è quella di “un presidio temporaneo gestito dall’Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti, in collaborazioni con Cgil e Cisl per 15 giorni”. Inoltre “la Prefettura si impegna a creare un tavolo istituzionale sul tema della regolarizzazione e delle difficoltà riscontrate da chi si è visto la domanda respinta”. Il sindaco Adriano Paroli (PdL) dichiara che la proposta deve essere accettata subito e che non ci sarebbe stata più disponibilità a farne altre.
Nella stessa giornata, il PD bresciano prende ufficialmente posizione invitando i migranti a scendere dalla gru, critica la decisione di procedere alla manifestazione vietata del 30/10 ma ribadisce che il cuore del problema rimane nella legge che istituisce la cosiddetta Sanatoria truffa e nella successiva Circolare Manganelli.
I migranti rifiutano la proposta dicendo che scenderanno solo se ci sarà il permesso di soggiorno per tutti quelli che hanno partecipato all’occupazione, sopra e sotto. A seguito di questo rifiuto don Toffari dichiara che i migranti sembrano eterodiretti. La tesi che l’Associazione Diritti per tutti sia l’eminenza grigia dell’azione dei migranti è sostenuta più o meno apertamente anche da altri, tra cui la Lega e il sindaco, già dal 30/10.
Che il popolo agisca senza rappresentanti, questo non può essere compreso dai mediatori e dalle istituzioni, che immaginano allora dei rappresentanti “occulti”. Non solo la soggettività politica è negata, ma neppure può essere immaginata.
03/11: la Lega dichiara che indirà una manifestazione contro l’occupazione. La manifestazione poi non si farà.
04/11: I partecipanti al presidio rilasciano dichiarazioni rispetto al loro rifiuto del 02/11. Il presidio proposto sarebbe stato a tempo (15 giorni dopo una protesta che dura da più di un mese) e in un quartiere periferico a scarsissima visibilità. Al tavolo di discussione proposto presso la Prefettura non sarebbero stati presenti i rappresentanti dei migranti ma Curia, CGIL e CISL. Inoltre, in buona sostanza, non c’è più fiducia nei confronti del Comune e le richieste degli occupanti (permessi e incontro con il ministro Maroni) non sono state minimamente prese in considerazione.
06/11: manifestazione a sostegno dei migranti sulla gru. Circa 10.000 persone da tutta Italia. Tantissimi migranti. Il corteo riempie le strade bresciane per 4 ore e vi partecipa, tra le tante realtà, anche la RSU della INNSE Presse, la fabbrica milanese in cui nell’agosto 2009 si è inaugurata la pratica dell’occupazione dei tetti. Lo striscione della INNSE viene poi donato agli occupanti e caricato sulla gru. Lo stesso giorno, a Milano, un gruppo di migranti occupa la torre di una vecchia fabbrica dismessa.
Nel corso della manifestazione un giornalista di Crash (trasmissione RAI sui temi dell’immigrazione) sale sulla gru e passa la notte con gli occupanti, scendendo il giorno dopo tra lo stupore delle forze dell’ordine. Il giornalista ricava un reportage mandato in onda sulla televisione pubblica e visibile qui: http://www.unmondoacolori.rai.it/sito/scheda_puntata.asp?progid=1427
“L’attività politica (…) introduce sulla scena di ciò che è comune degli oggetti e dei soggetti nuovi. Essa rende visibile ciò che era invisibile, essa rende udibili come esseri parlanti ciò che si percepiva come animali rumorosi.”(2) Il tema che i media e le istituzioni hanno rimosso, riappare nello spazio pubblico assieme al popolo che ne dà ora una formulazione politica: questa legge assurda, ipocrita, ingiusta!
08/11: intervento massiccio della forze dell’ordine intorno alle 6 del mattino, coordinate direttamente dal Ministero degli Interni. Ufficialmente il tentativo è quello di mettere in sicurezza gli occupanti, installando delle reti sotto la gru, ma, nei fatti, viene sgomberato il presidio ai piedi della gru e vengono operati fermi anche nelle stanze della parrocchia. Cariche e fermi per strada, anche ai danni di semplici curiosi, oltre che di redattori della radio antagonista Radio Onda d’Urto e di membri dell’associazione Diritti per tutti. I migranti fermati, nei giorni successivi, saranno molto rapidamente spostati nei CIE e, negli ultimissimi giorni dell’occupazione, quando si cerca di concludere la trattativa per far scendere i migranti dalla gru, espulsi.
I migranti sulla gru minacciano di buttarsi nel vuoto. La zona attorno al cantiere viene completamente bloccata e occupata dalle forze dell’ordine. Già dalla mattina si riforma il presidio con centinaia di persone. Si presentano al presidio sia esponenti del PD che della CGIL che della Curia. Il presidio rimane fino a sera inoltrata sotto la minaccia delle cariche, fino a quando si raggiunge una specie di accordo.
Tuttavia, sia la Prefettura che il Comune chiudono ogni possibile altra trattativa. I sindacati cercano di riaprire un tavolo istituzionale ma viene loro negato dalla prefetta.
Qui nessuno teorizza la violenza contro lo stato o contro i simboli del sistema capitalistico. La violenza politica residuale, ineliminabile, è ormai quella che i manifestanti rivolgono contro se stessi. Disoccupati che minacciano di lanciarsi dal balcone o di darsi fuoco. Operai che minacciano di gettarsi dalle gru. È una disperazione che trova un ordine simbolico entro cui esprimersi: il suicidio non sarà privato, e fuori dai costi della politica governativa. Dovrete conteggiarlo assieme ai benefici delle vostre leggi.
La questione inizia a prendere una dimensione nazionale. Camusso di CGIL chiede un incontro con Maroni e, il 10/11, i deputati PD bresciani fanno un’interrogazione in Commissione Affari Costituzionali. L’11/11 c’è la diretta con Annozero, che oltre a denunciare l’utilizzo arbitrario della forza nell’operazione del lunedì, porta in prima serata i caso dei migranti.
Trasformati di nuovo in spettatori. Ma alcuni di noi, nostri amici, sono lì a Brescia, nei presidi, nella manifestazioni, abitano nei pressi della gru. Un filo di realtà, non depotenziato, ci lega a loro, e da loro al popolo della gru. Come spettatore sono scandalizzato, gli amici di Brescia oramai sono solo esausti (“A parte la sensazione pratica di esser di colpo considerata illegale, con possibilità di esser fermata, la tensione emotiva fortissima, e di essere quasi in guerra, ho ferma nella mente l’immagine dei 2 migranti che si infilano la testa in due cappi che hanno appeso al braccio della gru” Maria Luisa).
D’un tratto la storia del nostro paese è più ricca: deve fare spazio a uno strano, inedito, gruppo di insorti: Arun, 24 anni pakistano, Rashid, 35 anni marocchino, Sajad, 27 anni pakistano, Papa, 20 anni senegalese. (Quanto pesano queste biografie? Quanta memoria e conoscenza del mondo custodiscono? Quanto valgono gli anni di un senegalese ventenne, che dopo aver abbandonato paese, lingua e famiglia, per lavorare clandestinamente in Italia, sale su una gru di 35 metri, dovendo ricordare agli italiani che è anche lui una persona?)
Nei giorni successivi si avvicendano le persone al presidio, con un deciso allargamento della base delle persone interessate alla vicenda. Viene fatta anche una lezione per strada da parte di alcuni docenti della Facoltà di Giurisprudenza cittadina. Da parte dell’amministrazione e della Prefettura c’è una chiusura totale. La tesi è: scendano e poi vedremo se è possibile trattare o meno. Sotto la gru, sembra che inizi un via vai più o meno chiaro di mediatori e rappresentanti delle comunità straniere. Si cerca di convincere i migranti uno per uno a scendere. Si ottengono due discese nei giorni dell’11 e del 12 novembre.
Un popolo forse non si misura in termini quantitativi, ma nella sua possibilità di “popolare”, ossia di prolungarsi, di radunare e richiamare intorno a sé altre sue componenti, ossia dei soggetti in grado di prendersi responsabilità nello spazio pubblico, al di fuori della cura domestica e familiare.
Intanto, tra presidio e forze dell’ordine c’è una continua contrattazione per fare arrivare cibo e coperte agli occupanti, tra dichiarazioni più o meno d’effetto del Comune e della Lega, di prendere per fame gli occupanti. Questi ultimi non si fidano più di Toffari, rappresentante della Curia, e chiedono di avere come interlocutori solo il presidio e Diritti per tutti con i rappresentanti delle diverse comunità che vi gravitano attorno.
13/11: una manifestazione antifascista, indetta per contrastare una manifestazione di Forza Nuova poi non tenutasi, raggiunge con circa duemila persone la gru. Alcuni attivisti venuti da altre città lombarde, dopo uno svolgimento estremamente pacifico del corteo, provoca la forze dell’ordine sotto la gru che iniziano una serie di cariche molto aspre, con inseguimento nei vicoli e fermi. L’intervento dei militanti bresciani isola i manifestanti più facinorosi. Il presidio si riforma nel giro di poche ore, di nuovo con numeri abbastanza significativi.
14/11: nel corso del pomeriggio, i migranti sulla gru iniziano ad urlare perché sono affamati. Le forze dell’ordine non fanno passare il cibo che arriva dal presidio e gli occupanti non si fidano di quello della Caritas offerto da Toffari. Nella giornata c’è anche una dichiarazione del Vescovo che difende l’operato di Toffari ma dichiara che il rispetto della persona umana viene prima di ogni interesse di parte e di ogni strategia politica. La sera, dopo una giornata di estrema tensione tra presidio e forze dell’ordine, si arrivano ad un accordo e, dopo due giorni, gli occupanti ricevono il cibo.
15/11: la mattina arriva la notizia di un nuova trattativa tra Curia, CGIL e CISL, da una parte, e Prefettura e Amministrazione dall’altra. Nel corso della giornata la cosa prende forma e la sera, intorno alle 9, gli occupanti scendono dalla gru sotto una pioggia scrosciante e tra gli applausi di centinaia di persone raccolte in due piazze, immediatamente a nord e a sud della gru. Dopo un passaggio in questura, vengono rilasciati.
L’accordo prevede piena e fidata tutela legale agli occupanti che scendono, la creazione di un presidio, la creazione di un tavolo presso la Prefettura. Nelle stesse ore vengono espulsi i migranti fermati l’8/11 e, a Milano, nel tragitto tra il Consolato egiziano e la Prefettura, due attivisti di Diritti per tutti vengono fermati. Uno di essi, straniero, viene espulso nel giro di qualche giorno. Tutte queste espulsioni avvengono nonostante i soggetti avessero in corso la richiesta di permesso.
16/11: la Prefettura e la Questura dichiarano che la proposta della Curia, CGIL e CISL non è mai stata avallata. Il sindaco Adriano Paroli e il vice-sindaco Fabio Rolfi rimandano la decisione sul presidio al Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, il 3/12, a cui però non partecipano né la Curia, né i sindacati né i migranti. Il sindaco comunque ha ammesso che “sono emersi problemi sull’interpretazione della legge”.
L’azione politica non è a somma zero. Essa ha mostrato l’oscenità del quadro legale, la sua incoerenza rispetto ai valori elementari della democrazia, e con una chiarezza fino a quel momento mai raggiunta dai professionisti dell’informazione nazionale. Nessuno poteva dirlo meglio di loro, passati dalla condizione di vittime genericamente compiante a quella di acrobati coraggiosi e ben individuati della disubbidienza civile.
17/11: CGIL, CISL e Curia chiedono un’incontro con la prefetta e ribadiscono la loro intenzione che l’accordo venga attuato.
18/11: riprende un presidio non autorizzato in via San Faustino, con la presenza non massiccia ma comunque visibile di forze dell’ordine. Nel frattempo vengono fermati diversi migranti e il quartiere del Carmine continua a vedere una forte presenza di polizia. Sul piano politico, si sollevano polemiche sui danni dovuti all’occupazione (che vengono attribuiti, dalla Giunta, a Diritti per tutti ) e sulla gestione datane dalla Giunta (che, nel frattempo, per una questione legata all’uso delle carte di credito del Comune, viene quasi in blocco indagata per peculato).
22/11: si riunisce il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, seguito da un incontro della prefetta con CGIL, CISL e il Centro migranti della Curia di Brescia. La Prefettura dichiara la propria disponibilità all’apertura di un tavolo di confronto nel quale confluiranno le comunità immigrate, i rappresentanti di associazioni di categoria e di industriali (CDC, CNA, AIB, CDO), dei sindacati (CGIL, CISL, UIL e UGL), del Comune e della Provincia. Non vengono date indicazioni in merito al ripristino del presidio di protesta.
24/11: La questura nega il proprio assenso alla richiesta di alcuni cittadini italiani, che chiedevano che venisse autorizzato il presidio di protesta ancora in corso in via San Faustino. Lo stesso giorno viene fissato al 9/12 il Consiglio territoriale sull’immigrazione, ovvero il tavolo di confronto indicato dalla Prefettura il 22/11.
28/11: Padre Zanotelli incontra gli occupanti della gru al presidio non autorizzato di via San Faustino.
02/12: dopo la riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico, viene approvato dalla Prefettura un presidio itinerante, proposto alcuni giorni prima da Mario Toffari dell’Ufficio per la pastorale dei migranti oltre che da CGIL e CISL. Due volte a settimana, per tre ore, italiani e stranieri potranno manifestare il proprio dissenso in luoghi diversi della città ancora da definirsi.
Nel frattempo, viene fissata dai migranti, da Diritti per tutti e da altre realtà, una manifestazione per l’11/12.
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Note
(1)Da una lettera di Jean-Paul Curnier in Nathalie Quintane, Tomates, P.O.L., 2010.
(2) Jacques Rancière, Politique de la littérature, Galilée, 2007.
Passata la cronaca, gabbato il migrante. A chi interessa più questa faccenda?
Brescia insanguinata
come nei chiaroscuri
di Caravaggio.
Brescia la cui piazza brucia,
specie da sotto.
Brescia a volo di rondine.
Brescia attonita.
Brescia addolorata.
Brescia freddata carne.
E tu, amore, chissà dove sei.
Forse, sparsi qui per terra
e sopra le inferriate ci sono
pezzi di tuo padre e tua madre,
di fratelli e sorelle e persone
che conosci, lavori e parli.
Brescia pugnalata alle spalle.
Brescia uccisa e infangata.
Brescia delle luci spente.
Brescia che piange lutto.
Brescia devastata dagli ultrà
di quell’altra città del Nord.
Brescia che non sale sulla gru.
Brescia con lo sbocco sul mare.
Brescia dalle piogge equatoriali.
Brescia trascinata per i capelli.
Brescia della piena occupazione.
Brescia buia nelle strade larghe.
Brescia su cui cala il sipario.
Brescia così lontana.
Brescia nei vicoli del Sud.
@Magnolia
La gru non è più nell’homepage del Corriere o di Repubblica, ma la protesta continua, come le richieste da parte dei migranti e il lavoro del presidio e delle associazioni a partire da “diritti per tutti”. Questo pezzo è vero, forse appare datato, ma è una “memoria” precisa, da cui partire per approfondire quanto sta accadendo e, bada bene, non quanto è accaduto. Ieri sera a Brescia in una sala gremita e con persone rimaste fuori al freddo si è tenuto un incontro sulla questione migrazione, sanatoria e anche i mesi di lotta nei quali si è inserita la protesta della gru, ma non solo.
Hanno partecipato di persona Dario Fo e Franca Rame, raccontando le vicende recenti e storiche delle migrazioni in Italia e dall’Italia. E attraverso il mimo, le parole della lingua di Fo e la cultura elevata (non intellettualistica) che trasmettono, tutti quanti li hanno capiti.
La lotta prosegue, perchè la legge è ingiusta e se ne sta valutando l’incongruenza con la Costituzione.
La Manifestazione di sabato 11 dicembre 2010 a Brescia è il prossimo passo.
Il diritto individuale e collettivo a vivere e lavorare dove si desidera o si vuole risiedere è un diritto da tutelare non solo per i migranti che oggi son qui a chiedere di essere legalizzati, ma per me, per te e per tutti.
Questo diritto va oltre i fatti di cronaca e la stessa gru.
MANIFESTAZIONE BRESCIA 11 DICEMBRE 2010 dalle ORE 15.00!
Aggiungo che il 12 c’è un pranzo di solidarietà. E a seguire, il pomeriggio, musica: ci sarò anch’io a cantare, insieme al mio amico e compagno Alessio Lega.
marco, quando vedi alessio lega, digli da parte mia queste parole:
“torricelli” “monna” “patatine sul tavolo”….
lui capirà…
in bocca al lupo
@magnolia:
come ti hanno già detto maria luisa e marco in effetti la cosa non si è fermata affatto ma, a parte questo, la nostra impressione è che la vicenda gru abbia un suo valore paradigmatico. abbiamo cercato di illustrarlo con la ricostruzione degli avvenimenti, delle diverse prese di posizione e delle dinamiche in gioco e con i commenti a margine, quasi stendendo una specie di bozza di case study.
ultima cosa, precisazione sul presidio cosiddetto itinerante: a parte che i migranti più coinvolti nelle vicende della gru ne hanno dato un giudizio negativo, anche la cgil ne ha preso le distanze (dopo, almeno a quanto ero riuscito a capire, averlo sponsorizzato insieme a cisl e curia).
Avete notizie se c’è qualche tipo di sostegno legale per i migranti espulsi?
a quanto mi risulta la cosa è seguita da diritti per tutti ma vedo di fare una ricerca un po’ più approfondita e ti dico. magari meri sa già darti una risposta?
Sì, ci sono avvocati che stanno seguendo i casi.
Ecco il link alla pagina, dove si spiegano le attività in corso:
http://www.radiondadurto.org/blog/2010/11/22/campagna-straordinaria-di-sottoscrizione-per-sostenere-la-lotta-per-il-permesso-di-soggiorno/
ciao Helena,
l’associazione diritti per tutti e chi ha partecipato fin dall’inizio al tentativo di fare valere diritti (hanno cominciato chiedendo un incontro al prefetto, mai concesso) sono in contatto costante con i ragazzi espulsi e i ragazzi nei Cie (ieri ne è stato fermato un altro per strada e oggi forse ci sarà il processo o sarà mandato in un Cie con questi provvedimenti iperrapidi e molto inusuali). Purtroppo per i ragazzi espulsi in Egitto ho solo capito che è molto difficile fare qualcosa perché il governo egiziano è contro. Stanno cercando (anche gli avvocati qui e là) di capire cosa sia possibile fare. Anche i ragazzi scesi per primi dalla gru non sono abbandonati a se stessi.
L’altro lavoro che si sta facendo è raccogliere le denunce di chi è stato truffato, sono tantissime, si sentono storie incredibili. Si vuole provare a presentare le denunce tutte insieme per dare peso al problema.
Altre informazioni si trovano sempre aggiornate (non in tempo reale perché ogni momento succede qualcosa di nuovo o di imprevisto) sul sito
http://www.associazionedirittipertutti.gnumerica.org
Grazie Monica.
E’ importante e necessario far circolare le informazioni!
segnalo anche questo sito:
http://www.donnesottolagru.org/
A fra poco. In manifestazione! E domani pomeriggio anche con Marco Rovelli…
una bella notizia: Lay, fermato ieri, oggi era in manifestazione con il suo cartellone personale, pensato durante la serata di martedì 7 dicembre, mentre Dario Fo faceva il grammelot del veneto affamato, un cartellone fittissimo di parole che dice:
9 ASSESSORI HANNO USATO CARTA CREDITO PER SCOPI PERSONALI “GIUNTA DI BRESCIA”
A NOI CH’ABBIAMO PARTECIPATO ALLA SANATORIA 2009, HANNO RUBATO DA 500 e IN SU.
GOVERNO BERLUSCONI: – 3 GIORNI!
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA E IL PARLAMENTO DEVONO FARE CHIAREZZA
non ho capito bene cosa mi ha spiegato di come sono andate le cose dopo aver passato un giorno e una notte in questura, se non, forse, che non avevano motivi per trattenerlo o fargli il processo o mandarlo in un Cie (purtroppo questo non sempre è sufficiente).