Vorrei vederLi danzare
9 giugno ore 22.00 e 10 giugno ore 20.00
Teatro Fondamenta Nuove
Di me in me (2010) [prima assoluta]
ideazione e coreografia Adriana Borriello
suono Giovanni Bacalov, Antonella Talamonti
drammaturgia Livio Borriello
immagini Vittorio Davide Guidotti
con Adriana Borriello, Paola Rampone
produzione La Biennale di Venezia, Milano Oltre, Almatanz
Sul nesso tra la danza, la musica e la loro osservazione da una prospettiva antropologica, si concentra il lavoro di Adriana Borriello, danzatrice e coreografa dal segno incisivo cresciuta al Mudra di Béjart e cofondatrice di uno dei gruppi più originali degli anni ’80, Rosas, sotto la guida di Anne Teresa De Keersmaeker. Ed è proprio dalla ricerca attorno al corpo inteso come espressione di ciò che cultura, storia e memoria individuale e collettiva, ma anche ambito sociale hanno impresso nei suoi modi di movimento, negli atteggiamenti posturali e nella gestualità che la Borriello rintraccia la sua ispirazione. Una ricerca che regala un contenuto fortemente espressivo al suo lavoro coreografico che, in questo percorso, si affianca a quello di altri artisti: la danzatrice Paola Rampone, Antonella Talamonti e Giovanni Bacalov per la colonna sonora, Livio Borriello per i testi e la drammaturgia, Vittorio Dario Guidotti per le immagini. Insieme danno vita a uno spettacolo fortemente evocativo per due danzatrici-interpreti: la stessa Adriana Borriello e Paola Rampone, danzatrice dal percorso autonomo e con esperienze significative in ambito americano e francese.
Lo spettacolo svilupperà l’idea di danza come scrittura del corpo, come rivelazione della sua storia recente e passata, di un “archivio” personale e collettivo insieme: “chi danza sta leggendo un testo, scritto nel corpo degli uomini nel corso della loro storia, a partire dai gesti primitivi, fino a quelli sempre più “educati” dell’uomo moderno. Inversamente, leggere un testo (o una qualsiasi parola o segno in sé inerte) è prestargli il corpo, e quindi ridargli vita e movimento. In tal senso verranno utilizzate parole, immagini e suoni all’interno del lavoro”. In uno spazio spoglio, vuoto, chiaro, le immagini, che trasfigurano posture, gesti e movimenti, costituiranno l’altro danzatore: quello invisibile.
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allora Livio vuoi provare a raccontarci com’è stata per te questa esperienza di contaminazione?
un po’ lungo a spiegarlo, anche perchè sono in partenza imminentissima… cmq credo valga la pena di venire a venezia, non solo per il nostro spettacolo (che peraltro mi sembra sia l’unico o quasi a rappresentare l’italia).. ti dico solo che per me il rapporto fra corpo e parola è ineludibile, e forte…considero la parola una specie di aura del corpo… e che mi è piaciuto molto lavorare con adriana e questo gruppo di persone… forse il vero spettacolo era questo… persone che fanno qualcosa di bello per fare qualcosa di bello, senza arroganze, ambizioni, pochezze…
energia e senso, carne e suono, e viceversa
La danza come scrittura è definizione sacra. La poesia della parola. Livio Borriello nella sua scrittura possiede questo movimento, in una frase, danza la posture dell’uomo nel mondo.
Il corpo carnale occupa uno spazio nella poesia che scrive, il corpo ha una grazia affontando la sua scomparsa. Mi sembra che la danza sia il vento visibile, l’interpretazione dell’emozione, della vita e della passione. La danza crea la parola corpo della pioggia, dell’abbraccio, della notte, è frammento del nostro desiderio.
Il libro Micame che ho scoperto nella libreria Voyelles dove era Francesco. E’ un libro che accompagna questa ricerca del vincolo tra danza e scrittura. Danza e linguaggio della pelle.