Brenda, R.I.P.

MARRAZZO di Gianni Biondillo

Alle battute ho pensato. Appena ho saputo della tua morte, Brenda, della tua morte crudele, della tua fine meschina, ho pensato con vergogna alle mille e mille battute fatte su di te in queste settimane. Al darsi di gomito sull’autobus, agli ammiccamenti al bar, all’invasione truce delle email ironiche, alla grevità sguaiata, al sarcasmo feroce. Un personaggio farsesco, stilizzato, banalizzato, capro ideale delle nostre ansie benpensanti. Non sei mai stata una persona, Brenda, solo un pupazzo dove infilare gli aghi della nostra macumba autoassolutoria. E mi vergogno, oggi, a pensarci. Alle trivialità, ai sottintesi, alla satira becera. Disonesti. Perché la tua morte è una morte nuda. È la morte che trionfa, che fa schifo. È la morte della solitudine assoluta. Si muore soli, lo abbiamo sempre saputo, ma morire scippati pure della propria dignità è disumano. E oggi sei il centro dell’attenzione morbosa dei nostri sguardi al sicuro, nel chiuso delle nostre case climatizzate. Tu, vaso di coccio, paghi la tua sconfitta sul tuo corpo diverso. Diverso. Perché fuori dalla norma, fuori dalle regole, corpo fantastico, mostruoso, meraviglioso. Esistevi, autentica, proprio nel tuo prostituirti. Perché eri senza scampo qui, in questo tardo impero allo sfacelo, in questo regno bizantino, non potevi essere quello che volevi fuori dal ghetto dove il nostro ciglioso sguardo sessita, misogino, omofobo, transfobico, ti ha cacciata.
E subito, bugiardi, abbiamo raccontato che eri stanca, che volevi farla finita. Ma sapevamo che la catena degli inganni, che la maglia sfilacciata, non reggeva. Non si abbandona la vita così. Nuda, col tuo sesso incomprensibile e vero esposto al fango della nostra falsa pietà.
Viene facile oggi costruire la trama del dolore. Finzionare la tua vita, la tua morte. Facile e perciò ancora più ignobile. Ché l’abitudine a narrare le esistenze ormai ci impone di trovare sempre i legami, gli intrecci, i nodi nel pettine. Sembra già fatta, la storia, già pronta la trama. La politica che gioca sporco nelle stanze da letto del potere, i ricattatori nei secoli fedeli, la morte del protettore cocainomane, il tuo computer immerso nell’acqua per distruggere le prove, i filmati compromettenti, da tracciare, inseguire, occultare, come in un thriller, i nomi, i nomi che non posso essere resi noti, nomi che pesano, che farebbero tremare il Palazzo, la tua morte proprio oggi, nel Transgender day of remembrance… Quanti bagneranno il biscotto nella melma di questo intreccio, quanti, colmi di pietà pelosa, gonfieranno il petto come pavoni, come tacchini allevati in batteria? Non lo sto, forse, anche adesso, facendo io?
Perché della tua morte non ce ne frega niente, ecco la verità. Ci interessa la trama oscura, la narrazione, la fiction. Lo spettacolo, che deve continuare. Abbiamo bisogno di queste favole dell’orrore, prima di addormentarci, per placare le nostre vite normali. Normalizzate, banali, ovvie. E tu, eri fuori dalla norma, eri il mistero.
Non è morta una persona, un petto che respirava la stessa aria che respiriamo noi, un universo di speranze, di errori, di sogni, di umori, non è morto un mondo, non s’è spento, intossicato, un cuore pulsante. No, non ci interessa. È avvenuta una svolta repentina nella sceneggiatura, questo percepiamo, non la morte schifosa e sola, disperata e ignobile. Meschina. Non ci interessano le tue speranze infrante. Sei sotto il nostro sguardo indagatore perché ti sei trovata in un gioco più grande di te. Siamo morbosi, ne vogliamo ancora di storie così. Sesso, potere, politica, denaro. Piccolo borghesi, no, neppure, massa informe di utenti senza futuro, adolescenti in un eterno presente, schiacciati dalle narrazioni che ci piovono dall’alto, sudditi di un mondo iperuraneo, che gioca con le nostre anime, le disumanizza.
Perché Brenda tu sei morta tante altre volte. Sei morta stuprata da tuo marito, sei morta annegata nel mare di Sicilia, sei morta abusata da tuo padre, sei morta caduta da un ponteggio in un cantiere, sei morta picchiata a sangue in una caserma, sei morta suicida in un carcere. Ma lì eri solo un numero, eri statistica, non ti meritavi alcun riflettore, nessun necrologio. La tua fine tragica ci interessa non per te, che non sei nulla – sei una perversione dei nostri desideri reconditi, sei puro sesso, sei una bambola di gomma, di te non vogliamo sapere niente -, la tua morte ci interessa perché sei un vaso di coccio tra i vasi di ferro, sei l’anomalia fragile, il giocattolo rotto in un mondo di impuniti, sei la vittima designata, il capro espiatorio, sei la nostra indignazione a portata di mano, sei il lavacro della nostra falsa coscienza.
Non è morta una persona, per noi. È solo accaduto un colpo di scena, chissà quanti, e quali, saranno gli altri, ci prepariamo giudiziosi a non perdere nessuna puntata della fiction a venire. Le parole degli esperti, dei criminologi, dei giallisti, la commozione delle veline, i ricordi dei tronisti, le analisi puntute degli opinionisti.
La vita che si fa letteratura, la realtà che si adegua alla fantasia, così ci giustifichiamo, ma sappiamo che anche questa è una bugia. Perché la vita non è coerente. Ci consoliamo a scriverla, a raccontarcela, sentiamo il bisogno di trovarci un senso, un fine, una fine. La soluzione del mistero, il colpevole catturato, la giustizia che trionfa. Ma la vita è scombinata, caotica, noiosa, illogica. Ed è vera. Come eri vera tu. Un’anima con le valigie, pronta alla fuga, soffocata nel tuo letto, intossicata nel buio della notte – ora la tua notte infinita-, uccisa da un assassino nel caos squallido dei dieci metri quadrati del tuo appartamento, il tuo mondo domestico sbriciolato, come la tua esistenza.
Non so nulla di te. Non so se eri simpatica, cinica, calcolatrice, pura. So che per me eri innocente, come lo sono tutte le vittime del mondo. So che sono vivo, e mi sento colpevole.

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146 Commenti

  1. “Questa è Brenda”, dice la voce di uno dei tre della Gialappa’s commentando il provino di uno scartato dalle selezioni per il Grande Fratello. Questa è Brenda, perché lo guardi, la guardi, e la etichetti subito come una diversa, la fai oggetto di quelle battute, di quel darsi di gomito, lì in una trasmissione che fa dello sberleffo crudele, spaventoso, la sua arma di presunta comicità. E’ anche in queste “piccole” cose la vergogna che descrivi. Grazie per questa cosa che hai scritto, la sento mia in ogni parola.

  2. la cosa davvero schifosa è l’apertura di tutti ‘sti tiggì:
    “morto il/la trans Brenda”.
    non ha un nome, un cognome?
    possibile che si debba essere “nominati” dalla propria sessualità?
    è mai possibile che il sesso diventi nome?

    e-

  3. Ma è mai possibile farsi di alcool, cocaina, barbiturici mescolati a wiskey, pur di non riflettere sulla vita che fai? cosa scatta nella mente di un povero Cristo, così forte, impellente,esustivo da rendere sopportabili miserie, maltrattamenti, meschinità, segregazione, che il soddisfacimento di quelle pulsioni impone a titolo di pegno? Non sarebbe per queste ragazze più semplice, adulto, liberatorio, ammettere agli altri ma prima ancora con se stesse: desidero amarne tanti e tanti, e una voglia troia di prenderlo dappertutto, che ogni affronto, miseria, ricatto è secondario?

  4. Biondillo, questo è la nuova fiction italiana. Mignotte, transessuali e camorristi e politici corrotti. E uomini sotto scorta.

  5. Morgillo, e dai. Va forse meglio in Gran Bretagna? o in Germania? o in Francia? Bah, forse sì, ma e pare, a naso, che la differenza sia una sola: quei paesi sono semplicemente più bravi nel “sistemare” queste questioni senza farle diventare, quando non è necessario, l’argomento del giorno (del mese o dell’anno magari).
    Ah, sì, nel frattempo hanno privatizzato la gestione dell’acqua, ma vuoi mettere la soddisfazione di un bell’articolo, colpevolizzante e con tutti i peana del caso, per la povera Brenda?

    Blackjack.

  6. Sergio, scusami. Quel che mi sembra valga la pena discutere non è tanto la prima parte del tuo commento, pur tranchant à la manière di una ghigliottina, ma la citazione finale di André Gide. In genere diffido da queste frasi di celbri auctoritates, ( e pure dal genere aforismi). Finisco per trovarle spesso principalmente ad effetto, talvolta sul crinale invisibile kitsch. Frasi che suggeriscono una profondità e lucidità di pensiero che non contengono, o perché quel che esprimono è quasi un truismo (detto bene però), o perché il loro contenuto è opinabile. La letteratura non si fa coi buoni sentimenti. D’accordo. E quindi? Con quali sentimenti si fa, di grazia, la letteratura: con quelli cattivi, senza sentimento alcuno o cosa?
    E’ una domanda vera, a prescindere dalla tua opinione su Biondillo.

  7. “quanti, colmi di pietà pelosa, gonfieranno il petto come pavoni, come tacchini allevati in batteria? Non lo sto, forse, anche adesso, facendo io?”

    Appunto.

    Mi ricorda il “santa subito!” invocato per Emanuela Englaro da Giulio Mozzi.

  8. @ Blackjack

    Sì, negli altri paesi non se la passano meglio e l’Italia resta sovrana nel rappresentarsi secondo certi canoni del neorealismo soprattutto pasoliniano.

    Adesso, però, più che della privatizzazione dell’acqua, dovremmo occuparci dei film sui vampiri.

    Un saluto

  9. mamma mia che spiacevole commento quello di Garufi. Non me lo sarei mai aspettato. Fossi stato io a scrivere questo pezzo, al posto di Biondillo non avrei risposto così freddamente. Non ci sarei riuscito. Anche perché è scorretto: c’è una presunzione – quella di fare letteratura – che è tutta da dimostrare. Il pezzo di Biondillo è un elzeviro, un articolo di fondo – come se ne fanno da 100 anni – che ha tutte le caratteristiche del caso. Compresa anche un po’ di enfasi, ovviamente alimentata dal sentimento che ha portato l’autore a pigiare i polpastrelli sui tasti. Pur essendo scrittura, cioè “pensata”, è umano che si tralasci appena lo stile della revisione per mantenere lo stato del pensiero che ha dettato questa scrittura. Che non mi sembra votata a fare letteratura, ma a ragionare su alcuni atteggiamenti e tic colpevoli di quella che dovrebbe (dovrebbe) essere la componente acculturata della società. Invece, sembra che siamo tutti immischiati in questo fango.
    A me è piaciuto molto, mi ha commosso e fatto pensare. Ha raggiunto il suo obiettivo. Che non credo fosse finire nelle antologie…

  10. Veri i molti difetti che hanno rimproverato all’autore.
    Resta il fatto che ha espresso (benissimo) il suo essere Umano.
    Noi, signori, siamo TUTTI retorici.
    Esserlo è il nostro collante, è il nostro tentare il salto per la trascendenza quando siamo legati alle caviglie, impastoiati dalla realtà di noi stessi.

    Biondillo, lei è davvero intenso. Ho lezzo per caso ed apprezzato molto.
    Perché sono famelica, perché sono morbosa.
    Perché di questa serie di notizie quotidiane sempre più abominevoli, di questo fiume di sangue che ci inonda, entra nei muri delle nostre case, ormani non ne sento più il fetore, non ne percepisco più il colore cupo e fiammante, e non ne ho mai sentito il bruiore addosso.
    Mi ha inibito i sensi, come una droga presa ogni giorno poco alla volta.
    Ed anch’io, perciò, ho miserabilmente bisogno di scuotermi.

  11. Helena, forse conosci la lettera di Kafka in cui lui, in relazione alla scrittura che “si batte il petto solo per farsi sentire”, equipara confessione a menzogna. Il sintomo più evidente di questa “patologia letteraria”, che a me interessa in quanto fenomeno diffuso e non come singolo episodio, è il sentimentalismo e il conseguente ricatto emotivo. Ne ho parlato di recente a proposito del post di Perissinotto. Non è questione di fare i bravi o i cattivi. D’accordo con Magris, penso che per affrontare senza sconti il grumo di malvagità che ognuno di noi fila come un velenoso baco da seta non bastano né la declamazione pur sincera di buoni sentimenti e neppure l’apologia della trasgressione, perché entrambi implicano un pathos sentimentale e spesso scadono nel kitsch. Ci vuole lo stile, l’unica etica del testo, e la retorica del senso di colpa, dell’atto di contrizione, è sempre un pessimo stile.

  12. Non si può parlare con tanta leggerezza di tanta pesantezza. Se si vuol scrivere qualcosa, si deve pensare. Attentamente. Tutte le frasi sembrano le prime capitate in mente all’autore del pezzo; e anche se così non fosse, danno quest’impressione. Una valanga di luoghi retorici proprio dal punto di vista letterario, proprio dal punto di vista della lingua usata: ancora più grave perchè qua non siamo al tg 5 (o in qualsiasi altro tg, se è per questo). Io credo che, oggi, uno dei problemi “civili” consista esattamente in ciò: un uso poco attento del linguaggio, che poi è tutto quel che abbiamo.

  13. il Biondillo ha scritto veloce, commosso e commovente, umano troppo umano, sull’onda di un sentimento, di un’indignazione viscerale con pietà universale

    pietà per la “persona”, per le persone che stanno dietro ai Nomi di Battaglia, quelle che Vespa, da qualche sera, espone come orsi ammaestrati e interroga con viscida e morbosa pruderie davanti all’ennesimo plastico di locus maledetto

    non è così facile passare da persona a carne da macello, e non in senso figurato oggi?
    basta una malattia, un arresto in mano a secondini disumani, un divorzio, un disastro finanziario, la perdita del posto di lavoro per diventare non-persona

    il maestrino che fa le pulci sullo stile appare francamente sproporzionato al caso, una macchietta (d’inchiostro?)
    c’è sempre uno o l’altro che tira fuori la scoppiettante parolina magica kitsch, qui (meno male che Dorfles c’è!!!), e sembra di vederlo in pantofoline nella sua casina a pigiare i tastini del suo computerino, a scrivere il suo commentino tutto compreso di sacra ascetica foga luterana, sentendosi molto self-control, self-conscious, self-assertion, self-righteous, anche molto self-service di citazioni ad hoc e ed hic (nel senso di singhizzo)

    il citazionismo era una corrente pittorica assai di gusto stileggiante e polpettonico in voga qualche annetto addietro, di una perfezione polverosa e stucchevole che molto piaceva al dottor Sgarbi

    benedette siano le citazioni, che sono sempre, l’attaccapanni pieno di cappellini ad usum Delphini nell’angolo dell’ingresso, il sale salvifico dei brodini diluiti del pour parler dei blog, del farsi grande sotto l’ombrellone dei “grandi”

    di frasette da bigliettino dei Baci Perugina letterari, nel caso si volesse vieppiù farcire e infarciare, se ne trovano a bizzeffe e stranguglioni qui:

    http://aforismi.meglio.it/categoria.htm?c=Letteratura

    ma poi, detto fra noi, questa fantomatica “etica dello stile” che regole ha?
    la consente la citazione ogni due righe?
    non prescrive forse, innanzitutto, come una vecchia maestra elementare grembiulata di nero:
    “Suvvia, una buona volta, dica con parole sue!

    “etica dello stile”, inoltre, vorrebbe dire che se io inneggio al razzismo e ad altre nequizie ma con belle metafore e parlar forbito, virgole al posto giusto e freddo lirismo, sono a posto?

  14. Macioci,
    forse occorre svelare un piccolo retroscena: venerdì, alla notizia della morte di Brenda, un importante quotidiano di diffusione nazionale (non faccio nomi per evitare che l’eventuale polemica deragli dove non importa), mi ha chiesto un pezzo sull’argomento. Volevano una cosa “da giallisti”. Ho risposto che sulle morti vere non ci si può permettere di fare intrattenimento. Ho rifiutato. Hanno insistito. Alla fine ho scritto il pezzo di cui sopra.
    L’articolo non è mai stato pubblicato perché (cito da una email ricevuta) “la direzione lo ritiene bello ma troppo “forte”.”
    Ora: non so se il pezzo sia bello -probabilmente è una cagata pazzesca- però a quanto pare quella che tu ed altri reputate una scrittura retorica, consolatrice e televisiva, degna di un TG5, in realtà è stata censurata perché “troppo forte”. Dove stava la “forza”? Forse nel fatto che io criticavo proprio la morbosità del giornalismo che spersonalizzava la morte di una persona vera? Nella pietas?
    Questo pezzo è nato per dire questo, non per “fare letteratura”. Io so di non fare letteratura. Ma quello che scrivo è onesto.

  15. E a proposito: non prendetevela con Garufi.
    Io adoro Sergio Garufi, l’uomo buono per tutti i lit-blog.
    Dove lo metti cita.
    ;-)

  16. La parola è proprio quella, Biondillo.

    Pietas.

    C’è chi ne è portatore. Tu, ad esempio.

    E chi, molto semplicemente, fa solo pietà.

  17. Biondillo,
    il problema è proprio questo: che tu, non volendo, hai fatto letteratura.
    Palomar,
    è vero che c’è un’etica dello stile; direi anzi che lo stile è di per sé etico, se si scrive sul serio; lo stile dello scrittore è la persona.
    ps: se davvero un quotidiano ha chiesto a Biondillo un pezzo “da giallista”, siamo messi ancora peggio di quanto la mia pur vivida fantasia riesce a immaginare.

  18. Macioci: “Se davvero un quotidiano”… ecco quell’ipotetica mi infastidisce. Io sicuramente faccio pessima letteratura, tu però dubiti della mia sincerità, e fai un pessimo servizio alla mia persona, a me, nel nome di una frase “ben scritta”.
    Sappi che richieste così, i giornali, le fanno tutti i giorni. C’è chi si fa gli scrupoli (vedi l’imbecille che ti sta scrivendo orora, che ha rinunciato non sai a quanti articoli e collaborazioni) e chi se ne sbatte i coglioni. Normalmente sono quelli che vivono meglio e col portafogli gonfio.

  19. “Dove stava la “forza”?”.
    (Biondillo)

    Nell’autocritica.
    In questo Paese è d’uso dare la colpa sempre agli Altri. E’ per questo che siamo uno schifo di paese: astratto e schifoso nei fatti.

  20. mi spiace prendermela spesso con biondillo, che reputo penna talentuosa e spesso scompisciante, ma ahimè è la sua ideologia letteraria che trovo incondivisibile, perchè lo induce a accontentarsi di un livello di percezione della realtà convenzionale e scontato. uno che riesce a non trovare ridicolo il genere giallistico, ovvero queste strane macchinette narrative in cui la morte è considerata solo nella sua superficie giudiziaria, o nel migliore dei casi umana, non potrà poi che parlare della stessa in termini retorici. magari nel mondo c’è bisogno anche di quello, di un po’ di giallo e di un po’ di retorica, ma non prendetevela con garufi se la chiama col suo nome.
    Il problema è che biondillo stesso ammette di distinguere fra le morti “vere” e quelle di cui scrive, che sono,ergo, false.

  21. Hai ragione, Liborio, io come Kertész, Pessoa, Borges, Gadda, Benjamin, Durenmatt, Sciascia, Banville e tanti altri riesco “a non trovare ridicolo il genere giallistico”. Ridicolo è solo il pregiudizio, per me.

  22. Cosa c’entra l’ideologia letteraria di Biondillo con l’articolo qua sopra?

    Se un limite c’è, in Biondillo (provo ad azzardare, e in relazione a quanto leggo in genere nei suoi commenti), non è di ordine letterario (lì segue una sua linea, con coerenza, condivisibile o meno che sia), quanto piuttosto umano, caratteriale (“per troppo di bontade”, direi): proprio non gli riesce di mandare affanculo qualcuno.

    Io gli direi di provare, almeno qualche volta: alcuni commenti, infatti, più che punzecchiature o critiche, sia pure letterariamente ben agghindate, sono delle vere e proprie vigliaccate.

  23. Biondillo
    Non metto in dubbio che il quotidiano t’abbia fatto la proposta; la mia incredulità era volta a cotanto schifo.
    Non ho mai letto un tuo libro e quindi non ho gli strumenti per accusarti di fare “pessima letteratura”. Secondo me hai semplicemente scritto un brutto pezzo su un argomento delicato e non mi sembra il caso che ti offenda se uno te lo fa notare, né che tu creda d’essere ritenuto un “imbecille” perchè ti si dice che il pezzo non funziona.
    C’è una cosa però che continui a non voler capire: io non ti critico in nome della “frase ben scritta” ma in nome d’un’etica del linguaggio che, soprattutto da uno scrittore poi, e specie in relazione a determinati temi, pretendo sia sempre rispettata al massimo. Chi quindi mi accusa di superficialità e letterarietà ha compreso esattamente l’opposto di ciò che intendo – il che non mi sembra in verità così difficile da comprendere.

  24. hai ragione invece tu, biondillo, forse ho troppo calcato la mano terminologicamente, almeno nel contesto del mio intervento… perchè poi in generale converrai che è salutare considerare un po’ ridicola tutta la letteratura, e a maggior ragione il genere giallistico… senza con ciò precludersi l’amarla.
    comunque, fortebraccio, l’ideologia c’entra, c’entra sempre…
    vorrei anche aggiungere: io apprezzo l’ “esposizione emotiva” del pezzo, è sempre apprezzabile…. ma il mio discorso era un altro…

  25. lo scritto di Biondillo é trans, ci sta che per pochezza per la strada ci sia chi giudica un trans per la sua forma, ma qui forse, qui dove ho letto nomi tutt’altro che ordinari, mi aspettavo un dibattito sui contenuti.

  26. Caro Garufi, non credo che Biondillo volesse “affrontare senza sconti il grumo di malvagità che ognuno di noi fila come un velenoso baco da seta”, questo magari voleva farlo Gide.
    Credo che volesse semplicemente mostrare che si possono/devono utilizzare parole umane anche per una persona transessuale, cioè parte di un mondo che viene tenuto in una zona sub-umana, a iniziare da molti giornalisti che riescono a irrorare della loro ignoranza – o cattiveria – anche lettori che di loro vedrebbero le cose molto diversamente.
    Infatti proprio una redazione ha rifiutato quelle parole umane.

  27. Sull’aggettivo “forte”.

    Ho inviato l’articolo “Puzza di merda in Lipperatura”

    http://lapeperini.wordpress.com/2009/11/20/puzza-di-merda-in-lipperatura/

    a un concorso online indetto da http://www.superflashblog.it/

    Risposta:

    “… abbiamo riscontrato un problema nel tuo post “PUZZA DI MERDA IN LIPPERATURA”. L’articolo, infatti, (che hai già pubblicato in un tuo blog) è decisamente ***troppo forte*** e si inquadra in un filone divertente e vivo, nella dimensione di un blog personale, ma improponibile in una situazione come quella di Superfleshblog che è un semplice concorso. Restiamo a tua disposizione per ogni chiarimento”.

  28. Liborio,
    parafrasando il tale, il 90% del giallo è merda. “Ma il 90% di tutto è merda”. Di mio so che non ho mai pensato, snobisticamente, di appartenere al 10% dei salvati.

    Macioci,
    so che non mi hai dato dell’imbecille, non preoccuparti, me lo sono dato da solo. Per le ragioni chiaramente espresse da ForteBraccio nel suo ultimo commento.

    Quello che avrei voluto è parlare delle cose ben esposte da *Mah* e da *Barbieri* nei loro commenti, non discutere della mia supposta o meno letterarietà. In quanto a me, come diceva il tal altro, “per favore lasciatemi nell’ombra”.

    (due criptocitazioni, così titillo il professorino che c’è in alcuni di voi)

    E, sì, Alcor, hai ragione. Sorridiamo, è meglio.

    :-)

  29. Le questioni di gusto non si discutono, ogni posizione è legittima. A me il pezzo di Biondillo non è piaciuto, ad altri sì. L’mportante è cercare di argomentare il proprio giudizio. Stesso discorso per le citazioni: c’è chi le detesta trovandole spocchiose e c’è chi invece pensa che siano il riconoscimento del procedere collettivo del sapere. Specifico solo che nella mia risposta ad Helena io citavo espressamente 2 autori che mi sembrano a lei cari, quasi come sorpresa per ciò che sosteneva. Sarebbe come se io dicessi che detesto la letteratura fantastica e un altro mi rispondesse citando Borges, che è uno dei miei scrittori preferiti e autore di molti racconti fantastici. L’antipatetismo era per Kafka una bandiera, ad es. Il riferimento a Magris aveva anche una valenza diversa. Noto che spesso qui si ripropongono identiche certe polemiche letterarie di 30 o 40 anni fa: lo scrivere chiaro contro quello scuro, l’equazione consenso=disvalore, il sentimentalismo e la retorica come malattia nazionale ecc. Niente di male, evidentemente sono questioni irrisolte e un punto fermo non lo si troverà mai, però penso che sarebbe più utile conoscere almeno cosa fu detto, le principali posizioni al riguardo, se non altro per tentare di dire qualcosa di diverso. La citazione di Magris faceva riferimento a questo tipo di polemica che si sviluppò molti anni fa sul Corriere ed altri giornali. Il suo intervento credo si trovi nel volume “Utopia e disincanto”. Infine, sulla retorica. Ho detto che per me l’articolo di Biondillo è retorico. Lo è, a mio avviso, nel senso della “domanda retorica”, cioè come un’interrogazione che non rappresenta una vera richiesta di informazione, ma implica invece una risposta predeterminata, e induce a eliminare tutte le affermazioni che contrasterebbero con quella implicita nella domanda stessa. Retorica, per esempio, è la domanda: “Quanti bagneranno il biscotto nella melma di questo intreccio, quanti, colmi di pietà pelosa, gonfieranno il petto come pavoni, come tacchini allevati in batteria? Non lo sto, forse, anche adesso, facendo io?” Io a questa domanda ho risposto sì, e la sua stizza per la mia risposta dimostra che quella domanda non era una vera interrogazione, non nasceva da un dubbio sofferto e non accettava critiche. Il fatto che questo pezzo sia stato rifiutato, al di là delle giustificazioni di comodo, mi fa ben sperare.

  30. Palomar, mi consenta, va bene tutto, ma vederla sparare così sulla crocerossa, suvvia…!

    Provi piuttosto a impallinare, se le riesce, il trollone qua sotto, che non perde occasione, quale che sia l’argomento del post, per farci sapere che ha litigato con la lipperatura, che la lipperatura l’ha censurato e poi l’ha bannato, che la lipperatura è veramente una cattivona etc. etc. Un po’ come il crocerossino, del resto – il senso del ridicolo non è proprio il suo forte.

    Ma no, lasci perdere, mi sa che gli ha già messo gli occhi addosso M.me Halzy. Se lo lavorerà lei per bene, vedrà.

    (E’ da dire, comunque, che il talento, seppure annacquato, non gli manca, dal momento che riesce ancora a postare un commento con tre links senza nemmeno passare per la moderazione. Ed è qui che la faccenda si complica: piuttosto che dargli la caccia , perché il gran barnum lipperatura & supporters non lo ingaggia e gli fa un contratto a vita? Di comici così ce n’è ben pochi, e per una compagnia di avanspettacolo dovrebbe essere il massimo averlo tra le proprie fila.)

  31. Non hai risposto “sì” a quella domanda, Sergio, non fare il furbo con me.
    E il fatto che questo pezzo non ti sia piaciuto è più che legittimo. C’è sempre modo e modo di dirlo, ovvio. Ma che ci posso fare, hai un armamentario retorico limitato quasi quanto il mio.
    Sulla questione “enfasi”, “buoni sentimenti”, etc. ora davvero non posso, sono incasinato con un lavoro. Appena torno a respirare ci voglio però tornar su.

  32. Il famoso “armamentario retorico” è il programma di allenamento preferito da tutti i praticanti dello sport nazionale della rete: l’arrampicata sugli specchi.

  33. sorridevo perché ho seguito il link dell’osservatorio californiano, quanto alle citazioni, le trovo tanto migliori quanto più sono nascoste

  34. il palleggio vita letteratura lascia basiti. la vita e la letteratura non sembrano avere tanta voglia di parlarsi. dicono che quando è così è sempre meglio una sana separazione.

  35. Voglio ringraziare palomar e fortebraccio. Avere dei lettori, e addirittura delle citazioni, è sempre gratificante. Grazie ragazzi per la considerazione e avanti così!
    ps: biondillo, lo so che non ti ho dato dell’imbecille, né mai lo farei; ma ancora non hai risposto, o non hai voluto rispondere, alla mia questione: è non è importante tenersi alla larga da una parola men che sorvegliata, men che distillata, quando s’affrontano determinati argomenti? La gravità esige gravità oppure no? Oppure ho affermato un’assurdità nel rimproverare il tuo pezzo proprio perchè letterarario nel senso di retorico? Ci tengo a sottolineare, poi, che la faccenda del giallo in quanto genere è stata tirata fuori da altri, e che a me nella fattispecie non interessa.
    Alcor
    :-) anche a te, pure se non ho capito il perchè.

  36. preciso meglio, sulle esplicazioni di garufi, che non concordo con la citazione di gide, che probabilmente aveva un senso anche provocatorio e comunque storico, per me la vera letteratura si fa coi buoni sentimenti (lo dimostra baudelaire, da cui nasce ogni titpo di cinismo letterario, o celine) , tuttavia mi sembra che biondillo qui resti alla loro superficie. forse perciò come lamenta Mah e altri, risulta difficile dirne. forse se si imposta la domanda così: ma brenda era così buona o era una mezza stronza, un perfetto animale di questo mondo di apparenze e consumi, il dibattito assume già un sapore più autentico… ma ci sarà qualcuno che si scandalizza, e così si continua a galleggiare nelle finte morti dei gialli…insomma, gli intellettuali, che non rischiano mai una pallottola su una barricata o una febbre gialla in una missione, dovrebbero almeno rischiare qualche critichella alla buona, se no… c’è tanta crisi nell’agricoltura….

  37. Liborio, Brenda poteva essere una stronza fatta e finita. Io non lo so, l’ho detto alla fine del mio pezzo. Però so che era una persona, non una nota di colore dell’ennesimo scandalo.

  38. @ Fortebraccio. L’argomento del trollone per dequalificare chiunque non ci apprezzi o non apprezzi i nostri personali amici è vecchio come il cucco. Per quanto mi riguarda, il trollone lipperofilo sei tu. Comunque hai in parte ragione: ho dedicato fin troppe energie al Megafono Ufficiale del clan dei bolognesi (con l’aggiunta di qualche torinese e quartoggiarese). Purtroppo non sopporto chi si riempie la bocca di parole progressiste e poi, nel concreto, si comporta alla Borghezio.

  39. Angelini, io non ho amici, almeno come -credo- li intendi tu qui. Non so nemmeno di chi/cosa stai parlando. Se alludi al fatto che io sia/possa essere un amico di Biondillo e che ti abbia apostrofato per ripicca, sbagli di grosso. Il tuo primo commento (?) era una emerita stronzata e, purtroppo, non sarà nemmeno l’ultima – temo.

    Richiamavo la tua attenzione sul fatto che dei tuoi rapporti con la lipperatura & associati a noi (a me di sicuro) non frega una mazza. Punto.

    Però, quando scrivi: “non sopporto chi si riempie la bocca di parole progressiste e poi, nel concreto, si comporta alla Borghezio” – ecco, allora, non solo penso che il mio commento sia servito a qualcosa, ma (mi sbilancio, ma non approfittarne!) provo anche simpatia per te.

    E adesso basta con gli OT.
    Mi ritiro in convento. A espiare. E aspirare.

  40. @ Fortebraccio. Il mio primo commento era una emerita stronzata? Vediamolo: ho detto “Mi ricorda il ‘santa subito!’ di Giulio Mozzi per Emanuela [in realtà Eluana] Englaro.” Il riferimento era al libro transeuropeo di Giulio Mozzi e alla ‘pietà pelosa’ citata da Biondillo stesso, oltre che a quella che a me sembra tale. Punto. Stronzata perché? Ovvio che i veri (e tragici!!!) travestiti nel caso di Brenda erano i 4 carabinieri.

    Il secondo intervento riprendeva l’aggettivo ‘forte’ di Biondillo. Intendevo fargli capire che l’aggettivo ‘forte’ può essere usato anche in senso semplicemente diplomatico, col significato di ‘non lo riteniamo opportuno per il nostro target’. Ne ho esemplificato l’accezione in una risposta che era stata appena inviata a me. Il fuoco non era affatto sul mio rapporto con la Lippa, ma sull’uso dell’aggettivo ‘forte’. Comunque ognuno di noi, scorrendo i commenti, sa già quali gli converrà saltare e quali no sulla base dei nick che li precedono e che considera evitabili. Tu salta tranquillamente i miei, tanto più che sono firmati con nome e cognome, anziché con un più comodo ‘Bracciodebole’. Infine parla per te, non per ‘noi’. Noi chi? Il resto del mondo?

  41. en passant, dato che è passato sotto silenzio a tutti i bravi progressisti che si scandalizzano per nori che scrive su libero: la ricerca in rete di palomar, approvata e fatta sua da fortebraccio (due anonimi), a proposito di qualche espressione retorica da rimproverare a enrico macioci (equiparando una poesia a un pezzo di cronaca), è puro stile feltri, il feltri vs. boffo intendo, una cosa stomachevole.

  42. Francamente, Sergio, Magris non mi è particolarmente caro. E invece l’agnizione sull’effetto slogan che mi facevano le frasi celebri, l’ho avuta una volta che qualcuno ripeté: “E come dicava Kafka: un libro dev’essere come un’ascia gettata nel mare di ghiaccio dentro di noi!” Wow!!!
    Quando sono meno stanca prometto di entrare in modo più serio nel ragionamento…

  43. Ringrazio Garufi che ha ragione di principio, e non perchè ci sono andato di mezzo io. Non è neanche la prima volta che su NI s’allude in modo becero al fatto che io scriva, spostando così l’attenzione da quello di cui si sta discutendo. In altri termini, non posso sottrarmi alla spiacevole sensazione che NI accolga larghe frange di sabotatori (per di più anonimi) cui non importa la discussione ma la distruzione subdola dell’interlocutore. Forte Braccio coi suoi modi untuosi e privi d’argomenti (già una volta mi venne da paragonarlo a Uriah Heep ma poi mi viene in mente che il vecchio Uriah era anche intelligente) e Palomar con le sue stucchevoli ricerchine da web ne costituiscono due fulgidi esempi. E rendono al sito un pessimo servizio.

  44. scusa helena, mi sono sbagliato. poi se ti piace questo pezzo di biondillo non può piacerti magris, sarebbe una contraddizione in termini. la citazione di kafka così come l’hai virgolettata è sbagliata, forse da quello dipende la curiosa agnizione, ma se cerchi l’effetto-slogan nel requiescat in pace per brenda ne troverai a bizzeffe, da farsi la scorta per l’inverno.

  45. Sono perplesso dalla violenza con cui, a fronte di un commento non gradito, è stato attaccato Macioci: subito ripreso con una citazione “ad personam” che aveva, come unico obiettivo, quello di ridicolizzarlo. Risposta vigliacca e alle spalle a fronte di un’argomentazione che poteva essere o meno condivisibile, ma alla quale si dovrebbe rispondere argomentando, non ridicolizzando. Magari con un vaffanculo.
    Nel mio caso, se palomar mi facesse una tirata simile in pubblico, e mi trovasse in uno dei miei tanti giorni “nervosi”, un cazzotto in mezzo ai denti non glielo leverebbe nessuno. Con le dovute scuse poi, ovviamente.

    Allo stesso modo “Fortemanina”, con il quale ho già avuto modo di confrontarmi, rivela tutta la sua eleganza ricorrendo per l’ennesima volta alla ridicolizzazione dell’interlocutore presunto debole. Idem come sopra, ma con la differenza che distribuire del troll ad Angelini è veramente ridicolo. A differenza di molti altri “signori”, che in funzione delle discussioni, mutano nick, carattere e lessico (non sempre con successo, che spesso rimangono identificabili, nonostante le radici “letterarie”), Lucio è sempre lo stesso. Non un Blackjack o un Fortemanina del piffero.

    Strano che nessuno, colga mai queste offese eleganti, distribuite in punta di fioretto, a volte anche con la sciabola, e destinate SEMPRE a quelli apparentemente più deboli. Ricordo, in una delle mie prime “commentate”, un attacco isterico e osceno a una poetessa; costruito e portato fino in fondo senza che nessuno avesse nulla da ridire.
    Ma perché pubblicate i vostri scritti e lasciate i commenti aperti se poi, all’apparire di una sola voce contraria, vi arrabbiate, magari elegantemente, e non accettate mai nemmeno una critica? Giusta o sbagliata che sia. Chiudeteli, ‘sti benedetti commenti, scrivete ciò che volete, distribuitevi pacche sulle spalle fra di voi e facciamola finita con queste claque squadriste e questi attacchi ad personam e questa difesa ad oltranza e a qualunque costo del gruppo. Branco di lupi?

    Biondillo, parere personale, con questo articolo su Brenda, ha composto il solito puzzle deamicisiano, con qualche spruzzata di introspezione freudiana, un briciolo di autocritica comunista ante-litteram e tanta retorica.
    Brenda è stata ammazzata per difendere nomi importanti, probabilmente moto più importanti dell’agnello sacrificale Marrazzo. Prima di Brenda era stato ucciso il pusher. Entrambi finiti all’interno di un giro più grande di loro per DENARO, non per alte motivazioni morali: per denaro.
    Hanno pensato di arricchirsi chiedendo denaro alle persone sbagliate; ecco, sarebbe interessante capire o provare a capire chi SONO queste persone importanti che non hanno problemi ad ammazzare.
    Scomparsa la retorica letteraria? Chissenefrega: questa è la realtà.

    Blackjack.

  46. Blackjack dici:
    “Brenda è stata ammazzata per difendere nomi importanti, probabilmente moto più importanti dell’agnello sacrificale Marrazzo. Prima di Brenda era stato ucciso il pusher. Entrambi finiti all’interno di un giro più grande di loro per DENARO, non per alte motivazioni morali: per denaro.
    Hanno pensato di arricchirsi chiedendo denaro alle persone sbagliate; ecco, sarebbe interessante capire o provare a capire chi SONO queste persone importanti che non hanno problemi ad ammazzare.”

    Vedi, lo so. Lo sappiamo tutti. Era questo quello che il suddetto quotidiano voleva da me. La trama. Non mi fare più tonto di quello che non sono. Se avessi scritto questo sarebbe stato subito pubblicato, ma io, come dici tu deamicisianamente (un giorno dovremo rileggerlo per davvero De Amicis) ho spostato l’attenzione su qualcos’altro. E’ morta una persona. Delle trame occulte, dei grandi nomi nascosti, etc. ne parleranno e scriveranno per mesi, anni. Della persona nessuno. Solo il personaggio è quello che conta.

  47. Macioci, io non ti conosco, non ho mai avuto l’onore di scambiare due parole con te, in rete o altrove, e rinuncio volentieri a questo privilegio. Che tu sia poeta o scrittore, che tu abbia scritto capolavori o ciofeche, mi lascia del tutto indifferente. L’ultima cosa che farei, in vita mia, è andare a cercarti in rete o passare in rassegna la galleria delle tue mirabolanti opere, mi basta e avanza uno solo dei tuoi commenti per sapere che non ti leggerei mai: sono un’incessante citazione di citazioni, senza il barlume di un solo pensiero che non sia la spremitura di universi cartacei mandati a memoria. Esattamente la “croce rossa” sulla quale chiedevo a Palomar di non sparare. Per quanto riguarda l’untuosità, guardati allo specchio più spesso di quello che fai abitualmente e, mentre osservi, continua a chiederti perché qualcuno, qua sopra, se la ridesse di gusto.

    BJ, non eri tu quello che fino all’altro ieri si incazzava come una bestia se qualcuno storpiava i nomi? Cos’è, hai cambiato registro? E, in ogni caso, se cerchi una “manina”, forte o debole che sia, non hai nemmeno da viaggiare troppo lontano, ti basta fare il giro dell’isolato o, meglio, rimanere esattamente dove sei e guardarti attorno. Dici di aver già avuto modo di confrontarti con me? E quando, di grazia? Non ho la vocazione del missionario o quella al martirio del tuo confessore di fiducia; soprattutto, ho una paura folle dei tuoi cazzotti in mezzo ai denti (brrrrrr!!!). Rilassati, Black Jack, e mettiti a dieta, ultimamente mi sei sembrato molto appesantito.

  48. Garufi, credi di essere meno anonimo di me solo perché compari con la lucina al seguito? Credi che uno sia obbligato a cliccare nell’azzurro per vedere quale volto angelico e quali paradisi intellettuali si profilano dietro la tua nuvoletta? O, semplicemente, non ti piace il mio cognome? Fai il bravo, dài, non è questo il problema – e lo sai più che bene. Così come sai, altrettanto bene, che io non ho “approvato” la citazione alla quale ti aggrappi, in cerca di un sostegno inesistente, avendone preso le distanze con una battuta. Ma tant’è.

    Il problema vero è un altro, Garufi, ed è quello di chi si fa del male sottovalutandosi, quando avrebbe chiarissimi meriti da esibire – esattamente come fai tu in questo thread. E infatti, chi più di te potrebbe renderci edotti sulle pratiche acquisibili negli acquitrini della premiata ditta liberofeltresca & famigli, visto che li hai frequentati e vi hai speso il tuo “ingegno”?

    Il culmine dell’abnegazione, però, lo raggiungi quando ti togli dal petto la
    più ragguardevole delle tue medaglie e, generosamente, come tuo solito, la attribuisci a “due anonimi”: quella della “cosa stomachevole”. Perché vedi, Garufi, era veramente un bel po’ di tempo che su NI non si leggeva di autentiche “stomacate” (il termine esatto sarebbe un altro, ma te lo risparmio solo perché siamo ormai a Natale) e tu, nel giro di poche settimane, hai rinverdito due volte la tradizione lasciandone ampia traccia scritta (comprensiva di lunghe ed elaborate arrampicate sugli specchi sotto braccio a Borges, sport nel quale eccelli più di chiunque altro): 1) l’attacco, volgarissimo e senza nessuna motivazione, a R. Mantovani, col rinforzo di un post collegato sul tuo blog di famiglia e il seguito di una serie di commenti puerili a mo’ di giustificazione; 2) l’entrata a gamba tesa, con gli anfibi chiodati di ordinanza (“tranchant à la manière di una ghigliottina”), sul volto di Biondillo, ridotto ai minimi termini come scrittore.

    Di fronte a queste luminose “prove d’autore”, tutto quello che ci diciamo noi altri nei commenti, insulti compresi, non è che fumo di una sigaretta che irrita gli occhi per un attimo: una cazzata.

    Ecco, rileggiti, e vedi se puoi permetterti di dare lezioni di etica a chicchessia.

  49. Devo ancora cercare di darti una risposta pacata e argmomentata, Sergio, quando mi cominunichi che non disdegnando Biondillo non posso anche apprezzare Magris? Il che mi pare a sua volta un trucco retorico, sinceramente.
    Invece Magris lo apprezzo pure, solo che non è fra gli autori che più amo. Mentre fra questi si trova sia chi “scrive oscuro”, sia chi “scrive chiaro”, chi coltiva una lingua asciutta e affilata, all’apparenza fredda, e chi è in grado di esprimere o rappresentare i sentimenti in maniera più aperta, talvolta sino a saper controllare il pathos.
    E con questo, ti saluto

  50. Non capisco quest’epigrafe pomposa di un uomo non sano di mente che si prostituiva spacciandosi per una donna. Queste persone andrebbero curate, conoscendo molti omosessuali le ritengo persone normali, ma i transessuali invece andrebbero assistiti da psicologi e psichiatri affinché riacquisiscano un equilibrio psicofisico.

  51. No, Biondillo, non ci siamo proprio. Noi vorremmo sapere perché Brenda è morta e soprattutto per mano di chi. Questo sarebbe l’unico modo per restituire dignità e giustizia ad una vittima. Dovremmo prima sapere di cosa piangere la vittima… Capito? Una regola elementare. Trovo che tu sia una persona notevole, di grandi qualità umane, nonostante non ami la tua deriva neorealista, ma in questo caso hai scritto solo un temino patetico. E dentro hai un mondo molto ma molo più articolato. E grandi letture e discreti mezzi espressivi. Certo non sei Kafka e tu lo sai.

    Un caro saluto.

  52. Forte Braccio
    Caro Uriah, finalmente ho avuto l’onore di ricevere da te il tu, e non lo sprezzante lei da dietro il quale distribuisci le tue perle di pelosità. Siamo già un passo avanti. Che bello sentire dappresso il tuo calore umano! Comunque affermi: “Macioci, io non ti conosco, non ho mai avuto l’onore di scambiare due parole con te, in rete o altrove, e rinuncio volentieri a questo privilegio. Che tu sia poeta o scrittore, che tu abbia scritto capolavori o ciofeche, mi lascia del tutto indifferente.” Basta già soltanto questo a qualificare la tua intelligenza (?). Poi sarà anche vero che ti lascio indifferente, ma quando c’è da gettar fango le tue manine si muovono alla velocità di quelle d’un baro al casinò. In più coltivi un’insopportabile abitudine: scrivi commenti che alludono sempre ad altro, che non parlano chiaro ma fanno riferimento a qualcosa o qualcuno senza fornire né limpidi rimandi, né argomentazioni degne di tal nome. E dai un’idea mafiosetta anzichenò. E ancora: sono pronto a confrontarmi con te su qualunque argomento anche se ti risulto soltanto una “spremitura di universi letterari mandati a memoria” (che già non sarebbe proprio da buttar via, visti i tempi e le voci che corrono, inclusa la tua); tu sei pronto a fare altrettanto e a svelarci finalmente se oltre alla provocazione viscida e vagamente untuosa la tua materia grigia contempla qualche altra amenità?
    Alcor
    Mi sorprende la tua affermazione; io ho criticato il pezzo di Biondillo, altri nel reagire hanno attaccato la mia persona, che è cosa ben diversa; e tu ti limiti a sorridere. Complimenti.
    Nazione Indiana
    Ancora una volta ho criticato un pezzo, e il risultato della mia critica LEGITTIMA è stato: disprezzo a iosa e scorretti attacchi personali. Complimenti anche a voi.

  53. caro AMA, come è morta Brenda e perché non può certo dircelo Biondillo, doveva mettersi a sparare ipotesi? da questo punto di vista trovo che rifiutarsi di entrare anche lui nell’ottica di Porta a Porta sia giusto.
    Poi si può anche non condividere lo stile che ha scelto per dirlo, ma è un’altra questione.

  54. Alcor centra il problema: quello che il quotidiano voleva da me era esattamente quello che, per onestà, mai avrei fatto: sparare ipotesi a cazzo. non sopporto gli specialisti un tanto al chilo. Aver scritto qualche giallo fra i milioni che se ne sono scritti e se ne scriveranno, non fa di me un esperto di un bel niente. Io a questo gioco non ci voglio giocare. Come è morta Brenda e per mano di chi me lo deve dire la magistratura. Come posso farlo io con le poche informazioni che ho, prese dai giornali? Siamo seri! (e lo dico non ad AMA, ma ai giornalisti che mi interpellano per scrivere un pezzo “da giallisti”).

  55. Giorni fa da “Condor”, la trasmissione radiofonica di Luca Sofri, Nick Hornby criticava i talent show musicali, e in sintesi sosteneva che a vincere spesso è il più simpatico, non il più dotato, perché il televoto del pubblico è portato a dar maggior credito alle qualità umane che a quelle tecniche. La logica dei commenti dei lit-blog gli somiglia molto. La simpatia, la battuta pronta, la reiterata professione di onestà o di modestia (che paradosso affascinante: vantarsi di essere umili), pesano molto di più degli argomenti. Se poi si è anche amici del giudicato, improvvisamente le travi di questo scompaiono e le pagliuzze degli altri s’ingigantiscono. Come per le citazioni abusate, “l’effetto slogan” che tanto diverte Helena leggendo dell’ascia di Kafka in un commento, ma che si annulla subito quando nel post l’autore cita l’originalissimo “vaso di coccio fra i vasi di ferro”, questa sì, la stampella giusta per un pezzo così “forte”.

  56. @Biondillo, diventa chiarissimo ciò che il giornale pretendeva, nel momento stesso in cui scrivi che chiedeva un articolo da “giallista”. Possiamo affermare che ci siamo arrivati tutti? Magari ci saremmo arrivati prima, con una piccola introduzione al pezzo che riportasse l’antefatto; tra l’altro, leggendolo, la prima cosa che mi è passata per la mente è stata: gli ha chiesto il pezzo qualcuno, non l’hanno preso e l’ha postato qui.
    Di De Amicis possiamo parlare quando vuoi; per me rimane un “sanguinario buono” e, in effetti hai ragione: l’ho utilizzato in modo improprio e sarebbe anche ora di svestirlo della sua presenta bontà. Forse è per questa “mancanza di bontà” che ha fatto storia?
    Sul pezzo rimango della mia idea, che poi coincide con quella di Morgillo e, avessi mai dovuto scrivere un pezzo che provasse, almeno a parole, a restituire dignità a Brenda, l’avrei costruito attorno allo slogan “Ora trovate, rapidamente, chi l’ha ammazzata!”. Poi, giustamente, siamo diversi e ognuno coltiva il suo orto come meglio crede; c’è chi preferisce le patate e chi preferisce i pomodori. Non vedo alcun problema serio, in tutto ciò: sempre di orto si tratta.

    @Fortebraccio; confrontati nel senso che è capitato di discutere in altri post. Ma a cosa pensavi? :-) Ciò non toglie che i tuoi attacchi personali, sono e rimangono, disgustosi e persino un po’ patetici (ti fà fastidio quando storpiano il tuo nome vero?). Non mi pare il caso di dover aggiungere altro, fai tutto da solo e sei in grado di mostrare, adeguatamente e senza supporto esterno, tutta la tua elegante capacità dialettica.

    Senza dimenticare la perla di palomar e l’indifferenza generale.

    @Alcor, io faccio fatica a trovare attacchi nei commenti, almeno nei primi. A qualcuno il pezzo è piaciuto, ad altri no. La discussione degenera quando si passa ad attacchi personali, che mi infastidiscono sempre (basta vedere la reazione di Fortebraccio al mio commento, sto sorridendo), e che non hanno senso all’interno di qualunque discussione. Si potrebbe discutere delle parole di Garufi quando chiude con “il Biondillo più autentico”, ma non conoscendo né Garufi, né Biondillo, né i rapporti esistenti fra di loro, non sono in grado di dire nulla, tantomeno di estrapolare alcun ragionamento. E Biondillo, mi pare, si difenda benissimo da solo.

    Blackjack.

  57. se fai fatica, giocatore, non so come aiutarti, ma vai a leggere la lettera di Pasolini postata da Forlani, l’inadeguatezza di tutto quello che abbiamo letto e visto in questi giorni diventa limpida lì.

  58. Mai vantata la mia umiltà, Sergio. Sono uno scrittore, inevitabilmente narciso ed esibizionista. E per ciò, quando mi guardo da fuori, fragile.
    Io per primo non reputo “forte” il pezzo. “Forte” semmai è la reazione insensata al pezzo.
    Quella della difesa d’ufficio per amicizia, poi, la potevi evitare. Svilisci il tuo interlocutore (e avvilisci me). Se stiamo qui a discutere lo facciamo in amicizia, oppure devo pensare che tu mi odi e quindi mi attacchi?

    Hornby dice una minchiata. Nei talent show non si cerca il più bravo musicalmente (è una palese bugia), si cerca quello più dotato televisivamente (che, per assurdo, potrebbe essere un cane o un grande musicista, la cosa è ininfluente). Hornby lo sa, ma finge di non saperlo giusto per sfoggiare un po’ di indignazione prêt-à-porter.

    La lettera di Pasolini, Alcor, è per me da sempre un punto di riferimento. Scrissi, 5 anni fa, proprio qui: “perché i delitti di Novi Ligure o di Cogne hanno così ampiamente turbato l’opinione pubblica? Non certo semplicemente per la loro evidente efferatezza ma anche, anzi soprattutto, perché “l’opinione pubblica” non accetta che siano accaduti in condizioni socio economiche non “consoni” alla tipologia del delitto.”
    E aggiunsi: “Allora, messa così, il “popolo” è, edenicamente, buono, giusto, solidale. No. Chiaro che no. Il popolo, anzi, la plebe, la massa, la marmaglia, il coacervo, il branco, la folla, è altrettanto razzista, violento, conservatore, fascista.” etc.

  59. Ma quella lettera non nasce genialmente e per caso, il riferimento finale all’economia politica dovrebbe, credo, spingere qualcuno a leggersi almeno l’introduzione di Marx stesso a Per la critica dell’economia politica.
    Vedo sempre citati scritti di studiosi posteriori, di grandi sociologi, ma un ritorno a un classico affrontabile anche da persone che non hanno una cultura economica, e che però offre un quadro ampio e direi chiaro, di riferimento, non lo vedo. Non lo vedo nella cultura diffusa, ovviamente, e mi sembra un difetto, perché quello scritto di Marx, senza obbligare nessuno, neppure me stessa, a leggere il Capitale, costringe ad allargare lo sguardo e a far fare un salto non di poco conto alle analisi su certi fatti.
    Ma io sono novecentesca, è un fatto.

  60. @ Alcor @ Biondillo

    Porta a Porta o meno, con attitudini gialliste o meno, chi ha spazio sui media dovrebbe chiedere chiarezza e vigilare sulle indagini. L’unica cosa seria da fare.

    Brenda non ha bisogno della commiserazione di nessuno. Solo di una verità ufficiale che sia il più possibile rispondente al vero e che le faccia giustizia. Ma questo forse non accadrà.

    Fare delle ipotesi poi sull’assassinio di Brenda non è un giochino postmoderno al limite della pornografia. Questo non è il caso di Cogne. C’è sesso e potere e il nostro sistema di scambio. Istituzionalizzato. Il paese in cui siamo precipitati. Quello fuori dal giallo patetico e neorealista che tanto piace a certi scrittori… Focalizzare tutto sul dramma della povera trans uccisa nella periferia romana è riduttivo ed inadeguto. Poi fate come volete. Le mie sono impressioni. Io risiedo all’estero e Porta a Porta non lo vedo. Comunque questa è l’ennesima brutta storia.

  61. AMA, credo che tutti noi, qui, vorremmo, insieme a te, “una verità ufficiale che sia il più possibile rispondente al vero e che le faccia giustizia”, e se non s’è capito sottoscrivo queste tue parole.

  62. Sì, Biondillo, adesso è chiarissimo. E speriamo che le indagini vengano a capo di qualcosa. Dobbiamo riscattarci tutti. Un saluto.

  63. Sergio, giusto per chiarezza. Avrei voluto ragionare con te di certi argomenti, al dilà del pezzo di Gianni. Seriamente. Non pretestuosamente. Ma se finisci col dirmi che siamo alle solite degli amici degli amici, mi chiedo che cacchio ci ho provato a fare.

  64. ama, ma davvero ci interessa solo questa verità politica e giudiziaria, chi la ha uccisa? e anche questo aspetto, non va indagato più radicalmente, cercando di analizzare ad es. il vero rapporto fra il potere e i corpi, la sua capacità di plasmarli fino alla mutilazione? oppure perchè non chiedersi perchè il mutante sessuale brenda altro non riesca a perseguire che quest’immagine degradata e convenzionale del femminile, il tacco a spillo, la levigazione del corpo, i colori accesi? andiamo a leggere levinas, le analisi del rapporto fra l’oscurità del femminile e il manifestarsi del volto, e poi ne parliamo. e cos’è una psiche se non la manifestazione nel linguaggio di un corpo, e in che punto il petto e il pene di brenda, nella trasformazione, si sono fatti altro segno? per me l’intenzione di biondillo era buona, ma si è fermata a quest’idea del buon transessuale che aveva un cuore… certo, a qualcuno dispiacerà che prima c’era e ora non c’è…

  65. Liborio questo era il commento che avrei voluto leggere qualche decina di commenti fa. Spero sia comunque un inizio. (non ho mai detto, però, che Brenda era la “trans-buona”. Non ne ho la minima idea. Ho detto che era una vittima, che è cosa diversa).

  66. Helena, francamente non mi ero accorto che tu avessi “provato a discutere seriamente, non pretestuosamente” di questo tema. Sarò stto distratto. Per quanto mi riguarda mi sembra di aver esposto diverse volte il mio pensiero sul tema delle modalità della rappresentazione del dolore. Per esempio nel post di Perissinotto che proprio Gianni pubblicò qui un paio di settimane fa, dove criticai le stesse cose che ho ripetuto a Gianni adesso: il tono enfatico, ridondante, la retorica del dolore che secondo me trasparivano dalla sua descrizione della visita all’ospedale e alla casa di riposo. E questo anche per smentire le accuse di problemi personali con Biondillo. Il riferimento al “Biondillo più autentico” intendeva spiegare che per me non si trattava di un episodio isolato, ma di una cifra stilistica sua propria e probabilmente di un gusto radicato, tant’è che fu Biondillo a pubblicare il pezzo di Perissinotto e tant’è che questo registro stilistico gliel’ho notato pure in altre occasioni, diciamo nella sua produzione pubblicistica. A me non piace quel tipo di rappresentazione del dolore, tutto lì. Non mi piace se la leggo in Perissinotto e non mi piace se la leggo in Biondillo. Al cinema i due poli opposti (ma ce ne sono molti altri intermedi, certo) di questa modalità di rappresentazione del dolore potrebbero essere “Short cuts” di Altman e “Magnolia” di Anderson, entrambi film corali e polifonici che affrontano temi drammatici, ma nel primo caso con uno sguardo da entomologo, con un linguaggio freddo da referto autoptico, e nel secondo con un’enfasi molto maggiore, pensa solo alla presenza invadente della colonna sonora che sottolinea tutti i passaggi più drammatici. Io mi riconosco di più nella confraternita potativa, quella in levare, piuttosto che nell’accumulazione. Credo che quanto più un tema è tragico (e quello di Brenda lo era incontestabilmente), tanto più le parole del commentatore devono essere attente, non devono calcare la mano. Anche perché non c’è bisogno di farlo, a meno che non si voglia manipolare i sentimenti del lettore, condizionarli, come fanno certi programmi tv con i c.d. casi umani, la cinepresa che indulge sul dettaglio pietoso, che quasi cerca di provocare le lacrime. Quell’empatia forzata io la sento subdola e ricattatoria. La mia è la posizione di Antonio Pascale nel saggio “Il responsabile dello stile”, non a caso nella discussione con Perissinotto parlai della stroncatura di Rivette a Pontecorvo. In pittura una retorica analoga è quella di Niccolò dell’Arca nel compianto sul Cristo morto, con il viso e i gesti stravolti della Maddalena. Io preferisco il pudore della Maddalena vista di spalle nella crocifissione del Masaccio, la scelta di non esibire lo strazio, la disperazione intuita, suggerita, non sbattuta in faccia per commuoverti. Questione di gusti, certo, ma che io non abbia illustrato a sufficienza le ragioni del mio mi sembra un po’ difficile da sostenere.

  67. ama, ma davvero ci interessa solo questa verità politica e giudiziaria, chi la ha uccisa? e anche questo aspetto, non va indagato più radicalmente, cercando di analizzare ad es. il vero rapporto fra il potere e i corpi, la sua capacità di plasmarli fino alla mutilazione? oppure perchè non chiedersi perchè il mutante sessuale brenda altro non riesca a perseguire che quest’immagine degradata e convenzionale del femminile, il tacco a spillo, la levigazione del corpo, i colori accesi? andiamo a leggere levinas, le analisi del rapporto fra l’oscurità del femminile e il manifestarsi del volto, e poi ne parliamo. e cos’è una psiche se non la manifestazione nel linguaggio di un corpo, e in che punto il petto e il pene di brenda, nella trasformazione, si sono fatti altro segno? per me l’intenzione di biondillo era buona, ma si è fermata a quest’idea del buon transessuale che aveva un cuore… certo, a qualcuno dispiacerà che prima c’era e ora non c’è…

    questo è il punto!
    sviluppiamolo, approfondiamolo, affrontiamolo
    quale è l’immaginario maschile riguardo il “femminile”?
    come si è costruito?
    è “naturale”?
    perchè le donne si plasmano su di esso?
    perchè gli uomini temono le donne?
    perchè la violenza sulle donne è trasversale?
    perchè le donne permettono la violenza su di sè?
    perchè il mutante sessuale si fa vittima sacrificale?
    perchè ll mutante sessuale enfatizza compiace questa caricatura di donna degradata e umiliata da questi ometti impotenti e pavidi?
    perchè le donne si piangono sempre addosso?
    perchè diamo credibilità agli uomini di potere e di prestigio?
    perchè brenda è considerata una vittima?
    perchè i marazzo ci hanno posti di alta responsabilità in politica?
    perchè le mogli dei marazzo non si accorgono di nulla?
    perchè?
    perchè?
    perchè?
    cosa scendiamo in piazza a fare se le nostre beniamine, le donne emancipate sono fighe di legno, curate , levigate, superlaureate, preparate, aggressive, tanto come i loro figli di puttana di uomini?
    perchè?
    e altro, e altro
    baci
    la fu

  68. In tutta questa storia ci sono diversi piani… Quello penale: le indagini sono in corso per ben due presunti omicidi; quello della privacy vs. la politica: fino a che punto il privato deve poter impattare sulle funzioni pubbliche svolte; al limite quello dell’intrigo politico, eventualmente, se mai dovesse emergere la volontà di colpire qualcuno; ecc. ecc. Tutte questioni, ciascuna separata dalle altre, che sono state dibattute, che possono essere dibattute e che continueranno a venire dibattute.

    Poi c’è quel senso del peccaminoso / pruriginoso che sembra avere inquinato la freddezza del dibattito a causa della componente sessuale di tutta la storia, e questa cosa proprio non la capisco. Come prima il problema (per alcuni) se un omosessuale può essere o meno direttore di un giornale cattolico. Ora questo (pseudo)problema dell’identità sessuale che si sente in sottofondo tante volte nelle cose che vengono dette nei media. Ma insomma. Cosa ce ne viene? I Gaypride non servono dunque davvero a nulla? Non sveleniscono e non banalizzano quelli che sono non-problemi (a differenza di un omicidio)?

    Ci sono paesi dove la sessualità è vissuta non necessariamente più liberamente, ma certo con meno patemi. Perché non qui da noi? Non dico mica di arrivare al punto di mandare dei rappresentati transessuali a vincere delle competizioni canore internazionali, come avvenne in un caso nel 1998. Però rendere le trans scandalose nell’immaginario pubblico, o trattarne in maniera involontariamente morbosa non va bene. Anche loro hanno gli stessi diritti alla privacy e al rispetto come chiunque.

  69. dunque, qua ce ne sarebbe per una collana di gialli “alla sciascia”, come dice biondillo… non provo nemmeno a articolare un discorso, enumero solo alcuni elementi secondo l’opposizione finto/vero: un mondo finto – una sinistra finta, che in realtà persegue il potere – un presidente della regione finto, che ha acquisito il consenso impersonando il difensore dei diritti civili, in un programma tv (un programmma fra l’altro “non falsificabile”, perchè lì i cittadini hanno “sempre” ragione… i fatti ci dimostrano invece che lo prendono sempre in culo) – il finto politico, buona pasta d’uomo, peraltro, possiede un potere vero, un indigente brasiliano possiede solo il proprio corpo (nemmeno la prole…): per “negoziare” una quota significativa o sufficiente di potere, deve raddoppiare il corpo (il sesso): il risultato è un corpo doppio, ma naturalmente finto – in questo corpo restano veri gli occhi, che trapelano, irrompono dal silicone (si vede dalla foto) e la vita, come dice il pezzo di biondillo – la finta donna e il finto politico fingono di amarsi, ovvero inscenano gli atti dell’amore – lei (o altre come lei, la d’addario o le lewinski incluse) fingono di fingere di amare, in realtà registrano e conservano pezzi del corpo dell’uomo di potere (la voce, le sembianze, lo sperma sulla blusa) per ottenere una contropartita più alta – la destra, ideologicamente finta, usa la registrazione per liquidare il politico – la finta sinistra, è incastrata: essendo finta, aveva usato lo stesso sistema contro berlusconi (in un mondo vero, sarebbe aberrante punire un politico perchè ha “toccato” un seno o un pene, atto socialmente ininfluente) – morte vera della donna finta (sofferenze vere del suo corpo bruciato), finto pentimento del politico – possibili “cause” della morte: la destra, la sinistra, una forza cieca impersonata da qualche gruppo di neofascisti che spacciano il loro odio per etica – in uno spazio virtuale alcune coscienze dibattono la questione, usando per di più un nick…
    a voi l’analisi…

  70. Livio borriello pare
    gnam gnam manca qualcosa : la forza dell’ordine, E QUINDI: la dimora, e palazzo grazioli, e lo slum di due ponti e le macellerie casalinghe, e i Cie e le città. Insomma una irruzione di reale (con un bel tòcco di …..colore, rosso ombrellino vah, che il rosso sangue è retorico e in ogni caso mi dovete scusare, se mi scappa da ridere :
    escort sauvage.
    sex in the city, ossia: Corpi, Politica e Spazi Pubblici.
    – etc (pestate a milano le donne contro i CIE)

  71. Anfiosso: “Ma uno che bagna il biscotto nella melma, poi, se lo mangia?”
    No. Ce lo fa mangiare a noi. E’ questo il problema.

  72. a proposito di dim-ora (pro nobis), ho colpevolmente :) dimenticato il torbido dell’abbazia di montecassino, il ritiro e la pubblica supplica di perdono al papi con la gonna.

  73. Perchè concentriamo tutte le nostre attenzioni, anche condivisibili, su Brenda, Natalie e su quella comunità di esseri umani emarginati nella metropoli romana e non invece su quello sporcaccione di Marrazzo che ha rovinato la propria famiglia esponendola ad ogni giudizio, severo, troppo severo e senza colpa ?
    Fossi in Bersani avrei chiesto, immediatamente, l’ espulsione di quest’ individuo.
    Ah, già, ha chiesto perdono al Papa quindi….

  74. antonio, forse hai sbagliato blog, non stiamo su famiglia cristiana, e ho la sensazione che qui siamo tutti piuttosto sporcaccioni, quando ci riesce…

  75. Sergio, anche io preferisco Short Cuts, ma non ho disprezzato Magnolia. Personalmente mi viene da usare con parsimonia aggettivi, similtudini e ancora più metafore, e tenermi indietro quando racconto qualcosa di orribile o tragico. Ma ammiro quelli che -secondo me-riescono a fare altrimenti. Per quel che concerne il pezzo di Gianni, non mi sembra un esempio calzante, perché è appunto- come tu stesso dici- di natura pubblicistica, con una retorica palese tutta al servizio di un messaggio che sostanzialmente condivido. Ossia capisco che lui abbia voluto dire: non fatemi fare l’ennesima fiction complottistica su una morta.

  76. No, non ho sbagliato blog.
    Forse è Livio che è nel posto sbagliato chè, essendo sporcaccione dovrebbe stare, Lui l’ ha detto eh!, in via gradoli. Io continuo a sostenere che la famiglia di piermarrazz ha necessità di comprensione, di sostegno solidale e concreto, di rispetto.
    Tutti gli altri “transcristiani” possono benissimo rientrare nei loro paesi di origine. Naturalmente sempre tenendo alta la bandiera del politicamente corretto veh!

  77. sinceramente parlando, mi sembra che il mio intervento 11 post fa avrebbe meritato un’attenzione maggiore. la fu (che conosco meglio), gina, voi che mi sembrate cuori puri (intendo immuni dalle microdinamiche di potere dei blog), possibile che non ci avete visto niente di importante?
    antonio, ti cito woody allen: il sesso è sporco solo se è fatto bene. auguri.

  78. livio borriello (pare)
    non è che non ci ho visto niente di importante, mancava la forza dell’ordine, come ti ho detto, che in un giallo che si rispetti non manca mai, anzi è l’asso anzi l’asse anzi l’asta siempre:) il duru duru (che tra l’altro è una ninnananna tradizionale sarda) il duru duru dicevo del verofinto, e dunque anche dell’amor.
    il duru duru del gioco mediatico torbido ipnotico sotto la cinturadduraddura c’era, mancava come ti dissi una irruzione di reale, che mica è estranea ai gialli anzi ci ho aggiunto un po’ di rosso di quel che non si può ddurodddire, nemmeno nei pezzi troppo forti, e gnam gnam, dissi e grazie grazie per il cuore puro, in realtà ti slinguerei ma molto più formalmente sto preparando il pranzo, ti va uno spezzatino?

  79. gina, mi posso fidare di una che cucina alle 16.04 ?
    comunque, ponevo la questione più sulla sostanza… mica mi frega se ho scritto bene o male il post… almeno, mi pare

  80. livio borriello pare
    fidati, gli spezzatini delle 16.04 sono i migliori, per varie ragioni, non da ultima quella che si cucina ridendo, chiacchierando, discutendo litigando bevendo telefondando, ballando, e intanto il tempo passa, la pasta scuoce, la pizza brucia, lo spezzatino invece è pigrizia e ci guadagna, e restituisce gusti, li registra e li amalgama e li ricombìna. la sostanza del tuo discorso era virtuale, compresi i nick coscienza che dibattono. Non è una questione di qualità dello scritto , nel gioco del fintovero, da rilancio, da salotto (la fu, rolla i divani!) il reale, non quello plastico di cogne, dico il reale, che ruolo gioca? che ruolo gioca nel fintovero del si fa ma non si dice, che ruolo gioca la realissima forza dell’ordine della dimora del controllo della contenzone della disciplina? la prossima volta ti invito a pranzo per le 12.30

  81. raramente sono d’accordo with garufi.
    ma nemmeno a me il testo di biondillo è piaciuto.
    non per questo penso di dover obbligatoriamente tirare fuori montagne di pezze d’appoggio.
    al di là dell’evocazione come principio d’autorità, la frase di Gide è chiarissima, qualora si voglia intendere l’aggettivo “buoni” (sentimenti) come “convenzionali”.

  82. A proposito di “fiction complottistica”: capisco che è un genere sopra le righe, ma è un fatto che stiamo attraversando una fase di complotti veri che usano tutti i mezzi per colpire e affondare. Non vorrei che, snobbando e trascurando questo aspetto, si finisca per accorgersi che il golpe è già avvenuto.

  83. Gina, Livio
    Mi venivano in mente i sofismi e gli eufemismi dell’ esegetica composita con annesso scappellamento a destra e poi a sinistra.
    Naturalmente verrebbe fuori una colazione saporitissima -non ha importanza l’ orario- se aggiungiamo anche una piccantissima slinguina maialata saltata con pecora bollita e, per finire bene, un Sardo Pellito in posizione eretta e poi, tanto per gradire i sapori di terra, appecorata.
    Certo, il sesso è sporco se è fatto bene. Però se è fatto con la propria donna è meglio.

  84. Nel programma di sala di Al Gran Sole Carico d’Amore di Luigi Nono, in scena in questi giorni qui a Lipsia, c’è un foglietto con su scritto, lettere nere su sfondo rosso: selbständig denken. Pensate con la propria testa.
    Aggiungerei, in questo caso, pensate anche con il vostro cuore, se c’è.
    Il pezzo di Biondillo è umanissimo, condivisibile in tutto. Per nostra fortuna, non è stata ancora inventata una forma o un genere letterario che possa sostituirsi e esaurire il senso della dignità umana. Sono enfatica? Meglio enfatici, che afasici.

  85. il pezzo di biondillo mi è sembrato un lamento. il lamento di un colpevole. come lo siamo tutti di fronte alla ‘brendona’. i trans sono gli ultimi degli ultimi.
    che senso ha essere cinici davanti a un lamento? che senso ha, dico a chi ha parlato di stile, guardare all’abito mentre gli altri stanno parlando del morto?

  86. antonello
    è un tempo devastato e vile, per parafrasare giuseppe genna. e questi commenti ne solo la lampante dimostrazione. nessuno che abbia detto qualcosa, anche piccola, della classe subalterna e sottoposta al potere che è la classe di Brenda, e continuo a detestare il fatto di non conoscerne neanche il cognome. è più importante dedicarsi al culto di onan.

  87. Non volevo più intervenire, ma Melpunk continua con la solfa dell’ “esercizio di stile”. Vogliamo o non vogliamo capire che lo stile è l’opera, e che l’opera in questo caso è Brenda? Se dunque lo stile è l’opera, e l’opera è Brenda, Biondillo rende un cattivo servizio a Brenda medesima utilizzando uno stile non adeguato alla tragedia. Io, come suppongo Melpunk, non conoscevo Brenda; adesso posso conoscerla attraverso il pezzo di Biondillo, e il suddetto pezzo non crea in me una sintonia emotiva con Brenda, non suscita nessun sentimento; e questo è colpa dello stile. Se invece Biondillo voleva informare (ma lui stesso ha detto che il suo è sostanzialmente uno sfogo), allora bastavano e avanzavano i giornali e telegiornali e fuffa varia. Insomma un conto è la cronaca, un altro l’emozione; e se uno si prende la responsabilità di rendere un’emozione deve rendere conto del mezzo (ovvero dello stile) che ha utilizzato per evocare quell’emozione. Se tutto ciò non lo si capisce nemmeno in un sito letterario, allora mi tocca non stupirmi più della pur stupefacente profluvie di benpensanti orrori che continua a scorrere su tutte le televisioni riguardo la faccenda. Amen.

  88. macioci
    no, non s’era capito, nemmeno in questo sito letterario.
    ovviamente la tua idea per me ha valore pari a zero, ma non intendo continuare a discutere altrimenti farei lo stesso errore che attribuisco a te e agli altri. se non capisci, continui a farlo

  89. Mah, lo stile, lo stile…attenti che con tutta questa *enfasi* sullo stile, che lo stile è tutto, e altre consumate verità, a forza di tutti questi teoremi sul miglior design del fiocchetto, finiamo per legarci la bocca…con quel fiocchetto. Lo stile è molto, sì, ma non è tutto. Se il pezzo di Biondillo ha causato tutte queste reazioni, vuol dire che lo stile che ha utilizzato funziona, disturba. Non piace? E’ giusto che sia così. La storia di Brenda non deve piacere. La storia di Brenda deve disturbare. Allora diciamoci la verità, chi sono i benpensanti a questo punto?

  90. soprattutto intendevo che questa

    e se uno si prende la responsabilità di rendere un’emozione deve rendere conto del mezzo (ovvero dello stile) che ha utilizzato per evocare quell’emozione.

    è una boiata

  91. Trash
    se per trash intendi la “storia” di Brenda e la sua morte sei da ricovero. Altrimenti scusa se ho mal interpretato le tue parole. L’unica è dramma

  92. Malpunk
    Dici, citandomi e poi commentando con mirabile sintesi: “e se uno si prende la responsabilità di rendere un’emozione deve rendere conto del mezzo (ovvero dello stile) che ha utilizzato per evocare quell’emozione. è una boiata” Mi dimostri perchè è una boiata? Sei in grado di argomentare in cosa la mia affermazione si rivela una boiata? Grazie.
    Costina
    Dici: “Se il pezzo di Biondillo ha causato tutte queste reazioni, vuol dire che lo stile che ha utilizzato funziona, disturba.” E ti sembra un merito?
    Trash
    Hai ragione ma il mio discorso è generale, è un discorso sull’etica della scrittura; io su Brenda nella fattispecie non avrei scritto un rigo.

  93. Carissimo, certo che mi sembra un merito.
    “io su Brenda nella fattispecie non avrei scritto un rigo.”
    Ti sembra un merito?

  94. Allora siamo fortunati che Macioci non abbia scritto niente su Brenda!! Ci ha risparmiato. Anche questa è pietas.

  95. non credo che c’entri lo stile, né diciamo la forma. io non concordo col diffuso e comodo puritanesimo letterario di certa intellettualità (qui rappresentato dal pur ottimo garufi). trovo apprezzabile il tentativo di biondillo di attraversare il pathos. abbiamo bisogno di pateticità, ma che sia una buona pateticità, più radicale e autentica. questo per me era un tema importante, che non è stato centrato, così come lo erano alcune questioni che ho posto prima, ovvero l’avverarsi su tutto lo scenario sociale delle peggior previsoini debordiane, a ogni livello, di cui questo caso è esatto paradigma.
    a antonio: io ho posseduto solo a 6 anni un criceto, figuriamoci una donna. se una donna vuole farsi scopare da me ritenendomi suo proprietario, mi preoccupo per lei e passo ad altro.

  96. Erano giorni che non entravo in NI..

    .. hem mi sono fidanzato ^__^ e le mie sarate sono accupate a fare altro.. hem dopo un po’ ci si calma ^__^ dicono..

    .. ho visto solo ora questo post faccio un commento veloce, e inutile come al solito:

    .. mammamia Biondillo che brivido mi ha percorso la schiena, quante verità che ha scritto.

    grande B!!

  97. Egregio Costina,
    su tu credi necessario rimestare il brodo che ci propinano i media ogni giorno 24 ore su 24, buon pro ti faccia e buon appetito. Io in certi casi mi rimetto al pur discutibile caro vecchio Wittgenstein, e preferisco tacere.
    Borriello
    La pateticità raramente è buona, occorre una combinazione eccezionale di contenuto e stile perchè ciò accada. Occorre essere un Dickens per potersi consentire certi rischi. Poi se tu dici: “non credo che c’entri lo stile, né diciamo la forma”, mi permetto di dedurne che tu non sia uno scrittore. O se lo sei, che non sei uno scrittore serio. E continua a stupirmi il fatto che nessuno comprenda quel che intendo quando parlo di stile. Ma comincio a sospettare (legittima suspicione) che non vogliate capire – o almeno lo spero per voi!
    A …
    ……………………….Così va meglio?
    A me stesso (Leopardi mi scuserà)
    Perchè continuo ad accanirmi quando palesemente mi si travisa? Forse perchè l’argomento dello stile mi sta particolarmente a cuore. Forse perchè moltissime persone oggi, moltissimi scrittori per giunta, ritengono di poter passare sopra lo stile a volo d’uccello, distrattamente, stancamente, col muso, col broncio, annoiati, scocciati, oppure con nonchalance, con la puzza al naso, che ci frega dello stile?, a che serve lo stile?, e tutto ciò in nome dei sentimenti, della realtà, della denuncia sociale, dell’impatto emozionale, della nuova epica e minchiate del genere (non ce l’ho con Biondillo, Biondillo ha scritto soltanto un pezzo, sto parlando in generale). Dev’essere per questo che continuo. Beh, almeno ho trovato un buon motivo per continuare. Come dice Terence Hill nello splendido Il mio nome è nessuno, un uomo che è un uomo ha bisogno di qualcosa in cui credere.
    ps: naturalmente melpunk non ha saputo dimostrare perchè la mia affermazione da lui definita una minchiata sarebbe una minchiata. Attendo fiducioso argomentazioni e non insulti, benché l’esperienza dovrebbe indurmi a più miti consigli. Eh sì, sono proprio un idealista! Anzi devo essere uno stilista idealista, uno stilnovista!

  98. Caro Macioci, è questo il punto. Che chi ha o sa usare le parole, magari con quello stile che dici tu, tace. I media propinano 24 ore su 24 questa storia? Ma questa storia è un episodio terribile di quello che sta succedendo in Italia, a mio avviso, e non va sottovalutata. Tacere dunque? E perché? E di cosa dovrebbero parlare gli scrittori, allora? Ti rendi conto che nelle parole che dici non c’è spazio per il concetto di partecipazione civile di uno scrittore alla vita reale del proprio paese? Va bene, scusa, non voglio disturbarti oltre, ti lascio ad accendere candele nella tua camera verde.

  99. Costina
    Al contrario (e ridagli): io dico che proprio quando si parla di determinati argomenti occorre farlo con le parole più attente e ponderate. Mi chiedi di cosa dovrebbero parlare gli scrittori: potresti leggerti al riguardo due o trecento grandi romanzi che non si occupano di questioni del genere, o che quando lo fanno elevano il tema a materia universale (ti suggerisce qualcosa Dostoevskij?). La partecipazione civile di uno scrittore alla vita reale non si misura dal fatto che lo scrittore tratti o meno questo o quello scandalo, questa o quella specifica vertenza, ma dalla capacità dello scrittore nello scandagliare, interpretare, decifrare e addirittura anticipare la direzione storico/antropologica del mondo in cui egli si trova a vivere e scrivere. Lo scrittore insomma non è un cronista ma un radiologo metafisico, un individuo dalle antenne più lunghe e sensibili, e dunque in quanto tale la quintessenza del civile. Secondo me ad esempio uno come Pynchon (e cito lui non a caso) è estremamente civile, molto più di tanti affannati riepilogatori e denunciatori. Troppo facile cucire la letteratura addosso alla cronaca. Più difficile cucire la cronaca addosso alla letteratura.
    melpunk
    Direi che Gramsci ha ragione. E che tu a differenza sua non hai alcun argomento; cosa di cui non dubitavo.

  100. Mi dichiaro recidiva:-)) Sono stata attratta da Macioci che cita Dickens e soprattutto Dostojevskij.
    Per me soprattutto Dostojevkij è un esempio di quanto sia stretta in genere una certa nozione di stile, quella che facilmente può essere confusa con la bella scrittura o con il lavoro di scrittura punto. E quindi – non ricordo chi abbia tirato fuori il termine- rischia dall’altro lato di essere bollata come “design”.
    La lingua di Dostojevskij in quasi tutte le traduzioni italiane che ho letto, fa abbastanza schifo. Però comunque si capisce che si sta leggendo un romanzo di un grandissimo scrittore. In più, facendo astrazione del problema traduzione, si capisce pure che quello scrittore grandissimo – capace tra l’altro di pathos più che da brividi- non è che sta lì a leccare e lisciare ogni frase, a costruire ogni periodo. Ha una scrittura concitata, molto dialogata e teatrale. E in più lì conta cosa ti racconta, con quali particolari, con quali salti, quale costruzione dell’insieme.
    Perché soprattutto i romanzi diventano lettertura anche per come sono costruiti, condotti, messi insieme.
    E lì diventa ancora più diffcile distinguere cosa è “stile” e cosa è contenuto.

  101. Lo stile mi fa orrore e mi accorgo che quando scrivo faccio sempre dello stile, allora brucio tutti i miei manoscritti e rimangono solo quelli che mi ricordano un soffocamento, un ansimare, uno strangolamento in non so quale bassofondo

    Antonin Artaud

  102. Ha telefonato Croce e ha lasciato detto che ognuno ci ha la sua, di croce e anche di fissa.
    Cos’è che si millanta dicendo stile?
    Di uno scrittore si parli di “voce” allora, è più corretto.
    Ammesso e non concesso che ognuno ne abbia una unica e non diversi registri, a seconda di quel che scrive.
    Corre un abisso fra romanzo ed elzeviro, per poter fare paragoni.
    Erano più avanti gli antiqui con i “tria genera dicendi”:

    “Come titolo di questi libri, per designarne carattere e argomenti e sintetizzarne in una parola il contenuto, ho scelto quello di Variae, poiché fui costretto a non usare un solo stile, dovendomi rivolgere a persone diverse. Diversamente, infatti, bisogna parlare a persone rimpinzate da molte letture, o a gente di cultura mediocre, o a chi è del tutto digiuno di lettere se li si vuole persuadere, tanto che a volte è una forma di perizia letteraria evitare quel che piace ai dotti. Non invano, infatti, la saggia Antichità ha distinto tre generi d’eloquenza: l’umile, che per il suo stesso carattere di linguaggio comune sembra strisciare terra terra, il medio, che non si eleva alla grandiosità né decade nella sciatteria, ma si mantiene entro i propri limiti, fra l’uno e l’altro estremo, dotato, però, d’una sua grazia, e un terzo genere, che per l’elevatezza dei concetti e delle forme si eleva alle vette più eccelse del dissertare; certo affinché ogni varietà di persone potesse disporre d’un linguaggio a lei proprio, ed esso, pur sgorgando da un solo petto, scorresse tuttavia per alvei diversi, dato che non può essere detto eloquente se non chi, armato di questa triplice virtù, è pronto ad affrontare vigorosamente le situazioni che si presentano. ”

    Cassiodoro (proemio di Variae, 537 d.C.)

  103. Sono d’accordo Helena, spesso quando si parla di “stile” erroneamente si traduce “bello stile” e falsa coscienza, però opporgli il pathos “spontaneo”, “diretto”, “dettato dal cuore”, è altrettanto sbagliato. La scrittura più diretta, sporca e parlata, apparentemente “spontanea”, come l’argot di Céline o l’anacoluto del nostro Nori, è in realtà un lavoro di lima incredibile, una costruzione (il famoso esempio del bastone immeso per metà nell’acqua), non a caso lo stesso Céline si definiva “un uomo di stile. Ora, passando dalla letteratura al pezzo giornalistico di Gianni, quindi con tutte le differenze del caso, era proprio il bello stile che a me non piaceva. O meglio, lo sforzo evidente nella cura della frase per risultare “vero”, “forte”. E l’indizio infallibile per capire quando Gianni vuole fare del bello stile è la moltiplicazione delle virgole. Vedi ad esempio: “Non lo sto, forse, anche adesso, facendo io?”

  104. E dato che il come e il cosa vanno sempre insieme, l’effetto per me è quello di ascoltare uno che altera il proprio tono di voce (facendolo più grave, “da circostanza”) nel momento stesso in cui mi denuncia la falsità del mondo (contrapposta alla “verità” di Brenda).

  105. Helena
    D’accordo con te su Dostoevskij; forse per il romanziere russo il problema della traduzione resta invalicabile più che per tanti altri; ma il “fuoco”, quello arde eccome! E io non ho mai letto romanzo più profondo e abissale de I DEMONI, il quale come ben si sa trae spunto da torbidi fatti di cronaca.
    melpunk
    Sei un ammirevole citazionista ma non hai ancora spiegato perchè la mia affermazione da te definita “una boiata” nel post del 30 novembre, ore 22,16, fosse una boiata. O credi possano spiegarlo al posto tuo Artaud e Gramsci eccetera eccetera?

  106. Dostojevkij .. stò leggendo I DEMONI da due mesi, ogni 50 pagine lo lascio nel cassetto per quindici gioni, la traduzione è da maldipancia.. non riesco ad attivare nessun tipo d’immagine, è frustrante: qualcuno conosce una traduzione accettabile, sono disposto a ricominciare da capo, ho letto solo 150 pagine dopotutto.

  107. premessa
    gianni biondillo mi è simpatico e credo alla sua buona fede
    lui ci crede?
    ognuno dovrebbe vedersela con se stesso e darsi una risposta
    le sue riflessioni sono condivisibilissime, come potrebbero non esserlo?
    dopodichè
    mi trovo in sintonia con sergio garufi ma al mio amico non avrei fatto una tirata così :)
    d’altra parte
    “ci chiedono atti prove opere
    e tutto quelo che possiamo produrre
    sono pianti “trasformati”
    perchè
    “siamo tutti in fondo a un inferno
    dove ogni attimo è un miracolo”
    dopodichè
    livio ha centrato il punto
    (mi sono inquietata sul criceto posseduto a sei anni ) :)
    molti baci
    la funambola

  108. Terapia sinequanon
    ” Dovremmo rotolare per terra e piangere ogni volta che ne abbiamo voglia,
    ma abbiamo disimparato le lacrime…
    Dovremmo avere la facoltà di urlare almeno un quarto d’ora al giorno.
    Se teniamo a un minimo di equilibrio affidiamoci al grido…
    La rabbia ci aiuterà, la rabbia che procede dal fondo stesso della vita”
    pace e serenità a tutti
    la funambola

  109. Che il povero Dostojevskij circoli in traduzioni così schifose è una vergogna non giustificabile.
    Sergio, ammetto: la cosa delle virgole mi è piaciuta tanto:-))
    E comunque- wow! siamo riusciti un po’ a comunicare. Grazie al vecchio Fjodor che faceva dire che la bellezza salverà il mondo!!! (almeno questa è giusta, Sergio? Dai che mi sto mettendo in palese contraddizione)

  110. di dost. segnalo le splendide traduzioni di tommaso landolfi, in particolare l’uomo del sottosuolo (e in genere rizzoli)

  111. Ares
    Ma hai l’edizione Mondadori? Comunque se arrivi ai grandi dialoghi, specie quelli dov’è protagonista Kirillov, t’assicuro che nessuna cattiva traduzione ti fermerà. Quella è letteratura sapienziale, è abisso che parla allo stato puro. Stupendo e raggelante. La scossa, l’ascia che rompe il gelo di cui parlava Kafka.

  112. No, sergio, cercavo di applicare dell’ironia – ma un’ironia allegra- un po’ a tutti e assolutamente a partire da me stessa:-)

  113. concordo su una cosa con Sergio. Abbondo di virgole, ne sono goloso. Ma lo faccio dappertutto. Poi, quando rileggo, tolgo. Qui, dati i tempi stretti, non rilessi. (alla faccia della pagina leccata e ponderata della quale mi si accusa. Questa è roba scritta di getto cari miei.)

  114. B. è evidente.. ma lei può.. quando lo faccio io, uno di quelli della crusca s’impicca, non ne rimarrà traccia.

  115. @Macioci si, ho l’edizione Mondadori, ieri sera l’ho scaraventata contro la parete, ma ancora non sono riuscito a distruggere il libro, sono solo riuscito ha privarlo della copertina, che ho messo come spessore sotto l’armadio.. °-°

  116. Ares
    Prova con Einaudi. E non mollare fino ai dialoghi fra Kirillov e chiunque altro. E se neppure Kirillov ti conquista, vuol dire che tra te e Fedor non sboccerà mai l’amore.

  117. E pensare che ho letto “Povera Gente” e il “Sosia”.. in una vecchia edizione ingiallita dei primi del ‘900 tutti d’un fiato e in poche ore, e con “I Demoni” mi sono accorto fin dalle prime due facciate che avrei patito le pene dell’inferno ^__- .. provo con Einaudi, grazie Macioci.

  118. [Brenda, non ci ascoltare, non ci guardare. Non fare caso a noi. Riposa in pace]. “Perché della tua morte non ce ne frega niente, ecco la verità”.

  119. I DEMONI hanno attinenza con il caso Brenda o meglio con il torbido che la vicenda ha rimestato.. non ce ne siam dimenticati: abbiamo solo sublimato una vicenda dolorosa, portandola verso uno spazio mentale libero, che ha condotto alcuni di noi a I Demoni ..

    .. fatecene una colpa… ufffffffffffffffff

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Leggevo "Spatriati" e pensavo al dittico di Boccioni: "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Il tuo è un romanzo di stati d'animo?

La fuga di Anna

Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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