La responsabilità dell’autore: Dario Voltolini

[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli e Gherardo Bortolotti, ecco le risposte di Dario Voltolini.]

Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici, che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?

Ho sempre sostenuto che la nostra narrativa era vitalissima e del tutto non intercettata dalla critica. Ora lo penso ancora, ma vedo segni di involuzione, cioè di ripiegamento della narrativa su stilemi che si pensa garbino alla critica, la quale nel frattempo è scomparsa.

Ti sembra che la tendenza verso un’industrializzazione crescente dell’editoria freni in qualche modo l’apparizione di opere di qualità?

Sì. Le frena nel rapporto con il pubblico, nella diffusione, nella percezione di cosa è importante, ma non nel senso che le tenga necessariamente inedite.

Ti sembra che le pagine culturali dei quotidiani e dei settimanali rispecchino in modo soddisfacente lo stato della nostra letteratura (prosa e poesia), e quali critiche faresti?

Le nostre pagine culturali andrebbero chiuse.

Ti sembra che la maggior parte delle case editrici italiane facciano un buon lavoro in rapporto alla ricerca di nuovi autori di buon livello e alla promozione a lungo termine di autori e testi di qualità (prosa e/o poesia)?

No.

Credi che il web abbia mutato le modalità di diffusione e di fruizione della nostra letteratura (narrativa e/o poesia) contemporanea? E se sì, in che modo?

Molto meno di quello che, dall’interno della Rete, si pensa.

Pensi che la letteratura, o alcune sue componenti, andrebbero sostenute in qualche modo, e in caso affermativo, in quali forme?

Tutte le forme possibili tranne il sostentamento con fondi pubblici.

Nella oggettiva e evidente crisi della nostra democrazia (pervasivo controllo politico sui media e sostanziale impunità giuridica di chi detiene il potere, crescenti xenofobia e razzismo …), che ha una risonanza sempre maggiore all’estero, ti sembra che gli scrittori italiani abbiano modo di dire la loro, o abbiano comunque un qualche peso?

Non hanno alcun peso, perché non hanno alcun potere. Oggi esiste solo un gioco di poteri. Se questo gioco si incepperà gli scrittori, come peraltro i baristi e i tramvieri e tutti gli altri, potranno dire la loro.

Nella suddetta evidente crisi della nostra democrazia, ti sembra che gli scrittori abbiano delle responsabilità, vale a dire che avrebbero potuto o potrebbero esporsi maggiormente e in quali forme?

Non hanno praticamente nessuna responsabilità, sono stati tagliati fuori anche se alcuni avrebbero voluto stare moltissimo dentro (e costoro sì che avrebbero avuto gravi responsabilità!). Ma è meglio che, come sempre, gli scrittori percepiscano su di sé di avere una responsabilità enorme, anche se non è vero.

Reputi che ci sia una separazione tra mondo della cultura e mondo politico e, in caso affermativo, pensi che abbia dei precisi effetti?

Sospetto che se si può concepire un’idea come “mondo politico” e una come “mondo della cultura”, i giochi siano già stati fatti. Se poi non viene nemmeno in mente di considerare un “mondo economico e produttivo”, siamo oltre la frutta.

Ti sembra opportuno che uno scrittore con convincimenti democratici collabori alle pagine culturali di quotidiani quali “Libero” e il Giornale, caratterizzati da stili giornalistici non consoni a un paese democratico (marcata faziosità dell’informazione, servilismo nei confronti di chi detiene il potere, prese di posizione xenofobe, razziste e omofobe …), e che appoggiano apertamente politiche che portano a un oggettivo deterioramento della democrazia?

Oggettivo, oggettivo, oggettivo! Ma la democrazia non è convivenza di soggettivismi diversi?  E quali sarebbero poi i giornali “consoni” con cui collaborare? E collaborare a cosa? E opportuno in che senso? Nel senso di opportunismo o di opportunità che si apre? E cosa dicono di interessante gli scrittori che finalmente sono riusciti ad approdare alle prime pagine dei giornali opportuni e democratici? Cazzate, ecco cosa dicono.

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49 Commenti

  1. chiusura perfetta:
    “E cosa dicono di interessante gli scrittori che finalmente sono riusciti ad approdare alle prime pagine dei giornali opportuni e democratici? Cazzate, ecco cosa dicono”.
    e-

  2. Un’intervista penosa.

    Ha ragione Giacomo Sartori a dire che questa serie di interviste si sta rivelando molto interessante, ma – salvo alcune eccezioni che risaltano – è l’interesse che desta la scoperta dell’orrido.

    E, francamente, che brutta scoperta trovarlo nelle risposte degli scrittori.
    Io proprio non mi sarei mai aspettato tanta aria di sufficienza su questi temi da parte degli scrittori, è una vera desolazione leggere risposte così sbrigative, superficiali, spesso spocchiose – brutte.

  3. “Non hanno praticamente nessuna responsabilità,” qua penso che Voltolini si sia espresso male, non posso credere che pensi che gli scrittori non sono esseri umani e cittadini.

    Quanto all’ultima risposta mi sembra una forma di esasperazione estremistica che sfiora il cinismo e non mi soddisfa.

    [@galbiati, ma a te sembrano tutti spocchiosi, andiamo:-)]

  4. Ma è possibile che nessuno si senta in obbligo di citare il nome di Rosa Matteucci? Autore peraltro, mi pare, mai nominato in NI o in Carmilla. Questa è tirchieria. L’Editore Adelphi è stato capace di accorgersi della scrittura strepitosa di questa scrittrice e il pubblico anche. Capisco che un confronto con la Matteucci possa risultare umiliante per molti (diciamo pure per tutti forse), ma se consigliassimo al lettore i suoi libri, gli eviteremmo di incappare in altre scemenze scoraggianti, tipo “La delfina bizantina” per intenderci. Si vuole boicottare la visione del mondo antimodernista di questa autrice? Dunque si boicottino anche Tolstoi e tutti gli scrittori veramente grandi. L’Usurpatore, a quanto pare, se non può uccidere il Principe di fatto, cerca di ucciderlo ignorandolo.

  5. per risparmiare tempo e risorse intellettuali, propongo d’ora in poi di diffondere tra gli scrittori un questionario che per ogni domanda fornisca tre caselle da barrare: sì, no, non so.
    del resto se uno ha da fare, ha da fare.

  6. A me non pare che voltolini abbia negato la responsabilità degli scrittori ma distinto lo scrittore dalla persona, e infatti parlando di “gioco di poteri” e cioè di di impotenza sociale lo ha accomunato ai tranvieri e ai baristi.

    Una osservazione giusta, dunque, però a mio avviso ha trascurato la visibilità degli scrittori rispetto ai baristi.

    Se un maturo barista gay avesse detto le cose che ha detto busi nel video segnalato da garufi probabilmente non avrebbe avuto la risonanza che ha avuto. E anzi forse sarebbe stato criticato per la sua sparata antipolitica, mi riferisco alle ragioni per cui non entra in politica: scheletri negli armadi, frustrazione, tasse pagate ecc. ecc.

    La politica non è questo, malgrado i tempi che viviamo possano suggerircelo, la politica è attività che richiede passione e talento. Non tutti sono in grado di esercitarla in modo adeguato come non tutti possono scrivere un libro pur essendo appassionati lettori.

    maria

  7. E’ quello che avevo pensato io, tashtego, ma aggiungiamo una quarta opzione, a grande richiesta: “non capisco la domanda perché è scritta male”. Questa risposta gli gonfierà il petto.

  8. il livello medio delle varie interviste è molto basso: se è direttamente proporzionale allo stato dell’arte… in compenso indirettamente proporzionale è di solito il numero dei commenti, specie di quelli che potrebbero andare bene per un qualunque post, tanto sono rivolti a se stessi, fregassai del tema. qui pochetti, ancora: e perché siamo underunderground e perché sta arrivando la primavera. di solito si scrive perché non s’ha di meglio da fare.
    meglio il test a crocette proposto da ff.

  9. Dario Voltolini è sincero?
    Certo.
    Però da una mente come la sua mi aspettavo risposte più scorrette, risposte capaci di colpire ai punti vitali.
    Lancia frecce sapienti, il buon Voltolini: a quando dardi di fuoco?
    A quando le ferite vere?
    Forse uno scrittore come lui può e deve dire quello che altri in Italia non dicono.

  10. @lucy
    sarei felcie di avere il tuo commento preciso e interessante e che mi disveli mondi. Sarei felice che tramite chi scrive non tanto per scrivere
    io potessi finalmente cominciare a capire.

    @Yanez de Gomera
    se sai cosa sono i dardi di fuoco e le cose che in Italia altri non dicono perché non ce le dici?, quali sarebbero i punti vitali? io non son del mondo editoriale e non posso capire se non mi si parla apertamente.

  11. se solo capissi, o mia omonima, che cosa vuoi veramente, potrei provarci. mi pare evidente, se ti riferisci ironicamente alla mia altrettanto ironica allusione, il nulla di fatto su questo sito, da molte settimane in qua, sul tema della responsabilità. mentre proliferano commenti tangenziali, trasversali, labirintici per tutti gli appetiti. anche commenti tutto-ilcontrario di tutto. non chiedermi la parola. se io mi affaccio qua è per capire dagli addetti ai lavori: ma a volte è meglio restare, non dico ignoranti, che non sarebbe vero, ma all’oscuro di certe arravugliate chiacchiere, specchio di molto nulla eterno che sta sugli scaffali. tolgo il disturbo.

  12. @ lucy
    con meno ironia di quella che mi attribuisci volevo solo rimarcare che in mezzo a molti commenti non interessanti in almeno due casi si son sviluppate discussioni non autoriferite e interessanti, ma dire che sempre è ininteressante senza argomentare è facile. Vorrei invitarti nei post dello stesso argomento dove le discussioni son state proficue e argomentare il tuo scontento a singoli commenti.

  13. qui su nazione indiana? esprimere scontento? e chi ci prova più? ogni tanto per inerzia mi affaccio, ma quando l’argomento è serio e viene trattato come in questa puntata (e in varie altre), diciamo che due su tre me ne sto zitta, ma qualche volta qualcuno dovrà pur far notare l’inconcludenza. e chi ti si fila? probabilmente dico sciocchezze, che vuoi farci…mi arrendo. ma quando il livello è micro e la puzzina sotto il naso è macro, sono così ingenua che mi butto. non serve praticamente a niente. i commentatori e i redattori sono convinti di confrontarsi: e invece non è vero. ognuno entra e esce con le sue idee, talmente tanto con le sue idee che se capisce fischi per fiaschi continua imperterrito per la sua strada, parlandosi addosso.
    dai: sarà mica seria quest’intervista?
    nel mio primo commento dicevo che la media era bassina: tu hai un’opinione più ottimista? io non chiedo parole che squadrino da ogni lato, ma molto umilmente qualche lume sì, eh? dagli scrittori mi aspetto qualche spunto per pormi delle domande, qualche vaga risposta. non svicolamenti, sciatterie, snobismi. tutto qua. un po’ di coerenza tra l’uomo e lo scrittore: è troppo? ok, sono ingenua.

  14. @lucy
    e perché coerenza tra l’uomo e lo scrittore? la chiedi a Maradona coerenza tra l’uomo e il calciatore? e poi cosa sarebbe la coerenza? a proposito di questo è molto interessante la discussione nata sul post della responsabilità dello scrittore in tv.

  15. Io invece dagli scrittori, in questo periodo, non mi aspetto proprio nulla, soltanto buoni libri, se possibile.

    maria

  16. vedi, lucia, come insegnante a me si chiede un’estrema coerenza, invece. e siccome la mia professione ha come sponda la letteratura e chi la produce, magari un minimo di trasmissione di VALORI (parola obsoleta) mi auguro ancora di incontrarla. il paragone con maradona è penalizzante non della mia “pretesa”, ma per gli scrittori. se tutto ha lo stesso peso, allora niente ha peso. ed è esattamente questo che pavento: le parole ariose, prive di peso. sono romantica, pur odiando i romantici: è una colpa avere delle aspettative? chiedere chiarezza, incisività. dietro il paravento della formula “lo scrittore ha solo l’obbligo di scrivere dei buoni romanzi” (obbligo per altro parecchio disatteso, oltretutto) credo resti poco. sbaglio a chiedere la parola che… ma non posso fare ameno di crederci.
    la questione aldo busi per me è da velo pietoso: non circa le sue affermazioni, che sono quelle di sempre, ma per tutto l’armamentario di plastica che lo contorna, in cui è un po’ patetico secondo me trovare degli spunti di significato. è la riprova, anzi, dell’insensatezza del tutto, della miseria e dello squallore dei nostri tempi. non troviamo per favore dei risvolti, dello spessore in una cosa in sé pessima. ti paiono energie intellettuali ben spese quelle destinate alla solita tetratricotomia su un avvenimento delirante circa uno dei peggiori esempi televisivi correnti? il silenzio sarebbe davvero d’oro. ma non per non sapere, non voler vedere: ma perché c’è molto altro in questo nostro terrificante mondo.

  17. @ lucy
    credo che delle volte il problema sia avere delle aspettative che delle volte e forse spesso già orientano e non fanno vedere e ascoltare o vedere e ascoltare solo quello che si vuole e desidera. Ho fatto l’esempio di Maradona prorpio per dire che lui è un calciatore e una grazia e un senso li ha mentre gioca e trovo sviante e fuorviante e moralista e anche in qualche modo razzista pretendere che siccome gioca così sia poi così anche nella vita. Certo che quando una coerenza e un collegamento tra il gioco (o la scrittura o qualunque altra cosa) e la persona c’è allora è un piacere estetico come dice Andrea Inglese e io direi che si raggiunge un senso di sublime raro, ma non mi sento di pretendere da nessuno che già ha una grandezza (e non è poco) di essere sempre come noi pretendiamo che quella grandezza lo condanni ad essere. E se devo prorpio essere sincera io Busi lo trovo invece estremamente coerente. Il mondo non lo trovo solo terrificante e devo dire che un po’ di paura questo tuo modo di giudicare secondo le tue aspettative lo trovo fonte di distorsioni anche accecanti, è troppo facile avere delle idee e guardare se il mondo collima con le misure che abbiamo deciso debba avere per essere corretto, forse più generoso cercare il senso anche dove per noi è difficile andare per abitudine o gusto.

  18. Adesso però, al posto di Maradona, citiamo Messi per favore. Quello che sta facendo è artisticamente enorme.

  19. … ho abbastanza evidentemente fatto solo un esempio…vogliamo far la classifica degli esempi?

  20. Sono stato via alcuni giorni. Mi pare che Nazione indiana continui a domandare agli intervistati se concordano con quei critici che “denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea”. E mi pare che Nazione indiana non abbia risposto alla mia semplice domanda: quali siano questi critici con le opinioni dei quali gli intervistati potrebbero concordare o no.

    Se Nazione indiana invece ha risposto, e io non ho vista la risposta, chiedo scusa.

    Per “risposta” intendo: un elenco di nomi. Pubblicato da Nazione indiana (così come da Nazione indiana è posta la domanda sul concordare o meno). Potrebbe trattarsi anche di una riformulazione della domanda iniziale di questa intervista (del tipo: “Concordi con quei critici, come ad esempio Tizio, Caio, Sempronio, che denunciano” eccetera).

    Finora mi pare siano giunte risposte che chiedono tempo (ad esempio quella di Helena Janeckek, qui: “La richiesta di nomi e cognomi è pervenuta, ma a questo punto frugare negli archivi della memoria per rintracciare caio e tizio che si sono espressi così o cosà richiede un po’ di tempo”), o risposte che mi sembrano (e l’ho detto, e non sono stato smentito) a titolo personale.

    Solo Giacomo Sartori, mi pare (qui) ha provato a rispondere alla mia domanda, scrivendo: “uno dei nomi a cui pensavamo era […] Berardinelli”. Ma i nomi che Giacomo avanza successivamente hanno l’aria di essere, ancora, nomi avanzati a titolo personale.

    Andrea Inglese, dopo avermi rimandato a un suo articolo apparso nella rivista Trivio (qui), alla mia richiesta di una risposta fornita da Nazione indiana in Nazione indiana così replica: “Il fatto che tu ritenga ti spetti una risposta nei termini che tu immagini debba esserti data è ciò che mi impedisce di continuare seriamente questa discussione con te” (qui).

    Ma io dico: Nazione indiana mi fa una domanda, pubblicata in Nazione indiana; nel rispondere io chiedo, in Nazione indiana, un chiarimento su questa domanda; dove dovrebbe apparire, tale chiarimento, se non in Nazione indiana? E come dovrebbe apparire, tale chiarimento, se non come un chiarimento fornito da Nazione indiana?

    Ripeto: se Nazione indiana invece nel frattempo ha risposto, e io non ho vista la risposta, chiedo scusa.

  21. Possibile che nessuno aggiunga niente, che sia timore reverenziale?
    Trovo bizzarra ma forse straordinaria la pratica letteraria di G. Mozzi
    che sembrerebbe consistere nell’esternare, nello “scaricare” un pensiero non ancora sgrossato dagli spigoli umorali e dalla pulsione del momento, una “scarica”, per dirla appunto con la psicanalisi,
    una specie di nervo scoperto trasferito in parole in prima battuta, senza essere prima raffreddato, ma anzi, scoperto e fumante come può essere una bile a cielo aperto, tanto da risultare financo irritante, insistente come fidanzato lasciato che continua a chiedere ma perché, ma perché? a lei che scocciata si allontana a gambe levate, interventi anche impopolari come questo, ma forse sta proprio qui il tentativo di innovazione del Mozzi e il credito che egli (fuor di dubbio con consumata sapienza letteraria) chiede.

  22. per uscire da quella che a tutti gli effetti potrebbe definirsi come l’Impasse Mozzi, io la prima domanda la formulerei più o meno così:
    “Qualora esistano dei critici che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea, concorderesti con loro?”

  23. Giulio, noi non rispondiamo come Nazione Indiana. Rispondiamo ognuno con nome e cognome. In tanti ti hanno risposto. Ti hanno anche fatto dei nomi. Ma dato che le domande te le ho mandate io, – e sei stato uno dei primi destinatari – ora rispondo quel che penso della tua domanda.
    Per me sarebbe insensato fornire una lista dei critici e/o giornalisti culturali che deplorano la mancanza di vitalità della letteratura italiana. Il discorso del “oggi non c’è più la letteratura di una volta”è più una tonalità, un mi-be molle che permea gran parte dei discorsi che circolano nell’ambiente per iscritto e non, o che semplicemente emergono ex negativo attraverso il disinteresse per quel che viene pubblicato oggi. Spesso può esserci la variante di chi elogiando l’eccezione, tinge di grigio ancor più uniforme lo sfondo dal quale si stacca il proprio campione.
    La percezione pervasiva della “crisi” letteraria, articolata in modi, sensibilità e argomenti diversi, fa sì che caio e tizio possono anche aver in mente una bel numero di autori che vale la pena di seguire (io ci arrivo senza pensarci), ma che questi appariranno sempre come singole rondini che non fanno primavera.
    Questo è il punto critico. Ridurrlo a un tot di nomi – e non ci vuole molto- lo falsificherebbe. Proprio perché isolerebbe arbitrariamente dei “nemici” laddove il problema è il “luogo comune” o il “comun sentire”.

  24. Helena, mi par di capire dunque che Nazione indiana fa domande come Nazione indiana, ma non è disponibile come Nazione indiana a dare chiarimenti sulle domande stesse. Non ti pare curioso?

    Dici che “ridurre a un tot di nomi” il “punto critico” lo “falsificherebbe”. Tuttavia la domanda di Nazione indiana dice: “Concordi con quei critici…”. Ovvero non rimanda a “un mi-be molle che permea gran parte dei discorsi che circolano nell’ambiente”, bensì alle opinioni espresse da certi critici. E a me pare piuttosto ovvio che per dire se concordo o non con le opinioni espresse da certi critici ho bisogno di sapere quali sono le ragioni di queste opinioni e le argomentazioni che le sostengono. Ovvero, ho bisogno di sapere quali sono questi critici: così vado a guardarmi, o richiamo alla mente, i loro scritti; e posso decidere se concordo o no.

    Dici che il problema è il “luogo comune”. Ma la domanda di Nazione indiana non ha l’aspetto di una domanda sul “luogo comune”.

    Dici che non si tratta di isolare dei “nemici”. Questa mi pare una dichiarazione bizzarra. Io non ho certo chiesto a Nazione indiana di dire quali sono i suoi “nemici”. Ho chiesto solo di sapere di chi si stava parlando, per poter capire di che cosa si stava parlando.

    “Non ci vuole molto”, dici. A quanto pare, invece, ci vuole moltissimo.

  25. Giulio, ti ho detto quel che penso a partire dalla mia interpretazione di quella domanda. E non ho altro da aggiungere, sinceramente.

  26. raga, quanto siete morbosi!
    mozzi poi, sempre meno un autore, sempre più un personaggio di thomas bernhard.

  27. Saremo anche morbosi, ma non siamo sull’Isola o al GF dove ci sono candidati da premiare o eliminare col televoto. Anonimamente.

  28. quando jack frusciante uscì dal gruppo per la riserva volarono tappi di spumante
    +
    qualche gazzosa
    e una (1) bottiglia di sciampagn

    per giorni e giorni danze e cori intorno ai fuochi

  29. […] [Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli, Gherardo Bortolotti e Dario Voltolini, […]

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