Il lutto della giustizia.
Evelina Santangelo
«Il terzo livello non si tocca», questo dice l’esito della votazione che ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ ex sottosegretario Nicola Cosentino (pdl).
Così, adesso, Nicola Cosentino può chiedere a gran voce il processo: un processo mutilato, dove non si potranno utilizzare tutte le prove a suo carico… trascinando questo paese nella farsa tragica dell’impunità garantita per chi sa stare al «proprio posto», tra le ali del governo «incostituzionale» di Berlusconi e dei suoi accoliti, dove la parola «giustizia» è distorta nell’accusa di «giustizialismo», e la parola «garanzia» diventa sinonimo di «garantismo» o «impunità», mentre la parola «federalismo» serve a nascondere la parola «secessione» e «governabilità» la parola «occupazione del potere». E tutto questo mentre la nostra «repubblica parlamentare» è ridotta a una formula vuota.
Quando prevale una logica del genere, quando le parole stesse che nominano alcuni principi fondanti sono distorte sino a questo punto, sino a intaccare le garanzie costituzionali, si è tutti «dalla parte sbagliata». Questo personalmente penso. E questo pensiero mi sconcerta. Il fatto poi che la maggioranza di questo paese sia così indifferente o accomodante, e l’opposizione così imbelle, il fatto che non si voglia davvero capire che in un sistema così degenerato nessuno è garantito, o che, di contro, chiunque sarà garantito finché sarà funzionale al sistema stesso, rende questo paese ancora più misero.
I commenti a questo post sono chiusi
Le poche, incisive parole di Evelina Santangelo, fotografano bene il contingente e quanto, purtroppo, in Italia è diventato strutturale: il governo dell’impunità di Silvio Berlusconi.
Concordo parola per parola. Purtroppo. franco
uff bisogna fare qualcosa bisogna usare l’immaginazione per trovare una soluzione;
io una piccola idea ce l’avrei
ci saranno le primarie per scegliere il leader dell’opposizione giusto?
bene allora si faccia in modo serio e realistico (non cominciamo con ch ichiede la luna quando la terra ci sta franando sotto i piedi) una lista di punti irrinunciabili del programma dell’opposizione
poi si chieda ai cittadini (non ai partiti ne ai movimenti) di votare il candidato che pubblicamente sottoscrive i punti indicati nella lista senza se e senza ma.
se nessun candidato si impegna in tal senso chiedere ai cittadin idi disertare le primarie.
Concordo. E’ uno spettacolo direi orribile, a destra sono esultanti perché hanno “salvato” Cosentino. La lega, quella di “Roma ladrona”, quella che ha il ministro con gli attributi nella lotta alla mafia, vota per Cosentino. E costoro prendono i voti popolari, governano questo paese. Di là c’è una guerra suicida, i notabili aggrappati alle poltrone che non mollano e non molleranno mai, piuttosto tirerano giù tutto, faranno affondare la nave.
Carmelo
ho l’impressione che davvero si dovrebbe chiedere a gran voce di cambiare la classe dirigente, di far spazio a linfa nuova, nuove idee, nuovo impegno, perché credo ci sia tanta gente che, isolatamente, oggi prova a puntellare questo paese, ma si ritrae dinanzi a una politica gestita così, da papaveri che vorrebbero intorno solo paperi al seguito…
Diversamente, beh, potremo firmare tutti i programmi possibili, ma non ci sarà poi chi avrà la forza, la voglia , la visione politica non così miseramente notarile per portarli avanti sino in fondo con coraggio. Ecco, a mio avviso, ci vorebbe gente dotata di coraggio e capace di una visione ampia, e altra gente in grado di capirlo e sostenere un tale slancio con intelligenza. La sensazione che ho, personalmente, è quella di trovarmi in un paese in macerie, che bisogna prima di tutto ricostruire nei suoi valori fondativi o fondanti, a partire dai principi costituzionali, cercando di «intelligere», di comprendere cioè cosa significa anche fare di un paese un paese davvero «moderno».
Cito testualmente un passaggio dell’editoriale di Padellaro apparso oggi sul Fatto Quotidiano:”Siamo contro Berlusconi perché il berlusconismo si manifesta come l’antitesi di quei valori [“dove diavolo è finita la legge uguale per tutti?”] e ne rivendica la cancellazione”. E’ ancora una testimonianza – se mai ce ne fosse bisogno – della consapevolezza che pervade sempre più gli ambienti culturali di questa nazione che sono ancora ispirati ai valori della legalità.
Ma la sensazione che me ne deriva è quella di un malinconico canto del cigno: è un declino spaventoso, da cui si può risalire – tempo alla mano – solo cercando di togliere terreno ai berlusconiani, considerato che il vero problema di questo Paese (che ancora qualcuno si ostina a scrivere con l’iniziale maiuscola perché gli sta troppo a cuore, forse perché pensa al futuro dei propri figli) non è tanto Berlusconi, quanto quegli svariati milioni di italiani che entrano nelle cabine elettorali e lo mandano ancora a governare, salvo poi smentire che l’hanno votato. E poiché è giusto che in democrazia governi chi ha vinto, credo non ci siano altre vie: bisogna far vincere la legalità democraticamente.
Ma l’ILLEGALITA’ vince democraticamente. Anzi, il berlusconismo è la realizzazione compiuta della democrazia rappresentativa: mai identificazione fu più piena tra elettori ed eletto. E’ dunque il nostro concetto di democrazia a fallire: saltuaria, quinquennale, immiserita dalla prassi, svuotata di ideali, insensibile alle applicazioni concrete di se stessa. In una parola: democrazia puramente FORMALE, cioè non democrazia ma anzi il suo inverso. Dalle parole occorre ripartire: come si può, ad esempio, continuare a parlare di “scuola”, di “diritto all’istruzione” o di “diritti dei lavoratori” senza mistificare un inganno?
Evelina Santangelo
mi rendo conto che la cosa è un po ‘stranmpalata
io non parlo di programma ma di tre punti
chiunque magari non i vecchi tromboni del PD si impegna pubblicamente a mettere nel suo programma quei tre punti
e si candida alle primarie verra’ votato;
se nessuno l isottoscrive
si chiede di boicattare le primarie
non le elezioni, ma le primarie
insomma qualcosa bisogna fare o no?
Niky, la tua riflessione è identica alla mia. Bisogna ripartire da qualcosa, e non si può che partire dalla democrazia. Se oggi è l’ILLEGALITA’ ad essere democratica e l’elettore continua ad identificarsi con l’eletto, bisogna sforzarsi di seminare il germe di un’altra democrazia. Ripartire dalle parole non è male, ma forse è ancora più urgente ripartire dai fatti. Quello che ognuno di noi può fare è non arrendersi, ostinarsi nella convinzione che anche il buon senso (non dico il bene, perché il bene è un’entità innaturale) ricominci a guadagnare terreno – MA CI VUOLE TANTO TEMPO E PAZIENZA – nella testa delle persone. Di quelli che votano. Non voglio sembrare troppo ottimista, ma credo che quelli che sparano alla gente siano numericamente inferiori a quelli che non lo fanno. Occorre partire da questo vantaggio, che forse non è deciso ma non è neppure irrilevante. E certo, c’è un ampio bacino elettorale che si nutre di illegalità e vuole (cioè manda al potere) governanti disposti ad adattarsi a quello stile di vita, sempre che già non gli appartenga. Ma ci sono anche tante persone perbene che bisognerebbe solo convincere e riunire attorno ad una buona idea. E anche qualcuno che sappia scatenare il cambiamento (ma chi? Bersani? Veltroni? … ahimè!)