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La scuola è finita

Un appello di Marco Belpoliti

Cari Amici e Amiche di Nazione Indiana,
Vi mando queste poche righe che ho pubblicato ieri, 30 aprile, sulla Stampa di Torino. Sono scritte per il lettori di quel giornale, e in poco spazio. Ma credo che il tema del degrado della scuola causato dal ministro Gelmini e da questo governo sia molto grave. Tutti quelli che hanno figli a scuola lo toccano con mano ogni giorno.
Il mio articolo è davvero poca cosa, ma dice una cosa concreta, a partire dal caso del Liceo Keplero di Roma.
L’opposizione fa qualcosa per questo?
Mi pare di no. O se sì, non abbastanza.
Perché non usare il web per lanciare una proposta di mobilitazione, scuola per scuola, di fronte a questa situazione?
Nazione Indiana può fare qualcosa?
Tocca a noi reagire e non accettare passivamente quello che accade Come un destino ineluttabile: non ci sono soldi…
Un caro saluto
Marco Belpoliti

***
La qualità costa. Lo sanno i produttori di automobili e come quelli di vino, i centri di ricerca sul cancro come le scuole. Il preside Antonio Panaccione del liceo Keplero di Roma ha scritto al ministro Gelmini per rappresentarle una verità elementare: per avere dei buoni risultati bisogna investire tempo e denaro. La scuola non è un’azienda, ma qualcosa di più complesso; se le si tolgono investimenti, i risultati non arrivano. Panaccione lo spiega cifre alla mano: un tempo riceveva dallo Stato 600 mila euro l’anno, ora gliene arrivano 130 mila. Non c’è un euro per i corsi di recupero di cui avranno bisogno la metà dei suoi studenti. Che fare? Dice il preside: o tutti bocciati o tutti promossi.
La riforma Gelmini appare perciò come una controriforma: a diminuire; e in prospettiva, a perdere, là dove invece in tutti i paesi del mondo industrializzato, in Europa come in Asia, oggi s’investe sulla scuola. O forse il ministro punta in questo modo a spostare il problema sulle famiglie? Al posto di corsi di recupero, lezioni private, magari pagate in nero. Per chi può; gli altri amen. La scuola italiana rischia sempre più il collasso e la riforma ci fa tornare alla caricatura del Sessantotto, a quel detestabile sei politico che tutti rifiutano come livellamento verso il basso di ogni possibile eccellenza. Il preside Panaccione lo preannuncia come unica, provocatoria soluzione per i ragazzi del Keplero. Andate promossi, i soldi non ci sono più. Ite missa est.

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45 Commenti

  1. “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
    Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
    C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, o si propone di dare dei premi, a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private.

Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio.
    Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
    Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta.
    Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”.
    Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950

    Ps. Dopo aver letto queste parole si può ben comprendere la politica scolastica dei nostri attuali politicanti, con lo storno delle poche risorse disponibili verso la scuola privata (al 90% clericale); e la sparizione dei posti di ricercatore in università. Distruggete le centrali elettriche e avrete il buio subito; distruggete la scuola laica e la ricerca e il buio totale delle coscienze e delle intelligenze lo avrete dopo qualche anno.
    Oppure irridetela, la ricerca. Come è avvenuto nel 2009 presso la sede del Cnr – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma. Quando, contro la volontà del suo presidente (un vero ricercatore), il vicepresidente Roberto de Mattei organizzò un convegno sul creazionismo dal titolo “Evoluzionismo. Il tramonto di una ipotesi”, invitando i più inverosimili ciarlatani in circolazione. Con i denari dei contribuenti italiani. (E’ disponibile il volume degli Atti).
    Designato alla carica di vicepresidente del Cnr nel 2004 dal presidente
del Consiglio Berlusconi su proposta dell’allora ministro Moratti,
de Mattei non fu rimosso dall’incarico nei due anni del governo Prodi (evidentemente piace anche ai cattolici adulti). De Mattei – che recentemente ha dichiarato: “Adamo ed Eva sono
personaggi storici e sono i progenitori dell’umanità” – è professore associato di Storia del Cristianesimo in una università privata, direttore del mensile
fondamentalista “Radici cristiane” e dirigente di “Alleanza Cattolica”.


  2. Che fare se non ci sono i soldi specifici? una cosa molto semplice: i corsi di recupero estivi si fanno lo stesso includendoli nelle ore di servizio dei prof. Tanto, burletta erano e burletta restano.
    Figurarsi se amo la Gelmini, lo premetto a chiare lettere, ma finiamola co’ sta storia che lo sfascio della scuola è opera solo dell’attuale governo (non lo dico a sua difesa ma soltanto perché l’affermazione rischia di falsare una valutazione in ottica storica). Vi hanno messo mano imparzialmente i governi di entrambe le sponde. Sono 18 anni che le politiche di bilancio hanno previsto solo e sempre tagli alla scuola e che i contratti collettivi hanno destinato agli aumenti salariali le briciole di Pollicino. Il risultato è una categoria di pavidi, straccioni, umiliati, che vede la propria indiscutibile professionalità e preparazione negate e irrise, a favore di non pochissimi furbi e disonesti che in tal mare di giuggiole ci sguazza. Gli unici governi che hanno conferito dignità al personale docente con una politica salariale di rispetto e che abbiano investito in strutture, corsi di aggiornamento seri, attrezzature di interesse scientifico e pedagogico, introducendo sperimentazioni di assoluta avanguardia invidiateci da tutta Europa, sono stati, udite udite, i governi della seconda metà degli anni 80. Poi con i governi Amato e Ciampi iniziò l’assalto alla polpa (per carità sacrosanto: c’era chi, ad esempio, si faceva la vacanza al mare in occasione degli esami di maturità. E con le varie restrizioni di bilancio, quanti albergatori ci sono rimasti male!).

  3. “la scuola rischi sempre di più il collasso”?

    ma quanto in basso volete che arrivi la scuola per constatare il “collasso”? La scuola italiana è morta. La catastrofe è avvenuta, ce lo mettiamo in testa o no? Gelmini, dite, e Berlinguer? Tutti i governi, da allora, hanno sistematicamente smontato il sistema dell’istruzione. Credete che oggi come oggi il triplo dei finanziamenti restituirebbe cultura e istruzione ai nostri ragazzi? Ma veramente lo credete? Ma siamo seri? Certo, occorrono anche i finanziamenti, ma da un punto di vista culturale la qualità indecente degli insegnamenti è tale che sono riusciti a rendere un’eventuale, miracolosa inversione d’investimenti un fatto puramente simbolico: sto dicendo che se pure tornassero a finanziare come un tempo, il tempo sprecato e l’ignoranza lasciata crescere (e che nonostante i finanziamenti continuerebbe a proliferare) si proietterebbe sul futuro dell’Italia e degli individui per decenni e decenni. La scuola italiana, con o senza sostegno economico da parte dello stato, è una fabbrica di ignoranza. Non c’è stata destra né sinistra a cui sia importato un cazzo della scuola. Basta con le ipocrisie, per favore.

  4. Confermo che la controriforma (del Welfare e della scuola in particolare) è in atto da almeno quindici anni, con la perfetta concordia di governi di destra e di sinistra. Le ragioni si potrebbero anche cercare negli sprechi (moltiplicazioni di sedi, assunzioni di massa e per lo più ope legis degli anni precedenti) ma adesso è inutile. I lavoratori della scuola sono per lo più rassegnati, come chi non ha più fiducia in nessuno. Si naviga a vista, con risorse proprie e soluzioni individuali o locali.
    Questa è la realtà.

  5. insegno da dieci anni, da quando sono stata chiamata in ruolo grazie al concorso ordinario (avevo fatto solo poche supplenze prima). E’ un lavoro meraviglioso, vi consiglio di leggere il post di questo professore http://scorfano.wordpress.com/2009/09/30/nel-frattempo/#more-5380

    La situazione attuale della scuola pubblica italiana è gravissima. Mai prima d’ora era stato deciso un tale attacco così radicale e per giunta nella disinformazione totale.
    Sono stati decisi tagli di 150 000 (CENTOCIQUANTAMILA) fra personale docente e Ata in cinque anni e siamo già a secondo anno (a settembre 2010 altri tagli di 25 600 docenti e 15 000 ata) è come se chiudessero tutti gli stabilimenti della FIAT e del petrolchimico italiano in un solo colpo.

    Questa è l’entità dei licenziamenti, grazie alla “riforma” di elementari, medie e superiori.

    La riforma delle superiori non è ancora stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, quindi non è legge, e in maniera illegale è stata già applicata: dal prossimo anno partiranno le classi prime dei “nuovi” licei in una situazione di caos globale e per gli Istituti Tecnici la riforma partirà ANCHE per le classi superiori: cioè un ragazzo di terza andrà in classe quarta che non è più del corso di studi che ha scelto, ma che è una roba con ore in meno e programmi fantasma.

    Nel mio Istituto abbiamo perso il liceo sociopsicopedagogico, il liceo delle scienze sociali e il liceo scientifico PNI perché con la riforma non esistono più. Quasi nessuno si è iscritto al nuovo liceo delle “scienze umane” e neppure al nuovo “classico” per tanti motivi (compresa la competizione fra i licei vicini…) e così i supplenti non esisteranno più nel giro di pochi anni molti docenti di ruolo diventeranno sovrannumerari (la ministra ha detto che si dovranno riconvertire, magari andando a lavorare ai Beni Culturali e il Ministero dei Suddetti Beni ha subito comunicato che lui gli insegnanti non li vuole, ma vuole i laureati specializzati).
    Il problema dei supplenti esiste da anni, ma non si può risolvere lasciandoli in blocco a casa. Ho colleghi che lavorano da più di dieci anni e dal prossimo anno staranno a casa.

    La situazione è drammatica e si sta attuando nel silenzio globale. Io ho passato ore in rete per cercare le informazioni, adesso ho trovato un po’ di siti dove restare aggiornata. Ho una cartella intitolata “Gelminaccia” dove salvo i file con le “news” sempre più opprimenti. Adesso vi copio alcune cose:

    Lo sapevate che:

    – la Gelmini ha dichiarato che sta lavorando insieme al ministro della Salute per andare in tutte le scuole con esperti esterni (pagati da noi) per rassicurare gli studenti che le centrali nucleari non sono pericolose?

    – agli insegnanti della Religione Cattolica in periodo pre-elezioni hanno aumentato lo stipendio mensile di 250 euro netti e che avranno un rimborso di 14 000 euro netti, grazie a un ricorso a Strasburgo presentato dai docenti precari (che lavorano da anni senza gli adeguamenti di anzianità ecc.) e che però a questi ultimi è stato negato (gli insegnanti di religione Cattolica hanno un contratto diverso, quindi ne hanno potuto beneficiare)?

    – a Catania il provveditorato agli Studi è occupato da mesi? Che è in programmazione uno sciopero degli scrutini in tutta Italia?

    – anche la CGIL si sta mobilitando?

    Vi riporto l’ultima notizia è di un paio di giorni fa, la ho appesa in sala insegnanti:

    FORMA STUDENTI DA PODIO, MA LA SUA CATTEDRA È PRECARIA

    di Alessandra Toni
    http://idocentiscapigliati.blogspot.com/

    Otto successi su otto concorsi. Vanta indubbiamente un bel primato il professor Mario Iodice, docente di lettere classiche al liceo Cairoli di Varese. Degli otto allievi preparati per sostenere competizioni nazionali in lingua latina o greca, il professore ha “incassato” sempre prestazioni da podio o da menzione speciale. Una performance che non è passata inosservata al Ministero che ha preso carta e penna per esortarlo a proseguire nella sua opera formatrice con tanta passione e devozione.
    Un encomio formale che ha lasciato l’amaro in bocca al docente, da undici anni in cattedra sia nella scuola sia all’università Statale (greco miceneo) e Cattolica (socio-linguistica), ma con una “nomina provvisoria” che lo rende per definizione instabile per il futuro. Il professor Iodice, in verità, è di ruolo e una cattedra ce l’ha, ma, volendo avvicinarsi a casa, sta vivendo la precarietà dell’attesa di un’assegnazione definitiva che, con i profondi tagli nella scuola, sembra diventare una chimera.
    Studenti e genitori sono pronti a “incatenarsi” ai cancelli pur di non perderlo ma la preside Daniela Tam Baj può veramente poco contro una legge che impone regole rigide di reclutamento. Tanto successo, tanta passione non gli hanno mai valso nemmeno un punto in quella graduatoria che decide chi insegna e dove.

    Ultimo dei successi collezionati è il secondo posto di Karim al concorso greco che si è svolto In provincia di Latina: « Il collegio docenti decide di proporre alcune attività extra curricolari. A me è stato affidato il progetto “Atene-Roma” e seguo la preparazione degli studenti per concorsi in lingua greca e latina – spiega Iodice – Karim mi era stato segnalato dalla sua docente Angela Todisco che lo sta preparando con grande attenzione. In dieci, quindici ore, si imposta la preparazione che va oltre la traduzione, capacità che lo studente deve avere già ben sviluppata, per approfondire le caratteristiche filologiche, stilistiche, linguistiche di un brano. Una competizione nazionale non è semplice e io cerco sempre autori diversi per una sorta di sfida anche personale, alla ricerca di novità, nuovi saperi, nuovi insegnamenti».
    Iodice è un professore giovane, molto curioso e appassionato di un mondo che oggi si vorrebbe mettere all’angolo: « L’Italia corre un rischio enorme. Si vuole copiare il modello anglofono quando ormai sono sempre più evidenti le sue lacune. Una preparazione che mira all’ipertecnicismo non può garatire il successo perchè l’uomo è fatto anche di pensiero. E se il pensiero non è stimolato, l’essere umano è di per sé stesso monco. La cultura classica è costruita sulla parola: ogni parola è come uno scrigno che contiene un tesoro prezioso. Se si ha il possesso di quegli scrigni hai una ricchezza che nessuno potà mai togliere».

    Per i suoi studenti Iodice è un “mito” nonostante non gli neghino definizioni poco carine, come “Fuhrer”, a causa di una severità che non fa sconti: « A quest’età fare sconti o abbassare la guardia è un errore enorme. I ragazzi devono pretendere da loro stessi, non accontentarsi. Devono usare la testa e usarla al meglio».

    Anche davanti a gravi insufficienze, i ragazzi non mollano ma, anzi, reagiscono con grande fermezza: «Non è vero che questa sia una generazione vuota e senza valori. I giovani sono come palazzi: si deve soltanto trovare la porta giusta attraverso cui entrare. Magari non è quella principale, la più vistosa. Magari è una botola nascosta. Sta a noi docenti trovarla e scardinarla: e così ti si apre un mondo infinito. L’importante è ascoltarli: io cerco sempre di capire che tipo di persona ho davanti, quali i suoi ideali, quali pensieri. E in base ai suoi interessi costruisco il piano di studio. L’amore è il motore dell’universo? Allora testi classici di amori impossibili o di storie infinite permetteranno loro di capire di non essere soli con i propri problemi. È la medicina ad appassionare? Allora perchè non approfondire i testi medici del mondo greco o latino. O quelli giuridici, se si è innamorati del diritto? O la musica? Vi assicuro, che la lettura dei classici riesce ad appassionare per tutta la vita, perchè vi si trovano le risposte alla vita reale che si affronta. Io ho adottato un assunto di Plutarco: «I giovani sono come fiaccole da accendere, non sacchi da riempire».
    E di fiaccole ne sta accendendo molte. Con la speranza che la sua fiamma non si esaurisca…

    Ringrazio Belpoliti, spero proprio che ci sia l’atto individuale di presa di coscienza e che porti a un agire collettivo, a una protesta forte, altrimenti se non si farà nulla adesso, tutto è perduto e nei prossimi anni si avvererà il peggio

    a proposito: buon primo maggio a tutti

  6. “La scuola è finita” ! Lo avevo capito anni fa. Già la vedevo come una nave che stava affondando. Scriverò al Ministro, sicura che non leggerà . (In Italia si legge poco!!!) Le statistiche dicono che i ragazzi non sanno leggere o leggono e non capiscono ciò che c’è scritto (E’ vero) ALLORA, che fa il MINISTRO ??? DIMINUISCE LE ORE DI ITALIANO. UN’ORA IN MENO ALLA SETTIMANA !!!! BRAVA ! Ed io in 4 ore di Italiano alla settimama DEVO INSEGNARE: la grammatica italiana, l’analisi di testi poetici ed in prosa; DEVO INSEGNARE a scrivere un articolo di giornale ed un saggio breve (cosa che non sanno fare neanche alcuni giornalisti); DEVO SPIEGARE almeno 25 canti della ” Divina Commedia” (8 o 9 l’anno); POI la LETTERATURA …E POI I TEMI . Con LE NUOVE INDICAZIONI SUI PROGRAMMI aumentano i contenuti, ma alla QUALITA’ CHI ci pensa ???
    Eh sì che il TEMPO è relativo, ma 4 ore SOLE !!! E 29 , 30 alunni in CLASSE !!! Faccio l’appello ed è finita l’ora !
    Diminuiscono le ore. Aumentano i contenuti che dobbiamo insegnare. Qual è il MESSAGGIO ? Io l’ho capito. Non ve lo spiego perchè non ho tempo: VADO A CORREGGERE 90 COMPITI !
    AMAVO LA SCUOLA E L’AMO ANCORA …
    FIRMATO: PAOLA TESTAFERRATA
    UNA PROFESSORESSA IN TRINCEA

  7. Se potrò vivere con una qualche lucidità i vent’anni che la statistica mi riserva ancora da vivere sono convinto che farò in tempo a vedere l’abolizione della scuola non solo in Italia ma in tutti i paesi occidentali più ‘avanzati’ come gli Usa e il Regno Unito e l’Europa dell’Est.
    Costa troppo, ai ragazzi non piace (non è mai piaciuta, in effetti) e, stabilendo che il suo compito sia di quello di informare e non formare (concetto indubbiamente totalitario, quello di formazione, come pure quello di selezione!) entro una decina d’anni si deciderà che in questi tempi di informazione gratuita e diritti umani Internet potrà provvedere a tutti i bisogni di informazione dei giovani senza rompergli troppo le balle visto che tanto a lavorare ci penseranno gli immigrati e l’avanguardia dell’umanità potrà dedicarsi full time al nuovo stadio evolutivo, il copiaincolla…

  8. Belpoliti,
    “Ma credo che il tema del degrado della scuola causato dal ministro Gelmini e da questo governo sia molto grave. Tutti quelli che hanno figli a scuola lo toccano con mano ogni giorno.”
    Direi che i primi a toccarlo sono gli insegnanti come me.
    Comunque, lei che tipo di mobilitazione propone?
    Io potrei starci, ma ci vuole la voce di scrittori, saggisti, giornalisti, intellettuali che hanno accesso ai media che contano. Quelli come lei, e come altri che passano da NI o come alcuni indiani. Non tocca a voi un primo passo più specifico?
    Io, visto l’argomento (promuovere perchè mancano i fondi) potrei pensare allo sciopero per gli scrutini. Che ne pensate? O cosa proponete in alternativa?
    Tocca a voi fare il primo passo.

  9. E’ sempre difficile parlare di scuola, perche’ per chi non ci e’ dentro la conoscenza e’ solo frammentaria, fatta di ricordi di tanti anni fa o di quello che si sente dire. Certo e’ che i genitori sono tanti, e se facessero sentire la loro voce si sentirebbe. E poi gli imprenditori, ah, se in Italia avessimo davvero dei veri imprenditori, sarebbero i primi ad essere interessati alla qualita’ della scuola!

  10. E’ molto tempo che lamento quello di cui solo ora qualcuno – Belpoliti – si accorge, e cioè che agli intellettuali, agli scrittori (fatta eccezione e nemmeno sempre per gli scrittori-insegnanti) a quelli che scrivono sui giornali, della scuola frega niente.
    L’appello di Belpoliti ben venga ma temo proprio che sia tardivo, scrivevo qui http://www.paradisodegliorchi.com/cgi-bin/pagina.pl?Tipo=attualita&Chiave=133 che “Agli scrittori che si lamentano dei mediocri dati di vendita potrebbero tornare utili quelli di Tullio De Mauro sull’analfabetismo gigantesco che sommerge ormai questo paese disgraziato e sempre più ridicolo. Forse capirebbero anche loro che se un lettore curioso sarà difficile farlo uscire da una scuola mediocre, col collasso in corso potrebbe diventare problematico persino sfornare un adulto in grado di apporre un cartoncino con come e cognome sul portone del condominio.
    E qui http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/02/17/consiglio-di-classe/che “Lo scollamento, il conflitto fra scuola e società sono talmente clamorosi che bisogna davvero essere distratti per non accorgersene – e se la cultura italiana più che distratta è spensierata, il conflitto fra scuola e società data molto più di un decennio”

  11. il passaggio ad una logica aziendalista in vari settori del pubblico (sanità, scuola) ha scardinato la tutela di beni della vita costituzionalmente fissati – di ciò, come scrive Binaghi, c’è una responsabilità trasversale: la Gelmini (e la Moratti prima) porta tale “filosofia”, per assenza di cultura politica, alle sue conseguenze più devastanti…

  12. Forse la cosa che potremmo fare è costruire una mappa del disagio, scuola per scuola, raccontando in modo succinto, ma con dati precisi, cosa succede nelle scuole in cui insegnamo, o che frequentano i nostri figli. I disagi legati alle norme introdotte dal ministro Gelmini, in modo da offrire a chi può intervenire (gironali, politici, associazioni, partiti, sindacati, ecc.) un profilo della situazione della scuola italiana di fronte ai tagli in corso. Una mappa così credo che non esista (o non è nota a livello nazionale), dato che si tende a privilegiare le situazioni più eclatanti come quella del Liceo Keplero. Fare opinione con una massa di dati. E poiché questo sito una sua visibilità ce l’ha, potremmo partire per questa mappatura.

  13. Una mappa diciamo organica forse non esiste, Belpoliti, e forse può essere utile – la mole di notizie, informazioni e quant’altro dispersa in rete e, come usa dire, sul territorio, è però, purtroppo, cospicua; Giorgio Morale, insegnante e scrittore, ne tiene una qualche contezza su http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/category/viva-la-scuola/

    alla massa di dati, continuo a ritenere fondamentale aggiungere il contributo attivo degli intellettuali, non una presa di posizione estemporanea, non un intervento fra altri, ma un’assunzione del problema in pianta stabile: compatibilmente con i diktat editoriali dei padroni dei giornali, dei capi delle redazioni culturali (non pretendo che si scioperi “se non si parla di istruzione”) un ‘occupazione del territorio che definiamo, appunto, culturale

  14. Leggo solo adesso, e concordo con quanto dicono Marco Belpoliti e Michele Lupo, con cui da qualche tempo parliamo di queste cose.

    E’ innanzitutto importante l’informazione, che possa contrastare la disinformazione intenzionale di chi ci governa e dei media: dicono che il tempo pieno è mantenuto e addirittura aumentato, che il sostegno è mantenuto e addirittura aumentato, che ci sono stanziamenti per l’edilizia scolastica, per i recuperi, per le spese correnti, per tutto insomma. Invece non è vero niente, nel modo più assoluto. Mentono sapendo di mentire.

    L’informazione auspicata da Belpoliti è possibile averla attraverso vari spazi esistenti in rete. A parte la rubrica vivalascuola ricordata da Michele, che settimanalmente oltre a un tema monografico presenta una sorta di osservatorio sui fatti della settimana e sulle mobilitazioni, si possono seguire i seguenti spazi:

    http://www.retescuole.net/

    http://www.scuolaoggi.org/

    http://www.foruminsegnanti.it/

    http://www.didaweb.net/fuoriregistro/index.php

    http://www.aetnanet.org/index.php

    http://www.nonrubatecilfuturo.it/

    http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/

    http://www.edscuola.it/

    Inoltre il sito della CGIL scuola è il più aggiornato tra i siti sindacali:

    http://www.flcgil.it/

    Ma il problema fondamentale in questo caso, come in altri di cui si è discusso qui su Nazione Indiana, è il contributo di chi ha la possibilità di un ascolto più ampio: occorre creare un movimento capillare di attenzione e sostegno attorno alla scuola, che la ponga come centrale all’attenzione pubblica e faccia conoscere misfatti governativi e necessità impellenti. Chi ha la possibilità di accesso ai grandi media, se è consapevole delle condizioni in cui è oggi la scuola, lo faccia, non una volta per una analisi né quando scoppia il “caso”, ma costantemente. “Loro” parlano tutti i giorni a milioni attraverso i giornali e le televisioni. C’è da vincere la disinformazione di chi comanda e l’indifferenza di tanti, anche di chi ha figli a scuola, e da dare un sostegno a chi nella scuola cerca di opporsi.

  15. Mi vien da piangere. Sul serio, mi viene da piangere. Anni fa, dopo essermi laureato in Lettere Classiche, mi trovai davanti a una decisione: o tornare in Germania, tentare la carta del dottorato di ricerca, senza aver alcuna certezza di un finanziamento (in Italia non se ne parla nemmeno, voi sapete cosa vuol dire fare ricerca in Italia?), oppure scaldare i banchi della Silsiss (oddìo che malattia avrà mai preso!) per altri due anni, farmi una bella trafila di supplenze in scuole inculatissime, intervallate da deprimenti mesi di disoccupazione, per sperare in una utopica messa in ruolo chissà, forse entro quindici anni (non ridete, lo so che tanto non accade). Ah, mettiamoci pure lo stipendio da fame, dopo che sei entrato in ruolo. Sugli studenti, i genitori e la considerazione della società nei confronti degli insegnanti, non spendo una parola in più, sapete meglio di me com’è.
    Potrete già immaginare quale decisione presi, anni fa. Ma recentemente, stanco di vivere all’estero, stanco di vedere passivamente quello che l’Italia sta diventando, mi viene la folle idea di ritornare, tentare la carta dell’insegnamento, per potermi mantenere facendo un lavoro gratificante e socialmente utile (lo so, suona desueto), poter aiutare il paese in cui sono nato e che mi ha reso quello che sono, a non affondare ulteriormente, aiutarlo nell’unico modo possibile, per me.
    Poi, tornato qualche mese fa in visita, mi capita di vedere la puntata di Presa Diretta del 14 Febbraio, e cambio immediatamente idea. Lo so, sono un vigliacco. Ma devo anche pagare l’affitto e fare la spesa. Quindi, me ne sto qui dove sono, per ora. Anch’io vorrei poter trovare il modo di influire, di far cambiare qualcosa, ma cosa credete? Chi legge Nazione Indiana? Chi legge, in Italia? Ditemi, vi prego, cosa pensate di smuovere con appelli su quotidiani, su blog in rete? Tanto, verrete bollati come sovversivi comunisti, anarchici o che so io. L’ultimo baluardo, è la scuola. Anzi, era, visto che lo hanno espugnato. Ditemi, vi prego, che c’è un modo per salvarla, e che mi sbaglio.

  16. Segnalo a Gianni e agli amici redattori di NI che sono intervenuto, ma il mio commento non è ancora apparso, probabilmente perché vi avevo inserito alcuni link che l’hanno fatto finire in moderazione. Link che possono essere utili al fine di acquisire informazioni sulla scuola di cui il commento di Belpoliti affermava la necessità.

    Dicevo infatti che in rete ci sono vari spazi in cui è possibile avere un’informazione quotidiana su quanto accade nella scuola, il problema è, e qui sono d’accordo con Marco Belpoliti e con Michele Lupo, che prioritariamente serve un’attenzione costante sulla scuola da parte di chi ha accesso ai grandi media, che smentisca le menzogne e faccia una vera informazione.

  17. grazie georgia, me ne ero accorto un istante dopo aver postato il link, che si trattava solo di un promo! anche se in realtà basta cliccare su “puntata integrale” nel banner a sinistra, anche nel link del promo, e si vede la puntata integrale ;-)

  18. Provare a unificare i dati è già qualcosa di significativo. La rete è un labirinto in cui tante cose sono disperese. Più modestamente cercavo di proporre un database in cui ci sono i dati nudi e crudi. I commenti e le analisi, prima e dopo. Niente di più.
    Mi scuso se non interverrò più, ma non ho sempre la possibilità di collegarmi nei prossimi giorni.

  19. L’informazione aggiornata la possono fare quelli che nella scuola ci vivono, segnatamente gli insegnanti, i genitori e gli studenti consapevoli, e la più aggiornata e completa che io conosca si può avere seguendo retescuole, di cui sopra ho fornito il link.

    Il problema è superare l’isolamento in cui sono gli insegnanti, additati come fannulloni dal ministro e tali ritenuti da tanti che abboccano.

    Un sostegno ampio di intellettuali e scrittori che possano avere accesso ai grandi media e quindi contrastare la disinformazione è quello che servirebbe e che mi pare si proponesse anche nei commenti a questo post.

  20. I soldi non ci sono più. E’ la stessa canzone in Francia. Ma credo che la scuola non è finita. Continua di sopravvivere, di fare piccoli miracoli ogni giorno. Davanti a noi abbiamo molto da fare per cambiare la scuola verso la modernità, non abbandonare la cultura, perché temo che in un mondo dove solo il denaro, le banche fanno la legge, la cultura abbia difficoltà per fare sentire la sua voce. Siamo in pericolo di cultura e di libertà confronto al potere della finanza.

    Sascha : sono insegnante e nella mia esperienza gli alunni trovano interesse alla scuola. Lo più importante è la passione che l’insegnante ha del suo insegnamento. Gli alunni lo sentono. Quando non sto in forma o trovo noiosa una lezione , gli alunni hanno anche il sentimento di perdere il loro tempo.
    Per Internet, ti assicuro che gli alunni non sappiamo cercare su Internet e di fronte a Wikipédia, non capiscono il vocabolario. Per fortuna c’è l’insegnante con loro.
    L’insegnante è essenziale per dare il gusto del bello, dell’arte, della libertà. Per fare entrare un po’ di luce nei cuori di ragazzi cha a volte non vedono una solo luce nella loro vita, soprattuto in luoghi della desesperanza. Una pagina letta in classe che fa vedere un orizzonte o toccare un’idea nuova è una felicità. Con la mia classe di alunni ( quatordici anni) finiro l’anno con il tema libertà e scrittura. Un articolo di Roberto Saviano sarà studiato. Credo che è la missione dell’insegnante di fare riflettere, di lottare contro il peso dell’indifferenza, di svelare un altra verità, di fare scoprire cose si sogna l’umanità.
    La scuola forma alla libertà di riflettere, di confrontare le idee, di scegliere.

  21. Mi scuso presso Gianni Biondillo per un commento che sarà un po’ fuori tema. Ma credo che c’è un vincolo in una società dove la libertà del pensiero diventa più difficile. Non ho potuto lasciare il mio messaggio su la bacheca ( ho perso il mio login). Robero Saviano non viene in Francia per la promozione del suo libro bellissimo La Beauté et L’Enfer per ragioni personali ufficialmente. Un giornale francese dice che è una misura di retorsione dalla parte di Berlusconi. L’Express diffunde la notizia. Anche la radio RTL oggi ha parlato del viaggio cancelato in Francia. Che cosa si puo fare perché Roberto Saviano possia venire parlare del suo libro e incontrare i suoi lettori? Credo che più la notizia sarà conosciuta, sarà meglio. La Francia, terra di libertà e di cultura non puo rinunciare alla venuta di Roberto Saviano. Se è una scelta personale di Robero Saviano è diverso, ma temo che no.

  22. Comincio ad essere scettico sulla capacità di noi italiani di reagire di fronte ad attacchi così diversi e che, purtroppo, sono in linea con le soluzioni neoliberiste di fronte alla stagnazione economica di lunga durata che stiamo attraversando. Il problema non è solo italiano, ma l’Italia berloscuniana-leghista-vaticana è terreno particolarmente favorevole ad un’acellerazione in questo senso.

    1) Il problema della scuola viene da lontano. Ed è visbile da almeno un decennio a partire dalle modalità di reclutamento degli insegnanti. Non parlo neppure dei salari, parlo dei concorsi, delle graduatorie, del continuo mutamento delle regole nel corso stesso della partita. Lo stato ha in vario modo tradito una buona fetta della popolazione laureata che si è orientata all’insegnamento.

    2) Il livello della scuola secondaria in Italia non credo sia peggio di quello della Francia, anzi. L’idea che la qualità dell’insegnamento nella scuola italiana stia franando è frutto di propaganda. Credo che ovunque in europa i livelli di padronanza della lingua scritta stiano indebolendosi, come è normale visto il tipo di società in cui viviamo, focalizzata su altre competenze.

    3) La diversificazione delle condizioni contrattuali degli insegnanti (non soli i precari, ma i tanti che andranno in pensione e che di certo non si metteranno a lottare) come in ogni altro ambito lavorativo rende difficilissima una mobilitazione coesa e aggressiva.

    4) Chi dovrebbe essere al corrente di quanto succede a scuola? Gli elettori non sono forse quelle famiglie che hanno comunque qualche figlio nella scuola? Non lo vengono a sapere che non ci sono soldi neppure per la carta igienica e per le fotocopie? Non vedono che i professori dei lori figli cambiano di anno in anno?

    5) Ha ragionissimo Belpoliti a fare un appello anche qui, come è fondamentale diffondere ulteriormente informazioni che sono già in parte disponibili anche in rete, ed è fondamentale che ne parlino ANCHE scrittori e intellettuali. Ma la scuola dovrebbe essere una preoccupazione assolutamente trasversale: dovrebbero mobilitarsi i genitori, gli insegnanti, i sindacati, gli intelletuali, i giornalisti, tutte le componenti della società. Se non lo stiamo facendo non è solo per una mancanza d’informazione. Bisogna smetterla di parlare di colpo di stato strisciante, qui non c’è nulla di strisciante: è tutto alla luce del sole. Io credo che ci sia una paralisi etica ed emotiva in atto, che rende inattuabile l’unica cosa decisiva da fare in tali condizioni: lotta politica assieme agli altri, con tutta l’energia, il tempo e i rischi che essa comporta.

    In ogni caso, sulla scuola nessuno può appellarsi a qualcun altro: aspetto che siano gli insegnanti a muoversi, aspetto che siano i partiti, i sindacati, gli intellettuali, ecc. Questo discorso non vale.

    Detto questo non posso che desiderare come Belpoliti che se ne parli di più, pubblicamente, sperando che la cruda verità sblocchi qualcosa in NOI, un giorno o l’altro.

  23. “la scuola dovrebbe essere una preoccupazione assolutamente trasversale” scrive Inglese: va da sé, epperò se io e Giorgio insistiamo con l’appello agli intellettuali agli scrittori etc, è perché essi dispongono di una voce pubblica che ad altri non è concessa, potrebbero sollecitare la politica più delle cinquemila persone che vanno in piazza in occasione di uno sciopero – in questo caso, userei persino le tecniche del nemico: ripetere a oltranza che c’è un problema
    l’istruzione
    l’istruzione
    l’istruzione
    l’istruzione
    l’istruzione
    l’istruzione
    ma ve l’immaginate gli scrittori alla moda fare questo?

  24. Vista l’urgenza della provocazione del Preside Panaccione (la scuola sta effettivamente finendo, gli scrutini ci saranno tra un mese) e i toni di Belpoliti (“lanciare una mobilitazione”), ho creduto che si invocasse un’azione visibile subito, da farsi entro giugno.
    Ma a quanto pare siamo passati dalla mobilitazione alla compilazione di un data base da parte dei docenti.
    Ora, la scuola sta finendo e l’anno prossimo sarà rivoluzionata dalla riforma Gelmini.
    Se si vuol fare un database su pochi punti specifici (per es. attivazione dei corsi di sostegno), si può iniziare ora, chiarendoci su cosa monitorare.
    Se si vuole un database che comprenda tutte le disfunzioni della scuola, occorre innanzi tutto non perdersi e saper selezionare, e poi direi aspettare l’anno scolastico prossimo.

  25. Ma non è per niente vero che non ci sono soldi per la scuola!
    Tanto per dire, il Miur ha di recente acquistato 70.000 (settantamila) copie del nuovo CD di Loriana Lana (chi non sapesse chi è ascolti questo http://www.youtube.com/watch?v=m6P7OuUJaKA ): sono poesie di Leopardi, Pascoli, Montale e altri messe in canzone. Così si avvicinano i giovani alla poesia (e alla buona musica, già che ci siamo).
    Sulla home-page del sito di Loriana Lana http://www.lorianalana.it/ pudicamente è scritto “70.000 copie prenotate!”, come a sottintendere un grande successo di pubblico. Ma la realtà è che le 70.000 copie sono state acquistate dal Miur, che le distribuirà nelle scuole.
    Qui la conferma della paternità ministeriale del progetto e qualche sample musicale:
    http://www.orofinoproduzioni.com/musica_e_parole_2.html
    Consiglio in particolare la versione reggae-ska di “Trieste” di Saba. Ascoltare per credere.

  26. E’ vero cio che dice Lupo, gli scrittori non sono molto interessati all’argomento. Come non lo sono i politici. Forse non lo sono nemmeno gli insegnanti.

  27. Continuare con le “vibranti proteste” fino all’isitituzione coatta dell’Approvigionamento Mnemotecnico di Base per individui Alfa, Beta e Gamma. Tra i Gamma ci sono naturalmente gli stranieri (poveri: gli stranieri ricchi sono Alfa). E dopo… i Beta e i Gamma se ne faranno una ragione. Come sempre.

  28. Davvero non credo che nella scuola italiana ci fosse qualche cosa da difendere, Infatti, non la difende nessuno. Nemmeno quelli che ci lavorano dentro sono capaci di una lotta almeno decorosa, Perché una lotta anche se perdente permette almeno sempre di mantenere la prorpria dignitá ai propri occhi e la resa senza combattere tipica del personale della scuola italiana è già significativa del suo livello morale e intellettuale. Io ho lavorato 16 anni nella scuola pubblica e non ci ho mai visto niente di salvabile. Io ste professoresse resistenti e impegnate non le ho viste mai, io ho visto colleghi capaci di tutto per non entrare alla prima ora e non uscire all’ultima ho visto lotte ripugnanti per il sabato libero, ho visto crudeltà mentali senza limiti per ripartiris le briciole degli straordinari. Insomma io non avrei mai voluto essere educato dai miei colleghi insegnanti e non avrei mai messo i miei figli nelle loro mani. Se la scuola come istituzione pubblica si indebolisce io vedo piuttosto grandi spazi per la ricostruzione di una scuola militante, se ci sono militanti e non tremolanti gauchistes aggrappati alle gonne di mamma stato. Giá ma ci sono? Comunque la disgregazione del settore pubblico, della sanitá delle pensioni e dell’istruzione con la scusa della crisi è un fenomeno europeo e quellohe vedremo nei prossimi anni sará spaventoso. E il peggio non succederá in Italia. Se si continua con questo provincialismo, con questo ridicolo gusto di affermare che in Italia succede il peggio, davvero non resta nessuna speranza di fermare quello che sta per cadere sulle classi sociali subalterne della societá. Perché qualche speranza di far fronte e di arginare la piú grande offensiva contro quello che resta dei diritti pubblici si puó dare solo se la si comprende almeno nella sua dimensione europea e se la si affronta con uno spirito di lotta che deve essere anche di sacrificio personale. Per esempio ritornando a organizzare scuole popolari serali basate sul volontariato militante, corsi per stranieri, corsi di coscienza politica etc.
    Lanciare le manifestazioni via web è patetico, La rete è un simpatico salotto per chiacchierare nelle pause ma non serve a oranizzare quasi nulla, per opporsi a qualche cosa bisogna uscire di casa, prendere freddo, stancarsi, incontrarsi, discutere fino alla raucedine e sfidare il senso individuale di impotenza. E stare insieme fisicamente in luoghi che non siano offerti dallo stato o dal padrone.
    genseki

  29. Mi spiacerebbe se questo appello finisse nel nulla.

    Chiedo a Belpoliti, ai redattori di NI, specialmente a chi ha risposto e pubblicato l’appello, e ai commentatori, specialmente agli insegnanti, di valutare insieme cosa fare a livello di proposta web.
    Ho già detto la mia sopra, sul database.
    Posso aggiungere due iniziative: aprire un blog collettivo che sia un’osservatorio sulla scuola, focalizzandoci su alcuni aspetti specifici (ognuno può mettere in campo le proprie competenze); aprire uno spazio, un dossier su NI che svolga le funzioni di questo blog. In ogni caso occorre capire chi è disponibile e su cosa ci si vuole concentrare.

  30. anch’io chiedo a NI di aprire uno spazio dedicato alla situazione drammatica della scuola italiana, con interventi di scrittori, intellettuali, liberi pensatori.
    A Bologna i genitori si sono riuniti in assemblea, il 14 maggio sigilleranno le scuole con i nastri stile “Csi” perché “tutti devono sapere” (http://idocentiscapigliati.blogspot.com/2010/05/boogna-il-14-i-genitori-sigilleranno-le.html).

    altrimenti, l’unica cosa che mi viene da pensare è che “chi tace acconsente” ed è una posizione che comunqe accetto, siamo in democrazia. Posizione che però non è la mia.

    vi saluto

  31. Grazie a tutti per gli interventi. Torno ora da un viaggio e, parlando con le persone in giro per l’Italia si percepisce un senso di impotenza che ci attanaglia tutti. Tutti parlano delle medesime miserie delle proprie scuole, come insegnanti e come genitori. Ma tutti si aspettano di essere salvati da qualcuno: un Mosè che ci aiuti ad attraversare il Mar Rosso. Invece penso che molto dipenda da noi, dai singoli. Certo il web è un canale, ma non l’unico, eppure serve. Ringrazio chi ha postato indirizzi e siti. Mi sono stati utili. Ho fatto l’insegnante in una scuola media per 16 anni e ora lavoro all’università. Stessi problemi. Quando posso, e quando mi danno spazio, cerco di scriverne sui giornali a cui collaboro, dicendo quello che penso sulal scuola. Ma bisognerebbe unirsi e pensare alle risposte concrete da dare. Ad esempio, nel prossimo autunno, quando verranno al pettine tanti nodi-problemi che voi tutti segnalate, tra cui quello dei ricercatori, su cui pesa molto del lavoro universitario. La mia idea sarebbe che invece di bloccare tutto, di creare uno stato di disagio, si dovrebbe pensare qualcosa di positivo, per far capire a tutti quanto sia importante la scuola come comunità di studio, come luogo di cultura e di trasmissione e comunicazione tra le generazioni. Uno sciopero al contrario, come quelli di Danilo Dolci, che costruiva strade là dove non c’erano in Sicilia, tanto tempo fa. La classe dirigente, in particolare quella al governo, pensa che la scuola sia inutile, e vuole dimostrare che è così. Se la blocchiamo e basta, non abbiamo modo di far vedere quanto sia importante per le nuove generazioni. C’è qualcuno che ha tanta fantasia da inventarci per noi tutti un metodo di lotta nuovo e positivo?

  32. tanta fantasia da inventarci per noi tutti un metodo di lotta nuovo e positivo… è giusto, bisogna immaginare qualcosa di nuovo, di alternativo allo scipero. Ritengo che già la proposta dal sapore situazionista di Lupo (se ho capito bene) di immettere la parola “istruzione” in qualsiasi discorso culturale da parte di chi ha la fortuna di parlare per radio o televisione sia un inizio, e poi ognuno deve darsi da fare nel suo piccolo

  33. Belpoliti,
    l’idea è suggestiva ma un po’ vaga: dobbiamo misurarci su possibilità concrete, e ancora non ho capito che cosa lei abbia in mente (prima la mobilitazione contro le promozioni facili come provocazione alla mancanza di corsi di sostegno, poi le iniziative sul web ora lo sciopero al contrario: mi pare cambi idea a gran velocità).
    Comunque, basta intenderci.
    Per esempio,
    -lo sciopero degli scrutini non mi sembra un’idea tanto praticata, finora.
    -idem aprire un blog per docenti
    -idem contestare i programmi rifiutandosi di attenersi a certe linee e svolgendo argomenti non previstià
    Altre idee?
    Organizzarsi come docenti aprendo blog per gli studenti sulle nostre materie. Potrei anche dire per fare lezioni pomeridiane gratis ma gli alunni non hanno tempo per venire, più facile da casa al pc.

    A me vengono in mente queste idee, fermo restando che l’interlocutore non deve essere il governo, che NON CAPIRA’ MAI certe cose: se le capisse dovrebbe dimettersi. L’interlocutore dev’essere la società civile, a partire da ragazzi e famiglie, e oltre all’azione personale e sul web occorre sfondare sui media come ha fatto lei, e quindi coinvolgere quanti più intellettuali possibili sulle iniziative che vorremo fare.

    INSOMMA, io ci sono: lorenz.news@libero.it

  34. Beatrice, situazionismo mi par troppo, dico solo che bisognerebbe essere insistenti. Pedanti, persino, come il silenzio con cui questo appello è stato accolto – appunto.
    @ Galbiati: lo sciopero degli scrutini? gli insegnanti italiani? un numero tale da avere un qualche effetto? è la cosa più improbabile del mondo.
    Blog sulla scuola non mancano, e anche quelli vanno piuttosto deserti… Non vedo poi come fare lezione gratis non possa non configurarsi come un suicidio in diretta: pensi di commuovere gli italiani? Infine: l’interlocutore è proprio il governo, e chi se no? gli italiani?

  35. Oggi su Il Riformista leggo un’intervista a Gianni Celati, parla anche di una sua idea di educazione, direi di scuola a partire dalle operette morali di Leopardi.
    Perché non organizzare nelle piazze delle città nei 15 giorni di settembre in cui la Gelmini ha intenzione di mandare in vacanza gli italiani una scuola “popolare e morale” alla Celati, alla Munari, in cui coinvolgere gli alunni e i genitori, senza differenze d’età (nel limite del possibile) per tentare di costruire una memoria per i primi e di ricostruirne una per i secondi.
    Se non le piazze, associazioni, biblioteche, librerie (ce ne sono molte che sarebbero felici e disponibili), insomma diffondere la scuola in tutti i luoghi pubblici ancora effettivamente tali. Lo slogan potrebbe essere Mandiamo la scuola in vacanza. Saluti

  36. Sono capitato suq uesto articolo per caso, ma mi pare che la maggior parte delle persone che hanno scritto qui non si rendano realmente conto che la scuola pubblica è fallimentare, lo è sempre stata e non può essere differentemente. In passato funzionava meglio, solo perché viveva del lavoro di persone formate in ambiti differenti che hanno portato avanti i vecchi metodi per inerzia. Ma l’inerzia, prima o poi finisce.

    Le uniche persone che hanno un interesse diretto nell’istruzione sono gli alunni e i loro genitori. Gli insegnanti non hanno interesse ad assicurarsi che i bambini imparino, solo che arrivi lo stipendio a fine mese. Nella scuola pubblica lo stipendio è certo, quindi perché darsi tanto da fare?

    Io ho notizie di presidi che vietano ai loro docenti di bocciare gli alunni che hanno insufficenza, “Perché non c’è posto”; alunni che escono dalle elementari senza saper leggere o scrivere decentemente o saper far di conto adeguatamente. La scuola pubblica ha fallito nel preparali e nessuno li risarcirà di una vita preparata per il fallimento continuo. Qualcuno di questi rimedierà, ma non tutti, e comunque il prezzo sarà di non poter raggiungere l’eccellenza che era possibile, un lavoro remunerato e soddisfacente.

    Personalmente, credo che la scuola pubblica sia sempre e solo servita a creare cittadini obbedienti e passivi, non a formare individui indipendenti e creativi. Spero di poter vedere la scomparsa di una istituzione che aveva (poco) senso all’inizio dell’era industriale e adesso non ne ha nessuno. Le scuole pubbliche sono fallimentari sia in America che in Europa e sono decadute al livello di un ufficio postale, se non peggio. Servono come luogo di indottrinamento politico, non di istruzione.

    La mia proposta è che dovrebbero dare ai genitori la somma che lo stato spende ogni anno per far andare a scuola il bambino (7500 euro) e dir loro di arrangiarsi. Al massimo, legare questi soldi al conseguimento di obiettivi scolastici. Così i genitori avrebbero interesse a far si che il pupo sia istruito e ad ottenere il risultato spendendo il meno possibile.

    L’istruzione di un bambino costa circa 250 euro all’anno (questo è il costo sostenuto da un signore chiamato Arthur Robinson per istruire a casa i suoi 6 figli, da solo, visto che è rimasto vedovo (e sono tutti laureati in materie scientifiche, hanno saltato due anni di università e la maggior parte ha pure un dottorato). Il resto (gli altri 7000 euro) sono soldi che vanno a mantenere un impianto burocratico, statalizzato, inefficente e sprecone. Non vedo perché si debba cambiare libri di testo ogni anno o due (a parte per la mazzetta agli editori); libri open source o creative common andrebbero altrettanto bene per il 99% delle materie e dei curriculum.

    Quando un singolo riesce ad ottenere risultati di gran lunga migliori di una istituzione, allora l’istituzione è inutile. L’istituzione dovrebbe, sempre, ottenere risultati migliori, perché ha più mezzi, più personale specializzato e più esperienza. Se fallisce dovrebbe essere abolita.

    Il momento in cui vedrò che maestri e professori incapaci vengono licenziati e le scuole chiuse perché fallimentari, allora credere che forse la scuola pubblica è riformabile. Ma fino a che non ci sarà modo di premiare e punire i docenti e le scuole per i loro successi e i loro fallimenti, ogni discorso è inutile. tanto vale discutere del sesso degli angeli e di quanti ce ne stanno sulla punta di uno spillo.

  37. Cari amici di NI e cari lettori che avete qui scritto, gli scrutini sono imminenti e con essi anche il blocco degli stessi proposto da CGIL e altri sindacati, vista l’iniquità della manovra del governo, che taglia i fondi per la scuola nella cosiddetta riforma Gelmini e che non garantisce la copertura finanziaria dei corsi di recupero che ogni scuola è tenuta a fare, almeno nelle materie principali, per i ragazzi rimandati a settembre.
    Sono a conoscenza di molte iniziative di docenti nella provincia di Milano per bloccare gli scrutini il 13 e il 14 o per mettere il 6 politico agli studenti che se rimandati non potrebbero usufruire dei corsi di recupero.
    Mi auguro NI faccia la sua parte nell’informare su queste iniziative dato che con Belpoliti è stata la prima a lanciare il sasso.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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