Grazie questa danza dell’infanzia attraverso il mondo.
Il sorriso di un bambino è una luce, e una sola lacrima
chiede a noi dov’è passata la nostra umanità.
Una sublima manera di dare omaggio all’infanzia,
e forse alla nostra, già scomparsa.
…penso agli studenti iraniani… che da mesi (e ancora in queste ore) non avranno nemmeno un giorno in più di vita… penso al sacrilegio di negare materialmente, fisicamente, spiritualmente, idealmente… ai giovani il diritto stesso ad aspirare a un futuro… e, più che mai, a un futuro più giusto e libero. Dico, «ai giovani», in partcolare, e «ai bambini», perché in loro (più che in ogni altro) mi sembra evidente, anzi, consustanziale, lo slancio verso possibili nuovi sviluppi esistenziali. Dico «ai giovani» e «ai bambini» perché è come se ci rifacessimo «giovani» e «bambini» quando riusciamo a non accontentarci delle nostre sperimentate abitudini esistenziali, per immaginare possibilità nuove e diverse…
Penso che ogni nuovo anno debba idealmente richiamarci a questa sfida. O almeno lo spero.
«il Fatto Quotidiano» 10/12/2012
diario immaginario di Susanna Camusso
di Evelina Santangelo
Scrivere aiuta a capire chi siamo, dove stiamo andando. Per questo...
di Evelina Santangelo
Quello che siamo...Quello che vogliamo...Quello che siamo...Quello che vogliamo...Quello che siamo...Quello che vogliamo...Quello che siamo...Quello che vogliamo...Quello...
evelina on raibows ;-)
buon anno
chi
meraviglioso Evelina, una graaaaande graaaaazie.
Grazie questa danza dell’infanzia attraverso il mondo.
Il sorriso di un bambino è una luce, e una sola lacrima
chiede a noi dov’è passata la nostra umanità.
Una sublima manera di dare omaggio all’infanzia,
e forse alla nostra, già scomparsa.
…penso agli studenti iraniani… che da mesi (e ancora in queste ore) non avranno nemmeno un giorno in più di vita… penso al sacrilegio di negare materialmente, fisicamente, spiritualmente, idealmente… ai giovani il diritto stesso ad aspirare a un futuro… e, più che mai, a un futuro più giusto e libero. Dico, «ai giovani», in partcolare, e «ai bambini», perché in loro (più che in ogni altro) mi sembra evidente, anzi, consustanziale, lo slancio verso possibili nuovi sviluppi esistenziali. Dico «ai giovani» e «ai bambini» perché è come se ci rifacessimo «giovani» e «bambini» quando riusciamo a non accontentarci delle nostre sperimentate abitudini esistenziali, per immaginare possibilità nuove e diverse…
Penso che ogni nuovo anno debba idealmente richiamarci a questa sfida. O almeno lo spero.