La vita facile
di Gianni Biondillo
Richard Price, La vita facile, Giano editore, trad. di Stefano Bortolussi, 502 pag.
Lo scenario è quello di una Manhattan fuori dai luoghi comuni dei turisti, il Lower East Side, ex quartiere ebraico e oggi coacervo di multiculturalità: negozi gestiti da yemeniti, sexy shop, locali notturni, caseggiati ultrapopolari. È una notte qualunque di una New York incapace di dormire. Tre uomini, conosciuti quasi per caso, stanno tornando a casa dopo l’ennesimo pub dove ci si è stonati di alcool, il classico rito che serve a dimenticare le proprie frustrazioni diurne.
Fra questi Eric Cash, trentacinquenne sceneggiatore fallito e ora direttore di un locale notturo dove, di nascosto, fa la cresta sulle mance dei suoi sottoposti. Degli altri due compagni notturni conosce a malapena i nomi. Ma dopo quella notte torneranno nella sua vita in modo ossessivo. Il caso – una tentata rapina da parte di due balordi -, come al solito, decide per tutti noi. Una leggerezze di uno dei suoi compagni, Ike, fa esplodere un colpo di pistola che lo uccide. Eric fugge, spaventato, il terzo compagno crolla a terra ubriaco. Sarà il detective Matty Clark, assieme alla sua collega ispanica Yolonda, a cercare il modo di dipanare la matassa delle indagini.
Detto sinceramente se La vita facile, di Richard Price, dovesse essere giudicato dal punto di vista del noir tipico, saremmo di fronte a un poliziesco deludente. Chi è l’assassino lo sappiamo nel primo terzo del lungo romanzo, abbiamo a disposizione pure un testimone oculare; nessuna agnizione, nessun colpo di scena, le indagini si sviluppano lentamente, noiosamente, la soluzione del caso avviene in modo quasi casuale.
Ma questo è un libro che col giallo, in fondo, c’entra assai poco. È, in realtà, un libro che racconta a ciglio asciutto le frustrazioni di ispanici, neri, irlandesi, wasp, arabi; è la rappresentazione del fallimento di un sottobosco umano che popola la metropoli per antonomasia, New York. Città che sembra dare a tutti un sogno, per poi scipparlo da sotto il naso, lasciando tutti a mani vuote. Vuoti.
[pubblicato su Cooperazione n. 44, del 27 ottobre 2009]
Romanzo deludente, ma anche il résumé non scherza. “Una leggerezze di uno dei suoi compagni, Ike, fa esplodere un colpo di pistola che lo uccide”.
Uccide chi? (o forse è il mio neurone che non funziona ancora?)
La leggerezza di Ike lo ucciderà.