Prenditi cura di me
Francesco Recami, Prenditi cura di me, Sellerio, 271 pag.
Prenditi cura di me è un libro sulla mediocrità dell’animo umano. Racconta la storia di Marta, anziana pensionata fiorentina, colpita da un ictus che la riduce a una larva e di Stefano, il figlio quarantenne, che dovrà accudirla. È una storia tragica quella raccontata da Francesco Recami, di una tragedia senza eroi, però. Solo comprimari mediocri, maligni, personaggi principali incapaci di diventare protagonisti.
Stefano è l’emblema di una generazione irrisolta, nata con l’alluvione, che imbolsisce e perde i capelli senza aver saputo diventare adulta e responsabile. Tutto quello che per davvero gli interessa è la quota di eredità che la madre vedova conserva in banca. Vagheggia, con quei soldi, di risolvere i suoi debiti, di ricominciare daccapo una nuova attività, questa volta sicuramente non fallimentare, come tutte quelle precedenti. Ma il desiderare la morte della madre (subito negandolo a se stesso), è così meschino da non saper essere malvagio. E Marta stessa, nel suo prodigioso recupero fisico, è un contraltare perfetto del figlio, col suo essere un genitore arroccato nei luoghi comuni passatisti e nostalgici, nel vittimismo consapevole e ricattatorio.
Recami scrive con una lingua anafettiva, antiretorica, lontano dalla volontà di cercare una benché minima giustificazione ai suoi insignificanti personaggi. Li mette in scena come un puparo, sapendo che ogni loro azione sarà meschina e allo stesso tempo incredibilmente reale. Ché Prenditi cura di me è uno specchio fedele di una Italia dove il familismo nasconde malamente l’immoralità congenita di un popolo che ha cercato nel denaro la soluzione al vuoto culturale.
L’unica a cui la simpatia dell’autore pare dichiarata è Maria, la giovane badante sudamericana. Sarà per l’età, sarà per la povertà che la preserva dalla corruzione di una cultura al declino, ma Maria è l’involontario personaggio positivo del romanzo. È una perdente, come tutti gli altri, ma ha ancora una speranza.
[pubblicato su Cooperazione n. 27 del 6 luglio 2010]
Speranza, quanto mi stai sul cazzo!
Ps: naturalmente non voglio offendere nessuno
Letto e piaciuto, quest’ultimo romanzo di Recami.
Condivido la lettura che ne fa Gianni, a parte la valutazione della figura della badante. E’ vero che parte “illibata” ma mi pare che alla fine anche lei entri in quel cortocircuito di meschinità ben descritto nel libro.
paolo
Biondillo quando fa queste recensioni prêt-à-porter .. mi..mi..mi fa incazzare: sto mese mi rimangono 50,00€… ufffff.. non posso comprare il libro, arriverà la luce e il gas… ; bhè il gas dovrebbe essere poco stì due mesi l’ho usato poco..mmm mannaggia a lei.
Il libro è straordinario.