Raggia

di Mirfet Piccolo

Alla Gentilissima Principessa Rosa.

Rosa, amore infinito, il dottore disse che potevo scriverti e io qua sto in prima persona presente nelle mie capacità. Questa non te la spettavi e infatti una sorpresa volevo farti che spero ti diverte. Ho deciso che ti scrivo pure in italiano anche se non è la lingua originaria ma tu questa imparasti alla scuola e con tua madre. Almeno ridi a me che ti fa bene assai. Come sai io fici solo tre classi pirchì prima avevo la terra e poi pirchì la cartiera ebbe me, ma io sono sempre tuo padre e tu figlia mia e io questo lo devo affermare e fare di conseguenza.
Rosa come stai? Ci manchi, a me a tua madre a tuo fratello Gabriele e a tutti quanti, anche a don Antonio che tutte le domeniche mi domanda che fai e che dici e quando torni. Io approfitto di questa giornata di partita che nessuno mi cerca e sto in pace concentrato, alla luce del fatto che non sono abbituato e abbisogno di tempo per pensare bene le parole così tu le capisci. Tua madre è andata a fare da mangiare alla tedesca altrimenti quella povera donna non si nutre mai, eppoi andava al cimitero maggiore a trovare zia Pina. Tuo fratello è in giro a lavorare sempre con gli ascensori, e alle volte penso che ci va su e giù e si bivi u cervello pi no pinsari a tia. A tua madre pure ci manchi ma ella non dice una parola pirchì ne ha così tante che si sono aggrovigliate dintra ‘u stomacu. Con questo voglio solo dirti la virità senza pretese, cioè che ti amiamo sempre e non fa niente per le cose successe. Tutto si sistema, parola di papà.

Le novità qui ci sono. Questa mattina Irene del bar mi disse che presto si marita con uno che non è del quartiere e che ha una posizione importante in società nel settore del commercio. Che commercio? Ci domandai io. Auto, rispose lei. Bene, ci dissi, così a me la regali che ti conosco da quando eri alta così e giocavi coi miei figli. Dopo tanto tempo ha finalmente trovato un giovane onesto che le porta rispitto pirchì tanti non l’avessero rispittata mai. Comunque pure io mi sto dando da fare pirchì ti voglio maritare con tutti l’onori e tu non ci devi mettere il pensiero sopra. Pi tu patri tu si ‘na principessa ma pi tu maritu duviri issiri ‘na reggina.
Qua a casa il nostro mondo gira spinoso inquanto ci manchi, soprattutto a tuo fratello e infatti siete nati con uno che accompagnava l’altra, e lui questo attaccamento lo sente e certamente anche tu. Lu patreternu insieme vi fece nascere e insieme tornerete, parola di papà che vi ama, pure a vostra madre, anche se avvolte non sono nel giusto visto che io pure ho un carattere. Gabriele ieri ricivette una lettera della RAI dove chiedono se vuole comparire ma lui ci disse no alla luce del fatto che comparire lo fa già e non abbisogna di andare alla capitale. Ci sono giorni che sento la musica dentro la sua stanza e penso che lui balla ancora ma a me a tua madre non ci fa entrare mai.

Altra novità e approposito di auto è che Emilio del primo piano vinse una macchina con il tappo della coca.cola dove sotto c’era scritto hai vinto e adesso ha una 500 rossa e tutti la guardiamo tanto è nuova e lucida. Lui è sempre affacciato al balcone a vedere che non la rubbano o che Ferruccio e Franco e gli altri ragazzi con lo scheite e i pattini non la graffiano. Io penso che se la vincissi io la vindirei così vi porto a cena fuori a fare i signori aliganti.
Io non so dove tu prendisti questo male dell’animo, non lo so amore mio ma i dottori alla luce dei loro studi alti ci dissero di avere fiducia e che ci vuole tempo. Infatti penso che l’angelo che ti ha baciata andava di fretta e non è stato bene. La fretta buona è mancata a me quando eri bambina e tua madre mi mise in guardia ma io non volli vedere. Comunque ai dottori io fici presente quanto brava sei quanno lu male tace e tu giochi e cucini dolci a tutta la famiglia e fai tante attività anche se dopo smetti e lu male torna quasi più cattivo come se si vuole vendicare. E poi ci fici anche presente che canti bene, ma forse ora penso che è come si dice al paisi, acceddu ‘nta la aggia non canta p’amuri ma pi raggia. Per dirti che quando ti facesti i tagli col rasolu sui bracci e sulle gambe magari è pirchì volevi fare uscire fuori la rabbia che hai dentro. Questo posso ipotizzare nel mio, per aiutarti a trovare la spiegazione che magari nel tuo non riesci a trovare. Forse è questo che volevi dirci ma noi nelle nostre facoltà chiudemmo a chiave rasolu e cuteddu e tutte le cose taglienti. Pirchì tu sei nostra figlia e non ti possiamo vedere mai che ti fai male mai. Questo per dirti le ragioni che non pensi che ti vogliamo male.

A Gratosoglio fa molto caldo e la via Baroni è divisa in due parti da due settimane. Da una parte l’acqua ha il sapore del purgatorio e dall’altra d’inferno. Noi siamo capitati dove c’è l’acqua d’inferno ma lunedì dicono che la sistemano e ci ridanno lu purgatorio. Io sono fiducioso altrimenti mobilitiamo il COMITATO. Sì, pirchì ora abbiamo pure il COMITATO per salvaguardare i nostri diritti di persone dignitose e per fargli vedere che anche noi teniamo la logica del raggiunamento. Ci siamo io Ignazio Francesco e il signor Piero e qualcuno che va e viene. Non siamo tanti essendo che oramai gli ecstaracomunitari sono più assai di nuatri e non hanno affezione di questi luoghi.
Si dice che i governanti vogliono togliere la Rotonda dietro casa dove andavate e giocare e a sentire la musica e che è in progetto la costruzione della cosidetta casa dello studente. Pure gli alberi attorno li voglio sradicare delle loro radici per fare i parcheggi. Noi siamo contro in considerazione del fatto che quello è l’unico verde del quartiere e pirchì ritiniamo che i nostri figli non vanno alla università quindi loro da quelle case sono esclusi. Eppoi lo studente è di una certa famiglia e non vuole mica venire a vivere qua. In primo luogo pirchì la università è lontana. In secondo luogo qua sono tutti ai domiciliari quindi pensa che vicini terrebbero, che ogni tanto abbisogna tenerci compagnia da balcone a balcone per non creare situazioni.
Il COMITATO si ritrova a casa del signor Piero che è il più istruito, pirchì quelli del partito a noi ci dissero che non ci stava spazio da loro alla luce delle cose nazionali da discutere. Ma meglio così cara Rosa, così ci divertiamo anche, infatti portiamo un poco di salame formaggio e vino e discutiamo di queste cose che qualcuno ci deve ascoltare. Pirchì quando torni a casa qua deve stare la musica. Ccà. Ancora non abbiamo deciso cosa fare nella concretezza, ma intanto abbiamo attaccato il cartello al ramo del noce con scritto IL PARKO E NOSTRO E NON SI TOKKA. Con tre K. Il signor Piero dice che voi giovani di oggi lo usate per fare più effetto e magari funziona, così ci facciamo vedere che dui su i putenti, cu avi assai e cu no avi nenti. Bisogna lottare sempre Rosa, ma dobbiamo farlo con un po’ di illusione nel cuore, pirchì la illusione vede oltre, pirchì troppa realtà fa crescere lu male.
Non ti arrabbiare se ti dico quello che penso, sei figlia mia e io ho il dovere di insegnarti anche nella mia ignoranza.

Rosa mia, ti ho dato il nome più bello al mondo ma forse stupido sono stato a non pensare che questo nome ha fragilità dentro. E quando ti vidi sul tetto che come ci sei arrivata non me lo spiego, sul tetto tutta spoglia che urlavi parole di pietra io, tuo padre che è uomo, ho sentito dentro la paura di non vederti volare mai. Io sono stato a dire a tua madre di chiamare all’ospedale. Io tuo padre che ti ama, pirchì i dottori alla luce dei loro studi possono curarti bene. Alle volte ci domando a tua madre Ho fatto bene? Lei è forte, l’uomo sembra essere lei. Tutti i giorni pulisce la tua stanza e sistema l’armadio e i cuscini e pure i tuoi dipinti li spolvera. Uno lo abbiamo appeso in camera nostra e prima di andare a dormire ce lo guardiamo con tutti quei colori forti che sembrano uscire dalla cornice e non si fanno acchiappare. E a noi è come se a parlare sei tu. Tua madre ti fece pure un maglione che magari per Natale ci daranno il via a vederti e possiamo venire a trovati o magari sarai guarita.

Lunedì vado alla posta e ti spedisco questa lettera insieme al pacco colle olive che ti piacciono tanto e un poco di vestiti e pure i colori. Tuo fratello dice che ti spediamo anche dei ciddì che deve selezionare.
Se ti fa piacere ti scrivo ancora e studio, infatti il signor Piero mi regalò due libbricini di poesia, uno di Pascolo e l’altro di Annunzio. Tu che un poco studiasti chi pensi è meglio? Io penso che tutti e due devono essere bravi a loro modo anche se i critici veri si differenziano di mestiere. Voglio studiare così le lettere prossime te le scrivo più belle e poi anche io ho piacere che hai un padre che ti fa fare bella figura.

Alle volte mi ritrovo a pinsari alla terra, e ne sento la mancanza nella mia carne offesa dal cemento. E’ vero che le terra è bassa e da e non da, ma almeno ha dei principi naturali che io penso hanno fatto nascere il mondo. Rosa, amuri beddu, sai che faccio se vinco la 500? La vendo e coi soldi la famiglia nostra torna di gran festa a lu paisi, dove la terra è madre e padre insieme, dove i limoni col loro profumo dicono coglimi, coglimi che ti porto in paradiso.

Tuo padre.
Alla mia figlia.

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5 Commenti

  1. “Bisogna lottare sempre Rosa, ma dobbiamo farlo con un po’ di illusione nel cuore, pirchì la illusione vede oltre, pirchì troppa realtà fa crescere lu male”

    questa lettera-racconto contiene semi antichi e un odore che credevo perso.

  2. Sempre più brava, Mirfet, pulita ed essenziale, che tira fuori la poesia dai sottoscala, di striscio, e la vedi sbocciare senza accompagnamento di trombe. Mi sono commossa davvero, di fronte a questo padre che scova parole nelle radici, in un amore altrimenti indicibile. Proprio una bella lettura…

  3. Cara Mirfet,
    le tue storie sono sempre profonde e lasciano il segno. In questo racconto si sente il cemento e la terra, l’amore soprattutto. Spero che questi racconti trovino un editore e un posto in libreria. Un abbraccio. Lucia

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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