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Flusso

[immagine tratta da qui]

Flusso n° 4 (o Il canto della disperazione quotidiana nel Reparto di Rianimazione-Terapia intensiva coronarica)

di Alberto Figliolia

la situazione deve precipitare perché si aggiusti
al cielo aperto e azzurro succedono le nubi e non c’è coerenza in quest’alternarsi
ogni giorno conto una serie di incidenti esistenziali
anche a me ne capitano di frequente
e non è meglio che uno scontro fra motorini con guidatori invisibili e feriti veri
so che mio padre non vivrà per sempre
e lo stesso accadrà a mia madre
accanto al genitore in ospedale c’è una signorina smemorata di 94 anni
un fiorellino senza denti e con un rosario di rughe
un vezzoso foulard sul capo biondoviolaceo e forse una verginità non voluta
dove porteranno tutti quei tubi attaccati al corpo del mio primigenio?
da qualche parte è ovvio ma non so dove
di certo non s’arrestano alle sacche amniotiche cui parrebbero collegati
e i monitor balzano con grafici spezzati e linee verdi
sullo sfondo della notte dei tempi
quella notte che non aveva tempo
perché ancora noi uomini non l’avevamo inventato o forse soltanto invitato
(29 settembre 1941 Massacro di Baby Yar/1944 Strage di Marzabotto)
il camice bianco dei dottori si staglia sulla faglia dell’ospedale
il punto zero di un Big One qualsivoglia
però barcollo al responso sibillino che proviene da ignota fonte
nell’anonima stanzetta con divanetto color ocra consunto e due sedie verdi sbriciolate
eppure io lo scrissi già prima di saperlo
ibis redibis non morieris in bello
fra fumi sapienti agnizioni antiche e voci di dei chiamati per errore
ma non vi è alcun caso nell’errore
ogni errore è anzi senziente e pur voluto
come mai te l’aspetteresti
e la condanna al silenzio non è provvisoria
lo sterco del pensiero
ho sentito dire da una poetessa di cui non ricordo il nome né il cognome
un’ultima sera trascorsa fra le stelle chiuse nel giardino prima di
al veleno io invece avrei pensato ma anche se l’avessi pensato non l’avrei pronunciato (solo scritto)
sì sì sì la situazione deve precipitare perché si aggiusti

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1 commento

  1. ci sono passaggi molto buoni, ma nel complesso resto perplessa nelle volute sospensioni. Credo sia parte di un lavoro più vasto, probabilmente andrebbe (ri)vista in un insieme. Ciò che mi preme comunque sottolineare è che l’angoscia arriva, perfettamente.

I commenti a questo post sono chiusi

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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