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50 aforismi #3

Morte/Umanità/Amore/Suicidio

di Luca Ricci

Il dramma degli amanti: la bile delle coccole e il miele dei litigi.

Scoprire che Dio ha agito per una delusione d’amore…

L’amore è tutto nella vita. Quando finisce.

Sferrava amore alla cieca.

L’amore è il gioco della Storia in scatola. Chiunque può diventare un dittatore.

Cominciava a smettere d’amare dopo la dichiarazione d’amore.

In fondo perdere in amore vuol dire arrivare secondi.

– Vi siete lasciati?
– Ci siamo detti per tutta la vita addio.

L’amore è interessante, se non altro perché rende magnificamente energici ma improduttivi

Tattiche d’approccio: approcciarne un’altra.

– E’ stato un matrimonio splendido.
– Sì, davvero un momento ripetibile.

Ci amavamo, ma baciavamo altri che amavano altri ancora.

A un certo punto si smette di soffrire per amore, ci tappano e ci calano in una fossa.

Consolazioni: un amore non corrisposto è meglio di un odio non corrisposto.

Chiodo rievoca chiodo.

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5 Commenti

  1. Pensieri da sbranare come ciliege, grazie.
    Nell’aforisma incanta soprattutto la possibilità di un salto, crisi logica o sintattica nell’abisso della concisione, da ciò credo derivare la spinta al riso. E’ una forma che inclina alla metafisica, si hanno i migliori risultati avvicinandosi a oggetti come il suicidio, l’amore e la morte, ognuno per il suo verso, impensabili. L’aforisma cerca il proprio inciampo aporetico risolvendolo e il godimento sta nello spingersi oltre al parapetto euclideo di prammatica.
    Meditando a questo, m’aveva sconcertato (nell’ultimo aforisma del secondo gruppo) l’espressione: …definitiva farneticazione metafisica. Però capisco, il campo è appannaggio dei mitomani, basta farvi cenno e si rischia di radunare una massa di furiosi convinti, ognuno, di detenere l’esclusiva della vera dottrina primordiale.

  2. Rari individui hanno accesso alla conoscenza immediata (non mediata dalla mente) dei princìpi universali. È possibilità data dal legame cche il relativo mantiene con la propria centralità che relativa non è. La dottrina unica, chiamata dall’uomo “metafisica”, è la consapevolezza dei princìpi che legiferano l’esistenza e la Non esistenza che la precede. Questa consapevolezza, perfetta perché non relativa, è incomunicabile nella sua essenza, ma non nei suoi effetti consequenziali. La metafisica di questo si occupa, ed è l’insieme delle ispirazioni intuite dall’intelligenza individuale che è in grado di comunicare direttamente col Centro di sé. Ogni iniziato che “Vede” la Verità, vede la stessa Verità di ogni altro iniziato e non una sola, per quanto minima contraddizione, potrà trovar posto nella dottrina che si è obbligati a definire “non umana” perché a coloro che la vedono non è più concesso avere opinioni personali. La verità può essere vista, considerata, capita, ma mai inventata. Questa è la metafisica ed è, per questa sua impossibilità di essere compresa da chi non la vede direttamente, anche la realtà più fasificata che c’è, a causa della moltitudine di individui che vi ambiscono per appropriarsene. Nulla è più pericoloso e impegnativo del vedere la verità, perché quando si conosce, nel modo identificativo, si è in grado di leggere i minimi dettagli, invisibili allo sguardo usuale, e si sa chi si è, insieme e chi sono le persone davanti a una vista che denuda le loro reali intenzioni, senza che loro possano soltanto immaginarlo.

  3. Giusto per scherzarci sopra:

    L’amore è quella speciale predisposizione dell’anima che le consente di credere ciecamente ai benefici della solitudine.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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