Viva Amanda Palmer
di Marco Rovelli
Lo confesso, Amanda Palmer per me è al di là del bene e del male. Straordinaria cantante, compositrice, musicista. Detiene uno spettro di espressività ampio e variegato come quello pochi altri. Il suo “Who killed Amanda Palmer”, il primo album solista (i precedenti erano a nome Dresden Dolls, che poi erano lei e il batterista), è il cd che sto ascoltando di più negli ultimi due anni, e riesce a non usurarsi. Perché l’usura delle canzoni è ancora più insidiosa di quella delle parole di derridiana memoria: spesso sono solchi che, dopo un ripetuto attraversamento, si rivelano svuotati, senza più niente da scoprire, vene ormai esaurite, spugne che hanno rilasciato tutto quel che avevano da dare. Altre volte c’è un’energia che invece promana inesauribile. E’ il caso, per me, della gioiosa energia di Amanda Palmer. Guardatevi i suoi video, uno per ogni canzone, su youtube, le sue fantasmagoriche messe in scena da cabaret brechtiano. E decisamente singolare ed energetico è anche il suo uso della rete, con gli strumenti alternati e complementari del sito, del blog, di twitter, di facebook (dove ha annunciato a gennaio che si sarebbe sposata con Neil Gaiman, romanziere e fumettista di Sandman). Racconta ad esempio sul blog del suo incontro con il regista ungherese János Szasz a Dallas, con il quale decide all’impronta di fare un video. Su twitter reclutano volontari, i vestiti da sposa necessari come costumi, le informazioni per il set adeguato. Insomma, una vera e propria community che si mobilita. E poi l’incontro con Ruby Bridges, la prima bambina nera a frequentare una scuola mista di bianchi e neri negli Stati “confederati”. E riflette, Amanda: “nel 2009, il 78% degli studenti afroamericani di New Orleans frequenta una scuola per soli neri. What the fuck?”. E ancora, una comica quanto veritiera tavola di ventun punti su “Come fare un tour in una band”. Ma poi, se tutto questo non bastasse, chi altri vi dà il benvenuto alla sua mailing list così: “Dear Marco, welcome comrade!!!!!”
(pubblicato su l’Unità il 4/12/2010)
Adoro Amanda, i suoi coin-operated boy e le sue calze ;)
Che forza. Con le dovute differenze mi ha ricordato certe cose di Ute Lemper. Si “sente” il teatro tedesco, e il vaudeville. Ho visto che fa anche una cover di Cindy Lauper, ma non riesco a capire se è solo un video (ironico) con la voce di Cindy, o è la sua.
grazie per la dritta.non l’avevo mai sentita.
ute lemper? ma dài, baldrus, cosa c’entra il metallo prezioso con la plastica?
Ho detto “con le dovute differenze” dai. Amanda ha passato parecchio tempo in Germania, ha senz’altro assorbito quelle atmosfere. Guardati questo video, non puoi non sentire alcune corrispondenze, o affinità elettive se preferisci.
http://www.youtube.com/watch?v=17SpgmurSok
ti credo sulla parola, baldry, anche perché conosco a fondo l’opera del termine di paragone. ciò non toglie che, ed è un problema tutto mio, quando ascolto la palmer sento un inconfondibile odore di poliuretano espanso
Forse per la componenete ironica, molto evidente?
:)
mi piace, oltre i termini di paragone, che non aggiungono per definizione.
:-)
Viva le pulzelle che amano Amanda :-)
Gibril, io sono fermamente convinto che le mele e le pere non si sommano. E tra mele e pere non c’è giudizio di valore.
dipende dal numero delle seconde: nell’arco della giornata o della settimana – a scelta
Marco, lo so che non funziona come alla radio con le canzoni a richiesta… ma, se potessi dedicare un post anche ad Anja te ne sarei grata.
e un OT: ma del più grande poeta contemporaneo quando parlerete?
– come chi?
– fm, ovviamente.
Grazie! sto guardando via i video. Hai ragione: grande energia e poi sì mi piace assai.
Danke!
Non conoscevo Amanda Palmer. Grazie, è stata scoperta straordinaria…