Song of choice

di Peggy Seeger

Early every year the seeds are growing
Unseen, unheard they lie beneath the ground
Would you know before their leaves are showing
That with weeds all your garden will abound?

If you close your eyes, stop your ears
Shut your mouth then how can you know ?
For seeds you cannot hear may not be there
Seeds you cannot see may never grow

In January you’ve still got the choice
You can cut the weeds before they start to bud
If you leave them to grow high they’ll silence your voice
And in December you may pay with your blood

So close your eyes, stop your ears,
Shut your mouth and take it slow
Let others take the lead and you bring up the rear
And later you can say you didn’t know

Every day another vulture takes flight
There’s another danger born every morning
In the darkness of your blindness the beast will learn to bite
How can you fight if you can’t recognise a warning?

Today you may earn a living wage
Tomorrow you may be on the dole
Though there’s millions going hungry you needn’t disengage
For it’s them, not you, that’s fallen in the hole

It’s alright for you if you run with the pack
It’s alright if you agree with all they do
If fascism is slowly climbing back
It’s not here yet so what’s it got to do with you?

The weeds are all around us and they’re growing
It’ll soon be too late for the knife
If you leave them on the wind that around the world is blowing
You may pay for your silence with your life

So close your eyes, stop your ears,
Shut your mouth and never dare
And if it happens here they’ll never come for you
Because they’ll know you really didn’t care

Presto ogni anno i semi cominciano a crescere

Non visti, silenziosi se ne stanno sotto terra

Come puoi capire, finché le foglie non lo fanno vedere,

Se saranno erbacce quelle che ricoprono il tuo giardino?

Se chiudi gli occhi, ti tappi le orecchie e non parli

Come puoi saperlo?

I semi che non vedi forse non esistono,

Quelli che non senti non cresceranno mai

In gennaio puoi ancora scegliere,

Puoi estirpare le erbacce prima che si ingrossino

Ma se le lasci crescere metteranno a tacere la tua voce

E a dicembre pagherai con il tuo sangue

Allora chiudi gli occhi, tappati le orecchie,

Stai zitto e prenditela comoda,

Lascia che siano altri a comandare e stattene dietro,

Dopo potrai dire che non sapevi nulla

Ogni giorno un altro avvoltoio prende il volo

Ogni mattina porta un nuovo pericolo

Nel buio della tua cecità le bestie imparano a mordere

Ma come puoi lottare se non riconosci l’allarme?

Allora chiudi gli occhi…

Magari oggi hai un salario per vivere

Domani potresti essere senza lavoro

Ma anche se milioni hanno fame non occorre che te ne preoccupi

Perché sono loro, non tu, a cadere nel baratro

Allora chiudi gli occhi…

Oggi i soldati hanno portato via una persona

Domani potrebbero portarne via due

In aprile si sono presi la Grecia

Ma di sicuro non porteranno via te

Allora chiudi gli occhi…

Va bene per te se cavalchi il passato?

Va bene per te essere d’accordo con tutto quello che fanno?

Se il fascismo sta lentamente ritornando

Non è ancora chiaro che cosa tutto questo abbia a che fare con te?

Le erbacce sono tutt’intorno e stanno crescendo

Tra poco sarà troppo tardi per la notte

Se le lasci trasportare dal vento che soffia per il mondo

Potresti pagare il tuo silenzio con la vita

Allora chiudi gli occhi, tappati le orecchie,

Chiudi la bocca e non osare mai

E se succede qui non sarà mai per te

Perché lo sanno, a te non è mai importato davvero.

Peggy Seeger, cantante, musicista e uno dei nomi principali del folk revival angloamericano, sorella di Pete Seeger e compagna per più di trent’anni di Ewan Mc Coll, scrisse Song of Choice alla fine degli anni sessanta, come si può intuire dall’accenno al colpo di stato fascista in Grecia (aprile ’67).

Il motivo di riproporla è dato, purtroppo, dalla cupa somiglianza del nostro presente con un triste passato che sembra in procinto di tornare. Un attacco ogni giorno sempre più forte all’indipendenza della magistratura, alla separazione dei poteri, all’impianto stesso della Costituzione repubblicana, al lavoro dei giornalisti liberi, il tutto condito qua e là da aggressioni di squadracce fasciste, da ronde padane, da misteriose morti in carcere di persone affidate alla tutela dello stato, dagli attacchi violenti di quella che non c’è altro modo di definire se non “stampa del padrone” contro chiunque non sia allineato, contro qualunque dissenso, anche il più moderato.

Il bel testo di Peggy Seeger, nella sua limpida chiarezza brechtiana, ci ricorda che c’è sempre un momento in cui possiamo scegliere se reagire o voltare la testa dall’altra parte, sperando che quello che sta succedendo non ci riguardi.


Una bellissima versione di Song of Choice, cantata da Roberta Zanuso, si può trovare in Mashinka, un eccellente album di canzoni popolari e d’autore inciso da Maria Colegni, ex componente, come Zanuso, del Gruppo Folk Internazionale di Moni Ovadia. Il cd è pubblicato da Nota Music, per chi fosse interessato l’indirizzo mail è: info@nota.it

La versione dell’autrice si trova nel cd The Folkways Years:1955-1992, pubblicato dalla Smithsonian Folkways e, solo in versione audio, su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=ATWvl9ElafY

Gian Paolo Ragnoli

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

L’incredibile vicenda di Baye Lahat. Storie di un paese incivile.

di Marco Rovelli (Ho rintracciato questa vicenda in rete. Per adesso non è ancora uscita dal perimetro sardo. Grazie alla rete...

Il mago dell’Esselunga e il laboratorio della produzione

di Marco Rovelli Quando vai a fare la spesa all'Esselunga ti danno un film in regalo. Grazie, dici. Poi, se...

12 dicembre

Le nostre vite gettate sul tavolo verde della finanza – Per un audit del debito pubblico

di Marco Rovelli Stiamo soffocando di debito pubblico. Ma che cos'è davvero questo debito sovrano? E' da poco uscito, per...

Severino Di Giovanni

di Marco Rovelli Ha scritto Alberto Prunetti sul suo profilo facebook: “La storia dell’anarchico Severino Di Giovanni di Osvaldo Bayer,...

Un altro sogno di Madeleine

di Marco Rovelli Madeleine si guardava intorno, non c'erano più né alto né basso. Il sogno ruotava su se stesso,...
marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: