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Karlheinz Stockhausen Quartetto per Archi ed Elicottero

È un sogno dei miei: trasformare l’intero mondo in musica.

Karlheinz Stockhausen


traduzione italiana della trascrizione e traduzione
in inglese di Ian Stuart delle parti in tedesco del film

da www.stockhausen.org/video_helicopter

conteggio dei colpi di metronomo che i musicisti sentono mentre suonano

musicisti che contano, come parte dello spartito

2:44 ⇨ 4:15
Stockhausen: Non ho una filosofia in quanto tale, ma per tutta la vita ho sognato di poter volare e come mi sarei sentito volando. In molti sogni posso abbandonare del tutto la terra.
Ho un sogno ricorrente in cui mi trovo in una grande cantina, circondato da molta gente vestita in frac, tutti hanno qualcosa di vetro in mano. So che posso farli piombare nel silenzio così – mentre non stanno prestandomi attenzione – salgo sulle punte dei piedi e decollo. In un attimo sto volando in alto con la schiena contro il soffitto e poi, piombo giù finché il mio petto sfiora il pavimento e poi plano in su ancora, tutti sono a bocca aperta dallo stupore mentre viro davanti a una parete con la più elegante delle curve. Nel sogno tutti sono ammutoliti, perché riesco a volare, anche se sono un essere umano. Inoltre sogno che decollo da alte montagne. Ora questo è abbastanza comune, ma è stato dentro alla mia musica dall’inizio fino a oggi. Quando sono in studio, chiudo gli occhi, i comandi in mano, la concezione del suono già in testa e sposto i suoni intorno agli altoparlanti, come volerebbe un uccello. Tutto questo non è filosofia, è il sogno di una vita che la musica può volare, perché io posso volare.

[ musicisti che contano, come parte dello spartito ]

9:57 ⇨ 10:10
Stockhausen: Mio caro Jan 1. Sei riuscito a essere qui e con tutto il lavoro che avevi da fare. Grazie molto, molto… ”

Cartello (in olandese) nello studio sul quale la camera indulge brevemente:

10:42 ⇨ 10:44
MUSICA ANGELICA

11:13 ⇨ 11.20
Tecnico 2: Buongiorno.
Stockhausen: È piacevolmente freddo qui.

13:26 ⇨ 16:05
Stockhausen: Fin dai miei primi lavori a quattro canali – SONG OF THE YOUTHS e GRUPPEN per tre orchestre – ho composto lo spazio musicale intorno al pubblico in modo che i suoni venissero da tutte le direzioni e girassero intorno agli ascoltatori. In GRUPPEN per tre orchestre, c’è un’orchestra situata nella parte anteriore, un’orchestra a sinistra e una a destra. In CARRÉ per quattro orchestre e quattro cori, i quattro direttori d’orchestra stanno in piedi con la schiena a ciascuna delle pareti e il pubblico si siede in file circolari che stanno nel centro in modo che girando nei loro sedili, abbiano i cori e le orchestre in un arco da 270 gradi e senta la musica tutto intorno. KONTAKTE è musica elettronica con piano e percussione. Il piano e la percussione sono sul palcoscenico mentre la musica elettronica KONTAKTE è diffusa da un cerchio di altoparlanti che circondano il pubblico e questa pratica ha continuato a svilupparsi. Appena prima del QUARTETTO per ARCHI ed ELICOTTERO, ho composto dei lavori – per esempio INVASIONE – in cui la musica realmente viene dall’esterno della sala. Nel frattempo, all’interno della sala, la musica optofonica è proiettata. Nella proiezione optofonica c’è un cubo di altoparlanti che circondano il pubblico: un quadrato di altoparlanti con 14 tester sopra loro e un altro quadrato allo stesso livello di dove sono seduti. I suoni si muovono simultaneamente a velocità differenti in ogni senso diagonale e girano in spirali o cerchi inclinati. In più, ci sono musicisti che da sinistra a destra si muovono attraverso il pubblico – con altoparlanti collegati ai loro corpi – da destra verso sinistra e poi di nuovo in avanti. Questo lavoro – INVASIONE – che dura 70 minuti, è il primo dove si usa lo spazio fuori dalla sala come spazio musicale. E ora, c’è questa pezzo che vola letteralmente nell’aria. Sempre di più vorrei usare non solo lo spazio di un posto, di una città o di un paese particolare, ma di un intero pianeta, per mezzo di trasmettitori ottici e acustici, come pure lo spazio a cui possiamo accedere con macchine volanti. Ciò porta alla comprensione che la musica può venire da qualsiasi posto dove siano i musicisti e con la tecnologia, quello spazio può essere trasportato nel nostro spazio.

[ passaggi in inglese ]

21:48 ⇨ 23:23
D: Questo è il primo quartetto d’archi che abbia mai composto?

Stockhausen: Sì e probabilmente l’ultimo! È che io non ho mai scritto qualche cosa per una formazione classica. Questo è, realmente, un prototipo del diciottesimo secolo, con i concerti per strumento solista e le sinfonie che, nella loro composizione, esecuzione pratica e specialmente nella loro forma, caratterizzano un’epoca definita. Anche se sono un pianista, non ho mai scritto un concerto per piano e ho declinato tutte le richieste di concerti per violino, concerti per piano, sinfonie in genere e quartetti d’archi. Ma questo quartetto d’archi è il risultato di un sogno. Fui convocato in commissione e dissi “Mai! “, ma poi l’ho sognato e tutto è cambiato, perché è stato concepito con l’idea che tutti e quattro i musicisti stessero volando nell’aria in uno spazio abbastanza differente d’esecuzione. La gente nella sala può solo immaginare che i quattro siano realmente lassù sopra macchine volanti. In avvenire, potrebbe essere su macchine che possono viaggiare molto più lontano.

[ passaggi in inglese ]

24:34 ⇨ 25:35
Stockhausen: Questo deve essere tecnicamente preparato come se fosse un volo sulla luna. Non impazzireste al pensiero se, al venticinque, tutti e dodici i microfoni radiofonici funzioneranno, se non li abbiamo provati. Quello sarebbe estremamente pericoloso e provocherebbe il disonore totale, come se un razzo spaziale non avesse decollato. Dobbiamo essere in grado a Deelen, o dovunque dobbiamo andare, di collaudare l’apparecchiatura su di un elicottero. Se non ci sono i soldi per provarla in tutti e quattro subito, dobbiamo usarne almeno uno, scambiando l’apparecchiatura. Mi dicono addirittura che gli elicotteri a Deelen sono di un modello differente da quelli che devono essere utilizzati nella esecuzione. Ho detto, “Ciao! Se le turbine sono troppo forti, tutto ciò che riusciremo a sentire è un Bzzzzz e non le pale del rotore.”

28:04 ⇨ 29:17
Stockhausen: Nel sogno ho visto i musicisti suonare e – nella mia mente, come fosse una visione multipla – potevo averli sott’occhio contemporaneamente, anche se erano su elicotteri differenti. Ugualmente sui quattro schermi di monitor nella sala, o piuttosto sulle colonne degli schermi, così come nella piazza, in cui ci sono in più pile di schermi, potete vedere l’immagine di ogni esecutore moltiplicato, come a volte succede nelle vetrine di un grande negozio. Al World Fair del 1970 mi ricordo di aver visto tantissimi schermi impilati uno sopra all’altro. Poiché tutte le immagini sono identiche, si ottiene un effetto abbastanza differente e potete realmente vedere più chiaro che cosa sta accadendo. Lascia un’impressione molto chiara. Non ho mai detto nulla a nessuno del mio sogno. Mi è sembrato così bizzarro che me lo tenni per me, non rivelandolo, nel caso la gente mi considerasse pazzo – neppure a quelli con cui vivo, come faccio di solito.

[ passaggi in inglese ]

30:40 ⇨ 32:18
Stockhausen: I musicisti indossano le cuffie e chiaramente sentono, “10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1, GO” e poi parte il metronomo e suonano per 18 minuti – in realtà per essere preciso – 18 minuti e 36 secondi. Suonano contemporaneamente, mentre tutti sentono il metronomo, poi iniziano la discesa che dura due o tre minuti. Questa è composta in un modo simile alla discesa degli elicotteri. Qui potete vedere la linea superiore, la seconda, la terza e la quarta. Vedete che ciascuno dei musicisti è indicato con un colore differente e ciò è per un motivo speciale. L’intero spartito è disegnato in quattro colori – vi mostrerò questa pagina, come esempio. Là vedete il primo violino, il secondo violino, il primo nel colore rosso, il secondo in azzurro. La viola è in verde e il violoncello in arancio. Le linee colorate si intersecano da un pentagramma all’altro e questo è quel che suonano e come l’ho composto. Qui vedete le “traiettorie di volo” delle note, per così dire, come scorrono nel glissando attraverso lo “spazio aereo” delle ottave differenti. Qui giù vedete le linee disintersecate in cui ogni musicista rimane sul suo proprio pentagramma, ma se analizzate questo quassù, troverete lo stesso che qui giù.

[ passaggi in inglese ]

34:18 ⇨ 35:01
Stockhausen: Voglio collegare lo spazio con il musicista dell’orchestra in modo tale che il suo ruolo non sia più quello tradizionale, dove c’è un violinista su una sedia davanti a un leggio con la musica, invece c’è un violinista, ma l’acustica in cui suona è in uno spazio completamente differente e non ha niente a che fare con una qualsiasi sala da concerto. Nessuno sa attualmente realizzare questo. Nel migliore dei casi, naturalmente, il tetto della sala da concerto potrebbe aprirsi e, osservando in alto il cielo notturno stellato, vedreste improvvisamente quattro elicotteri volteggiare e sareste informato dal sovraintendente che in questo pezzo di teatro c’è un quartetto d’archi lassù.

36:16 ⇨ 40:39
Stockhausen: E poi un giorno è accaduto il seguente episodio. Stavo lavorando quotidianamente allo studio della WDR per la musica elettronica a Colonia. Nello studio c’è una finestra che è larga 10 metri, volta ad est. All’esterno, a circa 150 yarde di distanza, il Reno scorre vicino e sulle sue rive ci sono alcune costruzioni relative al porto. Improvvisamente, Kathinka Pasveer, che era con me nello studio con Suzanne Stephens e due tecnici, ha detto, “Guarda là!” Volando all’orizzonte, da sinistra è comparso un elicottero verde, seguito molto da vicino da un secondo, da un terzo e da un quarto a breve sequenza. Hanno volato verso destra oltre la finestra e sono scomparsi alla vista. Ho detto, “Quello è un segno da cielo. Nessuno lo può interpretare tranne me.” Loro due esclamarono “Ma guarda! Incredibile! Esattamente quattro!” Quella era una cosa straordinaria, o come penso io: una conferma non irrazionale, ma sopra-razionale che qualcosa si stava preparando Ma ancora non si poteva spiegare una cosa simile. Passai metà della notte seguente a riflettere su quali altre possibilità potessero esistere per questo spostamento dei musicisti nello spazio e mi si presenatrono le idee più pazzesche. Per esempio, da quando ero un bambino io ho amato le api e mio zio ha avuto molti alveari. Trovo il suono di molte api che ronzano insieme abbastanza magico. Soprattutto non rimane mai lo stesso. Ho immaginato un musicista seduto in un grande cestello di ferro pieno di api, ma d’altra parte, ho pensato, non può sedersi fra le api perché pungeranno le sue mani e non potrà suonare. Ma poi l’altra sera nel mio sogno, c’era un tecnico con uno spray speciale e ha spruzzato le mani del musicista in modo che non fosse punto e potesse continuare a suonare. Ho avuto molti sogni “retroattivi” sul conto del QUARTETTO per ARCHI ed ELICOTTERO di cui oggi faremo le prove.
Molto frequentemente sogno dei modi per incorporare nei suoni della mia musica eventi che non si possono trovare nella musica vocale, strumentale e nemmeno elettronica.
1… 2… 4… 5… 9… 12… bene! 12, 15, 12, 9 sono i totali delle cifre nei numeri dell’elicottero: 390, 465, 453, 324. Se sommate le cifre di quei numeri ottenete 12, 15, 12, 9. Questo è meraviglioso: 4 a 5 a 4 a 3.

Stockhausen: Buongiorno, Bart.
Bart Mesman: Buongiorno, Stockhausen.
Stockhausen: Come stai?
Bart Mesman: Benissimo.
Stockhausen: Questo va bene. Tutto sembra meraviglioso.

[ parla in inglese ai piloti dell’elicottero ]

42:03 ⇨ 44:10
Stockhausen: Buongiorno, Stefan. Vi devo spiegare cosa sta accadendo. Qui, tra poco. L’idea è come segue. Non resta più molto tempo prima che decollino. In ogni elicottero c’è una videocamera. Davanti si siede il musicista con il suo leggio con la musica. Queste sono parti di attrezzatura molto importanti. Ogni musicista porta le cuffie chiuse aderenti che potete vedere là. Con queste può sentire un metronomo trasmesso che tiene tutti e quattro i musicisti a tempo. Inoltre sentirà in collegamento diretto, tramite questo piccola consolle mixer, che è l’altra parte di apparecchiatura molto importante. Sente la sua voce come pure il suono del suo strumento catturato dal piccolo microfono montato su di esso. Un tecnico, che sta sedendosi dietro il pilota e sta davanti al musicista, controlla il bilanciamento usando i comandi sulla consolle. Regola il mixaggio, quando il musicista dice che deve sentire di più il suo strumento o di più la sua voce. Ciò che il musicista sente nelle sue cuffie, inoltre, lo sento sulla mia consolle mixer nella sala da concerto. Così, quello è importante… quello anche è importante. Le sue cuffie sono importanti, come lo è il microfono montato a contatto sul suo strumento che non potete vedere ancora, naturalmente. Altra cosa: il microfono che è stato scelto – dopo molti esperimenti – per catturare il suono delle pale del rotore. Si è provato qui e poi là, poi qua e infine qua. Questa è la migliore posizione che abbiamo trovato. Da 45 anni, sto provando sempre di più a incorporare tutto l’udibile della vita nella mia musica. È un sogno dei miei: trasformare l’intero mondo in musica. In ogni modo, deve funzionare.

Buongiorno Oliver [secondo pilota ]. Ti hanno lasciato proprio indietro? Eri sulla lista. Sembri pallido – hai avuto un colpo di qualcosa? Di freddo? Guarda! Il sole è alto!

[ passaggi in inglese ]

48:21 ⇨ 50:39
Stockhausen: Qui su voi vedete quattro righe di pentagramma e sotto quattro altre righe di pentagramma. Scritte con note nere in quelle superiori vedete ciò che io chiamo le formule o la parte iniziale delle formule, un cosiddetto “limb”. Canterò che cosa è scritto qui da 0″ – 23.8″ (metronomo 50.5), ma dovrebbe essere più veloce e abbassato di tono per la mia voce… [ canta ]. Quella è la melodia superiore. Il secondo fa… [ canta ] e la terza… [ canta ]. Così è come le melodie cominciano. Allora ho deciso di fare quanto segue. A partire dalla prima nota nella melodia superiore, ho disegnato una linea di colore rosso che va verso un piccolo “limb” nella terza melodia e poi di nuovo torna alla prima, poi va verso una nota nella seconda, di nuovo torna alla prima, poi giù alla seconda melodia ancora e così via. Il secondo colore è blu. Ho cominciato ancora con la prima nota nella seconda melodia, quindi la linea va verso una nota della prima, poi a due note nella terza melodia e poi a quella principale, alla seconda, di nuovo alla parte superiore, alla seconda, alla parte superiore, alla seconda, alla parte superiore, poi alla seconda melodia. La terza parte è contrassegnata in verde e viaggia dalla prima nota della terza melodia, alla seconda nota della melodia superiore, ritorna alla propria melodia, va in su alla parte superiore ancora ecc. Quella è la linea verde. La quarta parte è contrassegnata in arancio e va verso le note che ho lasciato vuote. Non ha una formula propria, ma traccia note nelle altre tre melodie. Quella allora è la linea arancione.

[ passaggi in inglese ]

51:47 ⇨ 52:02
Stockhausen: È un po’ come un giocattolo che si è ricevuto per il Natale e non si ha idea se funziona – scoppietta e sibila. Povero Graham sta ancora suonando!

[ passaggi in inglese ]

53:43 ⇨ 54:21
Stockhausen: Hanno dovuto imparare – e questa era la cosa principale – come le tre melodie o formule dovrebbero essere preparate e ascoltate: ogni musicista ha dovuto in primo luogo capire come la sua parte si situasse nel tessuto polifonico totale. Quello ha richiesto abbastanza poco. Ora hanno raggiunto il punto che conoscono esattamente chi si sta sovrapponendo alla loro linea e fanno i crescendo e i relativi accelerando nei tremolo. I tremolo ora sono molto differenziati l’uno dall’altro, laddove inizialmente erano suonati all’unisono… e ora vanno… gli ultimi con l’accelerando e il ritardando su ogni nota!

55:46 ⇨ 58:35
Stockhausen: Devo abituarmi al fatto che i timbri e i ritmi delle pale del rotore si stanno mescolando costantemente con quelli degli strumenti e oggi ho imparato qualcosa che non avevo previsto. Di tanto in tanto, improvvisando, posso alzare il livello del segnale dei quattro insiemi delle pale del rotore senza sommergere del tutto gli strumenti. È meraviglioso quando sentite le onde del suono dei ritmi delle pale del rotore attraverso le colonne dell’altoparlante, aumentare ancora e poi perdersi di nuovo nel sottofondo, rendendo il loro suono abbastanza indipendente. Potete sentire letteralmente i suoni del volo.

D: Come è il risultato paragonato alla vostra idea originale o visione?
Stockhausen: Ecco una domanda difficile. Tutto è diventato improvvisamente ancora molto terrestre. Vedete tutti gli schermi dei monitor. Sono completamente assorbito dal lavoro alla consolle del mixer e tutto si riduce a questo. Non posso essere libero come quando fluttuava nel mio sogno e non avevo un corpo e potrei immedesimarmi abbastanza nell’elicottero. È molto strano che nei sogni le cose non sembrino sempre solide ma quasi trasparenti. Avrei anche potuto guardare giù la terra e vedere e sentire moltissima gente molto piccola che sta in gruppo. Tutto questo, naturalmente, è svanito e ora sono in una sala con le tende nere e molte colonne di schermi televisivi e, come dicevo, un’enorme apparecchiatura tecnica che è necessaria per permettere questo progetto. Voi non dovete tentare di identificarmi con quello che penso – questo ha a che fare con la fantasia e la sua relativa realizzazione tecnica. La realizzazione tecnica diventa la cosa più importante.

[ passaggi in inglese ]

59:31
Stockhausen: I musicisti dovrebbero entrare negli elicotteri e chiamare…

[ passaggi in inglese ]

1.07:33
Stockhausen: E’ simbolico del mio lavoro musicale da 45 anni a questa parte che siano l’inascoltato e il non suonato la cosa più affascinante nella mia vita. Con ogni nuovo lavoro io aspetto finché non percepisco qualcosa nella mia visione interiore, di scoprire qualcosa che non abbia mai sentito o davvero qualcosa che non potrebbe essere suonato: nuovi strumenti, nuovi suoni, combinazioni completamente nuove di forme, nuovi spazi, nuove lingue. Ho appena finito di lavorare a una nuova composizione per coro che mi ha richiesto quattro mesi – il PARLAMENTO del MONDO in cui il coro canta in una lingua completamente inventata e in molti dialetti inventati. I cantanti non avevano mai dovuto articolare prima queste sillabe. È una lingua assolutamente nuova che ho sviluppato per questo pezzo.
Sarà sempre così nella mia vita. Per cominciare qualche cosa di nuovo, aspetto – da me stesso e dagli strumenti a mia disposizione – qualcosa che non ho mai sentito prima e che non sia mai stato suonato né immaginato.
Attraverso la musica, il mio spirito continua a svilupparsi con l’invenzione e la scoperta di nuove forme e con un’espansione continua del mio spazio acustico e della mia capacità di sentire.
Posso sentire sempre di più collegamenti, strati, rapporti e posso realmente percepire di più tramite le mie orecchie – e gli occhi aiutano spesso le orecchie. Questo è un obiettivo che non ha fine. Veramente vorrei avere un corpo capace di molto più del mio proprio e la mia speranza è che un giorno avrò un corpo spirituale che sia molto più percettivo di questo con i suoi sensi umani.
 

[ trad. Orsola Puecher ]

 
note

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NOTE
  1. Jan van Vlijmen, direttore del Holland Festival, che rese possibile la prima mondiale.
  2. Paul Jeukendrup, uno dei tecnici del suono.

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orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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