50 aforismi #2
di Luca Ricci
Aveva faticosamente imparato quello che altri semplicemente sapevano.
Un ribelle a cui viene spiegato per filo e per segno a cosa ribellarsi.
Scommetteva sulla propria incoerenza, e vinceva sempre.
Gli dettero del pornografo perché riusciva a vedere sempre e soltanto l’uomo svestito dalla Storia.
Era talmente nel pallone che non la smetteva più di razionalizzare.
La sua specialità consisteva nel distruggere il suo campo di specializzazione.
Era un capolinea in movimento.
– Ha molti detrattori?
– Intende fuori o dentro di me?
– Come mai tutti questi silenzi, tutta questa immobilità?
– Sono refrattario al contingente.
Da persona debole qual’era, non riuscì mai a contrastare efficacemente la sua volontà di ferro.
Aveva un solo rimpianto: non aver studiato abbastanza da evitare l’introspezione.
Disprezzava l’universo, ma chiudeva un occhio sulla minuzia di farne parte.
Si godeva il mondo con il vantaggio dell’ignoranza.
– Lei è pacifista?
– Vorrei, ma ogni uomo è un esercito.
Aveva aperto una libreria immaginaria di libri soltanto suoi, appena sussurrati al cuscino, nei dormiveglia delle notti e dei giorni.
Ebbe la fortuna svergognata di fare bancarotta per primo.
Barattò tutte le certezze scientifiche per un’unica, definitiva farneticazione metafisica.
L’ultimo mostra, al posto dell’inversione analogica sulla quale si appoggiano gli altri aforismi, il limite di un’intelligenza che accende lumini davanti al monumento del tostapane.
La certezza scientifica è la disposizione intellettuale a sedersi su qualcosa di duro… senza meravigliarsi di riceverlo in sé.
La Certezza metafisica è data dal centro spirituale dell’essere che può essere aperto all’Assoluto dall’Assoluto stesso, e concerne la conoscenza immediata dei princìpi universale che legiferano la realtà relativa. Tutte le leggi che l’intelligenza considera sui diversi piani dell’esistenza, scientifico compreso, sono riferibili ai principi universali in quanto loro effetti secondari. Senza la consapevolezza dei primi i secondi sono soltanto obiettivi che si spostano appena l’intelligenza individuale ha preso la mira, con il tremolio dell’inceertezza.
Tutto vibra, e questo muoversi del tutto è imposto dal principio universale che legifera il movimento cosmico in tutti i suoi piani estesi. Questo principio è legge inamovibile nei confronti del movimento. Non può cambiare senza che l’intero universo si fermi e muoia. Questo è l’esempio di cos’è un principio universale. La metafisica conosce tutti i principi, nella gradazione gerarchica che li ordina in conseguenza della vicinanza di ogniuno di essi al Centro dell’esistenza. È questa l’unica conoscenza assolutamente certa che l’essere umano può avere, confronto alla quale le “certezze” scientifiche sono cosa da bimbi pieni di sé.
Perdonate i molti refusi dovuti alla fretta di rispondere alla stupidità che si inorgoglisce della propria pochezza intellettuale. La prossima volta rileggerò prima di inviare lo scritto.
Okkey, tenterò un’autocritica nello stesso stile degli aforismi pubblicati sopra:
Non ho praticamente difetti, se si vuole escludere un leggerissimo autocompiacimento per un’autoironia che tende a sminuire la mia immagine.
Non sono un credente perché sono un sapiente, è questa la ragione essenziale per la quale non credo in me.
(Non mi conviene metterne altri, altrimenti non diverrò mai uno scrittore ricco sfondato…) chissà perché non si usa dire povero sfondato? Forse che la povertà non stupri con lo stesso vigore della ricchezza?
Sarebbero piaciuti a Flaiano.
a me piace questo, più di tutti. ma tanto.
“Aveva un solo rimpianto: non aver studiato abbastanza da evitare l’introspezione.”
La “cultura”, quando è incapace di sintesi univoca che accomuni i saperi sotto un unico principio, è uno dei grossi ostacoli alla ricerca della Verità unica e totale, perché centrale e sintetica, dalla quale tutto procede, anche la menzogna in quanto “vera menzogna”. La cultura sincretica e nozionistica convince gli stupidi che la verità è una realtà solo soggettiva, e non importa se ci appoggiano i piedi sopra. In realtà non è il ricercatore che trova la verità, ma è la verità che accetta le intenzioni del ricercatore. Chi pensa che la Verità non abbia personalità… ha una personalità lontana dalla Verità.