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ANIMAzioni#06: “Labyrinth” [1963] di Jan Lenica

 

un antidoto alla bufera delle bruttezze di questi giorni – alla mancanza di ironia – di fantasia – di tutti i tempi e i regimi

* * *

Jan Lenica (4 Gennaio 1928, Poznań, Polonia – 5 Ottobre 2001, Berlino) – mancato architetto – grande disegnatore e animatore polacco – leggerezza con spine – insomma arte – con i rapaci e certi pipistrellati sempre pronti a mangiarsela – l’arte – a spiumare e a spolpare – Labyrinth è l’avventura – fra collage e découpage – di un omino con la bombetta – Icaro volante tra Magritte e Max Ernst di Une semaine de bonté – approdato chissà da dove – forse da una specie di iperuranio nuvoloso – inseguito da uno squelette di dinosauro uscito dalle teche del Museo di Storia Naturale – in caccia fra le architetture boulevardier di una città quasi deserta – se non fosse per strane creature in metamorfosi – per un tricheco con il cilindro – uomini libellula o uccello e una fanciulla graziosa ma assai neghittosa e molto amica di un uomo coccodrillo – certe altre mademoiselles vampiriche – un circo metafisico – falene – un edificio cattedrale di scale – antro di uno scienziato quattrocchi – robot volante e con diversi tubi di scappamento – che l’omino cerca di lobotomizzarlo – di impiantargli gabbie a sbarre nel cervello – un simpatico corvo liberatore lo salverà – ma non c’e scampo – anche rimettendosi ali – allo stormo nero – ahimé – e speranza di alcun esule pensiero

* * *

ANIMAzioni#01: “LE NEZ” di Alexandre Alexeïeff e Claire Parker [ 1963 ]
ANIMAzioni#02: “LA MANO” di Jirí Trnka [ 1965 ]
ANIMAzioni#03: “Father and Daughter” [2000] di Michaël Dudok De Wit
ANIMAzioni#04: “Kafka” [1991] di Piotr Dumała
ANIMAzioni#05: “The Christmas Card” [1968] di Terry Gilliam

 

 

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3 Commenti

  1. Una grazia ailée,
    un miracolo di poesia,
    un mondo insolito
    con la bellezza di un quadro,
    in movimento.

    Un aria che fa bene.

    Grazie, grazie
    véronique

  2. Mia figlia Sara, 5 anni, l’ha guardato attentissima. Ho pure il sospetto che l’abbia davvero capito.

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orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
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