Io, autore Mondadori e lo scandalo “ad aziendam”
di Vito Mancuso
[il dibattito iniziato all’inizio di quest’anno con questo articolo di Helena Janeczek e proseguito in rete con numerosi contributi, fa ora un altro salto in avanti con l’articolo che qui riprendiamo di Vito Mancuso, apparso su Repubblica di due giorni fa e motivato dall’acuirsi del conflitto di interessi che coinvolge il nostro presidente del consiglio. La redazione di Nazione Indiana]
Da quando ho letto l’articolo di Massimo Giannini giovedì scorso 19 agosto non ho potuto smettere di pensarci. Ho provato a fare altro e a concentrarmi sul mio lavoro, ma dato che in questi giorni esso consiste proprio nella stesura del nuovo libro che a breve dovrei consegnare alla Mondadori, mi è sempre risultato impossibile distogliere dalla mente i pensieri abbastanza cupi che vi si affacciavano. La domanda era sempre quella: come posso adesso, se quello che scrive Giannini corrisponde al vero, continuare a pubblicare con la Mondadori e rimanere a posto con la mia coscienza? Come posso fondare il mio pensiero sul bene e sulla giustizia, e poi contribuire al programma editoriale di un’azienda che a quanto pare, godendo di favori parlamentari ed extra-parlamentari, pagherebbe al fisco solo una minima parte (8,6 milioni versati) di un antico ed enorme debito (350 milioni dovuti)? Come posso fare dell’etica la stella polare della mia teologia e poi pubblicare i miei libri con un’azienda che non solo dell’etica ma anche del diritto mostrerebbe, in questo caso, una concezione alquanto singolare?
Io sono legato da tempo alla Mondadori, era il 1997 quando vi entrai come consulente editoriale della saggistica fondandovi una collana di religione e spiritualità, poi nel 2002 ebbi l’onore di diventarne autore quando il comitato editoriale accettò il mio saggio sull’handicap come problema teologico, onore ripetuto nel 2005 e nel 2009 con altri due libri.
Conosco bene i cinque piani di palazzo Niemeyer a Segrate, gli uffici open-space, i corridoi interminabili dove si incontra chiunque (scrittori, politici, cantanti, calciatori, scienziati, matematici, preti, comici…), la mensa dove per parlare con il vicino spesso bisogna gridare, il ristorantino vip, lo spaccio dove si comprano i libri a metà prezzo, le redazioni dei settimanali e dei femminili, l’auditorium dove presentavo ai venditori i libri in uscita e di recente il libro che sto scrivendo. So dove si trovano le macchinette del caffè, luogo di ritrovi e di battute, e di gara con gli amici a chi mette per primo la monetina. Ecco, gli amici. Impossibile per me parlare della Mondadori e non rivedere i loro volti e non provare ancora una volta ammirazione e stima per la loro professionalità. Perché questo anzitutto la Mondadori è: una grande azienda di brillanti professionisti. Del resto a parlare sono i titoli e i fatturati, sono i lettori italiani che continuano a premiare con le loro scelte il lavoro di un’editrice che va avanti dal 1907. Un lavoro in grado di vincere anche in qualità, basti pensare alla collezione dei Meridiani, ai Meridiani dello Spirito, ai classici greci e latini della Fondazione Valla. E se uno avesse dei dubbi, prenda in mano il catalogo degli Oscar e di sicuro gli passeranno, perché si ritroverà tra le mani una vera e propria enciclopedia della scienza editoriale in compendio.
Per questo il mio dubbio, dopo l’articolo di Giannini, è pesante. Leggendo ho appreso che non si tratta più di accettare una proprietà che può piacere oppure no ma che non ha nulla a che fare con le scelte editoriali, cioè con l’azienda nella sua essenza. Stavolta è la Mondadori in quanto tale a essere coinvolta, non solo il suo proprietario per i soliti motivi che non hanno nulla a che fare con l’editoria libraria. Quindi stavolta come autore non posso più dire a me stesso che l’editrice in quanto tale non c’entra nulla con gli affari politici e giudiziari del suo proprietario, perché ora l’editrice c’entra, eccome se c’entra, se è vero che di 350 milioni dovuti al fisco ne viene a pagare solo 8,6 dopo quasi vent’anni, e senza neppure un euro di interesse per il ritardo, interessi che invece a un normale cittadino nessuno defalca se non paga nei tempi dovuti il bollo auto, il canone tv o uno degli altri bollettini a tutti noti.
Eccomi quindi qui con la coscienza in tempesta: da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall’altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode. Da un lato un debito di riconoscenza per l’editrice che ha avuto fiducia in me quando ero sconosciuto, dall’altro il dovere civico di contrastare un’inedita legge ad aziendam che si sommerebbe alle 36 leggi ad personam già confezionate per l’attuale primo ministro (riprendo il numero delle leggi dall’articolo di Giannini e mi scuso per il latino ipermaccheronico “ad aziendam”, ma ho preso atto che oggi si dice così). A tutto questo si aggiunge lo stupore per il fatto che il Corriere della Sera, gruppo Rizzoli principale concorrente Mondadori, finora abbia dedicato una notizia di poche righe alla questione: come mai?
Nella mia incertezza ho deciso di scrivere questo articolo. Spero infatti che a seguito di esso qualcuno tra i dirigenti della Mondadori possa spiegare pubblicamente cosa c’è che non va nell’articolo di Giannini, perché e in che cosa esagera e non corrisponde a verità. Io sarei il primo a gioirne. Spero inoltre che anche altri autori Mondadori che scrivono su questo giornale possano dire come la pensano e cosa rispondono alla loro coscienza. Sto parlando di firme come Corrado Augias, Pietro Citati, Federico Rampini, Roberto Saviano, Nadia Fusini, Piergiorgio Odifreddi, Michela Marzano… Se poi allarghiamo il tiro alle editrici controllate interamente dalla Mondadori (il che, in questo caso, mi pare oggettivamente doveroso) arriviamo all’Einaudi e a nomi come Eugenio Scalfari, Gustavo Zagrebelsky, Adriano Prosperi… Sono tutte personalità di grande spessore e per questo sarei loro riconoscente se contribuissero a risolvere qualcuno dei dubbi sollevati da questa inedita legge ad aziendam nella coscienza di un autore del Gruppo Mondadori.
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premesso che l’opera di uno scrittore, tantopiù se si tratta di un’opera di letteratura, va giudicata e letta (o non letta), a prescindere dal comportamento etico e/o politico del suo autore;
premesso che comunque il mercato editoriale (anche quando non diventa un mercato falsato dal conflitto di interessi in modo barbaro e straccione come nel caso della Mondadori fino al punto, ricordiamolo, che l’Einaudi si è rifiutata di pubblicare il libro di Saramago) con le sue lusinghe, i meccanismi di costruzione del successo e di faslsificazione della qualità delle opere, con il potere, il prestigio e la ricchezza che può dare, rischia sempre di condizionare l’opera;
Lo scrittore, così come lo spazzino, l’idraulico, l’impiegato, l’avvocato e il negoziante, dovrebbe ispirare i propri comportamenti al senso del bene comune.
ognunu pensa o megghiu pi’ iddu
ma avemu a pinsari o megghiu pi tutti
[mio nonno Nino, già bracciante e minatore ora defunto ]
Quindi?
quindi indebolire la forza di un’azienda che gode ingiustamente di benefici e impunità, mettere a rischio il proprio benessere, la fama e il successo, ovvero l’interesse personale e privato, a vantaggio di un interesse pubblico e collettivo…
cosa buona è
Alcune piccole proposte, di lettori Mondadori. Che gli scrupoli possano essere occasione per sparigliare un po’, in un mercato editoriale e distributivo viziato già all’origine.
http://viarigattieri.blogspot.com/2010/08/caso-mondadori-e-proposte-di.html
Bravo, mi complimento per il coraggio mostrato con queste tue considerazioni. È sempre cosa rara che qualcuno non ritenga la distanza a cui si trova dalla proprietà editoriale una giustificazione ai propri, ricchi di ragioni di essere, timori.
“La domanda era sempre quella: come posso adesso, se quello che scrive Giannini corrisponde al vero, continuare a pubblicare con la Mondadori e rimanere a posto con la mia coscienza? Come posso fondare il mio pensiero sul bene e sulla giustizia, e poi contribuire al programma editoriale di un’azienda che a quanto pare, godendo di favori parlamentari ed extra-parlamentari, pagherebbe al fisco solo una minima parte (8,6 milioni versati) di un antico ed enorme debito (350 milioni dovuti)? Come posso fare dell’etica la stella polare della mia teologia e poi pubblicare i miei libri con un’azienda che non solo dell’etica ma anche del diritto mostrerebbe, in questo caso, una concezione alquanto singolare?”
Vorrei tanto sapere che ne pensa Wu ming di questa affermazione e dell’articolo dopo la difesa strenua di Saviano. Quest’ultimo domande non se ne pone, persegue il bene senza mettere in discussione i beni(propri e dell’azienda), trova da dire su chiunque ma non sul capo, ha dubbi di infiltrazioni camorristiche su qualunque società per azioni ma non sulle case editrici (sulla sua in particolare). Saviano non ha dubbi e su di lui dubbi non se ne possono avere. Perché San Saviano non può essere messo in discussione. Nessuno può dire che sbaglia altrimenti è un camorrista. Quindi, onore a Vito Mancuso che si è messo in discussione e ha chiesto chiarimenti. Cosa che qualcun altro non ha fatto e, nonostante questo, è stato difeso a spada tratta. C’è qualcosa che non quadra o sono io che penso male?
La seconda che hai detto.
Sì, sei tu che non sei informato bene. Saviano ha sollevato e sta sollevando questioni serie alla Mondadori, ma ci sono anche implicazioni date dalle caratteristiche del suo contratto editoriale, che ostacolano la risoluzione immediata della faccenda, scomoda per tutti, anche per la mondadori che, in un primo momento, si era dissociata dalle affermazioni mafiose del padrone, rivendicando la propria presunta e velleiteria indipendenza editoriale. Aspettiamo le conseguenze della diatriba in corso prima di parlare a vuoto contro uno dei pochi autori coraggiosi che ci sono in italia (scritto in minuscolo per rispetto della verità).
Caro terra desolata i wu ming si sono già espressi mille volte e anche di recente sulla questione, e come loro i vari scrittori di sinistra impegnati come genna e lucarelli – loro la battaglia la fanno dal di dentro, credono in questa strategia e sono convinti che fare il cavallo di troia sia migliore che lasciare i bastioni per tutta una serie di ragioni – condivisibili o meno – di maggiore penetrazione sociale (avendo Mondadori un potere di distribuzione che nessuno in italia ha) di difesa del territorio anche se da ostaggi (visto la tanto sbandierata libertà che si gode in mondandori ed einaudi) e hanno detto più e più volte che un fuggi fuggi dalle proprietà del ducetto secondo loro non sortirebbe effetti, e varrebbe ne più né meno che una firmetta in calce alla liberta di stampa. Ora, prima di cominciare la sterile polemica della malafede che ha fatto perdere un sacco di tempo, io credo nella buonafede degli autori succitati, che si espongono da sempre contro le proprietà del ducetto, il problema, come ribadiva Lucarelli su facebook, è un problema di strategia. Io non la penso come loro, ma prendo atto, e mi chiedo se sia ora di andare a fare la domanda ai politici di sinistra che pubblicano per Mondarori – Einaudi, magari loro daranno un segnale diverso, anche se mi viene da ridere. D’alema è il re dell’inciucio e veltroni è la più grossa catastrofe capitata alla sinistra dai tempi in cui la sinistra fu importata in italia, per dirne due a caso. Che, diciamocelo francamente, qui la questione non è che io voglio che saviano dorma bene la sera una volta lasciata mondadori, saviano fa il suo e lo ha sempre fatto, il suo ruolo è tremendamente difficile, il mio problema è che questi bastardi ci ha rubato 300 e passa milioni di euro che sono nostri, se non lo sapete, perché noi siamo lo stato, c’è scritto così nella costituzione, e io non mi incazzo da poeta mi incazzo da cittadino perché a me i soldi li tolgono prima e li tolgono tutti. Il buon mancuso, che lo voglio immaginare ingenuo, si sveglia un giorno, legge un articolo e dice: “ah, ma questi rubano?” E’ si mancuso, questi rubano, e l’open space dove vi prendete il caffé è stato preso con la truffa. Bentrovato, ma almeno uno che si rende conto di dove è di cosa fa. tu lavori, produci per un’azienda che ruba. Non me ne frega una ceppa se vai da feltrinelli a pubblicare, voglio che la mondadori ridia i soldi e venga restituita. questa è la battaglia. Non chi pubblica con chi. Io una strategia l’ho fornita e può essere una cazzata, ma è una strategia diversa, mi piacerebbe che saviano lasciasse mondadori in pompa magna con tanto di copertine su panorama e metal hammer, se c’è bisogno, e che dicesse all’italia intera, che non lo sa, che la mondadori è stata presa illegalmente, che evade il fisco alla grande. A me piacerebbe che lo ripetesse da fazio ogni sera, e mi piacerebbe adottare il metodo feltri al contrario, con un bello slogan “chi pubblica o lavora con mondadori è colluso con la mafia”, anche se lo sappiamo che non è così, che i bastardi sono in alto, ma si potrebbe provare a togliergli la terra da sotto i piedi con il loro stesso metodo, diffamandoli, tra l’altro, dettaglio non da poco, dicendo la verità. Comunque staremo a vedere, la situazione peggiora di giorno in giorno e gli scrittori citati non sono degli stronzi che ci dicono una cosa davanti e ne fanno un’altra dietro, dopo decine di discussione anche dirette posso dirti che credono solo in una strategia diversa. Che, come ribadito fino a sgolarmi, secondo me aveva senso dieci anni da, oggi non più.
@alessandro
capisco i ltuo punto di vista, vorrei solo dire che l’argomentazione cui quegli scrittori che citi, giustificano la loropermanenza mi sembra un comodo e ipocrita alibi.
Qui non si tratta di strategia ma di etica. Di un comportamento cioe’ che sia coerente con le proprie convinzioni.
Sia chiaro io non voglio mettere alla gogna nessuno.
Registro e denuncio quando ne ho l’occasione, un comportamento diffuso ormai in larga parte della popolazione di questo povero e decadente paese, individualista, cinico, che prescinde dal bene comune e dall’interesse collettivo. Un comportamento che si palesa nelle piccole piccolissime vicende quotidiane e nelle grandi grandissime vicende dei potenti-mafiosi-speculatori-impuniti-intoccabili-corporativi e a cui il nostro Volgarissimo ha dato cittadinanza e costruito i lsuo consenso e il suo potere.
Anche se un’eventuale azione di denuncia e abbandono della loro casa editrice di sicuro non farebbe crollare il mondo (la potenza di fuoco del Volgarissimo con tutto i lcodazzo di servi-sudditi-puttani-, è inaudita)
ciò non toglie, ripeto, che al pari dei falegnami e dei commercialisti, loro non debbano riflettere sul loro comportamento, mettando da parte le cazzate sulle strategie bla bla bla.
ma scusi signor biondillo, lei che un giorno sì e l’altro pure riceve proposte di contratto dall’azienda del papà di marinatettina, lo so perché lei lo lo ha detto un po’ a tutti tant’è vero che lo sanno anche le pietre della spiaggia dove vado a fare i bagni e a prendere il sole, considerato anche il fatto che scrive per quei signoroni del corrierone e che a quelli di segrate o di dove stanno loro e il loro bel laghetto piasce tanto tanto la robba sua, perché non firma e si mette a battagliare da dentro il cavallo di troia anche lei signor gianni biondillo, che pensa così tanto bene?
ci pensi signor gianni biondillo, le famigghie italiane, dove è tanto letto e apprezzato, li vedo in spiaggia nonne figli nipotini scambiarsi entusiasti i suoi bei romanzi di denuncia e riflessione e abbandonarsi alle sue trame ben congegnate che tanto piasciono anche a me, sopratutto in un periodo così desolante per il nostro belpaese, sarebbero ben felici di vederla lottare insieme a saviani ai vumin e a tutte le vestali del laghetto, a meno che lei signor gianni biondillo non sia un pacifista o non le piaccia troppo la vita comoda o non gliene fotte niente e però ci tiene lo stesso a fare il simpaticone fingendo di difendere lo sfortunato saviani.
La terza che ho detto?
Una sua afezzionata lettrice.
(asuini, oggi la mia vicina di ombrellone mi ha confidato che il papà di marinatettina cià il cazzetto)
Io conosco bene il dubbio. Si può andare avanti per anni, per una vita intera compiendo (o non compiendo) azioni sulle quali si hanno “dubbi”. Talvolta serve per continuare a restare in una certa situazione che crea sentimenti di colpa, ma che in qualche modo fa comodo, e funziona da assoluzione parziale. Il dubbio, senza una conclusione, senza una scelta, resta una procedura infinita che permette di restare nel proprio limbo senza assumersi mai una responsabilità fino in fondo.
quando si è deciso di pubblicare questo pezzo di Mancuso qui, mi sono chiesto quanti dei commentatori – molti dei quali in diverse occasioni sono intervenuti qui o altrove sul web sulla faccenda mondadori – sarebbero stati in grado di LEGGERLO questo articolo, e non semplicemente di sovrapporre ad esso le loro ossessioni; alcuni interventi qui mostrano che i dubbi erano fondati.
Mancuso, che è uno che ha criticato la sentenza della Corte Europea contro la presenza dei crocefissi in classe, che non è insomma un teologo della liberazione, è comunque il primo a sollevare – in un editoriale di Repubblica – una questione che per ora nessuno, più critico e radicale di lui, aveva ancora sollevato.
Questa questione NON è la stessa stradisscussa fino alla nausea sopratutto in rete se Saviano (o i Wu Ming) debba o no pubblicare nella casa editrice di proprietà di Berlusconi. A questa domanda, Mancuso, nel suo articolo, dice che risponde positivamente: sì, io continuo a pubblicare per Mondadori perché Mondadori, pur essendo di proprietà di Berlusconi, rispecchia una sua storia più lunga e una strategia editoriale ampia, in cui ha senso che la mia voce e quella di altri si inseriscano.
La questione è relativa all’azienda e alla sua possibile azione fradudolenta, rilevata dall’articolo di Giannini. Azione fraudolenta che il suo proprietario e capo del governo, in perfetto conflitto d’interessi, avrebbe coperto con un intervento legislativo mirato.
Questa questione, se esiste NON riguarda solo uno solo tra gli autori Mondadori, Saviano, ma tanti autori Mondadori e persino quelli Einaudi, autori conosciuti e impegnati, tra cui ANCHE Saviano.
La questione sollevata da Mancuso è quindi nuova, e il modo stesso in cui viene posta è nuova (e sensata). Ora indipendentemente dalle risposte che si cominciano a dare o si daranno, sarebbe interessante vedere chi è in grado di rendersi almeno conto di questa novità, senza riprodurre le stesse accuse, ma anche le stesse difese. In quanto i termini della questione, essendo nuovi, esigeranno nuovi argomenti per biasimare autori che rimangono in Mondadori, ma anche nuovi argomenti per gli autori che si giustificano di rimanere.
Staremo a vedere Andrea. Quando ho avuto modo di parlare con Lucarelli l’articolo era già uscito, ed era postato prima dei suoi interventi. Non è che lo scopriamo da Giannini che la Mondadori è stata trafugata. E non è che ci volesse la palla di vetro per immaginare che la figlia di berluschi gestisse l’impresa di papà come viene gestito anche il resto. Tu dici che però ora la questione è posta in maniera nuova, ossia non è solo etica intellettuale ma diviene etica civica. io credo sia solo un nuovo capitolo che viene allo scoperto, e sicuramente ce ne saranno altri. Comunque staremo a vedere.
Perché le più importanti firme di “Repubblica”, le stesse firme che cannoneggiano Berlusconi tutti i giorni, pubblicano tutte per Mondadori e/o Einaudi? Nei fatti, ci stanno dicendo una cosa precisa, che però rimane implicita: pubblicare per quelle case editrici, di cui pure denunciano le presunte (presunte, perché su questa questione dell’evasione fiscale Mondadori è stata assolta in due gradi di giudizio) magagne, non è un problema, anzi, bisogna continuare a farlo. Ma hanno il dovere di dare questa indicazione in modo esplicito. Lo scrivano papale papale. Ha ragione Mancuso a chiamarli in causa. Solo loro (gli Scalfari, gli Augias) possono dire parole dirimenti su questa faccenda. Solo loro possono sciogliere lettori, scrittori e commentatori dall’incertezza. Scalfari ha appena pubblicato il suo nuovo libro per Einaudi. Ci spieghi anche a parole la posizione che nei fatti appare lampante.
Il parere di Giulio Mozzi (dai commenti a questa discussione):
La norma di cui si parla “consente di sanare, con un oblazione del 5% del valore della controversia, i contenziosi fiscali ultradecennali pendenti in Corte di Cassazione che hanno visto l’amministrazione finanziaria perdere i primi due gradi di giudizio” (fonte: Radiocor). Si tratta di una di quelle tipiche norme che servono allo Stato per raccattare quattrini prima che i contenziosi vadano in prescrizione.
Ricordo che l’amministrazione finanziaria ha l’abitudine, nei contenziosi con i privati, di fare ricorso sempre.
Valentino Rossi, a fronte di una cartella esattoriale di 112 milioni di euro, ne ha pagati 20 secondo alcuni giornali, 35 secondo altri. Alberto Tomba aveva evaso 23 miliardi di lire, ne pagò 7,5. Luciano Pavarotti aveva evaso 40 miliardi di lire, ne pagò 25. E questi sono evasori accertati. Mondadori, invece, nel caso specifico, era già stata assolta nei primi due gradi di giudizio.
Si potrebbe dunque sostenere che la norma battezzata “salva-Mondadori” da “La Repubblica” sia servita in realtà allo Stato per far su qualche soldo da una causa comunque persa.
nell’attesa delle motivazioni di chi resta e di chi se ne va, la mia vicina di ombrellone (e di casa) mi assicura che il cazzetto del papà di marina è più lungo della storia della mondadori. secondo lei però non è strano che i poeti i romanzieri e i teologi italiani non lo sanno o non vogliono ammetterlo, perchè lei dice che ormai i poeti i romanzieri e i teologi italiani anche quando (lei ha detto sopratutto quando) fanno esplodere la loro rabbia sui giornali nazionali fingono di arrabbiarsi. e ha detto pure che scrivere (nell’agosto 2010) Cazzo!Ilpapàdimarinaciàilcazzetto sul giornale del nemicodelpapàdimarina è una grande paraculata.
una afezzionata lettrice di gianni biondillo
“La questione è relativa all’azienda e alla sua possibile azione fradudolenta, rilevata dall’articolo di Giannini. Azione fraudolenta che il suo proprietario e capo del governo, in perfetto conflitto d’interessi, avrebbe coperto con un intervento legislativo mirato”
“La questione sollevata da Mancuso è quindi nuova, e il modo stesso in cui viene posta è nuova (e sensata)”
non scusa andrea ma non capisco
di quale novità parli?
il nuovo sarebbe un’altra porcheria che si somma alle tante? ma l’ennesima porcheria quale novità aggiunge all’essenziale?
che deve fare ancora, questo povero uomo della provvidenza e il suo vastissimo enturage di estimatori collaboratori per farsi finalmente capire?
io francamente non capisco che ci sia ancora da capire
che poi adesso il povero uomo sia in difficoltà forse induce alcuni, tanti pochi chissàchilosà a cominciare a prenderne “umanamente” le distanze
però però speriamo, speriamo in bene :)
baci
la fu
Bene!
Speriamo allora che la tempesta nella sua coscienza continui ad agitarsi e la porti a considerare l’idea di licenziarsi presto, e il suo esempio abbia un seguito tra gli illustri nomi da lei citati, di modo che in molti possiate smettere di rubare soldi che appartengono ai cittadini, e ad offrire ad editori più piccoli ma regolarmente abituati a pagare le tasse la possibilità di guadagnare di più ed affinare con i nuovi strumenti forniti loro dal po’ di vile denaro che lei ed altri portereste in dote, la possibilità di migliorare il proprio compendio di scienza editoriale e ad usarlo in modo più onesto. Avremmo davvero bisogno di esempi di questo tipo.
In primo e in secondo grado, Mondadori ha vinto la causa.
Penso che, volendo pigliarsela con Mondadori, si possano scegliere appigli migliori di questo, che mi pare piuttosto debole.
(Tanto debole che ci batte e ribatte sopra solo “La Repubblica”. Il cui proprietario ha in ballo con il proprietario di Mondadori un risarcimento da settecento e passa milioni di euro).
Ci vuole un bel coraggio, Mozzi, ad andarsi ad appellare a quello che dice la giustizia italiana. Intanto vediamo come va a finire la storia dei 750 milioni. Poi mi piacerebbe sapere cosa pensi di questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lodo_Mondadori
Ah già, Berlusconi è stato “assolto” anche in questo caso. Per prescrizione.
la questione e nuova ?
LA QUESTIONE E NUOVA?
IL CONFLITTO DI INTERESSI è NUOVO?
l’uso privato dello stao è faccenda nuova ?
che deve fare ancora, questo povero uomo della provvidenza e il suo vastissimo enturage di estimatori collaboratori per farsi finalmente capire?
la questione è semplice e investe il comportamento di tutti noi.
possiamo tollerare lo scempio costante di legalità e di giustizia che si compie in questo paese e le farneticazioni “tattiche” e “strategiche”? di quanti a sinistra (bertinotti dalema e compagni) per 15 anni anni ha assistito impotente a questo scempio ?
la mia unica ossessione è il veleno che vedo insinuarsi in ogni angolo di questo paese e dei suoi abitanti specie di quelli che poi si meravigliano se milioni di persone votano il Volgarissimo e altri milioni votano Il cazzetto duro della lega che sistematicamente da tempo ha puntato allo sfascio.
Se il sindaco del mio paesello, progressita e illuminato, fa una variante per favorire il suo parentado, come non capirlo allora? poverino tiene famiglia !
allora perchè non la smettiamo di questa ipocrisia !
gl iscrittori di cu isi parla restano perche’ cosi’ continuano a vendere ben retribuiti, non se ne vanno perche’ non ne ricaverebbero niente e punto.
ognuno è libero e responsabile dei suoi comportamenti.
cio’ che non tollero sono le giustificazioni di comodo
Questo articolo di Vito Mancuso è nuovo perche’ rivela un’inquietudine sincera un’imabarazzo vero.
Non si possono usare quattordici pesi e ventitrè misure.
Qui stiamo parlando di una cosa, e io parlo di quella. E quindi ricordo che, in questa contesta col fisco, Mondadori ha vinto due volte. Ripeto: se si vuole pigliarsela con Mondadori, esistono appigli assai migliori di questo.
Caro Ansuini: se “ci vuole un bel coraggio ad andarsi ad appellare a quello che dice la giustizia italiana”, come potremo allora prendere sul serio la condanna del sig. Previti, appunto in relazione al “Lodo Mondadori”?
Il giudice buono è quello che condanna il mio avversario, il giudice cattivo è quello che lo assolve. Questo, Ansuini, è berlusconismo puro.
Io capisco gli autori che, pur pensando diversamente dal modo nel quale i soldi ragionano, continuano a restare tra i soldi. Li capisco perché la povertà nella quale gioisco è il risultato di un comportamento contrario al loro. Li capisco, anche se non condivido la loro scelta, ma io non sono loro e non posso avere la certezza sulla qualtà delle loro intenzioni. In compenso ce l’ho sulle mie, e mi basta.
Prendere uno stipendio di 1.030 euro al mese è “restare tra i soldi”?
Mi riferivo agli scrittori che pubblicano con Mondadori, non agli altri dipendenti. Non è mia intenzione condannare l’idea di un’inprenditorialità e neppure chi ci lavora. Qui si stava parlando di linee di minor attrito seguite da chi l’attrito, tra idee e convenienza bruta, dovrebbe trovare insopportabile.
Io ho pubblicato per Einaudi e per Mondadori, e attualmente un contratto annuale di collaborazione a progetto con Einaudi (non ho la fortuna di essere un dipendente) il cui importo è quello di cui sopra. Pubblico libri da diciassette anni, e dai miei libri ho guadagnato finora circa 3.500 euro l’anno. Questo è “restare tra i soldi”?
Oppure, Massimo, facciam così: visto che confronti la “povertà” con il “restare tra i soldi”, e visto che i soldi sono nati per essere contati, potresti descrivere in termini quantitativi la “povertà” e il “restare tra i soldi”? Così capiamo di che cosa, materialmente, parli.
Non è mia intenzione fare della morale sul guadagnare più o meno soldi. Non è una questione di quantità di soldi incassati o non corrisposti. C’è, per te, forse un limite netto di guadagno dal quale si può procedere con l’infischiarsi delle problematiche che il rispetto dei propri princìpi solleva?
massimo ha ragione. mozzi purtroppo non capisce quei principi assoluti che sono connessi alla verità che può essere capito attraverso i misteri iniziatici che poi sono la ragione, cioè la verità. è un rapporto speculare ma biunivoco che poi sarebbe l’assoluto che comprende solo chi capisce che sospendendo il proprio io è solo una perdita non essendoci guadagno. io adesso grazie a lui comincio a capire ed a usare correttamente queste parole che prima non capivo. e anche grazie a questa pomata che uso che mi hanno dato al gemelli: il ualleril forte, che però già sta finendo perché già stamattina non mi trovavo più la palla sinistra a seguito dei commenti del grande massimo vai e ho dovuto applicarla molta.
penso che la differenza tra la lettera di vito mancuso su la repubblica di sabato e la risposta di arnoldo mondadori editore su la repubblica di domenica siano la rispettiva rappresentazione di quanto vito mancuso difendesse a spada tratta i professionisti e le professionalità editoriali di mondadori, di quanto vito mancuso considerasse la compagnia che i libri mondadori hanno fatto a ciascun lettore o cittadino italiano e di quanto una entità senza nome, che pure, in quella lettera burocrate, non riesce a essere molteplice né collettiva, non guardi ad altro che a elencare le cause vinte e ad argomentare un apparato di regole e parole in cui questa evasione fiscale, per non usare altri termini, sia a prova di legge. mi sarebbe piaciuta una risposta dei tanti uomini e dei tanti libri che in mondadori pensano l’eccellenza, e la mettono sul mercato. uomini come vito mancuso.
L’intervento di Mancuso mi sembra interessante per come mostra la sua insofferenza individuale a continuare a lavorare per chi fa un po’ quel che vuole, pur se mi appare un po’ risibile quando tira in mezzo etica, religione, eccetera, perché determinati problemi c’erano già prima e la discussione se continuare a pubblicare per la Famiglia va avanti da un bel po’.
Non è certo da dimenticare la diatriba che va avanti da anni fra Gruppo Espresso e Gruppo mondadori, due colossi economici che si stanno scontrando e sul piatto ci sono Denari e spartizione di potere, più che etica e le belle parole. (senza dimenticare la Rcs)
Quello che alcune volte mi rende perplesso è questo continuare a tirare in ballo la storia della Mondadori e della Einaudi e magari della Feltrinelli come motivazioni del rimanere o no. Tutto vero ma sembra che i soli luoghi deputati alla “cultura” con la C maiuscola debbano per forza rimanere sempre e solo quelli, senza dimenticare che sono poi quelli che godono delle maggiori possibilità di distribuzione a scapito delle case editrici minori che non avranno mai alcuna possibilità di emergere e si limiteranno a divorarsi intorno ai resti, con qualche botto ogni tanto.
E anche quel “ci sono delle ottime persone con le quali ho lavorato, eccetera, eccetera.” ma io ho avuto un padre, semplice perito chimico, che cambiò sede di lavoro quattro volte nella sua vita, alla ricerca anche di nuovi stimoli, di nuove persone. Certo se ne andò col dolore, con difficoltà ma si sentiva anche di avere dato tutto in quel luogo, rinunciò a soldi e si rimise in gioco con ragazzi più giovani, da far crescere, sapendo di avere una famiglia da mantenere.
Non stiamo parlando di autori come Mozzi (mi scusi se cito lei) noti ma alla fine autori di nicchia, ma in questo caso di personalità conosciute, che scrivono su giornali, arrivano in tv, nei supermercati, come allegati ai quotidiani, eccetera, eccetera e mi piacerebbe che si potesse ragionare su quali altre alternative ci sono.
Mi scuso se non mi sono spiegato al meglio ma non sono molto abituato a commentare su blog, eccetera.
@ Immondizie riunite
Tratto dal Tao Té Ching:
Quando un uomo saggio sente parlare dei princìpi del Tao si impegna a rispettare le conseguenze di quel conoscere
Quando un uomo nobile ne sente parlare cerca di informarsi più a fondo
Quando un uomo volgare ne considera l’esistenza ne ride. Se non ne ridesse non sarebbero i princìpi del Tao
Mi dispiace cara “giù da me” ma i cavalli di Troia non mi interessano, soffro di claustrofobia. E come se non bastasse sono pure un autolesionista, pensa, ad esempio, che sto pure qui a risponderti.
Penso che in Italia gli scrittori sono le persone meno indicate a dare lezioni di moralità ai loro editori, soprattutto quelli che lo fanno spalleggiati da editori parimenti ambigui. Mondadori, pare, agisce all’interno delle leggi dello Stato, che magari, avendo potere, cercano di farsi fare su misura. E’ il liberalismo, bellezze! Certo, non foss’altro che per ragioni di gusto, scrivere per la casa editrice del Presidente del consiglio, che almeno moralmente è colpevole più di tutti del degrado italiano, e pretendere di dare lezioni… Ho detto gusto? Beh, in questo momento gli scrittori hanno altro a cui pensare che alle questioni estetiche. Ci sono le gerarchie: per prima cosa bisogna battere il clan dei casalesi e far pentire Sandokan.
Correggo: cerca di farsi fare su misura…
Al mondo è necessario l’imperio della forza di Vito Mancuso
Tre domande e una conclusione. La prima domanda: è giusto che il papa riceva il presidente americano George Bush, principale responsabile di una guerra basata sulla menzogna delle armi di distruzione di massa, principale responsabile di chissà quante migliaia di morti, di famiglie distrutte, di corpi per sempre deformi e di menti per sempre impazzite, principale responsabile di una sistematica violazione della dignità della vita umana nei suoi fondamentali diritti giuridici nella base militare di Guantanamo? È giusto che il papa lo riceva con onori mai concessi prima a nessun altro capo di stato tra tutti quelli passati in Vaticano?
La seconda domanda: è giusto che la Suprema Corte del nostro paese stabilisca che per il soldato americano che uccise Nicola Calipari quella notte all’aeroporto di Bagdad non ci sarà mai nessun processo e che questo signore, a tutti noto per nome e cognome, possa continuare a vivere la sua vita come se nulla fosse stato?
La terza domanda: è giusto che il nostro Parlamento abbia deciso una sospensione di migliaia di processi, col risultato che chi attende giustizia da anni la debba attendere per chissà quanti anni ancora, e l’abbia fatto magari solo perché tra questi processi ve n’è uno abbastanza insidioso a carico dell’attuale capo del governo Silvio Berlusconi?
Si tratta di tre casi recenti nei quali io ho avvertito l’impero di ciò che i nostri padri greci chiamavano “ananche”, e i nostri padri latini “necessitas”, ovvero di quel ferreo meccanismo che pone l’individuo al cospetto di forze più grandi, e anche più importanti, di lui. La risposta alle tre domande infatti è, a mio avviso, un sofferto ma al contempo inequivocabile sì.
Quanto alla prima domanda io penso sia giusto che il papa abbia ricevuto il presidente Bush, capo dello stato più importante del mondo e di una delle nazioni cristianamente più numerose, e che l’abbia fatto restituendogli le onorificenze particolari a sua volta ricevute nel recente viaggio in America. Giovanni Paolo II non l’avrebbe fatto? In molte altre cose egli era diverso, a cominciare dal colore delle scarpe e dai copricapo, ma ogni papa è e deve essere se stesso, ed è sbagliato giudicare il pontefice di oggi sui parametri del pontefice di ieri, anche perché lo ieri della storia della chiesa è così ampio da contenere centinaia di papi, tutti legittimi successori di Pietro e ognuno diverso dall’altro, al punto che George Bush (che fa fare la guerra agli altri) risulta un dilettante rispetto a papa Giulio II che faceva la guerra in prima persona.
Quanto alle altre due domande, essendo io sprovvisto degli strumenti giuridici per entrare nel merito dei provvedimenti, mi limito a riflettere sulla logica cui essi rimandano, anzi sulla forza che manifestano. Dietro la sentenza sul caso Calipari c’è la volontà della principale potenza mondiale di non far giudicare i suoi soldati in missione all’estero da nessuna istituzione giuridica non americana. Il diritto italiano ha dovuto prenderne atto, ancora una volta. Al di là delle motivazioni giuridiche che tecnicamente sono state esibite, è questo il nocciolo della questione. Di fronte a un’altra volontà politica tesa ad affermare un principio diverso (per esempio quello di un reale diritto internazionale con un reale tribunale internazionale), i giudici avrebbero trovato altre motivazioni, altrettanto giuridicamente fondate, per una sentenza diversa. Ciò che comanda nel mondo non è il diritto astrattamente inteso, ma è il diritto legato alla forza di chi detiene il potere.
Grossomodo lo stesso spettacolo si è prodotto nel Parlamento del nostro paese. Io sono sicuro che se tra le migliaia di processi da sospendere non ci fosse stato uno degli ennesimi processi che riguarda il presidente Silvio Berlusconi quel provvedimento non sarebbe stato concepito giuridicamente e votato politicamente. Ne sono sicuro, anche se non ho nessun elemento sostanziale per affermarlo, nessun amico nei palazzi che contano che me l’abbia suggerito, solo l’intuito di un semplice cittadino. Eppure, se fossi stato un parlamentare del centrodestra, avrei votato quel provvedimento senza rimorsi di coscienza, ritenendo anzi di servire così il mio paese. L’avrei fatto a causa della medesima logica di una forza maggiore che vi si manifesta. Io ritengo infatti che ciò di cui l’Italia abbia ora maggiormente bisogno sia un governo. Il massimo bene dell’Italia ora è di essere governata, con tutta la serietà e l’efficacia possibile: sono troppo grandi e troppo urgenti i problemi per permetterci di rimanere senza governo, per permetterci il lusso di rischiare una condanna per il capo del governo democraticamente eletto e tutte le conseguenze del caso. “Ne va del futuro dei nostri figli” si sente ripetere spesso non senza retorica, ma queste parole penso che ormai siano avvertite dai più nella loro paurosa attualità non appena si pensi alle sfide internazionali, prima di tutto economiche, che incombono sull’Italia.
Il papa, la Cassazione, il Parlamento di fronte alla “ananche”, all’imperio della forza; anzi, non “di fronte” ma “dentro”, immersi nell’imperio della forza, plasmati dall’imperio della forza, unica condizione per plasmare faticosamente a loro volta, così come possono, il corso della storia e le nostre esistenze in esso. È chiaro che il pericolo insito in questa posizione è di giungere al cinismo di chi non si scandalizza più di nulla e giustifica ogni cosa, la rassegnazione di chi non ama più la giustizia al di sopra di tutto, il servilismo e l’abiezione di chi ha venduto la sua anima ai poteri di questo mondo. Si tratta della tentazione che pende sopra il capo della destra: la tentazione di sacrificare la purezza della propria interiorità al successo e alla gloria del capo, con l’inevitabile conseguenza di richiedere a propria volta tale sacrificio da parte dei propri sottoposti, generando così un sistema falso e senza dignità, una società di servi e di mercenari, spettacolo cui talora purtroppo assistiamo.
D’altro lato la tentazione che pende sopra il capo della sinistra, specularmente opposta, è quella di scandalizzarsi sempre di tutto, di fare dello scandalo la categoria che segna il rapporto tra se stesso e il mondo, un singolo perennemente in rivolta, sempre infelice, che sa solo dire no, che sacrifica il bene comune a se stesso e ai suoi risentimenti più o meno ideologici, che per un senso astratto di giustizia manderebbe in rovina l’intero sistema, un singolo che non ha idea di che cosa siano, e di quanto siano necessari, l’ordine e la gerarchia.
Io penso che l’uomo spiritualmente (e politicamente) maturo debba far convivere in sé la destra e la sinistra, che ancora prima di essere categorie politiche sono categorie filosofico-teologiche (Platone e Kant sono la sinistra, Aristotele e Hegel la destra; un’affermazione buttata lì, che richiederebbe un libro per essere fondata, ma che è generata in me da anni di frequentazione di questi sommi maestri del pensiero, e della vita). L’uomo maturo continua a lottare contro le ingiustizie del mondo chiamandole col proprio nome, sa chi è Bush e come gestisce il potere e immagina come Berlusconi sia giunto alla ricchezza che l’ha portato al potere: gli imperatori e i monarchi di oggi non sono diversi da quelli di ieri. Sa com’è fatto il sistema del diritto, sa che è spesso molto lontano dal risultare effettivamente “diritto”: i giudici di oggi non sono diversi da quelli di ieri. Sa anche cos’è la Chiesa, ne conosce i compromessi e gli scandali, sia del passato sia del presente, ne tocca con mano il servilismo e l’ipocrisia: i papi e i cardinali di oggi non sono diversi da quelli di ieri. Da tutto ciò, però, non si ritrae sdegnoso. Non odia il mondo, non desidera che il mondo scompaia all’insegna del “fiat iustitia et pereat mundus”, come invece vuole chi coltiva quel senso astratto di giustizia che genera un perenne conflitto, e talora odio, verso questo mondo. La giustizia, per essere veramente tale e non solo legalità, è sempre funzionale a un più alto grado di ordine del mondo: “fiat iustitia ne pereat mundus”.
Si tratta di amare il mondo, di amarlo così com’è, e per questo mondo di lavorare, cercando di immettervi un grado sempre maggiore di ordine nella lotta incessante contro l’entropia (anzitutto a partire da sé). Si tratta di essere fedeli a “questo” mondo, non a un mondo ideale che non c’è, a questo mondo che si chiama anche George Bush, e che domani, quando magari si chiamerà Barak Obama, non sarà mai “qualitativamente” diverso. Sarà probabilmente un po’ migliore, non però per merito del nuovo imperatore, ma per la logica dell’evoluzione in cui siamo immersi, la quale tende necessariamente all’accumulo dell’informazione e al progredire dell’organizzazione, un cammino verso il meglio che domina sia il mondo naturale (evoluzione delle specie) sia il mondo storico (progresso della civiltà, da intendere come tecnico, giuridico, politico e morale), e che fa sì che, non senza momenti di stagnazione e anche di regresso, complessivamente si proceda verso il meglio.
Il papa, la Cassazione, il Parlamento immersi nella “ananche”, nell’imperio della forza, in ciò che io chiamo “Principio ordinatore”. È esso alla guida del mondo. Alla guida del mondo non vi è né un Dio personale con la sua Provvidenza benevola (la quale esiste e agisce ma in un’altra dimensione dell’essere, quella dello spirito), né vi è un principio maligno che farebbe di questo mondo il suo regno, un regno del male e della sopraffazione, per noi solo “valle di lacrime”. Questo nostro mondo non è né il regno di Dio, né il regno di Satana e neppure è solo una valle di lacrime: è il regno della “ananche”, di un Principio ordinatore impersonale, a cui tutti, uomini e bestie, siamo sottomessi. Ma da questa necessità, a causa della logica evolutiva che l’innerva, nasce la libertà, dalla materia nasce lo spirito, dalla logica della forza nasce la logica del bene e della giustizia. Non si tratta di una nascita indolore. Spesso la logica del bene soccombe di fronte alla logica della forza, talora si assiste anche al beffardo apparire dell’assurdo e della fatalità, e può accadere che si perda la vita una notte a Bagdad uccisi dal fuoco “amico”. Chi ospita questa dialettica nel teatro della propria anima, senza mitizzazioni ottimiste o pessimiste, giunge alla posizione più matura nel rapporto tra l’uomo e il mondo, quella che io definisco “ottimismo tragico”, peculiare di chi si impegna a favore del bene e della giustizia sapendo non solo che il successo non gli sarà garantito, ma che forse dovrà pagare di persona. È grazie al lavoro di persone così che il nostro mondo va avanti, faticosamente ma avanti.
Pubblicato su Il Foglio, 22 giugno 2008.
dice gad lerner:
Facendosi a voce alta la domanda che riguarda tanti altri, il mio amico teologo Vito Mancuso ripropone a modo suo il tema spinoso della coerenza degli intellettuali. Lavorare per la Mondadori? (Ma, se permette, anche per Mediaset?) Magari dandosi l’alibi “di sinistra” che tanto tutti i padroni sono uguali, e di ciascuno puoi indicare una rogna?
Io non ho nulla contro chi lavora in Mondadori (e a Mediaset) essendo privo di alternative. E ovviamente riconosco che vi sono in quelle aziende ottimi professionisti. Ma chi invece può scegliere, cosa sta lì a fare? Segua l’esempio di Giorgio Bocca, che se n’è già andato. E di Vito Mancuso che per contratto deve ancora consegnare un libro all’editore di Segrate, ma poi seguirà nuove strade. Vale anche per Roberto Saviano, naturalmente.
La questione nuova o vecchia che sia è semplice:
chi ha il potere di scegliere, se decide di restare nel gruppo editoriale del Volgarissimo, liberissimo di farlo, sapendo che rinuncia di colpire il punto piu’ debole del nostro, cioe’ i soldi, sapendo anche che le aziende del nostro Volgarissimo godono di impunità, sono state acquisite con azioni legali e continuano a vivere contro ogni regola, non dico democratica, ma dei mercati cosi’ come funzionano in altri paesi, usufriscono di privilegi e impunità elargite alla luce del sole.
Chi decide di restare, che resti pure, ma la smetta di blaterare giustificazioni ciniche e idiote.
Mancuso sta dando una lezione a tutta la sinistra, e con Don gallo (vedi repubblica di oggi).
Intanto il volgarissimo se la ride a crepapelle, tutto questo cincischiare resto si resto no, non fa altro che dare ancora piu’ visibilità alla scuderia e a suoi scudieri (colenti o nolenti).
Il mercato corrode, il successo pure, stare ai margini costa fatica e soldi.
quoto mauro baldrati quando definisce il dubbio come una forma di autoassoluzione parziale, aggiungo che trovo irritanti coloro che non vogliono lasciare mondadori per il valore delle persone incontrate, e cioè sempre per qualcosa che non riguarda il problema centrale: se sia lecito o meno , a questo punto della vita politica italiana, continuare a lavorare per una casa editrice il cui proprietario ha brigato con successo al fine di non rischiare di pagare il dovuto, specialmente se si è persone di successo e note come appunto augias, prosperi ed altri che suppongo non abbiano problemi di sopravvivenza materiale e culturale.
Ma di che cosa cavolo si sta parlando qui? di aria fritta, dell’iliade, di Biondillo o di scrittori e funzione nel mondo della letteratura di cui i primi dovrebbero essere portatori sani (di mente)?
Cioè, fatemi capire, se Saramago viene censurato perché scrive su un libro pronto per la Einaudi che il Cavaliere sta costruendo la più becera storia dell’italia degli ultimi 150 allora va tutto bene a parte qualche articolo isterico da figa mestruata qui e lì. Se invece la Mondadori evade come il 99% delle aziende italiane allora bisogna che chi ci lavora si ponga delle domande?
Ma io che lavoro da un’altra parte non mi sento mica cattivo perché la mia azienda ruba soldi allo stato? certo, se lo scopro lo vado a denunciare ma poi devono cacciarmi via loro non me ne vado mica io?!
Se io lavoro per la ENI, non mi sento mica responsabile e più cattivo degli altri perché la guerra in Iraq è anche un po’ colpa mia.
Se mi faccio la doccia – perdio! – non mi sento mica più cattivo di chi non se la fa perché l’acqua che sto devastando potrebbe dissetare milioni di persone all’altro capo del mondo.
Il trio di intrattenimento mediatico Berlusca – Mondadori/Einaudi – Scrittori (di “sinistra”) ha un senso solo nella misura in cui una persona non solo non viene censurata ma non subisce il fascino dell’autocensura di minzoliniana memoria quando scrive i suoi libri del cazzo. Punto. Allora io dico solo una cosa: gli scrittori di sinistra che scrivono su repubblica e manifesto i loro isterici articoli della domenica, invece di andarsene, nascondersi, difendersi, vergoganrsi, giustificarsi o semplicemente non fare un emerito cazzo, dovrebbero contribuire a rendere questo paese più civile raccontando le loro storie. E di spunti, voglio dire, ce ne sono. Poi aspettano la censura e, non appena arriva, allora si che scrivono i loro articoli in difesa di e bla bla bla. Ma opi se ne devono andare e siccome non hanno alcuna intenzione di andarsene fanno i cavalli di troia. Però scodinzolano e fanno le feste.
Luigi B.
Scusate la foga, qualche termine poco appropriato ed un commento dalle sembianze misogine, però ho scritto con foga dicendo al mio capo di aspettare un attimo. Spero riusciate a comprendere.
Buona letteratura a tutti
p.s.: volevo anche precisare una cosa: un’impressine bizzarra la fa anche a me il vedere i cosiddetti scrittori di sinistra lavorare per la Mondadori ed è una cosa che io non approvo. Ma non per una questione di dato di fatto, perché non è così che dovrebbe essere. Non approvo per i motivi di cui sopra, ovvero perché tu non puoi fare il comunista e poi scrivere delle recensioni di 4 righe su libero facendo finta che le altre 20 pagine del quotidiano non parlano di ciò che parlano e poi pretendere pure lo status di intellettuale. Se sei intellettuale, allora fai cultura. Se sei di sinistra puoi scrivere su Libero e fare cultura sul giornale, ma sempre senza fingere che quello che il giornale fa non ti riguardi.
E questo è solo un esempio qualunque che sinceramente mi offende nell’intelligenza – quel poco che ho.
Poche chiacchiere. La Mondadori è un azienda che ha evaso il fisco! Il suo proprietario ha reso possibile una sanatoria “ad aziendam” ! Se tutti le aziende piccole o grandi che fossero riceverebbero uguale trattamento: dove andremmo a finire ?! Quindi è , non solo , giusto criticare , ma anche prendere le distanze da un comportamento aziendale cosi immorale! Inoltre , non ci dimentichiamo il modo con il quale Berlusconi “comprò” la Mondadori ! Un altra cosa che mi rattrista molto è l’Einaudi. Un patrimonio immenso di cultura è anche esso nelle mani dello stesso signore! Questo mi rattrista molto e molto mi lascia pensare su tutte le “svendite” culturali e non solo messe in atto da un sistema politico
-imprenditoriale che reputo di bassa lega. Gli autori Mondadori-Einaudi farebbero bene a lasciare . I miei modelli imprenditoriali sono altri . Uno su tutti : Adriano Olivetti! Anche il suo enorme patrimonio è stato svenduto , anzi , praticamente ridicolizzato! Italia paese di gente ingrata !
Una proposta a tutti glia autori M. E. : dimettetevi tutti e fondate una coopetativa di autori liberi , ma fino in fondo! Le logiche di mercato? Da quelle non ci si puo liberare?! Certo! Non è possibile , ma almeno si potrebbe , anzi , si deve , ma quantomeno rispettando la legalità e il fisco! Quello che non sembra aver fatto il “liberale” Berlusconi!
In pochi , lo so , faranno questa scelta. Quale autore sarebbe disposto a rinunciare alla visibilità e al sistema di distribuzione del gruppo Mondadori! A loro dico : la scelta di restare non chiamatela “strategia” , “atto situazionista” etc . Siate seri. Io la chiamerei : opportunismo ;legge del “buon tornaconto” , oppure : la comodità di avere un editore potente!
Per Massimo Vaj: sono d’accordo, non si tratta di “fare della morale sul guadagnare più o meno soldi”. Si tratta solo di capire di chi tu parli quando parli di coloro che “continuano a stare nei soldi”. Se c’è un modo per capire chi “continua a stare nei soldi” e chi no, che non sia fare i conti in tasca alla gente, ti invito a spiegarcelo.
Alla domanda rispondo: secondo me, no.
@Giulio Mozzi
Sono d’accordo con lei sul fatto che Berlusconi e la Mondadori siano attaccabili per motivi ben più gravi del fatto evocato da Mancuso, ma dalla lettura dell’articolo di Giannini citato da Mancuso risulta che Berlusconi ha cercato più volte di emendare la legislazione fiscale corrente per evitare il terzo grado di giudizio nella controversia Mondadori con il fisco. Questo mi fa pensare che, aldilà delle sue fondate osservazioni sull’andazzo dei contenziosi tra fisco italiano e contribuenti, Berlusconi abbia continuato a considerare con preoccupazione la vicenda. In altre parole, se le probabilità di perdere in terzo grado fossero state così basse, Berlusconi non avrebbe cercato a più riprese di cancellare ope legis il giudizio stesso.
Mauro: ma le probabilità di perdere in terzo grado, per Mondadori, erano basse o alte? Io non lo so. Tu lo sai? “Repubblica” non si pone la domanda: perché non se la pone?
Quante altre aziende hanno beneficiato di questo provvedimento? Non è che, a conti fatti, lo Stato ci abbia guadagnato chiudendo in questo modo un po’ di cause aperte? Io non lo so: ma bisognerebbe avere una risposta a questa domanda, per sapere se quel provvedimento è stato o no dannoso per l’Italia. “Repubblica” non si pone questa domanda: perché non se la pone?
Perché dovrei ritenere senz’altro colpevole un contribuente che in due gradi di giudizio è stato assolto?
E’ successo anche a me di pagare una multa al fisco, piuttosto che affrontare un contenzioso. Il bello è che effettivamente avevo commesso un errore di arrotondamento nella denuncia dei redditi; ma a causa di questo errore avevo pagato più tasse, non meno tasse. (Una differenza minima, comunque).
I timori del Gruppo L’Espresso sono ben rappresentati in questo articolo di “Repubblica”.
Giulio, io credo che uno possa combattere in un’esercito senza volerlo, costretto da una minaccia terribile, o incerto sulle alternative che gli restano, convinto che si tratti del male minore, o nel tentativo di rendere migliore quell’esercito. Ma costui io dico che *fa parte* di quell’esercito. Semplicemente. Magari scriverà alla fidanzata le cose più terribili a proposito dei suoi capi e della guerra che sta combattendo, magari sta facendo la cosa giusta, davvero: ma la sua condizione di soldato non cambia di una virgola.
Poi voglio dire una cosa che potrà suonare male, soprattutto in questa sede, ma la considero importante perché un giorno questo dibattito dovrà essere affrontato: se tu scegli di dedicarti a una professione come la scrittura e non puoi essere “mantenuto” dal mercato (cosa che sappiamo essere molto rara) ti condanni alla dipendenza economica, e quindi all’accettazione di condizioni inadeguate. In un certo senso, ti sei tu stesso condannato all’impotenza che invochi come difesa. Ebbene sei responsabile di questa scelta. E aggiungo che generazioni di giovani brillanti vengono mandati “al macello” delle professioni intellettuali a causa di una certa ideologia romantica. Saranno felici, forse, ma il costo di questa felicità é la sottomissione.
@giuliomozzi
mi pare che il tuo argomentare sia un po’ bizantino e sgusciante quando ti chiedi:
le probabilità di perdere in terzo grado, per Mondadori, erano basse o alte?
le due questioni etiche che si pone Vito Mncuso sono semplicissime:
1) E’ giusto che un capo di governo abusi del mandato democratico di governare promulgando leggi a difesa dei suoi interessi personali e delle sue aziende?
2) è giusto e coerente che chi crede nell’etica del bene comune, della giustizia e della legalità, <b<pur avendo la possibilità di scelta continui a lavorare con chi si fa beffe del bene comune della giustizia e della legalità?
Se lei invece crede ed è convinto che quella legge non sia una legge “ad aziendam” ma sia stata promulgata allo scopo di rafforzare la giustizia e la legalita di questo paese lo dica pura e dorma sonni tranquilli.
Ma non dica che siccome tanto la mondadori aveva vinto due gradi di giudizio, quella legge in fondo nopn è poi così malvagia !
Sarebbe molto piu’ apprezzabile che gli scrittori in questione dicessero che loro per l’appunto fanno gli scrittori e non è loro compito rimediare ai guasti della politica e del governo di questo paese.
I sofismi per acquietare la propria coscienza e giustificare il proprio comportamento sono una specialità del nostro paese e dimostrano quanto siamo caduti in basso
1. Esc, quanto al primo capoverso: sì.
Peraltro, se alla mia fidanzata volessi raccontare che i miei capi fanno cose terribili, sarebbe opportuno che le raccontassi cose terribili che i miei capi hanno veramente fatte. Sarebbe bizzarro che, a fronte di tante cose terribili che i miei capi hanno veramente fatte, alla mia fidanzata ne raccontassi – indignandomi tantissimo – una che i miei capi non hanno fatta.
2. Il secondo capoverso: se è anch’esso rivolto a me, mi pare un po’ scentrato. Ho fatto il possibile per non dipendere economicamente dai miei libri, e finora ci sono riuscito (tant’è che non ho mai avuto fretta di pubblicare). Lavoro (da due anni) per Einaudi come per altri editori. Ho un contratto con l’Istituto per la sperimentazione didattica ed educativa della Provincia di Trento. Sono quindici anni che insegno da varie parti: quest’anno forse anche in un’Accademia d’arte. Eccetera.
“In un certo senso, ti sei tu stesso condannato all’impotenza che invochi come difesa”. Ho invocata come difesa la mia impotenza?
Se invece il secondo capoverso non era rivolto a me, basta dimenticare il punto 2 qui sopra.
Carmelo, perché è “bizantino” far notare che, in realtà, nessuno di noi sa per conoscenza diretta se Mondadori ha evaso o no? E l’unica cosa che possiamo fare è guardare le sentenze?
Una sentenza dice che in un caso specifico Cesare Previti ha corrotto dei giudici per avere un “lodo” favorevole all’attuale padrone di Mondadori: e io credo alla sentenza. Due sentenze non definitive dicono che in un caso specifico Mondadori non ha evaso il fisco: e io credo alle due sentenze.
Dovrei credere a una sentenza ma non all’altra?
Curioso lo scambio di missive tra Mancuso e la sua casa editrice. In primo luogo perché è imminente l’uscita dell’ultima pubblicazione dello stesso, sempre con la stessa Mondadori. Si dirà: “sono le clausole contrattuali, non può fare altrimenti”. In secondo luogo perché la polemica esplode in ritardo. Lo stesso Giannini – autore dell’articolo che dà il via alla diatriba – afferma che la questione della legge ad aziendam era stata sollevata, la prima volta, il 12 Agosto nell’indifferenza generale. Ergo: passa una settimana tra il primo e il secondo articolo. Dov’era Mancuso durante questi sette giorni? Si dirà: “si stava godendo le vacanze. Non ha letto il primo articolo, ha letto il secondo”. In terzo ed ultimo luogo, non sarebbe stata più incisiva la protesta se l’autore, dopo aver chiesto spiegazioni in privato alla società che lo paga – con soldi eticamente puliti o sporchi decidesse lui -, avesse lasciato direttamente la casa editrice di Segrate e solo poi avesse detto agli altri: “fate come me, scappate”? Anche qui, ne sono convinto, si dirà: “povero Mancuso, ma lui voleva dar vita ad una ribellione degli autori. Come poteva pensare di ottenere lo stesso risultando dimettendosi in perfetta solitudine?”.
Un’apertura di credito nei confronti del teologo che non fa certamente il paio con la malafede manifestata dallo stesso Mancuso nei confronti della Mondadori. La società, infatti, ha pagato 9 milioni di euro circa per evitare la Cassazione, dopo aver vinto il primo e il secondo grado. Al di là di ogni disquisizione giuridica possibile, si tratta di una legge che ha favorito non solo la Mondadori ma moltissime altre aziende. Da legge ad aziendam a legge ad aziendas. E chissà quante case editrici.
Siamo sicuri che l’obiettivo di Repubblica fosse puntato sulla legge ad aziendam? E invece la protesta non avesse a che fare anche con il Lodo che prevede – ingiustamente aggiungo – la cancellazione (o la riduzione sensibile) del debito di 750 milioni di euro verso la CIR?
Sono 36 le leggi fatte da Berlusconi (anche) per il proprio tornaconto. Solo alla 36esima a Mancuso è venuto il dubbio. La domanda, che vale erga omnes, è: “cosa c’entra un lavoratore dipendente o un collaboratore con le manovre del proprietario dell’azienda per cui lavora?”.
@giuliomozzi
mi meraviglio che tu confonda la “verità” giudiziaria, che è competenza dei giudici, possibilmente non corrotti e la realtà politica che sono due cose diverse.
Secondo le leggi vigenti in questo paese il sig dell’utri è leggittimato sotto il profilo giuridico a fregiarsi del titolo dei privilegi e dello stipendio dei senatori (sebbene dicano le cronache si faccia vedere rararmente in parlamento, preferendo riunioni con “giudici” banchieri e affaristi ben piu’ proficue a quanto pare). Ma io spero che tu non aspetti la sentenza di terzo grado per farti un’opinionione politica ed esprimere un giudizio politico su quel signore. Persino Fini e i suoi amici hanno avuto il coraggio di esprimere una valutazione politica in merito a Verdini e quel signore comorrista di cui e’ stata negata dal parlamento l’autorizzazione a procedere.
Non mi vorrai dire che per esprimere una posizione politica sulle vicende Mondadori-Previti, stai aspettando la sentenza di ultimo grado?
sto immaginando il ghigno di chi si è fatto una trentina di leggi per sfuggire alle sentenze.
Lo ripeto:
non so se Mondadori ha evaso il fisco, lo avrebbe stabilito il giudice , lo avrebbe ora non può più farlo.
la domanda è semplice:
tu ritieni che la legge di cui parliamo è una legge fatta per il bene del paese?
Ritieni che il conflitto di interesse sia un argomento pretestuoso uasato da chi odia e ha invidia di berlusconi (cosi’ dice l’amm.delegato di mondadori) ?
se ritieni questo sei libero di pensarl oe dirlo e argomentarlo
ma non ti nascondere dietro le sentenze
@giuliomozzi
per concludere il mio punto di vista, ti faccio notare che alle tue argomentazioni, simili nella sostanza a quelle ufficilai dellamondadori, risponde con maggiore chiarezza lo stesso MANCUSO NELL’RTICOLO CHE PUOI LEGGERE SU REPUBBLICA
http://www.repubblica.it/politica/2010/08/23/news/mondadori_mancuso-6442732/?ref=HREC1-5
e che comincia cosi’
1) Voi scrivete di “rivendicare con forza e convinzione la correttezza e la limpidezza di ogni scelta” e sottolineate la “correttezza cristallina dei comportamenti imprenditoriali”. Per quanto riguarda la mia esperienza, sia come consulente sia come autore, posso testimoniare che è effettivamente così. Ma allora perché, dopo aver vinto due gradi di giudizio contro l’Agenzia delle Entrate, non avete atteso il terzo? Anzi, perché non l’avete ricercato Voi per prima, cara Arnoldo Mondadori Editore, con quella medesima forza e convinzione di cui parlate? Voi scrivete di “non dovere al fisco alcunché”, ma la controparte sostiene che dovete la bellezza di 350 milioni di euro: perché, dopo aver vinto due volte, non avete voluto vincere anche la terza definitiva partita, tanto più se in possesso di “eccellenti argomentazioni”?
Caro Mozzi, ha un bel coraggio, complimenti.
Purtroppo non confido molto nella legge italiana, e provo a spiegare il mio punto di vista con un esempio, sono un ammiratore di Flaiano, mi piace che poi non si capisca più niente.
Se io e lei fossimo due squadre di calcio e giocassimo una partita con la consapevolezza che lei può fare anche l’arbitro, sono così berlusconiano nel pensiero da essere sicuro che ogni mio gol sarebbe in fuorigioco, che tocchereli la palla con le mani anche quando non la tocco, e sono altresì convinto che il risultato finale sarebbe a suo favore e sa come va lo sport, conta solo chi vince, il resto sono chiacchiere. Sono convinto ma come dice lei chi può dirlo? in fondo è vero che lei ha fatto anche da arbitro, ma come si può mettere in dubbio la sua buona fede? d’accordo, quel gol che ho fatto era due metri dentro alla porta ma lei era lontano, non l’ha visto, e purtroppo la prova tv non è accettata. Quindi ci ritroveremmo qui, e io mi appellerei al fatto che è un bel vincere con lei che faceva anche da arbitro, e la sua risposta, che fa leva sui più alti principi dello sport, mi zittiribbe in un secondo dicendo “Quanto è finita la partita? chi ha vinto?”
Quindi le ripeto, complimenti, ha davvero un bel coraggio.
Ma mettendo da parte gli esempi, che come dicevo non ci fanno più capire niente, non crede che ci sia un vizio nelle regole con cui questo problemino da 300 e passa milioni è stato affrontato?
Nel caso saltasse fuori che la mondadori avesse veramente evaso il fisco, caso che mi sembra abbastanza evidente, (lo dico così a intuito, un’azienda che anticipa 9 milioni di euro sapendo di essere con la coscienza a posto a noi berlusconiani nascosti fa storcere il naso) in quel caso, proprio in virtù del suo stipendio così simile al mio, le verrebbe un senso di fastidio o continuerebbe allegramente a lavorare in mondadori?
E glielo dico sapendo che anche in questo caso nutro fortissimi dubbi su chi arbitrerà la partita.
giusto per la cronaca, questa è la replica di Mondadori spa sulla repubblica di ieri e questa la risposta di Mancuso sulla repubblica di oggi.
Mah, di questo parlare intorno ad estetica ed etica, come anche lo si fa in rete da ormai una quindicina di anni, alla fine rimangono i libri. E non si puo’ dire che non ne siano venuti di notevoli, nell’era berlusconia, nel mainstream orientato verso il sociale ed il politico.
Dall’ “assalto a un tempo devastato e vile” di Genna alla trilogia dei “canti del caos” di Moresco, poi “il tempo materiale” di Vasta e infine “le rondini di montecassino” della Janeczek. C’e’ abbastanza senso qui dentro per dimenticare tutto il resto e archiviare il rumore.
Tralascio la poesia italiana, vitalissima e davvero eversiva in piu’ e piu’ autori, perche’ se un risultato antropologico e’ stato davvero ottenuto in questo spianante tempo neopadano, quello e’ la vittoria del comico su ogni tipo di gravitas.
Carmelo, ripeto: dovrei credere a una sentenza e non all’altra?
Previti è stato condannato per uno specifico fatto, e perciò lo ritengo colpevole; Mondadori è stata assolta per uno specifico fatto, e perciò la ritengo innocente.
Prendere per vera una sentenza, significa nascondercisi dietro?
Non so se la legge di cui si parla è stata fatta per il bene del Paese. (Nel senso di: non so se chi l’ha voluta aveva in mente il bene del Paese, o qualcosa d’altro). Ma non mi sento di escludere che quella legge possa essere risultata utile al Paese. (Nel senso: che ha portato nelle casse pubbliche un po’ di soldi, che invece probabilmente, se lo Stato avesse insistito nelle cause, non sarebbero arrivati).
Ritengo che sia opportuno sollevare la questione del cosiddetto “conflitto d’interesse” quando essa è reale. E mi pare che qui si stia facendo tanto cancàn attorno a uno dei rarissimi casi in cui mi sembra, ahimè, che la questione del “conflitto d’interesse” non si ponga.
non posso che condividere, la lucidità e la chiarezza di pensiero di Alessandro ansuini.
Mi meraviglio che ancora si debba discutere su una realtà così chiara e ahimè, deprimente. Ma poi non mi meraviglio più quando guardo il consenso che riscuote il nostro Volgarissimo.
Ansuini, se non confidi molto nella legge italiana, non crederai nemmeno che Previti abbia corrotto i giudici.
Giusto?
@giuliomozzi
non vorrei essere cattivo ma mi pare che tu sia in evidente conflitto di interesse con la tuya coscienza.
Non si e’ mai visto un’azienda (e di aziende me ne intendo te lo aassicuro)
che sapendo di essere innocente e forte dellòa sua innocenza, sgancia nove (NOVE ) milioni per evitare il terzo grado.
O tu sei ingenuo oppure continui ad evitare di guardare la realta (non delle sentenze ma quella politica e sociale di questo paese) perche’ hai paura di doverti porre dei quesiti etici
Giulio, il secondo capoverso é dedicato a chi vi si riconosce. In un certo senso é dedicato anche a te e anche a me. Detto questo, non conoscendoti posso sbagliarmi. Quando prima hai dichiarato quanto “poco” prendi da Einaudi e dai tuoi libri, mi sembrava un tuo modo per dimostrare che non sei nelle condizioni di negoziare. Se viene fuori che si tratta solo solo di una delle tue fonti di guadagno, la cifra é meno commovente… Comunque mi pare che non ci sia alcuna incoerenza in quello che scrivi: difendi Mondadori e non ami il suo attuale proprietario. Credi cioè che Berlusconi sia il problema di Mondadori. Benissimo. Come forse hai capito io credo semmai il contrario, che Mondadori in sé sia “il problema” (in senso matematico).
Carmelo, le sentenze non fanno parte della realtà?
Non è questione di quello che credo o non credo Mozzi, la giustizia in terra è molto relativa per me, tu per esempio ci credi e sapendo che previti e berluscini hanno corrotto i giudici convivi benissimo con questa cosa, beato te, la mia unica certezza è che so per certo che le regole sono falsate e navigo a vista, sono tuo contemporaneo e m’è venuto, in questi vent’anni, il dubbio che la famiglia berlusconi abbia un concetto di “libertà” molto personale.
a te no?
Ti reputo una persona intelligente, molto puntigliosa, non capisco perché ti sei nascosto dietro a questo dito per nascondere l’elefante che hai dietro.
Dimmi che non te ne importa nulla di come è stata presa la mondadori e la smettiamo, dimmi che se anche ha evaso il fisco chissenefrega, non puoi essere tu, e né io, a cambiare il mondo. E’ un discorso tipicamente italiano ma da italiano lo capisco.
Interessante la lettera della mondadori, in questo passo parla dell’arbitro, e quindi stando alle regole, fatte da loro, dovremmo starci zitti:
“Ora il sistema delle imprese può contare su una normativa che finalmente concorre a porre termine a situazioni di questo tipo.”
Si riferisce forse al decreto legge numero 40 del 25 marzo 2010 sulla “chiusura delle liti pendenti.”?
In termini calcistici questo decreto dice che la palla era entrata ma era entrata tanto tempo fa, quindi buonanotte.
per una volta he volevo scrivere berlusconi bene mi è venuto berluscini. freud, ti odio.
[…] addietro Nicola Lagioia su Nazione Indiana a interrogativi simili – scaturiti da un ampio dibattito sulla responsabiità odierna […]
mi auguro con tutto il cuore che il signor teologo vito manc use, dopo giorni e giorni d’inenarrabile travaglio interiore, riesca a perdonare e a riconciliarsi con il papàdimarina, padrone della fabbrica dei libri con laghetto artificiale annesso e dalla grande storia e dal catalogo di inestimabile valore. sono certa inoltre che il signor teologo vito manc use possa sostituire degnamente il signor romanziere gianni biondillo nel cavallo di troia e insieme al signor giulio mozzi e a tutti gli scriventi italiani sovvertire l’attuale stato delle cose. mi figuro che a quel punto non basterà più un solo cavallo ma una scuderia intera, che il papàdimarina solertemente metterà a disposizione.
una afezzionata lettrice di gianni biondillo
Titolo: Conversazione orecchiata ieri in treno, che si presta benissimo a sintetizzare questa discussione.
A: “No, io quel film lì non lo vado a vedere, perché c’è Scamarcio, e a me Scamarcio sta antipatico”.
B: “Veramente, mi pare che in quel film non reciti Scamarcio”.
A: “Che c’entra?”.
B: “Ma, dicevi che non vuoi vedere quel film perché c’è Scamarcio…”.
A: “E’ vero, tutti i suoi film fanno cagare”.
B: “Ma a me pare che lui in quel film lì non ci sia. Magari poi a casa guardiamo nel giornale”.
A: “Ma che cazzo perdi tempo! Scamarcio a me mi-sta-sul-caz-zo, capito?”.
Saluti e baci.
che belle cose inviate dal cavallo di troia, signor scrivente giuliomozzi. il papàdimarina ha fatto costruire anche le ferrovie nel cavalluccio, quanta magnanimità.
Cordialità, Mozzi.
E’ un articolo che ho apprezzato per la sincerità, le domande, il sentimento di dubbio. Il problema è di legare lo scrittore con la casa editrice. Lo scrittore è un’artista, non un finanziere. Lo so, è una manera di pensare molto semplice. Non ho tutto capito della vicenda Mondadori, questo mostra benissimo la mia incapacità da ragionare con il denaro.
Credo che uno scrittore ha una sola preoccupazione: scrivere…
Quando uno scrittore si impegna nella sua opera, non pensa alla casa editrice, è nel suo universo, nel suo immaginario. Non voglio dire che uno scrittore sia allontanato dalla realtà, ma la afferra nelle sue parole essenzialmente.
Mia modesta proposta:
http://www.rossomalpelo.org/archives/199
Per carmelo: il buon senso di tuo nonno è lapalissiano.
@Véronique, come funziona il ragionamento? Quando vi fa comodo gli scrittori hanno da essere impegnati, quando non vi fa comodo sono artisti immersi nel loro universo?! Mah! Io dico che stare a cavallo de ‘O Sistema editoriale in questo paese è una furbata che un artista con un minimo di sensibilità non dovrebbe fare, a costo di dover rinunciare a qualcosa, anche al successo, se necessario. Ovviamente non mi riferisco solo agli scrittori, ma agli artisti in generale. Però di artisti, in giro, mica tanti…
Giusco, perdonami, ma i libri che citi gli auori li avrebbero scritti lo stesso, dov’è il merito della mondandori? Nella libertà che lascia ai suoi autori? Questo è chiaro, è la giustificazione per cui tanti autori bravi pubblicano con loro, d’altronde di casi eclatanti di censura ce ne sono stati pochi. (anche se ci sono stati, e uno dovrebbe bastare, in un’epoca, come dici giustamente, meno comica.)
scrive giulio mozzi
“Peraltro, se alla mia fidanzata volessi raccontare che i miei capi fanno cose terribili, sarebbe opportuno che le raccontassi cose terribili che i miei capi hanno veramente fatte. Sarebbe bizzarro che, a fronte di tante cose terribili che i miei capi hanno veramente fatte, alla mia fidanzata ne raccontassi – indignandomi tantissimo – una che i miei capi non hanno fatta”
sono perfettamenta d’accordo con lei
quindi?…
io, di mio, mi chiedo:
quale credibilità possono avere le parole di mancuso?
il mancuso in questione è lo stesso mancuso che si sperticava a sostenere la necessità dell’imperio della forza?
cosa è cambiato nel frattempo nell’universo mancuso?
forse l’imperio della forza ha un tantino esagerato?
di cosa stiamo parlando?
voglio essere gentile con mancuso
“si incontra la Sottigliezza:
nei teologi
non potendo provare quello che affermano
sono obbligati a operare tante distinzioni da sviare la mente
ed è proprio ciò che vogliono
quale virtuosismo occorre per classificare gli angeli in decine di specie!
lasciamo perdere Dio
la sua “infinità”
logorandoli
ha fatto cadere in deliquio molti cervelli”
baci
la fu
Ansuini voglio dire che i travagli della gente comune, quali tutti questi impiegati e a vario titolo dipendenti del Cavaliere o del suo indotto in effetti sono, ad un certo punto e’ giusto che rimangano privati. Ed e’ anche auspicabile che l’importanza che ancora qui dentro viene data a tali persone venga meno da parte nostra, essendo l’importanza ormai venuta meno da tempo al loro ruolo pubblico, che e’ l’unico interessante. Rimangono invece, dove rimangono, alcuni libri. In epoca priva di alcuna gravitas dal punto di vista dei comportamenti individuali sui quali ci accaniamo, sono gia’ moltissimo, piu’ di quanto noi stessi immaginiamo.
Amaramente annuisco.
Riprendendo la fu, il caso di Mancuso ricorda molto quello di Fini.
Ricordo bene l’articolo sul compromesso necessario che ha postato per intero in questa conversazione.
Ma in quest’epoca maledetta per dire la verità ci serve il matto, o qualcuno dall’interno che improvvisamente, per motivi sconosciuti, si svegli.
La tentazione a rassegnarsi è forte, il ducetto paga in servizi e commissioni e danari sonanti, e alla sua caduta i tanti indegni che gli sono intorno – a livelli alti intendo – troveranno il modo di cambiarsi d’abito e nessuno ricorderà niente. Sto leggendo cristi polverizzati del grande di ruscio che racconta cosa successe all’epoca della caduta del fascismo, lui che è espatriato subito dopo, una specie di fermo immagine del periodo agghiacciante. L’hanno fatto allora, figuriamoci adesso.
Bè, io ho bisogno della macchina per andare a lavorare e svolgere al meglio il mio lavoro: la fermata del treno è molto lontana e dovrei prendere anche un autobus per raggiungere il mio posto di lavoro; questo autobus accumula ritardi anche di 15 minuti. Meglio andare in macchina. Per arrivare al mio posto lavoro, ci metto 60 minuti, se dovessi andarci in treno ci metterei 105 minuti, 75 minuti in piu’, tra andata e ritorno. A lavorare ci devo andare, devo essere puntuale e devo essere rilassato, per fare al meglio il mio lavoro; e se prendo la macchina arrivo puntuale e rilassato e svolgo il mio lavoro al meglio. Andare al lavoro in macchina pero’ produce inquinamento, spreco di risorse, rende la vita peggiore a tutti, mé compreso. Per fare bene il mio lavoro ho bisogno del mezzo giusto: l’automobile, ma l’automobile crea problemi a me e agli altri, inquinamento ecc.. . Il mio nuovo libro uscirà a giorni con il titolo “l’inquinamento: partiamo da noi”.
Dovrei scendere dalla macchina.. ?
Perché ho deciso di scrivere quel libro ?
Sono un mestierante ?
Aggiungo, per rimanere al pratico: prendete la polemica finiani – governo, di questi ultimi giorni. Uno con un minimo di senso e raziocinio si chiede: ma dove stavano questi signori fino a 10 giorni fa? Non vedevano le cose che allegramente spiattellano in questi giorni? Lo stesso vale su questo spazio ex letterario, le dinamiche sono uguali.
Al che’ ad un certo punto la gente comune, i carmelo che arrivano ogni tot mesi per farsi un’idea riscoprendo la ruota, dopo un po’ se ne vanno. Ai carmelo allora bisogna almeno dire: la damnatio memoriae preservi i libri fondamentali, quegli oggetti miracolosi che in tempi cosi’ individualmente grami (ma che sospetto siano eterni e uguali a se stessi da che mondo e’ mondo) comunque emergono.
@GIULIOMOZZI
Carmelo, le sentenze non fanno parte della realtà?
certo che fanno parte della realtà ci mancherebbe.
ma non puoi appiattire la tua riflessione sul mondo sulle sentenze.
Sono due piani diversi.
un uomo può’ essere “innocente” sul piano giuridico, ma riprovevole sul piano politico.
Ora se di fronte al camorrista napoletano indagato ma protetto dall’immunità parlamentare tu non puoi dire:
aspettiamo la sentenza.
Perche’ anche se la sentenza dovesse stabilire che non ha commesso nessun reato, il suo comportamento sul piano politico e’ riprovevole.
la confusione dei tipi logici (se la memoria non mi inganna è un concetto di bateson) è proprio la trappola nella quali molto cadono.
@ilfugiusco
sinceramente non ho capito bene il senso del tuo discorso (lo dico con umiltà e senza ironia).
In ogni caso ho premesso che l’opera prescinde dal comportamento del suo autore.
Ci mancherebbe. prendiamo ad esempio javier marias autore che io amo molto. Non ho esitato un secondo a comprare tutti suoi libri editi da einaudi.
javier Marias di cui consiglio di leggere cosa ha scritto del Volgarissimo
http://www.broderie.it/images/humorimm/Marias%20Berlusconi.PDF
Di fronte a questo tipo di individuo, la maggior parte delle persone è
inerme, perché quasi nessuno è preparato a trattare con una persona
tanto seccante e insistente…………formalmente cordiale e persino affettuosa e che allo stesso tempo non
osserva norme o regole d’alcun tipo. Non le considera nemmeno per
disattenderle, e neanche i principi, neppure per tradirli; non ha la
consapevolezza di stare esagerando o oltrepassando i limiti o trasgredendo, anche se potrà fingere di abbracciare momentaneamente
delle regole – le ha viste negli altri e ha imparato a essere mimetico.
Ho difeso strenuamente l’opera di saviano per quella che considero, un efficace testimonianza di denuncia degli intrecci politici, economici con la mafia.
In questa discussione mi sono limitato a discutere sui due quesiti etici posti da mancuso:
1) E’ giusto che un capo di governo abusi del mandato democratico di governare promulgando leggi a difesa dei suoi interessi personali e delle sue aziende?
2) è giusto e coerente che chi crede nell’etica del bene comune, della giustizia e della legalità, pur avendo la possibilità di scelta continui a lavorare con chi si fa beffe del bene comune della giustizia e della legalità?
e bene ha fatto chi ha dato i link del comunicato della mondadori (che potrebbe aver scritto giuliomozzi) e della replica di mancuso che ripropongo
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/22/contro-di-noi-accuse-ingiuste-siamo-stati.html
http://www.repubblica.it/politica/2010/08/23/news/mondadori_mancuso-6442732/?ref=HREC1-5
per fortuna non scrivo e quindi non ho simili tormenti rispetto ad un editore mafioso ed evasore fiscale, però leggo e non compro libri mondadori ed einaudi, come non compro merce prodotta con il lavoro di bambini e lavoratori ad un passo dalla schiavitù.
i cavalli di troia li userei l’inverno come legna da ardere nei camini.
Condivido le considerazioni dell’autore dell’articolo. Da parte mia vorrei raccontarvi questo episodio.;
di recente in un centro commerciale c’era una vantaggiosa opportunità di acquistare libri iscrivendosi ad un progetto nazionale della Mondadori (8 libri in tutto 12 euro i primi 4..Camilleri, alcuni best seller eccetera).
Ecco nonostante la convenienza e il “fine” comunque nobile di voler leggere non mi sono iscritto.
Proprio perchè era Mondadori.
caro alessandro
non pecchiamo di ingenuità e di speranze tanto al chilo
non credo ai ravvedimenti improvvisi, ai matti burloni, ai fulminati sulla via del potere
credo alla capacità insita in ogni uomo di fare due più due e credo alla storia
credo ma non ci spero :)
bacio
la fu
stalker, sappia che le ho mandato un bacio virtuale
@la fumambola spett abilissima
come fa ad amare così incondizionatamente Cioran e credere nella storia?
credere nel senso di prenderne atto
credo che “la storia si svolga e niente più
indipendentemente da una direzione determinata
da uno scopo”
credo a questo ergo non spero
ma ci ho tante soddisfazioni :)
lei mi invita a nozze! grazie :)
un bacio
la fu
A: “Capisci? Ha fatto questa legge perché così la sua azienda, invece che pagare trecentocinquanta milioni, ne ha pagati otto e qualcosa”.
B: “Ma la sua azienda, questi trecentocinquanta milioni, doveva davvero pagarli?”.
A: “Che c’entra?”.
@ immondizie riunite
sai per caso dove si può trovare una confezione anche mignon di uàllaril? anche di contrabbando, magari. sai, ho girato tutte le farmacie e i presidi ospedalieri di un’intera regione, ma sembra letteralmente scomparso…
S:”A, B, suvvia non litigate, vi aspettiamo al Cavallo di Troia, c’è posto per tutti, le vie per
segrateilparadiso sono infinite. w gli stallieri.”secondo me mozzi più che all’einaudi con un contratto a termine è legato a qualche multinazionale farmaceutica, non si spiega altrimenti perché da quando è entrato in questo 3d la domanda di uàllaril è schizzata alle stelle
Mozzi vedo che insiste. Io ho risposto a tutte le sue domande lei neanche a una. Visto che solitamente è così preciso è cuiosa questa sua noncuranza. Nessuno qui ha detto che c’entra. Si è detto che le regole sono state falsate.
Comunque mi sforzo di rispondere anche a questa sua ultima: si, li doveva pagare.
Altrimenti il decreto legge numero 40 non sarebbe stato inserito, dopo altre due tentativi, nella querelle che va avanti da vent’anni. Se io ho ragione, e ho aspettato vent’anni, ne aspetto altri dieci per confermare la mia ragione. A meno di non avere la coda di paglia.
Dica lei, se una volta confermate “i sospetti”, si farà degli scrupoli. Temo di sapere la risposta.
Perfetto: a questo punto, il fatto che per due volte il magistrato abbia stabilito che Mondadori non doveva pagare questi soldi, diventa parte della dimostrazione che Mondadori doveva pagarli…
Tutto questo è meravigliosamente berlusconiano.
E’ ovviamente ingiusto che un governante faccia leggi e decreti che favoriscono o privilegiano le sue proprie attività imprenditoriali. Quella che mi pare manchi, in questo caso, è l’evidenza che quella legge – della quale immagino abbiano approfittato altre imprese, non so quante; che immagino abbia portato alla chiusura di un tot di cause ultradecennali, non so quante; che per questa ragione immagino abbia fatto risparmiare qualche soldo allo Stato, e fatto entrare qualche altro soldo in cassa, non so quanti – sia una legge ritagliata su misura sul caso di Mondadori.
Perciò, come ho già detto (qui), ripeto: Penso che, volendo pigliarsela con Mondadori, si possano scegliere appigli migliori di questo, che mi pare piuttosto debole.
(Ah: è ovvio che Mondadori non avesse accantonato, in vista dell’ultimo grado di giudizio, 350 milioni di euro. Vorrei vedere come campa, un’azienda che tiene 350 milioni di euro, liquidi, fermi su un conto corrente in attesa della conclusione di una lite col fisco che dura da più di 10 anni… In questi casi, di solito, se alla fin fine c’è un giudizio sfavorevole all’impresa, si contratta una rateazione). (E: lo so, che questo è scritto anche nel comunicato di Mondadori. Ma il fatto che uan cosa sia scritta in un comunicato di Mondadori – che, tengo a precisare, non ho scritto io; e che ho letto solo quando Sparzani l’ha linkato – non significa mica che la cosa sia per forza falsa…).
Quanto al “lavorare per Mondadori”, mi pare che abbia detto quel che c’è da dire Helena Janeczek nell’articolo (qui) che ha dato inizio a tutta questa discussione.
Va bene Mozzi, non solo sono berlusconiano, sono berlusconi in persona, volevo vedere chi mi è fedele.
Rispondo alle tue domande quando tu risponderai alle mie, te la stai prendendo un po’ comoda.
Lavoreresti per un’azienda che è stata presa con frode e gestita evadendo il fisco, se la legge lo confermasse?
@giulianomozzi
non solo sei perfetto come portavoce della mondadori ma potresti fare anche lo spindoctor del nostro capo del governo.
Stai praticamente illustrando meglio persino di tremonti le giustificazioni che accompagnano i condoni fiscali e gli scudi fiscali.
Lo stato incassa qualche soldo e gli evasori ne escono puliti puliti.
Gli evasori fiscali conoscono molto bene questa prassi stracciona. Ed è per questo che tirano per le lunghe i loro contenziosi fiscali, tanto prima o poi arriva il condono e l’illuminato di turno puo’ spiegare come fai tu
che immagino abbia portato alla chiusura di un tot di cause ultradecennali, non so quante; che per questa ragione immagino abbia fatto risparmiare qualche soldo allo Stato, e fatto entrare qualche altro soldo in cassa, non so quanti – sia una legge ritagliata su misura sul caso di Mondadori.
Un ultima cosa: la legge prevede che venga rilasciata una fidejussione bancaria a fronte di un contenzioso.
per esempio nel caso della sentenza che condanna la Mondadori a pagare 750 milioni, la Mondadori rilascia una fidejussione bancaria a garanzia del pagamento in caso di condanna definitiva. Sempre che una legge trovi il modo di impedire questa che sono convinto tu consideri un’ingiustizia
ansuini, vedi che mozzi oltre alla percentuale sul uàllaril ha un contratto che gliene garantisce una uguale, se non superiore, anche sull’ùlceril. perché far lievitare i suoi guadagni? se continui così, tempo mezz’ora e vai a cercarti la farmacia di turno. ti conviene? lascia perdere, non risponderà mai alle tue domande, vedrebbe le sue entrate scemare vertiginosamente
Ansuini, io lavoro già – da due anni e qualche mese – per un’azienda che l’attuale proprietà ha acquistata anche grazie a un “lodo” emesso da un giudice risultato poi corrotto.
Non ho nessuna intenzione di fare lo spin doctor dell’attuale capo del governo. So che tu sei convinto del contrario, ma a me davvero pare che sia molto più “berlusconiano” il tuo atteggiamento, che non il mio.
Io chiedo semplicemente di prendere atto di un fatto: qui non abbiamo un’azienda condannata per evasione fiscale, e che se la cava pagando una miseria; abbiamo un’azienda per due volte assolta.
Quindi qualunque discorso che parta dal presupposto che l’evasione ci sia stata, è del tutto inefficace.
Carmelo, scrivi: “Lo stato incassa qualche soldo e gli evasori ne escono puliti puliti”.
Gli evasori. Ma per due volte il magistrato ha stabilito che Mondadori non è, nel caso specifico, evasore. Questo non conta nulla?
“per esempio nel caso della sentenza che condanna la Mondadori a pagare 750 milioni…”.
Mi par sensato che un’azienda, se condannata in primo grado, debba immobilizzare qualcosa. Ma nella causa di cui stiamo parlando non c’è stata nessuna condanna.
Leggi attentamente la mia firma, grazie.
La legalità non è roba per italiani, questo è chiaro. Ma B se ne è approfittato, perché frega, come fanno tutti gli italiani quando possono e tutti gli altri suoi pari, magari più di lui (si pensi alla Fiat che ha dato e continua a dare ordini ai governi di qualunque colore), ma pretende di voler fregare alla luce del sole! Quindi la questione deve essere valutata in termini di gusto, più appropriati a degli scrittori o a degli amanti di letteratura, che secondo me è ancora una forma di arte. Per una pura questione di gusto è indecente lavorare per Berlusconi. Punto.
PS. quanto detto sopra vale per gli scrittori diciamo estetici. Per quelli etici e civili non riesco a capire, magari aiutatemi voi.
Va bene Mozzi, facciamo la pace, abbiamo opinioni diverse, io sarò berlusconiano, ma i soldi da mr cazzetto li prendi tu. Io faccio il portiere d’albergo e prendo mille e duecento euro al mese, basta saper parlare l’inglese e saper usare il computer, nel caso un giorno fossi fulminato per la via di segrate come Mancuso.
Se questo ti consola me la tengo, mi sarò lasciato prendere la mano.
D’altronde Facci stamattina a ombibus adduceva le tue stesse tesi in fatto di prescrizioni. Sei in buona compagnia.
Contento tu.
@giuliomozzi
Se due sentenze hanno dato ragione alla mondadori, sono contento per la mondadori. Ma il punto non è questo
Il punto è che la mondadori si è avvalsa di una legge promulgata dal suo padrone per
evitare la sentenza di terzo grado
e per evitare quella sentenza ha sborsato 9 milioni.
Ha cioè’ adottato la prassi che di solito adottano gli evasori fiscali.
Se io pago una penale (grazie a una legge che me lo permette), non posso poi dire che non dovevo nulla al fisco. Perché’ se nulla dovevo al fisco avrei tranquillamente affrontato la sentenza di terzo grado. e avrei risparmiato 9 milioni.
Ti faccio una domanda a bruciapelo:
il fisco ti contesta un mancato pagamento
tu ritieni ingiusta la contestazione e affronti due gradi di giudizio
il tribunale ti da ragione.
tu che fai?
paghi la penali o vai in terzo grado ?
ho paura che tu non stai argomentando, ho paura che stai solo facendo da portavoce alla mondadori. E sono convinto che te ne sarà’ grata l’azienda.
per quanto riguarda la sentenza sulla mondadori, c’e’ già’ stata una condanna
il rilascio della fidejussione lo ha stabilito il giudice e tu che sei tanto ligio alle sentenze dovresti accettare la decisione del giudice.
E dimmi un po’, cosa ne pensi della sentenza di secondo grado a proposito di dell’utri?
sei convinto che sia un mafioso oppure aspetti la sentenza di terzo grado?
il papàdimarina, come al solito, mostrerà tutta la sua sconfinita generosità verso gli artisti devolvendo gli otto milioni e qualcosina, anziché allo stato, all’ospizio degli scrittoroni del laghetto e dintorni. si vocifera che a ricoprire la carica di direttore della casa di cura sarà il signor scrivente giuliomozzi, già ministro della giustizia negli anni dieci con il nome di angelino alfano.
una afezzionata lettrice di gianni biondillo
@Giulio
>Mauro: ma le probabilità di perdere in terzo grado, per Mondadori, >erano basse o alte? Io non lo so. Tu lo sai? “Repubblica” non si pone la >domanda: perché non se la pone?
Giulio, quando Berlusconi convoca una riunione per discutere di giustizia, convoca anche i suoi avvocati (Ghedini c’è sempre) e quando convoca una riunione per pianificare le strategie di difesa per i suoi processi, convoca anche il ministro della Giustizia. Sorge quindi il sospetto, che per alcuni commentatori è certezza, che l’evoluzione della legislazione e la strategia politica per la giustizia siano funzionali in primissimo (e unico ?) luogo alle necessità di Berlusconi e delle sue aziende e nel caso specifico il fatto che la modifica circa il terzo grado nei processi fiscali sia stato introdotto al quarto tentativo dopo aver cercato per altre tre volte di inserirlo nei decreti più eterogenei, mi fa pensare che la preoccupazione di Berlusconi per l’esito del procedimento sia forte.
>Quante altre aziende hanno beneficiato di questo provvedimento? Non >è che, a conti fatti, lo Stato ci abbia guadagnato chiudendo in questo >modo un po’ di cause aperte? Io non lo so: ma bisognerebbe avere >una risposta a questa domanda, per sapere se quel provvedimento è >stato o no dannoso per l’Italia. “Repubblica” non si pone questa >domanda: perché non se la pone?
L’impatto del provvedimento su altri procedimenti dovrebbe essere preventivamente indagato e reso noto dal Governo stesso, che dovrebbe poter dimostrare, dati alla mano, un effettivo vantaggio per la comunità. Di nuovo, l’assenza di tali dati, l’inserimento reiterato del provvedimento in leggi e decreti che non hanno nulla a che fare con la fiscalità, fa pensare a una soluzione estemporanea, ad hoc, non legata a un disegno complessivo.
Da libero professionista (non nell’editoria) sono d’accordo con te sulla complessità e sulla farraginosità dei contenziosi fiscali, ma rigetto la soluzione di fatto proposta da Berlusconi e evocato dall’articolo tratto dal Foglio citato sopra (articolo bizzarro sul coté filosofico, con l’attribuzione di coloriture politiche contemporanee ai filosofi classici e con la gravissima omissione, tra l’altro difficilmente perdonabile in un articolo comparso su di un quotidiano come il Foglio, del disconoscere la diretta discendenza dell’opera e del pensiero di Sandra e Clemente Mastella dalla migliore tradizione dell’empirismo logico). Il metodo è elementare: a fronte della complessità e delle lungaggine dei processi e dei procedimenti, non si agisce migliorando l’efficienza e l’organizzazione degli apparati statali, rendendo più snelle e rapide le procedure, ma si agisce non celebrando i processi e annullando i procedimenti, non tutti, ovviamente, ma solo quelli che riguardano tipologie di reato e di violazioni contemplate nei processi e nei procedimenti a carico di Silvio Berlusconi, delle sue aziende e, non dimentichiamoli, dei suoi sodali più prossimi.
>I timori del Gruppo L’Espresso sono ben rappresentati in questo
> articolo di “Repubblica”.
D’accordo, ma questa è un’altra storia, tra l’altro un’altra di quelle storie per le quali si possono fare le pulci a Mondadori
ain’t gonna play sun city. oh no no no no no
Gibril Al-Halim, fosse solo per il fatto che lei mi sembra trattato come un reietto puzzolente dall’intelighenzia dei salotti buoni, almeno da quanto o letto di là, nella poetica camera mortuaria dell’EMERITO “burlone”, il suo bacio virtuale e quanto mai gradito.
le auguro un sereno ramadan.
c’era un’acca biricchina davanti alla o che scappò via.
sorry
e comunque, se un gruppo editoriale ha vinto due gradi di giudizio ed è convinto di essere nel giusto, perchè “sminchiare”, dopo essersi cambiato le regole in corso per poterlo fare, 8,6 milioni di euro senza aspettare di avere “giustizia” nell’ultimo grado di giudizio?
saranno pochi rispetto a quanto inizialmente richiesto, ma non son mica nocciolie!
nel dubbio, preferisco far crescere con le mie scelte di lettrice piccoli e medi editori…..
Stalker approfitto e ti bacio anche io che conoscendoti so che cado sul sicuro ed estendo a Gibril che mi sta tanto simpatico.
da consumatrice acquisto feltrinelli, rizzoli e piccola e media editoria, evito mondadori e tutto ciò che rientra nel gruppo multinazionale dell’americana Pearson.
Carmelo, indubbiamente Mondadori si avvale di una legge emanata da un governo Berlusconi per evitare il terzo grado di giudizio.
Trovo bizzarro dedurre da questo che Mondadori, benché assolta nei primi due gradi, sia in realtà colpevole.
“Ti faccio una domanda a bruciapelo:
il fisco ti contesta un mancato pagamento
tu ritieni ingiusta la contestazione e affronti due gradi di giudizio
il tribunale ti da ragione.
tu che fai?
paghi la penali o vai in terzo grado ?”
Vedi quello che ho già scritto, qui.
“per quanto riguarda la sentenza sulla mondadori, c’e’ gia’ stata una condanna
il rilascio della fidejussione lo ha stabilito il giudice e tu che sei tanto ligio alle sentenze dovresti accettare la decisione del giudice.
E dimmi un po’, cosa ne pensi della sentenza di secondo grado a proposito di dell’utri?
sei convinto che sia un mafioso oppure aspetti la sentenza di terzo grado?”
Davvero, sembra che tu mi stia rispondendo senza aver letto quello che in questa stessa discussione ho già scritto e ripetuto, ad esempio qui.
E dunque, se devo credere che Dell’Utri è un mafioso, vista la sentenza di secondo grado (e fatta salva la presunzione d’innocenza, che è scritta nella Costituzione), perché non devo credere, vista la sentenza di secondo grado, che Mondadori sia innocente d’evasione?
Per Mauro Gorrino. Grazie per il serio e sensato ragionamento.
Giustamente dici: “… Sorge quindi il sospetto, che per alcuni commentatori è certezza, …”. Come si realizza il passaggio da “sospetto” a “certezza”, in questo caso specifico? (Perché stiamo parlando di un caso specifico).
Giustamente dici: “…L’impatto del provvedimento su altri procedimenti dovrebbe essere preventivamente indagato e reso noto dal Governo stesso,…”. Siamo sicuri che questo “impatto” non sia stato calcolato dal Governo? Siamo sicuri che non sia stato reso noto? Io ho come unica fonte i giornali; l’unico giornale che abbia dato rilievo a questa storia è “Repubblica”; e “Repubblica” aveva tutto l’interesse a far intendere che questo impatto non sia stato calcolato.
Non ho letto l’articolo del “Foglio” al quale alludi.
Indubbiamente il gruppo di potere berlusconiano agisce secondo la logica che tu descrivi; e indubbiamente condoni e sanatorie non sono condivisibili in generale (anche se nei miei cinquant’anni di vita ne ho visti fare da tutti i governi), e tantomeno se a guadagnarci è chi li decreta. Ma, nel caso specifico, mi domando (vedi, non ho la “certezza”, e nemmeno il “sospetto”: ho solo una domanda) se non sia stato lo Stato a guadagnarci.
Quanto a “Repubblica”, ho invece proprio un sospetto. Ossia il sospetto che questo quotidiano, il cui proprietario è legato a Berlusconi da un contenzioso mica da ridere, si sia attaccato a questa notizia (praticamente ignorata dagli altri quotidiani, mi pare) in vista dei prossimi passi dell’altra causa, quella nella quale il Gruppo L’Espresso è direttamente e molto interessato.
Ovvero, qui ci stiamo tanto appassionando; stiamo tando discutendo; ma, per usare il linguaggio di Esc, mi domando se non siamo arruolati nell’esercito del De Benedetti. Il quale ci ha il dente avvelenato col cav., e non a torto: il monopolio dell’informazione, in Italia, lo voleva lui (anche se in modo diverso).
@giuliomozzi
tu dici:
“Trovo bizzarro dedurre da questo che Mondadori, benché assolta nei primi due gradi, sia in realtà colpevole.”
la deduzione la fai tu; io trovo bizzarro che un’azienda assolta nei primi due gradi si avvale di una legge costruita su misura per evitare il terzo grado e paga 9 milioni per questo. Tu non lo trovi bizzarro essendo tu stesso convinto convinto che l’azienda sia innocente?
quanto alla sentenza mondadori mi sono limitato a rteplicare alla tua affermazione
“Mi par sensato che un’azienda, se condannata in primo grado, debba immobilizzare qualcosa. Ma nella causa di cui stiamo parlando non c’è stata nessuna condanna.” (tue parole)
in realta c’e’ una condanna in primo grado al risarcimento da 750 milioni a favore di Cir deciso in primo grado dal giudice civile Raimondo Mesiano nell’ambito delle indagini riguardanti il Lodo Mondadori.
Aggiungo tanto per stare ai fatti, che nel processo penale relativo al lodo mondadori, la tua azienda ha evitato la condanna grazie alla prescrizione, in seguito all’ennesima legge ad personam del tuo padrone.
E’ senzaltro vero che il gruppo L’espresso di De Benmedetti è potente e ha sempre avuto mire espansionistiche nel mondo editoriale.
Ma è anche vero che ha sempre operato nell’ambito delle leggi vigenti di mercato (che sono pessime in Italia):
Non mi risulta cioè che Il gruppo controllato da De benedetti abbia:
corrotto dei giudici
creato delle leggi ad personam per sfuggire alle sentenze e alle condanne penale e/o favorire le proprie aziende.
Quindi quando paragoni il gruppo l’espresso alle aziende di Berlusconi stai solo facendo della propaganda quella propaganda rozza e demagocica tipica dei giornali della famiglia berlusconi.
Mi meraviglio che uno scrittore degrada il suo ruolo a quello di avvocato difensore di un’azienda, privandosi dell’autonomia intellettuale e di pensiero che ogni scrittore dovrebbe avere.
Infine, e chiudo questa discussione che a questo punto è sterile, perche’ con tristezza debbo constatare che stai semplicemente facendo l’avvocato difensore dell’azienda per cui lavori,
prendo atto della tua convinzione, implicita nelle tue affermazioni, che i condoni fiscali siano utili (dio mio come puoi dire una cosa così oscena!), e qui la solita tecnica retorica di dire:
“ci sono sempre stati”.
perche’ in questo decadente paese alla fine per mettersi la coscienza a posto si dice: ci sono sempre stati, sono tutti uguali, tutti colpaevoli tutti innocenti.
Dopo l’ennesima prova di conflitto di interessi e anomalia del controllo dell’informazione su un solo centro di potere (tv, giornali, periodici, radio, case editrici ecc ecc) e la “registrazione” che obiettivamente Berlusconi pensi più al suo bene che a quello dell’Italia, cosa rimane?
Che essere coscienti non serve a niente.
@giuliomozzi:
perchè non adotti il metodo del “caso specifico” anche per interpretare (non riferire, semplicemente) l’iniziativa giornalistica di laRepubblica? I fatti riferiti da Giannini ci sono? Gli 8-9 milioni accantonati per la sanatoria ci sono? Pare di sì, nessuno ha smentito, non è un falso. E’ un “caso specifico”, tu dici, che non ha nessuna rilevanza nel costruire il disegno interpretativo all’origine del problema di coscienza se essere o meno al soldo di un esercito di “cattivi”. Perchè il fatto che laRepubblica ne abbia dato notizia, invece, dovrebbe essere interpretato come una manovra militare dell’esercito nemico e non come un’azione giornalistica volta a salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati sulle malefatte del principe e a porsi problemi su strategie di contrasto?
Perchè il fatto che laRepubblica ne riferisca dovrebbe essere usato come un frammento di uno specchio dove si riflette l’immagine intera di una battaglia e il fatto in sè (la legge, la sanatoria in sè, il denaro) deve essere interpretato come la tessera di un puzzle che non riporta un noto disegno intero di assalto allo Stato (a tutti noi) per fini privati ma solo un dettaglio che può adattarsi ad altri disegni?
Personalmente non ho alcuna difficoltà a usare la pubblicazione dell’articolo di laRepubblica come se fosse un frammento di specchio e a essere d’accordo con te su questo “caso specifico”, ma uso lo stesso criterio anche per l’azione della Arnoldo Mondadori Editore e, sul piano etico, (non importa se tardivamente o no, se strategicamente o no) qualche problema me lo porrei.
Poi, la soluzione potrà anche essere: vabbeh, resto (in effetti è per lo più così) ma negare addirittura che il problema etico esista perchè il “caso specifico” non lo giustificherebbe, significa appannare e oscurare volutamente il “caso specifico” per non fargli fare la funzione di specchio.
@ giuliomozzi
Il tipo di utilizzo delle camere a gas avrebbe potuto essere dedotto dal comportamento generale dell’esercito nazista, di hitler e dei gerarchi al comando, senza aver bisogni di piangere sopra la montagna di scheletri cadaverici, capelli denti e scarpe e gioielli e sbiadite foto sorridenti. Sono queste ultime le prove che tu, scrittore mondadori, aspetti che ti scarichino, davanti alla porta di casa, i magistrati?
Carmelo, ti prego. “La causa di cui stiamo parlando” è quella di cui parla Mancuso nella sua lettera.
Comunque, faccio notare che io ho scritto:
“indubbiamente condoni e sanatorie non sono condivisibili in generale (anche se nei miei cinquant’anni di vita ne ho visti fare da tutti i governi), e tantomeno se a guadagnarci è chi li decreta”
e tu “traduci”:
“prendo atto della tua convinzione, implicita nelle tue affermazioni, che i condoni fiscali siano utili”
Vedi un po’ se hai capito giusto quello che ho scritto, o se non hai capito qualcosa di tua invenzione.
* * *
Caracaterina, scrivi: “Perchè il fatto che laRepubblica ne abbia dato notizia, invece, dovrebbe essere interpretato come una manovra militare dell’esercito nemico…”.
No, non “dovrebbe”. Potrebbe.
“E’ un ‘caso specifico’, tu dici, che non ha nessuna rilevanza nel costruire il disegno interpretativo all’origine del problema di coscienza…”.
Non ho detto questo. Ho detto che, nel caso specifico, mi par difficile sostenere che Mondadori avesse effettivamente evaso il fisco: ci sono due sentenze a suo favore. E quindi il ragionamento: “Berlusconi ha fatto una legge per evitare a Mondadori di pagare per ciò che ha evaso” è assai debole.
“…negare addirittura che il problema etico esista perchè il ‘caso specifico’ non lo giustificherebbe, significa appannare e oscurare volutamente il ‘caso specifico’ per non fargli fare la funzione di specchio”.
Non ho mica negato che il problema etico esista. Nel mio primo intervento qui ho scritto: “…volendo pigliarsela con Mondadori, si possano scegliere appigli migliori di questo, che mi pare piuttosto debole” (qui).
Quanto all’uso della notizia fatto da “Repubblica”, è proprio la debolezza dell’argomento – nonché la coincidenza con l’altro articolo da me citato – a farmi sospettare che “Repubblica” in questo caso stia semplicemente facendo i propri interessi.
Immaginiamo che “Repubblica” dica: “Cara Mondadori, se il tuo padrone si arrischia a farsi una qualche leggina che impedisca, diminuisca o dilazioni il pagamento di ciò che ci deve per quel famoso Lodo, noi ti impiantiamo una campagna morale – anzi, cominciamo a impiantarla da subito – per costringere i tuoi migliori autori, da quelli più prestigiosi a quelli più venduti, a stracciare i contratti. Naturalmente noi li accoglieremo a braccia aperte”.
“Repubblica” avrebbe ottime e condivisibili e credibili ragioni per fare un discorso del genere.
@Giulio Mozzi
L’articolo del Foglio da me citato è qui:
https://www.nazioneindiana.com/2010/08/22/io-autore-mondadori-e-lo-scandalo-ad-aziendam/#comment-138864
Giulio, se siamo d’accordo sulle logiche seguite dal gruppo di potere berlusconiano, allora l’opposizione a tali logiche è in primo luogo nel nostro comune interesse. Che poi anche altri gruppi di potere, cioè Carlo Debenedetti e i suoi, siano colpiti da queste logiche, questo mi pare secondario. Tieni anche presente che il problema specifico è stato sollevato da Giannini, vice direttore di Repubblica e quindi uomo di rilievo nel gruppo Espresso, ma ha assunto peso e interesse solo quando è intervenuto Mancuso, che non è affatto organico al gruppo Debenedetti. Senza l’intervento di Mancuso, l’editoriale di Giannini sarebbe rimasto confinato all’area dei lettori di Repubblica (come è successo ad esempio per molti articoli di Repubblica e Espresso sulla stasi che è calata sulla ricostruzione in Abruzzo) e non avrebbe generato ulteriori discussioni.
Non posso poi vantare una completa conoscenza sulla letteratura tecnica prodotta dai ministeri, ma se esistessero studi e analisi sull’impatto del provvedimento su tutti i procedimenti, questo sarebbe già stato prodotto dalla parte berlusconiana per mettere a tacere i Giannini e i Mancuso
@giuliomozzi
D’accordo: “potrebbe” (e ho scritto pure che non ho difficoltà a condividere la plausibilità dell’ipotesi relativa a laRepubblica).
D’accordo: può essere molto “difficile sostenere che Mondadori avesse effettivamente evaso il fisco”, ma questa argomentazione é insignificante ai fini della formulazione del problema etico.
Quanto al problema etico, so che non l’hai negato in toto ma solo relativamente al “caso specifico”, ma, invece, qui si sostiene che anche questo “caso specifico” è del tutto adatto a sollevare la questione etica e non è affatto “debole”.
Il tuo discorso non farebbe una piega se lo Stato, in Italia, fosse abbastanza forte da essere, non dico sempre, non sono così ingenua (o formalista) ma almeno discretamente “terzo”. Il punto dolente, assai dolente, terribilmente dolente, è che noi sappiamo che, in Italia, le istituzioni statali democratiche sono state occupate, forzate, deviate, invase dai visitors. Per fortuna lo stato democratico non è ancora morto ma sappiamo che sta male, molto male. E che le sue azioni vanno vagliate e monitorate con molta cura perchè parecchie, anche se ancora non tutte, possono essere sintomi di gravi malattie. Questo è il motivo per cui cadiamo nel paradosso logico (e magari fosse solo logico, come quello di Achille e della tartaruga) di non poter mettere sullo stesso piano la sentenza di condanna a Dell’Utri e quella di assoluzione a Mondadori. . (A scanso di equivoci: non sto implicitamente invocando uno Stato forte o uno Stato etico).
Se lo Stato si comporta come terzo e tratta un cittadino come Dell’Utri come uno qualsiasi (si fa per dire) va bene, ma se lo Stato, come nel caso Mondadori, è insieme arbitro e contendente allora è Male. E ciò INDIPENDENTEMENTE dal fatto che il contendente abbia ragione o no, sia onesto o no. Perchè è evidentemente inficiata, alla base, la natura dello Stato democratico come lo concepiamo da due secoli in qua. Non vale l’argomento che la magistratura e il parlamento (che hanno entrambi “salvato” Mondadori), sono due istituzioni indipendenti che operano in autonomia reciproca, non vale, perchè sono entrambi Stato e, anche prendendo per buone le sentenze assolutorie della Magistratura, resta il fatto che l’azione del Parlamento (Stato) va a favore dello Stato che, però, è anche (certo, non solo) il Presidente del Consiglio che è anche la sua famiglia che è anche la sua azienda. Il che, beh, delinea un quadro di totalitarismo (oppure Impero romano, Stato assoluto, Ancien Regime), quindi questo è Male, anche se solo relativamente alla visione politica democratica e liberale che certo, storicamente è molto giovane. E se l’azione di uno Stato può essere considerata Male, allora il cittadino ha tutti i diritti di farne un problema etico.
a giulio (mozzi)
“…volendo pigliarsela con Mondadori, si possano scegliere appigli migliori di questo, che mi pare piuttosto debole”
“Appigli” è già un termine connotato negativamente. Io ti rivolgo la domanda così, quali sarebbero secondo te le migliori ragioni per criticare (“pigliarsela”) con la casa editrice Mondadori? A quali stai pensando? Credo che questa sia un’occasione per dirlo, visto che sei anche tu un autore mondadori.
Mauro Gorrino: ho capito; l’avevo letto, ma non avevo capito che era quell’articolo lì. Chiedo scusa.
Certamente l’opposizione alle logiche del gruppo di potere berlusconiano è “comune interesse”. Qui sto dicendo infatti – ripeto – che far caso grande di questa specifica faccenda mi pare poco conveniente per il “comune interesse”: e ciò per la debolezza dell’argomento e per la (da me sospettata) strumentalizzazione da parte del Gruppo L’Espresso.
Circa l’impatto del provvedimento, d’accordo. (Mi sorge un altro dubbio, però questo sì bizantino. I provvedimenti gelminiani hanno palesemente il solo scopo di ridurre le spese del ministero dell’Istruzione. Eppure, non mi risulta che Gelmini o Tremonti abbiano insistito particolarmente su questi risparmi: cosa che avrebbe portato loro un certo consenso. La logica di comunicazione di questa gente qui è strana, a volte.)
Caracaterina: “Quanto al problema etico, so che non l’hai negato in toto ma solo relativamente al “caso specifico”…”.
Non ho fatto nemmeno questo. Solo mi par bizzarro far partire tutto questo discorso da un episodio nel quale il cosiddetto “conflitto di interessi” (che è in realtà una sovrapposizione, un accumulo, un eccesso di consonanza di interessi) è più difficile da rintracciare che in altri casi.
* Se l’azienda non ha evaso – e il magistrato per due volte ha detto: “Non ha evaso” – io non ho problemi a lavorare con l’azienda.
* Se il governo, comandato dal padrone dell’azienda, fa una leggina per fare cassa e liberare i tribunali, chiudendo un po’ di procedimenti con minime oblazioni, con Gorrino noterò che questo è un segno di rinuncia a gestire bene la giustizia. Tuttavia, se l’azienda approfitta di questa leggina, io non ho problemi a lavorare con l’azienda.
* Se il governo, comandato dal padrone dell’azienda, fa una leggina per dare una mano all’azienda, senza coinvolgere l’azienda, e poi l’azienda ne approfitta, io non ho problemi a lavorare con l’azienda.
* Se il governo fa una leggina per dare una mano all’azienda, coinvolgendo l’azienda o su richiesta dell’azienda, io ho problemi a lavorare con l’azienda (li avrei anche se l’azienda non ne approfittasse).
E’ quest’ultima la situazione? Ne abbiamo una prova? Gorrino parla di “sospetto, che per alcuni commentatori è certezza”. Io osservo che alcuni di questi commentatori hanno un preciso interesse – un interesse da 750 milioni di euro – a trasformare quel “sospetto” in “certezza”.
Nota a margine. Scrivi: “Se lo Stato si comporta come terzo e tratta un cittadino come Dell’Utri come uno qualsiasi (si fa per dire) va bene, ma se lo Stato, come nel caso Mondadori, è insieme arbitro e contendente allora è Male”. Mi pare che in tutti i conflitti tra un cittadino e lo Stato, lo Stato sia insieme arbitro (stabilisce le regole, le mette in opera e ne giudica il rispetto) e contendente. Ciò avviene sotto qualunque governo. Ma allora, nei conflitti tra il cittadino e lo Stato, dove troviamo un giudice? (Oppure: ho capito male?).
Come ho già detto altrove, se fossi un autore Mondadori-Einaudi, anzichè fare il Robespierre sui blog alla moda o il problematico sui giornali del gruppo (economico) d’opposizione continuando a ritirare lo stipendio dal Caimano, considererei più morale fare lo scrivente e non lo scrittore, cioè parlare coi miei libri ed evitare di assumere posizioni pubbliche in contrasto con le mie scelte personali.
Ci sarà un motivo per cui gli scrittori italiani come maitre à penser non se li caga più nessuno.
[…] non andrebbe presa in considerazione da altri illustri progressisti come Scalfari o Saviano. Su Nazione Indiana viene ripreso l’articolo e si scatena un dibattito che in un giorno raggiunge cento dieci […]
In questo paese c’è un problema di coscienza grande come le bugie di B. Prendiamo un esempio a caso, assolutamente a caso, Roberto Saviano. Come può essere credibile nei suoi appelli alla legalità rivolti a quella parte di popolazione napoletana e campana che forma un reddito di sopravvivenza attraverso dirette o indirette connivenze con la camorra? Non è giusto che lo spernacchino, visto che Saviano stesso forma il suo reddito di nababbo attraverso connivenze con ‘O Sistema non proprio limpido del diversamente alto?
Domanda pertinente: Ma allora dove troviamo un giudice?
Risposta pertinente: Quando si hanno dubbi su dove stia la verità li si risolve mettendosi dalla parte in perdita…
Andrea, tralascio la questione delle scelte editoriali (perché è un’altra questione).
E’ la quarta volta che cerco di pubblicare questo commento; l’ho perso tre volte: c’è qualche problema? O sono suonato io? Ora riscrivo:
Una prima questione, per me piuttosto misteriosa. Cinque anni e un mese fa, nel Corriere della sera, Gian Antonio Stella pubblicava un’articolessa sull’accordo tra Poste Italiane e Bol.it (negozio in rete di libri, gruppo Mondadori). Le poste, tramite il loro sito Postashop e la rete degli uffici, offrivano alle famiglie il servizio di acquisto dei libri scolastici, con spedizione gratuita. Bol era il partner per la fornitura di libri. L’articolo di Stella è qui, e facendo un po’ di giri per la rete mi sono persuaso che è praticamente l’unico articolo uscito su un giornale su questa storia.
Per dare un’idea dell’importanza dell’affare, il mercato dei libri scolastici è circa un terzo di tutto il mercato librario; è essenziale per la sopravvivenza delle librerie indipendenti; ha un valore complessivo attorno ai 400 milioni.
Non so poi come sia andata la cosa. In rete trovo tracce esplicite del servizio fino al 2008. Attualmente nei siti di Poste, Posteshop non ne trovo traccia esplicita (spero di aver guardato bene); in bol non c’è una “vetrina” per gli scolastici (o, se c’è, l’hanno nascosta bene). Ma se cerchi con Google “libri scolastici mondadori”, dovresti trovare un link sponsorizzato a Bol.it che dice: “Bol.it Libri scolastici: Scopri gli Sconti fino al 50% e la Consegna Gratis in Italia…”. E’ sempre quell’accordo lì, ancora in vigore? Io non lo so. Ho consultato il libro “La casta” di Stella, ma c’è solo un accenno di striscio a p. 121 (mi pare).
Comunque: anche l’affare si fosse rivelato un fallimento, questo è un caso nel quale si può (o si poteva) sospettare una certa cointeressenza nell’affare del capo del governo di allora (lo stesso di oggi; ministro era Moratti), nonché azionista di maggioranza di Mondadori che controlla Bol.it.
Ancora sui libri di scuola. La legge 133 dell’agosto 2008 (qui) stabilisce, all’articolo 15: “[…] A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista. […]”. Durante la Fiera del libro di Torino del 2009 ebbi occasione di chiacchierare con alcune persone che lavorano presso case editrici scolastiche. Domandai loro come si stavano preparando alla faccenda. Tutti mi dissero: siamo disperati, questa scadenza ci piomba tra capo e collo, per quella data non sappiamo cosa riusciremo a fare, forse appena appena dei pdf decenti, e comunque senza difesa dalla pirateria. (Poi, nel frattempo, quest’anno, sono arrivati gli ebook reader e l’iPad: ed è ancora cambiato tutto). Una persona di Mondadori scuola mi disse: “Eh, noi non ci siamo fatti cogliere di sorpresa”. Feci la domanda diretta: se erano a conoscenza di questa scadenza prima degli altri editori. Il tipo non mi rispose. Feci l’altra domanda diretta: se la scadenza l’avevano suggerita loro al ministro. Il tipo mi mandò a cagare. E’ vero: non mi ha detto niente, e non ho niente di serio da raccontare a un pm. Ma non mi ha neanche detto che le cose stavano diversamente da come io supponevo.
Larry, quant’è il reddito di Saviano? “Reddito di nababbo” è un’espressione un tantino vaga. Ma sono certo che tu hai parlato a ragion veduta.
Sono un libraio indipendente (uno di quei pochi che resistono allo strapotere delle grandi catene) e penso che bisogna essere coraggiosi e coerenti per abbandonare, come oggi fa Don Andrea Gallo e tempo fa ha fatto Giorgio Bocca, l’editore italiano più potente, quello che da solo occupa più del 30% dello spazio di una libreria, quello che spende di più in pubblicità, quello che annovera tra le sue fila gli autori italiani e stranieri più venduti, quello che può influenzare qualunque premio lettario, quello con la più capillare e potente rete distributiva. Ma autori notoriamente non schierati con Berlusconi come ad esempio Littizzetto, Saviano, Augias, Lucarelli, Odifreddi lo stesso Bertinotti e tanti altri dovrebbero proprio in questo momento di grave crisi per la nostra democrazia dare un segnale importante lasciando Mondadari. La posizione assunta da molti di loro (“è scandalosa la legge ad aziendam però io in effetti in casa editrice mi limito a rapportarmi con persone serie e ottimi professionisti”) mi suona ipocrita, la verità è che scoccia lasciare una nave che va a gonfie vele. Ci sono però tanti altri editori che possono garantire visibiltà e ottima distribuzione, ad iniziare dal gruppo RCS, da Feltrinelli e da tutte le case che ruotano intorno al gruppo Longanesi.
Mozzi mi dispiace, non sono la guardia di finanza, ma sono certo che il reddito di Saviano è decine di volte superiore a quei disgraziati di campani che secondo lo sceriffo dovrebbero mettersi dalla parte dello Stato perché IDDU sospetta fortemente che i loro datori di lavoro siano camorristi, o abbiano collegamenti con la camorra. Rimango della mia idea, Mozzi, mi perdonerà: la coscienza è poca.
sarò breve e concisa :)
mancuso è la contraddizione fatta parole, se le parole hanno un senso (leggere i pensierini suoi pubblicati su un foglio)
e fatta fatti visto il padrone che si è scelto
detto questo:
dobbiamo pure consolarlo e farcene carico affettivamente?
sì, si può fare , perchè un po’ d’amore non si nega a nessuno
no, non si può fare perchè un teologo ci ha già la sua famiglia e tutti ci abbiamo umanamente i nostri dispiaceri
ni
vabbè abbiamo scherzato ma il tempo lo si ammazza in svariati modi e questo è uno dei tanti
molti baci
la funambola
Grazie, Larry, sentivo appunto il bisogno della tua precisazione: che quando parli del reddito di Saviano parli di qualcosa di cui non sai nulla.
Lo stesso lei della coscienza…
Mozzi sei davvero perseverante, il tuo coraggio sta diventando addirittura eroico. Purtroppo fin dall’inizio non era in questione se tu voglia o meno lasciare la mondadori che, con tutto il rispetto, non cambierebbe una virgola, alla stessa maniera per cui il mio sbraitare non cambia una virgola, non contiamo un cazzo sul piano mediatico e della visibilità, ne su quello della “battaglia”, come la definiva Lucarelli, che è, resta e rimane, al di là di cosa ne pensi tu, che molti di noi siano convinti che la mondadori sia stata presa corrompendo giudici, e quindi illegalmente,(c’è una sentenza su questo, e sei tu che credi ciecamente nelle sentenze come un automa, ma a quanto pare non ti sembra così grave in questo caso, l’abbiamo capito, sei stato chiaro) e che la battaglia sarà vinta quando la mondadori tornerà a essere di una proprietà, qualunque essa sia, che l’ha presa legalmente, che magari sarà una ciofeca come è mondadori adesso, questo non possiamo saperlo, ma almeno sarà legale, e se qualche finanziere in un lontano futuro farà un controllo il padrone della nuova mondadori non potrà farsi le leggi per non pagarlo, nel dubbio, o per pagare il meno possibile, nel dubbio, tendiamo a sperare in una situazione leggermente migliore, non crediamo nel paese dei balocchi. Ora tu mi dirai che il padrone della mondadori è marina e non silvio, abbiamo capito. La questione resta sempre che quello che diciamo io e te e gli altri qui non conta granché, ci stiamo sforzando di ragionare, dove possibile, anche sbagliando, di suggerire strategie. Ti faccio una domanda: ma se saviano facesse una dichiarazione, ipotizziamo, in cui dice di voler rimanere in mondadori adducendo le tesi che porti tu, come reagirebbero i suoi lettori?
Ma io qui non ho tirato in ballo la mia coscienza, Larry. Tu invece hai tirato in ballo il reddito di Saviano, del quale – ed è bene che, per tua stessa ammissione, i lettori lo sappiano – non sai niente. Mica ti si impedisce di parlarne. Dì pure tutto quello che vuoi, sul reddito di Saviano. Basta che sia chiaro che stai parlando senza sapere di che cosa parli.
Il reddito nababbesco di Saviano si può dedurre dalle copiose collaborazioni e dai diritti sui milioni di copie vendute, sul film ecc. Mi limito a dedurre, come del resto fa lei con il tasso di legalità della Mondadori… ignorando che è stata ” rubata ” al legittimo proprietario (a sua volta indifendibile!). Dato che non mi si impedisce di parlare, confermo la mia impressione circa il suo bassissimo livello di coscienza.
mi piacerebbe molto vederla ballare qui la signora coscienza del del signor giuliomozzi.
grazie giulio delle risposte, su questioni di cui in effetti non parla nessuno; la legge sui libri on line per il 2011 non la sapevo, pur essendo docente al liceo…
le maggiori piazze mondiali danno oggi le azioni della “papi’s marina”, produttrice del uàllaril, in ascesa vertiginosa. ormai è un business più mastodontico del vaccino antifebbremaiàla. a questo punto, vi consiglierei di cominciare a dare una controllatina al reddito di mozzi. e, perché no, anche a quello di n’azione indiana che lo su/o/pporta
A quanto pare dedurre è proibito. Vedi una signora anziana per strada, come fai a dire che è anziana? hai visto la carta d’identità? Bè, dici, è piena di rughe, cammina curva e con un bastone. E che vuol dire? finché non hai visto la carta d’identità non lo puoi sapere. Magari ha 15 anni e soffre di una rara malattia che la fa invecchiare precocemente. Saviano ha venduto circa 4 milioni di copie più i diritti di un film? e che ne sai che l’hanno pagato? hai visto il suo conto corrente? E siamo sicuri che sia scortato? Gira con degli uomini con degli occhiali da sole e gli auricolari, ma che vuol dire? Avete visto il documento che gli assegnava la scorta? E anche se l’avete visto, avete visto i loro tesserini? Il fatto che portino occhiali da sole e auricolari non dimostra un bel nulla.
Bel modo di ragionare Mozzi. Sherlock Holmes sarebbe fiero di te.
Non avrò internet per una settimana se non risponderò più non è per maleducazione.
che culo, ansuini! una settimana senza internet! così avrai la possibilità di disintossicarti (il mozzil preso a grandi dosi, come hai fatto tu in questi giorni, può essere letale per l’intero sistema sinaptico) e predisporre un piano per la lenta e faticosa riconquista della uàllaris integritas
auguri
Ammesso che in questo momento la direzione FIAT stia attuando comportamenti antisindacali, che tende a colpire al cuore i diritti dei lavoratori acquisiti negli ultimi trent’anni, gli operai FIAT dovrebbero licenziarsi in massa?
Nessuno glielo chiederebbe certo.
Però si chiede agli scrittori di farlo. Perchè (per una sorta di strano fenomeno, per cui l’ideologia rivoluzionaria di ieri diventa il senso comune di domani), l’intellettuale è colui che deve dare l’esempio, l’avanguardia della rivoluzione.
Ma se la rivoluzione è fallita, e al suo posto ne resta il gergo masticato fino a diventare un bolo insapore? Fa niente.
In effetti l’intellettuale non è una vittima in tutto questo: è lui per primo a perpetuare l’equivoco, quando continua a proclamare che c’è una letteratura rivoluzionaria (la sua) e una posa rivoluzionaria anche in assenza di rivoluzione (sempre la sua).
Perchè tutto questo cessi, bisognerebbe che per primo l’intellettuale la smettesse con le pose che non può esistenzialmente sostenere, ma non lo farà.
Dovrebbe tornare ad essere un artigiano della narrazione, rinunciare al predellino e, per dire, su Nazione Indiana si parlerebbe solo del vero e del falso, del bello e del sublime, senza assegnarsi nè distribuire patenti rivoluzionarie o reazionarie.
E’ questo il vero conflitto d’interessi dell’intellettuale italiano, non l’altro, e va perfino oltre la questione mondadori si mondadori no.
Larry, suvvia. Mondadori era contesa tra Fininvest e Cir (che controlla il Gruppo L’Espresso); i contendenti si sono affidati a un giudice; Cesare Previti ha pagato il giudice, Fininvest ha avuto quel che voleva; ora Cesare Previti è stato condannato definitivamente per corruzione; Silvio Berlusconi se l’è cavata col suo solito sistema; ma poiché tutti i nodi vengono al pettine, ora Mediaset (subentrata a Fininvest) è stata condannata, in primo grado, a risarcire Cir con la modica somma di 750 milioni di euro. Questi fatti sono noti a tutti, sono stati ricordati nel corso di questa discussione, e non mi sembra di averli “ignorati”.
Ti invito anche a leggere quel che ho scritto poco fa, qui.
A: “Il signor B. ha commesso 236 delitti”.
B: “No, guardi, secondo me sono 235. Per il 236mo ci sono scarse prove, forse il fatto in sé non è neanche un reato. E poi a soffiare sul fuoco è uno che ci ha un conto aperto col signor B.”.
A: “Stai solo facendo della propaganda rozza e demagogica. Sei l’ufficio stampa e l’avvocato difensore del signor B., potresti fargli da spin doctor, sei tu che gli scrivi i comunicati stampa, hai un bassissimo livello di coscienza, mi meraviglio che uno scrittore degradi il suo ruolo a quello di avvocato difensore di un’azienda, privandosi dell’autonomia intellettuale e di pensiero che ogni scrittore dovrebbe avere”.
@ragazzo col nome arabo e altri
il medicinale si chiama ualleril e purtroppo si trova poco in giro perché è molto richiesto. comunque se leggete il foglietto dentro si scopre una cosa eccezionale e cioè che è molto indicato per la uallera che fanno alcuni scrittori. cioè nel foglietto ci sono i nomi e molti purtroppo sono mondadori e enaudi. e purtroppo alcuni stanno anche discutendo in questo post. però non faccio i nomi per la praivasy ma sono nel foglietto.
chissà come sta oggi il signor vito manc use, ieri ciàveva la coscienza traballante.
@immo
sai se cè un farmaco per curare la coscienza traballante? sai sono preoccupata per manc use & co. e mi dispiacerebbe assai se abbandonassero la fabbrica dei libri del papàdimarina.
per la coscienza non serve nessun farmaco. basta essere sofisti scemodemocratici. io quando il cav mi chiamerà a lavorare per lui – finalmente – mi limiterò ad ammettere pubblicamente la mia schiavitù
mi sembra cosa buona e giusta. grazie.
Mozzi, perdirindina. Ha ragione lei! Adesso mi scusi, è arrivato il taxi, mi accompagna in farmacia a comprare il ualleril forte
@Giù da me
mi hanno detto che il consciencelesso è un ottimo coadiuvante, però pare che il farmaco non l’habbiano ancora inventato. La cosa è assurda ma è così: non si era mai sentito di un coadiuvante per un farmaco che ancora non esiste. Ma forse non è vero che non esiste. Magari lo stanno sperimentando sugli scrittori Mondadori?
Ansuini, Sherlock Holmes usava – come tu nei tuoi esempi – l’induzione, non la deduzione.
I miei redditi del 2009:
16.000 euro (lordi, come tutte le altre cifre) per la collaborazione a progetto con Einaudi.
1.600 euro di diritti d’autore.
7.400 euro per una collaborazione occasionale con l’Istituto per la sperimentazione didattica ed educativa di Trento.
2.000 euro per una collaborazione occasionale con la Fondazione Fontana.
4.000 euro per la collaborazione a progetto con Sironi Editore (terminata a maggio).
5.200 euro da altre attività (principalmente corsi e seminari).
Per un totale di 36.200 euro lordi. Per avere il reddito reale dovete togliere le tasse (qualche euro più di 10.000), i contributi (quelli obbligatori e quelli che pago volontariamente), le spese per la produzione del reddito.
Circa quest’ultimo punto, preciso che solo il contratto con Einaudi prevede il rimborso della maggior parte dei viaggi. Negli altri casi, con l’eccezione dei corsi e seminari, nel corso dei quali vengo solitamente alloggiato a cura di chi organizza, ogni spesa è a mio carico (a cominciare da telefono, internet, stampante, libri, viaggi, alloggi…).
Altre curiosità? Altri argomenti ad personam?
Ho trovato molto coraggiosa la posizione di Vito Mancuso. Ma non manca il coraggio agli scrittori della Mondadori lottando dall’interno, molto più difficile perché nel campo e nello stesso tempo fuori, parlano da un campo fuori e interno. Non ho tutto capito dell’imbroglio della vicenda Mondadori, solo che l’azienda deve denaro al fisco. Mi chiedo come uno scrittore puo essere subito assimilato alla sua casa editrice. La libertà dello scrittore è di non appartenere a una casa particolare, la sua scrittura cancella tutto tentativo di possesso, anche dalla parte del lettore.
Come lettrice dei commenti, non capisco perché quando si parla della Mondadori qualche commentatore approfitta dell’argomento per criticare Roberto Saviano, fare insinuazione… Qualcuno punta una contradizione perché no? Ma è sistematico. Roberto Saviano è libero di prendere posizione, e l’ha fatto secondo un articolo della Repubblica.
Un libro sfugge.
carissimi
“il reale mi dà l’asma”
cosigliatemi
sono una donna sprovvista di uallera
temo di cadere in accessi compulsivi di cioranite
e temo il contagio
aiutatemi
ringraziando
la fu
Véronique, l’unica cosa che ti pare di aver capito (che Mondadori deve denaro al fisco) è precisamente quella cosa che, stando alla magistratura italiana che per due volte ha assolto Mondadori, non è vera.
Sherlock Holmes usa e usava il metodo deduttivo, tant’è che “La scienza della deduzione” è il titolo del secondo capitolo di Uno studio in rosso. Almeno su questo dovremmo essere tutti d’accordo.
giuliomozzi, uffa! in un contenzioso fra cittadino e Stato certo che lo Stato è sempre arbitro e contendente ma se, in quanto contendente, nel bel mezzo del contenzioso, lo Stato cambia le regole che come arbitro deve applicare, il cittadino si incazza, no? A meno che, come in questo caso specifico, lo Stato non interpreti la parte di entrambi i contendenti.
vabbè basta.
“Al Festival di Mantova porrò il problema e ascolterò l’opinione dei lettori”
(Corrado Augias)
ciao larry, un caro saluto.
—Mi perdoni, emerito Cavaliere e Presidente del consiglio, ma lei è, occasionalmente, padron… proprietario della Mondadori?—
—Mi consenta, io della Mondadori posseggo solo la desinenza che, come forse persino lei potrà capire, è composta di sole quattro lettere finali—
—Quindi Lei si trova in una situazione di deresponsabilizzazione nei confronti della Casa editrice?—
—Assolutamente sì, se le si toglie la desinenza la suddetta Casa editrice resta completamente Monda della mia presenza…—
sulla questione Travaglio scrive:
(…) Le stesse domande scaturiscono dalla lettura delle
geremiadi del teologo Vito Mancuso, il quale ha
scoperto con notevole tempismo di chi è la
Mondadori che pubblica i suoi libri: pare addirittura
che sia di B., che l’ha recentemente favorita con la
quarantesima legge ad personam della sua nutrita
collezione. Figurarsi come reagirà Mancuso quando
scoprirà che B. la Mondadori l’ha pure sfilata vent’anni
fa a De Benedetti grazie a una sentenza comprata da
Previti con soldi suoi. Potrebbe persino venirgli una
punta di acidità di stomaco. Per ora il teologo
ritardatario s’è limitato a scrivere due articoli su
Repubblica. Inerpicandosi sulla sua prosa, il lettore si
attende da un momento all’altro il grande annuncio:
“…E pertanto ho deciso di abbandonare Mondadori e
di pubblicare i miei libri con un altro editore”. Invece
no: si arriva in fondo, non senza una certa fatica, e si
constata, non senza un certo disappunto, che
l’annuncio non arriva. Mancuso voleva solo aprire il
dibattito con gli altri autori Mondadori di provata fede
antiberlusconiana (“aspetto le reazioni”). E vedere
l’effetto che fa. “Che famo, se n’annamo o restamo?
Fateme sape’”. Perché o se ne va tutta la comitiva, o
forse resta anche lui. Soffrendo molto, ma forse resta.
Poteva chiamarli uno a uno al telefono e risparmiarsi
un po’ di ridicolo, ma erano troppi. Così ha scritto due
articoli. Per risparmiare sulla bolletta.
@ Mari
Sherlock Holmes usa l’abduzione http://www.unostudioinholmes.org/scienzesociali.htm
Segnalo un intervento di Luca Casarini sulla questione:
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/-cerano-uno-scrittoreun-editore-e-la-lotta-di-classe/5607
Saluti,
c.
Grazie Giulio per la risposta. Forse non ho ben capito il senso dell’articolo anche se la Repubblica ha un grande merito di chiarezza. Mi sono un po’sperduta. Per il resto raggiungio l’opinione di uno scrittore: lo scrittore non è responsabile della sua casa editrice. E’ solo responsabile delle sue parole.
Sarà che ho molto difficoltà per agire…Mi sembra ogni modo delicato di rompere un contratto con una casa editrice. Qualcuno all’inizio ti dà fiducia, poi te ne vai…
Anche se la posizione de Vito Mancuso è coraggiosa, di alta probità.
@ Veronique, in Italia c’è un assurdo reato che si chiama concorso esterno in associazione mafiosa. Cioè a dire, viene condannata e magari messa in prigione gente non perché ha commesso un reato, né perché ha favorito un reato, ma perché si è associato esternamente a un mafioso. Cosa vuol dire concorso esterno in associazione mafiosa?! Non si sa, non lo sa nessuno! Però gli scrittori che secondo lei sarebbero liberi di scrivere per la casa editrice di Hitler, che sono responsabili solo dei propri scritti, ritengono mafioso chiunque sia inquisito per questo reato immaginario. Veda un po’ lei…
[…] Qui, il pezzo di Vito Mancuso (“Come posso fondare il mio pensiero sul bene e sulla giustizia, e poi contribuire al programma editoriale di un’azienda che a quanto pare, godendo di favori parlamentari ed extra-parlamentari, pagherebbe al fisco solo una minima parte (8,6 milioni versati) di un antico ed enorme debito (350 milioni dovuti)?”)che ha scatenato il dibattito tra gli scrittori e qui Franco Cordelli (“A quale editore migliore di Einaudi consegnare un romanzo in cui l’antagonista morale del narratore è lo stesso Berlusconi?”) […]
mi confermano che il uàllaril è completamente esaurito in tutte le farmacie, anche i magazzini ne sono sprovvisti data la massiccia ed improvvisa richiesta.
purtroppo non è l’unica brutta notizia: da ricerche fatte pare che il farmaco contro la logorrea* sia ancora in fase di sperimentazione, e che i succedanei sovente usati contro la depressione possono avere contro indicazioni, quindi se ne sconsiglia l’uso se non in casi gravissimi.
e ora la buona notizia: i cavallini di troia vanno a ruba e se ne stanno costruendo anche in vetroresina per soddisfare la domanda.
la ditta *padreppio sempre sia lodato*, leader nel settore di ammenicoli da piazza e da giardino abusivi o condonati, è al servizio del consumatore e alleste versioni personalizzate.
afrettatevi, sconti fino al 15 settembre, e se verrete sorteggiati un bel nano da giardino in omaggio, col rialzo!
*loggorrea:
1 med. Irrefrenabile bisogno di parlare, tipico di alcune malattie mentali
2 estens. Verbosità o loquacità eccessiva
Non ho letto tutti i commenti, ma anche Travaglio ne parla qui: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/24/l%E2%80%99altro-giorno-tomo-tomo-cacchio-cacchio/52474/
quando ho un attimo mi finisco di leggere il thread
Concorrere ad aiutare la mafia sarebbe un reato assurdo? Vorresti dire che è inutile perché se uno aiuta la mafia è necessariamente un mafioso a propria volta… oppure che se non si è mafiosi e si aiuta la mafia lo si fa senza accorgersene e, dunque, senza responsabilità grave? Spiegati meglio, per favore
Concorrere ad aiutare la mafia si chiama favoreggiamento. Concorrere esternamente a un reato è un’assurdità kafkiana.
Purtroppo arrivo tardi a leggere questo articolo, e mi limito a dire che secondo me Mancuso sbaglia il bersaglio, ha ragione mozzi: non è per questo che si deve attaccare mondadori.
Inoltre sbaglia il tono (l’onore di pubblicare per Mondadori??), e gli interlocutori (i dirigenti mondadori).
Insomma, sbaglia tutto, a eccezione della chiamata in causa degli autori Mondadori – che però avviene sul bersaglio sbagliato.
A Mozzi e Andrea Inglese ricordo che la legge sull’editoria scolastica (ne so qualcosa avendo lavorato fino a dicembre 2009 per RCS) non solo ha messo in crisi le case editrici non berlusconiane con la storia dei libri online, ma sta rischiando di affossare le case editrici medio piccole esclusivamente scolastiche (rafforzando l’oligopolio scolastico dei 4 titani Mondadori, RCS, De Agostini, Pearson) per la questione del non poter cambiare libri di testo per almeno 5 anni. Per fortuna che la riforma scolastica dei licei ecc. creerà nuovo mercato quest’anno e il prossimo visto il cambiamento di materie e di programma. Ma resterà comunque ridotta la pubblicazione di nuove edizioni, dopo il boom che avverrà a breve. Con gravi conseguenze per il fatturato delle aziende medio piccole.
vi leggo dopo mesi, forse anni, e non capisco, dati i toni di questi commenti e in generale dei dibattiti recenti, come fate a inserirvi su wikipedia autoistituzionalizzandovi come gruppo, e sopratutto autodefinendovi gruppo di ” intellettuali”.
Ne abbiamo parlato spesso in passato del significato di questa parola e sopratutto del ruolo e ne sono emerse definizioni, assunzioni, circoscrizioni aperte ma in qualche modo identificabili con qualcosa che produce mutazioni sociali attraverso diffusioni e creazioni di significati e valori nuovi.
Siete sicuri di aver prodotto questo?
o semplicemente molto più concretamente avete contribuito al tentativo di realizzare vostre e altrui ambizioni editoriali?
scusate la franchezza, ma qualcuno bisogna pure che la utilizzi ognitanto…
@magda
cosa le fa pensare questo? Vorrebbe dire che da parte di NI c’è malafede? io non credo, penso che è colpa del PD, in particolar modo di D’Alema. La Mondadori che c’entra? Saviano guadagna?! Come fa lei a conoscere il reddito di Saviano? Vede che parla di cose su cui non sa nulla! Mica le si impedisce di parlare, ma è bene che i lettori lo sappiano! Ma che dice?! Sherlock Holmes usava l’induzione, non la deduzione! Roberto Saviano è libero di prendere posizione, e l’ha fatto secondo un articolo della Repubblica. E poi lo sa che il uàllaril è completamente esaurito in tutte le farmacie?! Ci sarà un motivo per cui gli scrittori italiani come maitre à penser non se li caga più nessuno?
Forse perchè sprecano tempo a risponderle?
A volte succede che la frustrazione, l’invidia, problemi irrosolti nell’infanzia o semplicemente la stupidità rigorosamente e vigliaccamente anonimo, irrompe nei blog per vomitare un po’ di offese.
A questi virus parassiti non bisogna mai rispondere altrimenti si cade nella trappola che tendono con le loro stronzate!
non capisco tanta prescia ritardata nell’interrogatorio delle coscienze. non si sapeva forse da tempo che la mondadori è stata rubata colla corruzione di giudici? bisognava aspettare gli sviluppi di questo ladreria per fare appello all’etica intellettuale? vale forse di meno pubblicare con un gruppo editoriale rubato, piuttosto che con uno che si avvale di una legge ad aziendam per non pagare i debiti?
vabbè che le coscienze sono tutte a scoppio ritardato, cioè circolano gratis, quando ormai non costa più adoperarle, ma in italia si riesce a toccare sempre il parossismo e a non uscirne mai… fortuna che adoro il grottesco! mi ci arrampico. ora ridiscendo. grazie
Ho cercato di fare un discorso complessivo qui.
[…] di Vito Mancuso, in Nazione Indiana con una lunga discussione. Ivi, l’intervento di Franco Cordelli. […]
[…] Dilemma che alcuni, come Don Gallo, hanno risolto andandosene e che altri,invece, come il teologo Vito Mancuso, affrontano e mettono in discussione con grande […]
[…] Mancuso (che per Mondadori ha pubblicato, e ha un altro volume in arrivo) apre il dibattito (“Io, autore Mondadori e lo scandalo ad aziendam”). Così descrive il suo dilemma etico (il suo intervento è ripreso anche da Nazione Indiana): […]